Kaara ha scritto:E soprattutto: non avevo già detto fin dall'inizio che i miei ragionamenti su questo argomento sono il modo meno ambiguo che ho per spiegare un'intuizione molto "personale" che ebbi di recente?
L'intuizione, per quanto sento, c'è stata. Non si tratta di un fenomeno straordinario, bensì caratteristico della condizione umana, in taluni momenti.
È la buddhi, quella che fa dire allo scienziato improvvisamente, magari dopo una passeggiata o una buona dormita: ho trovato, ecco, era questo.
Il problema è un altro.
La buddhi non parla il linguaggio della mente.
Se tentiamo di tradurla l'intuizione si vela, si confonde, e pochi sono qualificati a parlare.
Ti mostro quando accade a me.
C'è l'intuizione, come un lampo di luce che, per un attimo, squarcia le tenebre. Invece di custodirla in silenzio, la mente ladra se ne appropria e vuole capirla con i suoi sistemi.
Allora comincia a creare credenze, inferenze, mescola la pura intuizione con forme di conoscenza eruditiva sedimentate, a volte perfino butta fuori i pensieri, volendo confrontarsi con altre menti.
E l'intuizione si perde.
La tua intuizione riguarda un argomento perlopiù celato, di cui pochissimi testimoniano apertamente.
Che io sappia, se ne possono trovare cenni in Guenon e Ramana Maharshi.
Shankara, pur non avendone scritto, l'ha testimoniato con la sua intera vita.
La trasmissione di alcuni insegnamenti non lascia quasi mai tracce scritte, in quanto avviene da Maestro a discepolo da cuore a cuore.
E solo quando il discepolo è pronto.
Se vuoi,
qui un seme è stato lasciato.