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" lo per mio conto, o figlioli, non sono mai riuscito a persuadermi di questo: che l'anima, finche si trova in un corpo mortale, viva; quando se ne è liberata, muoia. Vedo infatti che l'anima rende vivi i corpi mortali per tutto il tempo in cui vi risiede. E neppure mi sono mai persuaso che l'anima sarà insensibile una volta separata dal corpo, il quale è insensibile. Anzi, quando lo spirito sarà separato dal corpo, allora, che è sciolto da ogni mescolanza e puro, è logicamente sensibile più di prima. Allorche il corpo dell'uomo si dissolve, si vedono le singole parti raggiungere gli elementi della loro stessa natura, ma non l'anima: essa sola, presente o assente, sfugge alla vista. Osservate poi, proseguì, che nessuno degli stati umani è più vicino alla morte del sonno: e l'anima umana allora meglio che mai rivela con chiarezza la sua natura divina, allora senza dubbio prevede il futuro perché è più che mai libera " l.
I Senofonte Ciropedia, VIlI, 7, 21

1. Si è descritta la via del ritorno alle sorgenti basandosi sul riflesso "coscienza" e "essere" che il Padre, l’Acosmico signore oltre la manifestazione polare dona al Figlio, il Logos. Esiste un altro aspetto dell’Assoluto metafisico che è la Felicità o Gioia Assoluta. Di tutti gli aspetti dell’Acosmico che si riflettono nella manifestazione polare questo è il più, per così dire, velato, il meno espresso.

2. Occorre intenderci. Quando si parla del Padre, di Colui di cui diciamo è : Coscienza-Essere-Beatitudine assoluta, dobbiamo essere consapevoli che diciamo il falso. Egli è oltre le parole, oltre i pensieri, oltre la stessa intuizione superconscia (buddhi). Esistono due teologie possibili intorno all’Inqualificato. Una prima via di approccio è quella catafatica. Dire, cioè, che Dio è il Bene, il Bello, l’Infinito, l’Assoluto e nel dire ciò che Dio è, usiamo parole che provengono da una sfera dell’esistenza, quella della mente razionale, che può solo rappresentare concetti localizzati nel tempo spazio. Ma Dio è oltre lo spazio-tempo, quindi, solo impropriamente usiamo tali parole. E’ un tradire la Verità, è un dire il falso … ma in questo tradire ciò che non è esprimibile, recuperiamo, paradossalmente, nel parlare di lui, il senso etimologico della parola "tradire" che significa trasmettere. Parlare dell’innominabile quindi, se si fa sulla base dell’esperienza di Lui, significa trasmettere un eco, un suono di Lui, che benché non sia Lui in un certo modo a Lui ci conduce.

3. Altra via, approccio, al Mistero trascendente la manifestazione è la teologia apofatica. Dire qualcosa di Dio è sempre falso, pur se iniziaticamente utile, ma possiamo dire e senza fallo ciò che dio non è. Questo è la chiave del sentiero della Conoscenza. Partendo dalla condizione profana di anima incarnata, schiacciata sotto il martello dell’ignoranza metafisica (maya), fiduciosi della parola sacra dei veggenti che ci dicono :"tu sei Quello", seguendo la traccia che il riflesso Coscienza, o quello del riflesso Essere o quello del riflesso della Gioia di Dio, che permea i nostri involucri energetici, possiamo retrocedere negli strati dell’ente uomo fino alla sua radice il Sé, che è identico a Quello. La discriminazione fra ciò che è Reale e ciò che è irreale e il conseguente rigetto dell’irreale, ovvero il processo di disidentificazione degli involucri velanti la propria Reale natura è la via della Conoscenza metafisica.

4. Bada fino al corpo causale la via sei tu, Potente Punto focale dello spazio infinito della coscienza cosmica, che la percorri sia in senso ascendente che in senso discendente. Ma l’immersione nell’inqualificato comporta la triplice morte, è l’estinzione del tizzone ardente, questo non è in tuo potere ma in quella della Divina Grazia.

5. L’occhio assetato solo di Dio non vedeva che forme estranee al Divino. Fissai lo sguardo sul cuore: là e non in altro luogo Egli era. Stupefatto ed ebbro fui assorbito nel mare dell’Essere, io più non ero (Ialal al din Rumi).

6. In questo oceano, essenza di Beatitudine, la mia mente si è disciolta come un chicco di grandine nel mare (Viveka 482).


Il corpo causale

7. Il corpo causale è il seme dell’ente umano. Dal corpo causale si dispiegano, come la pianta dal seme, tutti gli involucri sovrapposizionali. Esso è la prima determinazione dell’Inqualificato. Il nostro corpo causale non è che una armonica del seme causale della manifestazione o Logos. Se l’Assoluto è lo zero metafisico o l’Uno senza secondo, il corpo o stato causale è l’uno con il secondo. Lo Spirito è unito alla materia e nell’abbraccio i due sposi traggono godimento. Il corpo causale è una unione indifferenziata di spirito e materia, il soggetto di conoscenza e l’oggetto di conoscenza sono sintetizzati in uno, ma tale distinzione è presente seppure in potenza.

8. Il corpo causale quindi si polarizza nello spirito o coscienza e nella materia primordiale da cui scaturiscono i mondi. Ambedue emergono dal seno dell’Infinito, Acosmico Signore, come unità indifferenziata.

9. Occorre ben comprendere che le sovrapposizioni velanti, gli involucri energetici sono modificazioni di questa sostanza primordiale … quindi spirito, mente, nella sua accezione di corpo sottile nella sua globalità, e materia sono solo polarizzazioni del seme causale. A livello cosmico la sostanza primordiale vien detta illusione (maya), a livello individuale vien detta nescienza (avidya). Quando quindi si parla della manifestazione come di una illusione della consistenza del sogno o si parla di sovrapposizioni velanti del Sé … occorre comprendere che la nescienza (avidya) o l’ignoranza metafisica (maya) è quella stessa materia primordiale che è sorella dell’aspetto manifesto del Signore (Brahman Saguna), il Logos, e, nel contempo, madre di tutte le cose. Occorre comprendere che la materia è la potenza del Signore. Ciò si ripete a livello individuale e, nell’amplesso incestuoso fra fratello e sorella filosofali, la gioia del loro amplesso è il riflesso della Gioia assoluta del Padre (Nirguna Brahman) o se si vuole chiamarlo così della Madre Acosmica (ParaShakti).

10. “Esse sono due nascoste nel segreto dell’infinito: la conoscenza e l’ignoranza; l’ignoranza è peritura, la conoscenza è immortale. Diverso da esse, però, è colui che governa ad un tempo la conoscenza e l’ignoranza. Shvetashvatara Upanishad V,1”.

11. Nel sonno profondo senza sogni ogni notte il riflesso di coscienza che permea i veicoli corporei sottili e grossolani si riassorbe nel corpo causale, solo che si fa in modo lunare, passivo. Durante la meditazione ci si astrae dai veicoli per riassorbirsi solarmente nel corpo causale.

12. Nella materia indifferenziata del corpo causale si dice che sia predominante la qualità (guna) dell’equilibrio (sattva) quando le altre due qualità quella dell’attività (rajas) e quella dell’inerzialità (tamas) prendono il sopravvento si spiegano i veicoli inferiori e si oggettivizza il mondo dei nomi e delle forme.

13. La guaina della beatitudine “ è il corpo causale dell’ente-essere … da esso ha origine l’infinito (per numero) insieme delle indefinite (per varietà) forme in cui l’ente può determinarsi, anzi queste ne costituiscono la sostanza stessa, questa essendo la pura coscienza che si esplica nell’armonia del sattva; in questo corpo-veicolo la mente intera, cioè inferiore e superiore, è trascesa e permane soltanto l’autoconsapevolezza del Testimone; essendo l’ultimo involucro che racchiude l’atma (lo spirito), data la sua prossimità , tale coscienza è pervasa dalla beatitudine, da cui il nome; rappresenta il seme degli altri corpi veicoli e contiene le radici stesse dell’avidya essendo così, la causa profonda della trasmigrazione; è preminente rispetto agli altri, essendogli tutti inferiori e cioè più esterni e da esso stesso derivati (da commentario al sutra 341 del SARVA-VEDANTA-SIDDHANTA-SARASANGRAHA (sintesi della Verità del Vedanta) di Sri Shankara”.

14. Lo stesso Logos è solo un punto degli infiniti punti dell’infinito Acosmico signore. Così come è emerso dal seno dell’Infinito esso in Lui fa ritorno (maha pralaya). L’Acosmico signore contiene in sé indefinite possibilità esistenziali che emergono e son riassorbite nel suo immenso seno.

15 Nell’avidya del corpo causale giacciono i semi delle istanze irrisolte (samskara) che pulsano per esplicitarsi. La condizione di equilibrio sattvico che permea la sostanza primordiale viene turbata proprio da queste istanze irrisolte. La totalità delle istanze irrisolte di un universo fa emergere una possibilità esistenziale, un cosmo dal seno dell’infinito.

16. Il perché della nostra presenza, qui e ora, sul pianeta terra è dovuta ai semi irrisolti che piantati nel corpo causale danno i loro frutti.


Il Corpo sottile

1. Il corpo sottile indica nella sua interezza l’anima. Vien chiamato anima perchè pervade il corpo grossolano ed è causa della sua attività vitale. Questa unità è fatta di materia sottile a diversi gradi o livelli vibratori. L’anima o corpo sottile è pervasa dallo spirito, il riflesso in noi dell’Assoluto metafisico oltre il tempo e lo spazio.

2. Il corpo causale è una unità indivisa fra soggetto e oggetto di conoscenza, il corpo sottile oggettivizza la diade soggetto e oggetto di conoscenza, al suo livello il soggetto sperimenta l’oggetto come distinto da sé.

3. La prima determinazione del corpo sottile è la guaina della ragion pura (buddhi). Lo spirito (Atman) pervade una sostanza mentale sottilissima e la illumina con la sua radiante luminosità. Questa sostanza sottile è uno strumento di contatto mediante cui il soggetto conosce le forme sottilissime dell’esistenza, il mondo delle qualità universali e superfisiche. La guaina dell’intuizione pura discrimina, per appercezione diretta degli universali, ciò che è reale da ciò che è irreale. A questo livello di manifestazione non c’è una individuazione di tipo egoico ma si è Persona.

4. La seconda determinazione dello spirito che si aggiunge al precedente involucro velante è la guaina della mente sensoriale empirica. E’ una sostanza mentale più densa della guaina dell’intuizione pura (buddhi). Questa guaina proietta le rappresentazioni menatli interiori in forme immagini e pensieri e discrimina su queste forme pensiero mediante regole logiche., la guaina della mente empirico razionale discrimina fra le forme pensiero quindi in modo indiretto e argomentativo.

5. Fra la guaina dell’intuizione superconscia e quella della mente logica-deduttiva-rappresentativa sorge il senso dell’io e del mio (hahamkara).

6. devi sapere che il senso dell’io (hahamkara) immagina di essere sulla scena del mondo, l’attore, lo sperimentatore, il beneficiario medesimo. Si identifica con il corpo grossolano.
Con l’aiuto dei tre guna (qualità) egli gioca successivamente i ruoli di individuo sveglio, dormiente e sognante. (Viveka 104).
Se gli oggetti dei sensi sono piacevoli l’ahamkara (senso dell’io) è felice , quando invece sono spiavevoli è infelice e soffre.
Piacere e dolore sono sempre caratteristiche dell’ego - mai quelle dell’atman (spirito)la cui essenza è la Beatitudine-compiutezza. (Viveka 105).

7. Il senso dell’io e del mio è un aggregato psicologico che si impadronisce del riflesso di coscienza spirituale che lo pervade e imputa a sé stesso la capacità di autoconoscenza e si identifica con i veicoli corporei inferiori, guaina della mente razionale, guaina della energia vitale e guaina del corpo grossolano.

8. Nel momento in cui, questo senso dell’io, si reputa essere il soggetto di conoscenza si attualizza la caduta dalla nostra condizione di perfezione. La caduta ha come conseguenza il rapportarsi con il mondo da un punto di vista limitato e limitante. La consapevolezza della propria dignita spirituale, di essere nota della sinfonia universa, ci fa rapportare in modo armonico con il mondo, il triplice mondo, perchè si incarnano e vivono valori universali. La caduta in uno stato di coscienza prettamente egoico ed individuato significa rapportarsi con il mondo, con una riduzione del mondo allo stato, sfera, materiale incarnando valori egocentripeti e tesi alla soddisfazione di desideri egoici.

9. La consapevolezza della reale natura dell’ente espande la coscienza nel triplice spazio-tenpo, portando l’ente a realizzarsi in una dimensione transegoica. Pur pervadendo i vari involucri li si oltrepassa espandendosi oltre i confini dell’involucro grossolano, si è una perturbazione dello spazio tempo. La consapevolezza della nostra reale natura porta a una percezione della realtà manifesta nella sua interezza, ad un rapportarsi con la realtà manifesta con l’intero patrimono energetico. L’incontro con le altre note manifeste non avviene più, semplicemente, sulla base degli organi di conoscenza e di espressione ma si ha contezza di un incontro vibratorio in una sintesi di frequenze a vari livelli esistenziali che possono produrre suoni euritmici oppure dissonanze cacofoniche.

10. Veicolo inferiore alla mente razionale, inferiore perchè più vicino alla sfera grossolana, l’estrema periferia del cosmo vita, è la guaina dell’energia vitale. In questa guaina la gradazione vibratoria della mente, o corpo sottile, raggiunge la sua frequenza più greve, densa, la mente si interfaccia alla materia e la anima. E’ in questo luogo di transizione che la scienza Tradizionale individua dei punti energetici (cakra) nella spazialità energetica che compendiano le modalità espressive fin qui descritte. Agire oppurtunamente su questi centri energetici significa imprimere una “informazione”, una “direzione” su una qualità energetica che si esprime in quel centro e che è in relazione armonica con la totalità della nostra struttura.


Il Corpo Grossolano

11. L’ultima guaina espressiva che lo spirito indossa, o, secondo il punto di vista che lo circoscrive velandolo è il corpo grossolano che percepiamo in modo duplice dall’interno, per mezzo della guaina energetica e dall’esterno tramite le finestre dei sensi.



Pietro Mancuso - Collaboratore Vidya Bharata
Redattore Mountain Path Vers. Italiana

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