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Se non fosse per il tempo, potrei "vivere" per sempre...
Se non fosse per lo spazio, potrei "essere" dappertutto....
...perchè pensiamo di occupare realtà diverse.

Di fatto occupiamo solo dati diversi. C'è un'unica Realtà.
Mi ricorda tanto il serpente e la corda....crediamo di calpestare tanti serpenti, ma c'è un'unica corda.

Al termine "dato" credo che Godel volesse attribuire significato di evento, istantanea, fotografia...
Un esempio per capirci, mettiamo che vi diano 1080 (?) fotografie, tutte prese senza variarne l'inquadratura, quella per esempio di una strada di Roma. Non sapete altro, e quindi da bravi Sherlock Holmes osservate le foto e notate una certa "variazione" degli oggetti rappresentati. La macchina che era lì in quella foto, nell'altra foto è più avanti (rispetto agli  edifici che presumiamo immobili), il pedone era lì e poi là, e così via...

Con un pò di pazienza ed una buona dose di masochismo potremmo arrivare a rimettere in "ordine temporale" tutte le foto. Alla fine vediamo che effettivamente le foto erano i fotogrammi di una breve ripresa di 30 sec (36x30=1080) tant'è che sfogliandole con opportuna velocità (36 foto al sec) riusciamo a riprodurre un plausibile effetto di movimento, un'effetto tempo.

Tutto risolto? eh no, al masochismo non c'è mai fine!
Di nuovo vi portano 1080 foto, solo che questa volta sono tutte identiche, non c'è nessuna variazione negli oggetti rappresentati, non si è mossa nemmeno una foglia, nemmeno la lancetta dei secondi del rosso orologio Burghy (sarebbe stato troppo facile) vicino alla fermata del bus. Niente di niente. E qui vi pongo la domanda.... Sono i 1080 fotogrammi di una ripresa di 30 sec in cui niente si è mosso, orologio incluso perchè manomesso ad arte, oppure la copia dello stesso fotogramma (istantanea) riprodotta per 1080 volte ?
In questo secondo caso non avete nessun modo di sapere se è trascorso del tempo oppure no, e così dopo averle sfogliate attentamente tutte e 1080 avete raggiunto un solo apprezzabile risultato; il vostro masochismo-caos è aumento per effetto dell'entropia :-)))

Il tempo, il senso del tempo nasce dalla variazione, dalla varianza dello spazio-forma (quello tridimensionale della mail precedente). Attribuiamo senso e significato di tempo al variare delle forme-spazio. Ciò che intercorre tra il ripresentarsi di due forme-spazio quali un'alba e\o un tramonto diamo nome di giorno, un giorno. Ad un giro completo attorno al sole, anno, e così via; posta un'unità di misura, tutte (le altre) entrano in relazione, e così l'anno è fatto di 365 giorni (circa) ovvero 365 albe-tramonti mentre il singolo giorno è diviso in 24 ore (scelta arbitraria? potevamo dividerlo in 36 così c'era qualche ora in più... :-) e così via.
Nulla sfugge, neanche gli orologi atomici, basati sulle precisione-costanza delle frequenze di alcuni elementi, e la frequenza è anch'essa variazione.
Quindi il tempo è tempo di relazione, è funzione di una variazione, quella dello spazio-forma.
Da queste prime considerazioni parrebbe che il tempo sia in funzione dello spazio-forma, delle sue variazioni, mentre lo spazio-forma stesso non sia in funzione di niente se non di stesso.

Vi è un "tempo" ancora più intrinseco e profondo, ed è quello dello spazio-forma in sè. Cerco di spiegarmi. Al termine spazio in sè è arduo dare un qualsiasi significato, perchè visivamente lo spazio per noi assume senso e significato solo se popolato da oggetti-forma, o da forme-spazio comunque si voglia chiamarle. Le parole "spazio vuoto" rimandano sempre e comunque ad uno "scatolone vuoto" quindi ad un sistema di riferimento tridimensionale.
Se manca il sistema siamo nel panico, e la mente non ce la fa a cogliere lo spazio vuoto, se non in termini negativi di assenza di....
Quindi restiamo sullo spazio-forma e indaghiamo su di lui. L'affermazione che propongo è la seguente...lo spazio-forma è varianza del punto, quindi si potrebbe anche dire varianza del nulla, del vuoto, dell'adimensionale?
Partiamo da uno spazio-forma il più semplice possibile, la retta. Per definizione geometrica la retta è una "proiezione" del punto. Ed una proiezione del punto cos'è se non una varianza del punto stesso ? Se accettiamo questo, tutto il resto segue a ruota, perchè la retta proietta il piano, il piano il volume, e quindi in ultima istanza qualsiasi volume di qualsiasi forma altro non è che proiezione del punto originario, ossia  varianza, variazione del punto originario.
Se abbiamo una varianza, abbiamo un tempo, solo che questa volta il tempo è intrinseco, anzi, il termine giusto è "consustanziale" allo spazio-forma.
Mentre prima parlavamo di un tempo quale varianza delle forme-spazio, quindi per così dire esterno ad esse, ora stiamo parlando di un tempo che è a loro interno, consustanziale.
Verrebbe fuori da questa piccola osservazione che tutto "nasce" dal punto, dove "tutto" è sinonimo dell'unica dimensione spazio-tempo. Questo porta, a chi fosse sfuggita, ad una curiosa analogia col big-bang... Lo spazio-tempo (l'universo della nostra dimensione) è "nato" da un punto e, secondo l'esempio della mail precedente di espansione cosmica-volumetrica, destinato a ritornare, collassare improvvisamente nel\al punto.

Il "punto" continua ad essere un bel mistero...

Nelle intenzioni originarie volevo anche portarvi alcune osservazioni sullo strumento matematico della derivata ma forse andava troppo per le lunghe. Una sola breve riflessione, eventualmente ampliabile... La derivata di una costante è zero. La derivata di una variabile indipendente (ovvero non funzione di) è uno.
Considerando che la derivata è sostanzialmente usata come uno strumento "fotografico" dai matematici e fisici, ovvero capace di produrre delle istantanee (temporali o altro) di particolari aspetti della realtà fisica e matematica, quanto sopra, ovvero l'istantanea di una costante uguale a zero e quella di  una variabile indipendente uguale a uno assumono, nella mia mente, spiegazioni e significati particolari, riconducibili a quel dialogo sullo zero, uno, due etc etc

Marco -  ML AV

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