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Purificazione della mente

Satya Sai Baba su "La purificazione della mente"

La mente umana non è un organo anatomicamente identificabile, non può essere toccata o operata dai medici o dai chirurghi, è un ammasso impalpabile di decisioni e di dubbi, di voglie e avversioni.

La sua trama e il suo ordito sono i desideri dell’uomo riguardo agli oggetti e alle sensazioni.
Essa ama correre dietro ai piaceri esterni e prende la forma delle cose che cerca, ma può anche essere rivolta all’interno, in cerca della soddisfazione e della gioia interiore.
Per questo motivo la mente può essere tanto uno strumento di Liberazione quanto una causa di schiavitù.

Se permetti che i sensi la portino fuori (verso gli oggetti e il mondo), la mente ti lega, se invece fai sì che l’intelletto la convinca a ricercare la Beatitudine nella tua interiorità, essa ti libera.

La mente è condizionata dal cibo ingerito. La sottile trazione esercitata dalla qualità degli elementi la trascina verso qualche desiderio che determina un certo indirizzo al flusso mentale.

Perciò, tanto la Gîtâ quanto tutti gli altri testi scritturali raccomandano a chi si dedica alla ricerca spirituale, un’alimentazione sattvica.

Mente vuol dire desiderio, vuole dire qualche cosa che si vuole.

L’Informale (il senza Forma) ‘vuole’ la Forma e sorge l’Universo. Cosicché la mente è il Principio creativo, la mâyâ, che desiderò il primissimo desiderio, quello descritto nei Veda: “Eko ham bahuh syām”: voglio essere i Molti!"

Quando la mente è nutrita di rajas, ossia di passione e di emozione, di attività e di avventura, galoppa nel mondo con lo slancio del desiderio e porta l’uomo a sprofondare nella palude dei vizi.

Se è nutrita di cibo tamasico che intorpidisce, inebria, acceca la ragione e induce all’ignavia, la mente diventa incallita, inerte e inservibile per l’elevazione dell’uomo.

(revisione di brano tratto da "La Voce dell’Avatar, 52-53)


Il vostro cibo è un elemento importante del materiale fisico e mentale col quale dovete operare nel lavoro spirituale.

La purezza della vostra mente può e deve essere completata dalla purezza del corpo e da quella del linguaggio, importante funzione tanto della mente quanto del corpo.

È questo il vero tapas (disciplina spirituale) mentale e verbale.

Tutto ciò che introduciamo attraverso le porte dei cinque organi sensoriali, deve essere considerato come facente parte di una dieta sattvica.

L’ascoltare cattivi suoni, guardare brutte cose, toccare oggetti che nuocciono, non costituisce una dieta sattvica.

L’immissione deve essere sempre pura e senza macchia, sattvica.

I suoni, le vedute, le impressione, le idee, le lezioni, i contatti, gli impatti, tutti devono promuovere riverenza, umiltà, equilibrio, equanimità e semplicità.

La mente è la chiave per salute e felicità. Anche il cibo deve essere quindi scelto in modo che non abbia effetto negativo sulla mente.

Insieme al cibo sattvico, alla mente deve essere data anche una dieta speciale come dhyāna, japa, nāmasmarana (meditazione, ripetizione del mantra, ripetizione del Nome del Signore) per mantenerla ferma e in salute.

Moderando e modificando le abitudini nel mangiare e bere, si può gettare le fondamenta di una vita spirituale.Si deve preferire il cibo sattvico a quello rajasico. Bevendo liquido intossicante, si perde il controllo delle emozioni e delle passioni, degli impulsi e istinti, del parlare e dei movimenti e si scende perfino a livello bestiale.

Mangiando carne, si sviluppano delle tendenze violente e malattie animali. La mente diventa più intrattabile quando indulge nel cibo rajasico. Non può più essere plasmata, se del cibo tamasico è consumato con piacere.

Per dimorare nel Rāmatattva (nell'Essere-Realtà-Essenza Divina che ci dona gioia e felicità) si deve costantemente vigilare sul cibo e le bevande, consumate sia dal corpo sia dalla mente.

Dovete stare attenti circa il cibo che consumate poiché lo jihvā (la lingua) e il guhya (desideri nascosti) sono i più grandi nemici dell’uomo. I desideri della fame (della lingua) e del sesso vi portano alla perdizione.

Desistete dal procacciare cibo alla lingua e alla sua bramosia, non siate vittime della lussuria o del gusto. Provvedetevi di cibo sattvico e mangiatelo in sattvica compagnia.

Siate moderati nel cibo e mantenete i sensi sotto stretto controllo!

Il cibo che si mangia deve essere puro, libero dal male sottile, irradiato dalle persone che ne raccolgono i componenti, che cucinano i piatti e che li servono. Sì, tutto questo deve essere attentamente controllato dal sādhaka.

Il luogo dove si trascorre la propria vita ha pure una sottile influenza sul carattere e sugli ideali.
Rāmakrishna Paramahamsa soleva parlare della pace che si poteva ottenere a Mathura, Benares e altri santi posti. Anche se il Ganga è un fiume santo in ogni centimetro del suo lungo viaggio verso il mare, alcuni luoghi sulle sue rive come Rishikesh, Haridwar, Kâshî Prayag e altri, sono in modo speciale sovraccarichi di vibrazioni spirituali che aiutano il sâdhaka a ripulire la sua coscienza a tutti i suoi livelli.

La consacrazione [del cibo consumato] può essere fatta in vari modi. Prendete il cibo che consumate, offritelo a Dio prima di prendere una porzione, allora è reso puro e potente. Qualsiasi atto eseguito per la glorificazione di Dio è in questo modo reso puro e potente.

Tutto il cibo viene da Dio e, per questo, deve essere offerto a Lui prima di essere assunto; allora diventa cibo sattvico.
Le granaglie e le verdure che comprate sono inquinate da molte impurità e queste entrano in voi, per eliminare dal cibo i vari difetti che ha, offritelo al Signore e quindi consumatelo come cibo benedetto.
Quando è offerto a Dio, il cibo non ha più difetti.
Mira era una grande devota del Signore Kriṣna ed offriva sempre al Signore ogni cosa prima di cibarsene.
Quando il Maharana chiese ai suoi accoliti di servirle del latte avvelenato fortemente, Mira non se ne accorse, lo offrì al Signore Krṣna secondo la sua abitudine e lo bevve senza subire alcun danno. Così, una volta offerto a Dio, qualunque tipo di cibo diverrà nettare anche se è velenoso. Il cibo che mangiate deve essere puro, libero dalla malvagità sottile emanata dalle persone che comprarono le derrate, cucinarono i piatti e li servono.

Âhâra e vihâra, (cibo/alimento e ricreazione/modo di vita) sono entrambe regolate attentamente nella Gîtâ, ma poco ascolto è dato ai suoi insegnamenti che da considerare essenziali.
Ci sono delle persone che giurano sulla Gîtâ, che la interpretano per ore e la predicano, ma poche di esse mettono in pratica i suoi insegnamenti. I versi riempiono le loro teste ma sono impotenti a sopportare i rovesci della vita con allegria filosofica.

Ânanda e shânti (beatitudine e pace) possono essere ottenuti solamente quando il cibo e il modo di vita sono puliti e purificati.

Regolate le vostre abitudini mangerecce, controllate l’avidità della gola!

Mangiate solamente in modo sattvico, tendete all’equanimità del cibo.

Occupatevi in ricreazioni sattviche e allora potrete essere liberi da ogni malattia fisica e mentale.

Sopportate coraggiosamente e con equanimità la calunnia, la perdita, la delusione, la sconfitta, allora nessuna depressione mentale vi potrà sopraffare.

La pulizia interiore dovrebbe essere il vostro primario obiettivo.
Qual è il punto del bicchiere che pulite di più, prima di bere? L’interno o l’esterno?

Potrete avere dei bei vegetali, succhi eccellenti di tamarindo, chilli, sale, dhal; il cuoco potrà essere un maestro d’arte, il forno di marca perfetta, ma se il recipiente di rame non è stagnato, la pietanza diverrà una cosa pericolosa e non potrà essere mangiata.
Agirà come un veleno su coloro che la mangiano.

(estratti da: La Divina canzone (Ghita vahini), Digest 1985 e “Miei cari studenti” vol. 2, cap.2)

 

Le undici qualità della purezza.

La sadhana (disciplina spirituale) volta a disciplinare la mente dovrebbe considerare, secondo Sai Baba, ben undici qualità di purezza:

1) purezza del luogo: è necessario dotare il luogo in cui si risiede o si studia di un'atmosfera sattvica.
Le immagini o gli altri oggetti che si vedono devono riempire la persona di pace e pensieri puri.
Gli oggetti che aumentano l'agitazione ed i cattivi pensieri non devono avervi posto. Tale luogo dev'essere pulito e libero da qualsiasi cosa che sia impura.

2) armonia familiare: nella famiglia in cui vivete dovrebbero esserci mutua comprensione, cooperazione e senso di armonia. Nella famiglia non dovrebbe esistere discordia perché questo creerebbe una cattiva atmosfera. Un'atmosfera armoniosa conferirà alla persona vera pace mentale.

3) cibo sattvico: tutto il cibo dev'essere puro o sattvico. Questo significa che nessuna delle cose che mangiate dev'essere troppo acida, amara o calda. Dovete escludere il cibo aggressivo (rajasico) come il pesce o la carne. Persino il cibo puro non dev'essere assunto in eccesso. Alcuni consumano così tanto cibo sattvico che, nonostante sia puro, esso diventa tamasico poichè induce pigrizia e depressione. Così ci si siede a tavola con lo stomaco leggero e ci si alza con lo stomaco pesante.
[In proposito: Voi dovreste esser capaci di alzarvi da tavola con la stessa facilità con cui vi sedete per mangiare; se vi sedete con facilità e vi alzate sentendovi pesanti e impacciati dopo il pasto, significa cha avete mangiato più di quanto era necessario e maturerete qualità tamasiche. Lo spazio dello stomaco è diviso in quatto parti. I giovani dovrebbero riempirne tre e lasciare la quarta per l’acqua; per gli adulti è consigliabile due parti di cibo, una d’acqua e una d’aria. Se riempite tutto lo stomaco non lasciando alcuno spazio per l’acqua, state violando le regole della digestione! Dopo mangiato, riposate una decina di minuti; questo aiuterà il sangue a circolare liberamente dalla testa ai piedi. Alla sera, dopo la cena, dovete andar a fare una passeggiata. Questa è una routine corretta per mantenere la buona salute e acquisire qualità satviche. Per avere pensieri sacri e fare azioni altrettanto sacre, il cibo sacro è essenziale (discorso : 'My Dear Students', vol 2, cap 2).]

4) liquidi puri: anche i liquidi devono essere sattvici. Non si deve bere qualsiasi cosa sia disponibile, ma solo acqua pura. Si devono escludere anche le bevande alcoliche.

5) pensieri e sentimenti sattvici: questi hanno grande importanza. Specialmente gli studenti tendono ad ignorare questo fattore. Solo se i pensieri ed i sentimenti sono puri si può ottenere pieno beneficio da una stanza pulita, da una buona famiglia e da cibo puro.

6) visione pura: se si vogliono sviluppare pensieri e sentimenti puri anche tutto ciò che si vede dev'essere puro. Tutta la Creazione (sṛṣti)si basa sulla visione (dṛṣṭi).
È solo quando si ha una visione sbagliata che si hanno cattivi pensieri.
Si devono guardare le donne più anziane come se fossero la propria madre e quelle più giovani come se fossero le proprie sorelle. Quando si è pieni di pensieri così puri si devono avere buoni sentimenti. Dato che siete studenti queste cose vi devono essere dette!
Immaginate quanto vi sentireste offesi se qualcuno guardasse vostra madre e le vostre sorelle con occhi pieni di malizia. Comprendendo questo, dovete avere buoni sentimenti nei riguardi delle altre donne. Non dovete commettere le offese che non tollerate negli altri.

7) studio sattvico: qualsiasi libro leggiate e qualsiasi cosa scriviate devono esseri puri.
Questa è la pratica spirituale relativa allo studio.
Se leggete o scrivete qualcosa di non puro questo vi deformerà la mente. Un buon libro forma una buona mente. Qualsiasi libro di fisica, chimica o altre materie che vi mettiate a studiare non avrà alcun effetto sul vostro carattere, ma i romanzi di cattiva qualità lo influenzeranno. Se vi viene prescritto di studiare libri non appropriati trattateli come meri libri di testo senza attribuire loro alcun valore come guide per la vita.

8) servizio sattvico: a proposito del servizio, dovete decidere quale servizio è sattvico e quale è rajasico. Si va a pulire le strade, a costruire strade nei villaggi o a scavare pozzi e si fa tutto come servizio alla comunità, ma il servizio reso deve conferire vera felicità alla gente.
In nome del 'volontariato sociale' se uno va all'ospedale e prende contatto con un paziente in modo scortese, non sta facendo vero servizio.
Dovete considerare qualsiasi persona vogliate servire come un'incarnazione dell'Amore Divino. Quando andate ad aiutare le persone bisognose ed abbandonate dovete considerarle incarnazioni della Divinità. Quando andate ad aiutarle, consideratele divine. Narayana ha due forme: una è Lakshmi-Narayana (Divinità della ricchezza) che può aiutare tanta gente e riesce ad attirare molti a servirla e l'altra è Daridra-Narayana (Dio della Povertà), che nessuno serve. E' proprio a queste persone a cui dobbiamo rendere un servizio sattvico.

9) sadhana: è la disciplina spirituale e dev'essere sattvica. Alcuni fanno Hatha Yoga, altri sviluppano l'energia Kundalini ed alcuni invocano gli spiriti maligni per danneggiare gli altri. Tutte queste non sono affatto sadhana (discipline spirituali)!
L'individuo è Cit (Coscienza) e Dio è l'Eterno Assoluto (Sat). Quando Sat e Cit si combinano si ha Ananda. Questo è il significato di Sat-Cit-Ananda: Beatitudine divina.                                                                                                                 Solo la disciplina spirituale intrapresa per realizzare Sat-Cit-Ananda è vera sadhana! Dov'è questo Sat? Sat (il Divino) è in tutti perciò dovete essere preparati a servire tutti e a considerare tutti divini. Potete avere relazioni normali con i vostri parenti ed amici e non c'è niente di sbagliato in questo ma dovete praticare la vostra sadhana nello spirito che l'Uno pervade i molti. In questo processo dovete coltivare il sentimento dell'Amore. Non esiste sadhana più alta della coltivazione dell'Amore.

10) un buon lavoro: per quanto riguarda la vostra occupazione o professione, quale genere di lavoro dovete svolgere? Deve trattarsi di un lavoro che apporti beneficio al vostro paese e alla comunità.
La nazione vi rende possibile guadagnarvi di che vivere perciò dovete vedere che cose potete darle indietro. Dovete chiedervi: "Quale servizio posso fare per la comunità, quale aiuto posso darle?"
Dovete accertarvi che nel lavoro che fate non ci siano menzogna, disonestà, frode o motivi malvagi.

11) satsang: le compagnie devono essere buone. Dovete pensare a chi frequentare.
Kabir disse: "Io saluto sia i cattivi che i buoni." Gli venne chiesto: "Ben comprendiamo che tu saluti i buoni ma perché anche i cattivi?" Egli rispose: "Quando saluto i cattivi sto dicendo loro: 'Per favore, levatevi dalla mia presenza', mentre ai buoni sto dicendo: 'Per favore, venite da me'".

Evitate dunque la compagnia dei cattivi e coltivate quella dei buoni. Associarsi coi buoni è puro yoga.
Io desidero che perseguiate questo tipo di yoga e che conferiate felicità a tutta la gente che frequentate.
Inoltre dovete sforzarvi di liberarvi di tutti i pensieri cattivi, rinunciare a tutti i vostri aspetti negativi, compiere i vostri doveri verso i genitori, rendere servizio disinteressato alla comunità e tramite questo redimere le vostre vite e guadagnarvi la Grazia di Dio. Questa è la Mia benedizione per tutti voi.

Queste sono le pratiche di purificazione che dovreste osservare nella vita.

Se vi impegnate nella giusta azione non sarete legati dalle conseguenze del karma.

È a causa del vostro karma passato che avete questa vita. Con il vostro karma attuale potete assicurarvi la libertà dalla rinascita. 

Attraverso l'Amore sviluppate la fede, attraverso la fede, l'onestà. 

Attraverso la fede e l'onestà acquisite la conoscenza.

Attraverso la conoscenza sviluppate la sadhana ed attraverso la sadhana acquisite la meta. 

Quindi, per praticare la sadhana avete bisogno della saggezza e per acquisire la saggezza avete bisogno di onestà e fede (sraddha). 

Per avere sraddha dovete coltivare l'Amore, quindi l'Amore è il mezzo e per questo dovete acquisire il controllo dei sensi. Se riducete gradualmente i vostri desideri riuscirete a mettere i sensi sotto il vostro controllo. Diverse branche della conoscenza sono come fiumi, ma la Conoscenza Spirituale è l'oceano! Come tutti i fiumi si uniscono all'oceano, tutti i tipi di conoscenza si uniscono nella Conoscenza Spirituale.

(revisione dal discorso del 19 dicembre 1985)

 

Insegnamenti dalle Upaniśad

Due sono le attività in cui è impegnata la mente: la pianificazione (ālocana: vedere, percepire, considerare, riflettere, progettare) e il dialogo (sambhāṣana: conversazione, discorso, dialogo) che seguono linee divergenti.

La mente progetta nell'intento di risolvere i problemi che le si presentano.

Il dialogo moltiplica i problemi e confonde le soluzioni e, nella confusione causata, adotta mezzi errati e rovinosi per risolverli.
La conversazione mentale, il continuo chiacchiericcio della discussione, dal mattino a sera, finchè la mente non viene sopraffatta dal sonno, guasta la salute e porta a una senilità precoce.

Gli argomenti sui quali si basano le ciance mentali sono soprattutto i difetti e gli errori degli altri, le loro fortune e le loro disgrazie. Tale  dialogo continuo è alla base di tutti i dispiaceri dell'uomo e copre la mente di tenebre fitte. Cresce selvaggiamente molto in fretta e uccide il vero valore dell'uomo.

Il conversare che riempie la mente durante la veglia continua anche nel sogno e defrauda l'uomo del riposo che gli è tanto necessario. La somma di tutto questo esercizio, per dirla chiara, dà zero.
Nessuno può dirsi libero e completo se non riesce a fermare questo vizio deleterio.

Le Upaniṣad insegnano certe discipline terapeutiche per liberarsi da questo ostacolo alla pace interiore.
Il primo esercizio (sadhāna) consiste nel prānāyama, il controllo del respiro.
Il prānāyama non è una ginnastica e nemmeno un esercizio straordinario. L'inalazione dell'aria si chiama pūraka; l'esalazione rechaka. L'apnea si chiama kumbhaka.
La mente si deve concentrare sulla fase della ritenzione del respiro e sulle due fasi dell'inspirazione e dell'espirazione. Se si fissa l'attenzione in questo modo, finisce il dialogo interiore su altri argomenti vani e si acquista forza mentale.

Il secondo esercizio consiste nell'immergersi nell'attività benefica, vale a dire nel servizio agli altri, che giova a diminuire il senso dell'ego: cioè, atti che siano buoni e santi. Se i pensieri di una persona sono impegnati in simili opere, la mente si distoglie dalle chiacchiere di cui si dilettava.

E ancora: ci sono altre discipline, o sadhāna, come l'ascolto degli insegnamenti spirituali (sravana), la riflessione sulle direttive indicate da quegli insegnamenti (manana), la ricerca dei modi e dei mezzi per consolidare la fede nello Spirito (nididhyāsana: il mettere in pratica), la recitazione dei nomi di Dio (japa: letteralmente mormorare; recitazione; preghiera), la deviazione della mente dagli interessi dei sensi (tapas: calore ascetico, austerità).
Queste sono tutte pratiche consigliate dalle Scritture per far tacer il continuo chiacchiericcio mentale, l'incessante conversazione interiore dei pensieri, a guisa di preparazione per raggiungere la Realtà e la Realizzazione spirituale.
E' una meta profonda che si può raggiungere solo quando la mente è purificata e chiarificata appieno.
Solo allora possono diventare pure e immacolate le lezioni apprese e le esperienze ricevute.

Il secondo strumento che l'uomo ha ricevuto in dono per la sua elevazione è il linguaggio: l'uso della parola.
La parola è carica di un tremendo potere. Quando viene usta per comunicare a una persona qualcosa che può travolgere il suo equilibrio o gettarla nel dolore in modo scioccante, la sola parola basta a dissanguarla completamente di tutte le sue forze fisiche e del coraggio morale, farla cadere a terra, incapace di reggersi.
Se, d'altro canto, con la parola comunichiamo qualcosa di lieto, di inaspettatamente felice, quella persona acquista la forza di un elefante.

Le parole non costano nulla, ma sono inestimabili; perciò devono essere impiegate con gran cura, non per far del pettegolezzo, che è sterile, ma solo a fini puri e produttivi.

Gli antichi consigliavano il voto del silenzio, al fine di purificare il linguaggio dai suoi mali. Una mente rivolta all'interno, verso un'interiore visione di Dio, e una parola volta verso la visione esteriore, entrambe producono forza e successo spirituale.

[brani tratti da La scienza di Dio (Vidya). Collana Vahini, Mother Sai Publications]

 

 

 

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