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Sulla grazia del Guru

Gli stralci che seguono sono tratti dal libro "Non sono la mente, io sono il Sè"  che riporta i dialoghi del curatore David Godman  per lo più con Swami Lakshmana, ma anche con Sri Sarada. Nello specifico ho voluto evidenziare quelli inerenti la "Grazia del Guru" che trovo molto interessanti nella loro formulazione, peraltro quasi coincidente con quella di Ramana Maharshi, alla cui presenza Lakshmana afferma di essersi realizzato. Ho voluto inoltre porre in corsivo alcune parole o frasi che mi sembravano particolarmente indicative della necessità sia di avere un riferimento, un guru, in "carne ed ossa", sia di uno sforzo di abbandono consapevole da parte del discepolo in modo che possa essere ricettacolo della Grazia e vincere l'inerzia (tamas). Solo così si potrà conseguire lo stato spontaneo libero dai pensieri, ossia il livello più alto della pratica. 

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Domanda: la grazia del Guru fluisce automaticamente o il Guru esercita un controllo su chi deve o non deve riceverla ?
Swami: La grazia fluisce sempre dalla forma del Guru e se la tua mente è quieta, la riceverai automaticamente. Ma se un Guru vede che un particolare devoto è pieno di devozione o libero dai pensieri, può rispondere allo stato mentale del devoto aumentando il flusso della grazia verso di lui. Così, possiamo dire che la grazia fluisce sempre, ma che qualche volta il flusso viene aumentato perchè il Guru la sta proiettando deliberatamente. Pag 90

Swami: Per la realizzazione è necessario lo sforzo, ma ci vuole anche la grazia, e la grazia è più importante. Pag 99

Swami: Un guru umano in vita è essenziale per la realizzazione del Sè. E' il Sè, agendo attraverso il canale del Guru, che alla fine distrugge l'ego e soltanto il Guru umano può agire come canale. Quando il Guru abbandona il corpo, il Sè non può più usarlo per distruggere l'ego dei devoti. Pag 100

Domanda: Qual'è il ruolo del Guru ?
Swami: Il Guru è il Sè nel Cuore di ogni devoto. Quando il devoto compie uno sforzo per essere senza pensieri o abbandonarsi al Sè, il Guru all'interno risponde, osserva gli sforzi compiuti dal devoto e gli trasmette la grazia del Sè. Questa grazia purifica la mente del devoto e l'attira verso il Sè. Alla fine, se il devoto è maturo, il Sè attira la mente nel Cuore e la distrugge. Pag 103

Domanda: Raccomandi la concentrazione sul nome o la forma di un illuminato. Ci si può anche concentrare su una divinità come Rama o Krishna ?
Swami: Se ti concentri sul nome o la forma di una divinità, il Sè può assumerne la forma ed apparirti di fronte. Queste divinità non sono separate dal Sè e se ti concentri su di esse la grazia del Sè comincierà a fluire.
Domanda: Quindi non è indispensabile un Guru fisico ?
Swami: Puoi fare dei progressi concentrandoti su una divinità, ma negli stadi finali della sadhana (sforzo spirituale) è indispensabile un Guru umano. Pag 104

Swami: Il Sè o il Guru è un'infinito oceano di grazia. Ramana Maharshi disse che se ti avvicini a questo oceano con una tazza puoi prenderne solo una tazza, se arrivi con un secchio puoi portarne via solo un secchio. L'ammontare di grazia che ricevi è proporzionale all'abbandono. Se ti abbandoni completamente riceverai abbastanza grazia per realizzare il Sè.Pag 105

Swami: Molti devoti mi chiedono: "Perchè non puoi darci tutta l'infinita grazia del Sè e l'autorealizzazione ?" Ma questo non è possibile, perchè la mente di tali persone non è pura o umile a sufficienza. Se un Guru elargisse una grande quantità di grazia a queste persone, la scossa potrebbe ucciderle. Immaginate un'auto che viaggia a velocità sostenuta. Se l'auto cozza contro un ostacolo fermandosi all'improvviso, gli occupanti restano uccisi. La mente è come un'auto, fermarla improvvisamente è pericoloso. La meditazione funge da freno. Finchè il devoto non ha purificato e calmato la mente attraverso la meditazione, non può ricevere con tranquillità tutto il potere della grazia del Guru.

Ma cè un'altro problema. Sebbene il potere e la grazia siano infiniti, il Guru deve usare il suo corpo per trasmettere questo potere. Il corpo non può sostenere lo sforzo di elargire troppa grazia a molte persone, in breve tempo. Si indebolirebbe rapidamente e morirebbe. Invece di indebolire il suo corpo sciupando il potere su tutti i devoti immaturi che vanno a trovarlo, il Guru risparmia il potere e la salute trasmettendo grandi quantità di grazia solo ai buoni devoti che la meritano. Se la mente del devoto è pronta, la grazia automaticamente comincia a fluire. Pag 106

Swami: Per esempio, un jnani può guardare un devoto e dire immediatamente se sia in grado di realizzare il Sè nella sua vita presente. Ma un jnani raramente rivela tali informazioni...

Swami: Mentre è in vita, il jnani può trasmettere la grazia del Sè ai devoti e per trasmettere e incanalare questo potere è necessario un corpo. Quando il corpo dello já¹…ani muore questo potere di trasmissione scompare con esso. Pag 108

Swami: E' vero che il jnani vede il Sè in tutti i devoti, ma quando guarda un devoto negli occhi, ne osserva anche la mente. Se lo jnani vede che c'è grande devozione o una mente pura, libera da pensieri, allora la grazia e l'amore fluiranno verso quel particolare devoto. Non tutti i devoti hanno raggiunto lo stesso livello di sviluppo, così l'amore e la grazia non sono distribuite in egual misura. Pag 109

Domanda: Il potere che proviene da Arunachala non è lo stesso potere di un Guru umano ?
Swami: Sì, è lo stesso potere, ma soltanto un Guru umano è capace di usare questo potere per provocare la distruzione finale dell'ego.
Domanda: Se Arunachala da sola non può farlo, a cosa serve stare qui ad Arunachala ?
Swami: Risiedere qui è molto benefico. Il potere che fluisce da Arunachala calma e purifica la mente. I devoti che vivono e meditano qui faranno ottimi progressi. La Grazia di Arunachala può portare allo stadio finale della sadhana, che è lo stato senza sforzo libero dal pensiero; ma per la distruzione finale dell'ego è necessario un Guru umano. Pag 117

Swami: Alla fine l'io, che è la mente, deve morire. La mente non si ucciderà da sè, quindi la grazia del Guru, che è il Sè, è determinante. La morte della mente coincide con la realizzazione del Sè. Poichè non c'è una mente dopo la realizzazione, il Sè rimane solo, senza un secondo.Pag 125

Swami: La mente è soltanto pensieri. Più è facile stare senza pensieri, più sei vicino a una diretta esperienza del Sè. Per fare morire la mente devi prima privarla dei pensieri. Lo stato spontaneo libero dai pensieri è il livello più alto della pratica.
[...]
Lo stadio finale della sadhana è quello stato spontaneo libero dal pensiero. Se può essere mantenuto, allora l'io sprofonderà nel Sè e sperimenterà la beatitudine del Sè. Questa però non è la realizzazione, perchè c'è ancora un io che sta sperimentando la beatitudine del Sè. Queste esperienze sono solo temporanee. L'io continuerà a riaffermarsi fino al momento della realizzazione. Essa può avvenire soltanto in questo stato spontaneo libero dal pensiero, poichè è soltanto in esso che il Sè può distruggere il pensiero io, che è la mente e deve morire completamente prima che avvenga la realizzazione del Sè. 
[...]
La mente non può mai eliminare se stessa senza la grazia del Sè. Teme questa sua morte e non farà nulla che possa mettere in pericolo la sua esistenza.
[...]
Si impegnerà nella sadhana, pensando che vuole distruggersi, ma appena comincierà a sprofondare nel Cuore, sorgerà una grande paura che le impedirà di lasciarsi andare completamente. Questa paura fa parte del suo meccanismo di autodifesa e non riuscirà mai a superarlo con il tuo solo sforzo. E' per questo che hai bisogno della grazia del Guru.
[...]
La mente deve morire, non c'è altro modo di realizzare il Sè. Pag 138

Swami: Ci sono molti tipi di samadhi, ma generalmente si parla di tre tipi. Il livello più basso, il savikalpa samadhi, è solo uno stadio avanzato di concentrazione. La mente può aggrapparsi a un oggetto del pensiero per lunghi periodi senza distrazioni, ma tali periodi terminano sempre quando sorgono dei pensieri che distraggono la propria attenzione dall'oggetto su cui si sta meditando. Questo tipo di concentrazione è la forma di samadhi più bassa. Pag 142

Se si può raggiungere uno stadio in cui non ci sono affatto pensieri, allora anche questo può essere chiamato samadhi. Se si riesce a rimanere a lungo senza pensieri, allora la mente automaticamente sprofonderà nel Sè e verrà sperimentata la beatitudine. Questa non è la vera esperienza del Sè, perchè c'è ancora un io che sta sperimentando la beatitudine. La vera esperienza del Sè avviene quando la mente muore. Allora non c'è uno sperimentatore, c'è soltanto il Sè.

Il secondo stadio di samadhi è chiamato kevala nirvikalpa samadhi. In questo stato l'io scompare temporaneamente e lascia la vera esperienza del Sè. Poichè è soltanto temporanea non è la realizzazione del Sè. L'io può riapparire in qualunque momento e riassumere la sua normale coscienza dell'ego. Eè come un secchio che è stato fatto cadere in un pozzo. Mentre è sotto la superficie, l'acqua all'interno del secchio forma un tutto inseparabile con quella al di fuori, ma quando la corda tira su il secchio, il secchio e l'acqua che contiene sono separati dal pozzo.

Analogamente la mente può sprofondare e sparire nel Sè, ma quando riemerge, il senso di separazione, il sè individuale, riemerge con essa. Nel kevala nirvikalpa samadhi, tutti gli organi di senso hanno cessato di funzionare e non si ha facoltà di pensiero, percezione o azione. E' lo stato dello yogi, non del jnani, perchè la mente non è ancora stata distrutta. Uno yogi può rimanere in questo stato anche per anni, ma finchè la mente sarà definitivamente distrutta, non si potrà definirlo realizzazione.

Lo stato finale è il sahaja nirvikalpa samadhi. In questo stato la mente o l'io è stato distrutto definitivamente. E' lo stato del jnani. Il jnani sa senza ombra di dubbio che la sua mente ha cessato di esistere e che rimane soltanto il Sè. Nello stato di sahaja i sensi e il corpo funzionano normalmente e quindi il jnani può sembrare una persona ordinaria che vive e lavora nel mondo.

Domanda: Qual'è lo sforzo più efficace ?
Swami: Lo sforzo dovrebbe essere diretto verso l'abbandono dei pensieri. Quando il Signore nel tuo Cuore vede che hai fatto questo sforzo, allora la grazia che cerchi comincerà a fluire. Alla fine, se perseveri, il Signore potrà concederti uno stato spontaneo libero dal pensiero. Lo sforzo soltanto non può portarti a questo stadio. Viene solo attraverso l'intervento della grazia dall'interno. Se il Signore vede che sei serio nei tuoi sforzi di abbandonare il pensiero, allora può concederti questa esperienza; ma dovresti ricordare che non è lo stato finale, è solo lo stadio che precede la realizzazione. Comunque non puoi realizzare il Sè se il Signore non ti ha prima concesso questa esperienza, perchè il Guru può distruggere l'ego solo quando il devoto si è stabilizzato in questo stato.

Doamanda: Quindi nulla può essere fatto senza la grazia ?

Swami: La grazia è più importante dello sforzo; ma lo sforzo è essenziale, perchè senza sforzo la grazia non comincerà a fluire. Pag 145

Saradamma: Io sono stata sottoposta a molte prove durante la mia sadhana. A volte venivano messi alla prova l'amore e la devozione, a volte ero messa alla prova perchè l'ego aveva alzato la testa. Tutte le prove erano necessarie.

[...]

Queste prove mettono il proprio progresso spirituale nella giusta prospettiva e facilitano l'umiltà e l'abbandono del devoto, perchè gli fanno realizzare quanto instabili siano le fondamenta dei suoi conseguimenti spirituali. (pag 255) 

Saradamma: Quando arrivai da Swami la prima volta la mia mente era molto rajasica, mi arrabbiavo sempre con lui. Quando mi metteva alla prova dubitando della mia devozione la mia prima reazione era sempre l'ira. Sebbene la mia devozione non oscillasse mai, non accettavo mai di buon grado le sue critiche. Lentamente, durante gli anni che passai con lui, egli ridusse il mio ego e il rajas fu gradualmente sostituito dal sattva. Non si può fare nulla per i devoti che hanno la mente completamente immersa nel tamas, perchè è quasi impossibile trasformare una mente tamasica senza avere rajas come stato intermedio. Se l'elemento tamasico non è radicato, la devozione e la meditazione lo possono eliminare, ma anche in questo caso è necessario il rajas.

Sedere per molte ore in meditazione non è necessariamente benefico. A volte la meditazione eccessiva non fa che rendere la mente ottusa lasciandola in uno stato di tamas permanente. Anche uno stato libero dal pensiero non è necessariamente una cosa desiderabile perchè c'è uno stato tamasico libero dal pensiero in cui non c'è nè pace nè beatitudine, ma solo uno stupore semiconscio. Mentre si è in quello stato non si fa alcun progresso.

[...]

La mente è sempre un misto di rajas, tamas e sattva. I componenti cambiano sempre e non si è mai completamente rajasici o tamasici. Quando dico che qualcuno è rajasico o tamasico, intendo che quello è il guna dominante; gli altri due sono ancora presenti ma sono meno evidenti. Il puro sattva, o sudda sattva, non è realmente uno stato mentale. In realtà la mente è solo l'alternarsi di rajas e tamas. Quando sattva predomina, significa che la mente si è acquietata e che il Sè sta cominciando a manifestarsi.

[...]

La maggior parte dei devoti possiede una mente tamasica, ma sono solo quelli che non hanno rajas che hanno la tendenza a bloccarsi nello stato di tamas. Il rajas è una sorta di pietra miliare verso il sattva e perciò è sempre bene avere un pò di rajas nella propria struttura mentale. Naturalmente, anche il rajas dev'essere eliminato, sebbene sia un utile strumento per combattere lo stupore tamasico in cui sono immersi molti devoti. Pag 261

 

Arunachala

 

Brani  tratti da Non sono la mente io sono il Sè, Vita e insegnamenti di Sri Lakshmana Swami e Mathru Sri Sarada, David Godman, Ed. Il Punto di Incontro.