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Satya Sai Baba e i devoti

Satya Sai Baba e i devoti.

D. Una cosa che mi fa tanto male è vedere devoti che si allontanano da Sai Baba dopo 15 o 20 anni di devozione.
In questi giorni penso a questa cosa in continuazione. Forse ho paura che possa capitare anche a me? O forse è solo il dispiacere per aver perso dei "fratelli"?


R. Argomento delicato, cara sorella, molto delicato. Occorre comprendere cosa si intende per allontanarsi e poi da cosa.
Dei devoti storici di Sai Baba, quanti ne sono rimasti di quelli operativi negli anni '70 e '80?

Allora... c'era il Centro di Torino... alcuni sono ancora nell'organizzazione. C'era un bel gruppo a Milano, ma si è allontanato. Poi c'era il Centro di Roma e dei fondatori nessuno è rimasto nell'organizzazione.
C'era il Centro di Catania e in quel caso l'intero Centro è uscito dall'organizzazione nel 1995, continuando ad operare esternamente. 

Questo vuol dire che si sono allontanati da Sai Baba? No, si sono allontanati da una interpretazione del suo insegnamento adottata da alcuni devoti. Vedi, c'è una cosa che occorrerebbe capire sull'argomento. Molti devoti inizialmente, accorrono entusiasti di Sai Baba, del suo dire e soprattutto delle sue gesta.

Esistono poi varie fasi, più o meno intermedie e durature, in cui si comincia a tralasciare sia la figura che le gesta, per centrarsi sulla pratica del suo insegnamento.

Sai Baba è considerato un avatara, il concetto di avatara nasce nei culti Vaisnava e raccoglie (a seconda della setta e dell'ambito geografico) da una decina a parecchie decine di avatara, per giungere a centinaia se si considerano anche le incarnazioni di Esseri già scesi come avatara.
Incarnazioni di Krishna, di Rama, etc. etc.

Alcuni devoti Sai usano il termine avatara senza conoscerne il significato nei culti indiani. Traslano il concetto del Cristo (senza averlo approfondito filosoficamente e teologicamente) su Sai Baba e vivono emotivamente l'aver trovato Dio in terra, vivo.

L'anno scorso parlavo con il devoto di un altro grande Essere, vivente, e gli chiedevo di spiegarmi come facesse ad essere devoto di questo essere e contemporaneamente legato ad un'altra figura... rispose: "Questo è Dio, l'altro è il mio Maestro".

Il devoto Sai inizialmente confonde l'Avatara col Maestro e infatti sono in tanti a chiamarlo Swami, al punto che Sai Baba si è anche "stancato" di richiamarli.

Anni fa, nessuno si sarebbe mai permesso di chiamarlo Swami, è riduttivo, il termine indica un monaco, un rinunciante. Il termine più adatto è Bhagavan.

Il punto è che molti considerano Sai Baba come il Guru personale, mentre non è così per tutti; sono pochi che hanno un rapporto diretto e continuo. Quindi, quelli che sembrano allontanarsi, non solo non rinnegano Sai Baba, ma non lo abbandonano, semplicemente, cessata l'iniziale fase emotiva, proprio per mettere in pratica seriamente il suo insegnamento, iniziano un cammino spirituale pratico che non consiste solo nel leggere le parole di Sai Baba o andare a Prashanti Nilayam, ma in una vera e propria pratica e poiché le parole di Sai Baba possono sembrare molto confuse, specialmente agli occhi dell'occidentale che considera l'induismo come un'unica religione, un solo culto, costoro iniziano ad approfondire un sentiero o varna, se non un culto specifico.

Sai Baba parla di volta in volta o anche insieme a più categorie... che sono quasi infinite... ognuna con il proprio credo, culto, usi e discipline. Per non parlare poi di quando si sovrappongono. Si considerino:

- le quattro fasi della vita spirituale (bramacharin, griastha, vanaprasta e samnyasin)

- le quattro caste e i fuori casta

- i sei darshana ortodossi

- i due sistemi non ortodossi (Jainismo e Buddismo)

- i vari culti

- i vari tantra

- le religioni quali Islam e Cristianesimo

- le differenze regionali

- eccetera, eccetera.

Capisci che è estremamente difficile seguire un cammino seguendo le parole di Sai Baba.

Potremmo dire che Sai Baba è un indirizzo... ti indirizza verso la tua stessa sacralità attraverso quanto risveglia in te.

Questo concetto è bene espresso (e da lì lo si è preso) dal libro "Satya Sai Baba e il Vedanta Advaita":

"Se definissimo il Sé o Assoluto come un porto, la vita come un mare e gli individui come delle navi, ecco che gli istruttori sono quelle altre navi che si accostano nella tempesta ad aiutarci, che ci segnalano le secche e gli altri pericoli.

I Maestri sono i piloti che conoscono a menadito il porto e che salgono a bordo delle nostre navi, quando in prossimità dell'approdo, serve un pilota che conosca a fondo le acque del porto affinché noi ci si possa entrare.

L'avatara è invece il faro del porto, quella luce che anche a distanza di chilometri, mentre siamo al largo, anche nella tempesta o nel buio più fondo ci indica la direzione, ove si trova il Sè."

Si sono conosciuti molti dei devoti storici di Sai Baba (quelli dei primi anni settanta per intenderci) e bene o male tutti hanno proseguito il cammino indicato e trovato grazie a Sai Baba.

La devozione non è finita. È semplicemente maturata.

Quelli che invece lo hanno proprio rinnegato sono quelli che si sono riempiti solo la mente e la bocca di Sai Baba, ma mai il cuore. Cessata la fase emotiva (perchè essa poi cessa), si sono ritrovati senza niente dentro, perché niente hanno mai applicato.

Qualche tempo addietro si è scatenata una tempesta, quando si cercò di parlare di una campagna denigratoria che si stava svolgendo su Sai Baba.
Il devoto emotivo si scaglia e si scatena di fronte ad una simile possibilità, nemmeno la vuole ascoltare.

Il devoto non emotivo si limita a dire: "Che sia vero o meno non mi interessa (certo non mi accompagno però a chi diffonde tali notizie), perché la cosa non mi tocca e io cerco di seguire il suo insegnamento".

Il devoto praticante potrebbe dire...:"Che sia vero o meno non mi interessa, ma se anche per assurdo possa essere vero, nulla toglie al suo insegnamento, ma non solo... quanto ho raggiunto in me grazie alla pratica del suo insegnamento (indirizzo) non potrà mai venire meno, anche se Sai Baba mi dovesse cadere dal cuore".

Questa è la grandezza di certi esseri, quali Sai Baba.

Il loro influsso spirituale esula da quanto noi crediamo.
Un vero Avatara o Maestro è tale non perché credo a quello che dice perché lui lo dice.
Io scopro che è vero perché vivo il suo insegnamento nella pratica. Ecco la grandezza.

Il Maestro o l'Avatara non dà nozioni da abbandonare quando Lo abbandono.
Quelle sono opinioni, non istruzioni spirituali che invece sono degli indirizzi che portano a vivere la verità invece che parlarne.
La devozione emotiva è una brutta bestia.
I devoti emotivi tendono a calpestare qualsiasi cosa si frapponga fra essi e il loro Ideale, fosse anche una vecchietta al darshan o un fratello che vede lo stesso Ideale in maniera diversa.

Considera, infine, che dopo tanti e tanti anni, si può sviluppare nei confronti di Sai Baba un rapporto interiore molto forte e un profondo bisogno di silenzio e di raccoglimento che fa allontanare dalle folle di devoti o fa sì che non si senta nemmeno l'esigenza di vederlo, né di persona né in foto.

Così come ci sono persone che lo hanno incontrato per la prima volta in meditazione senza sapere chi fosse e solo dopo mesi o anni hanno scoperto la sua identità, così ci sono persone che lo vivono interiormente ogni giorno, al punto che il doverlo concepire fuori diventa quasi una sofferenza.

In sostanza non ha senso avere paura... se mai ti allontanerai da Sai Baba, è probabile che ti allontanerai dalla sua forma fisica, ma solo per meglio praticare il suo insegnamento.

Sempre dal libro "Sai Baba e il Vedanta Advaita": "Cosa è più importante, la sua figura e quello che proviamo per lui o la pratica del suo insegnamento?".

Comunque qui incontri devoti o aspiranti che seguono anche altri Maestri, e ognuno forse potrà darti la sua esperienza, ma non necessariamente sarà eguale a quella di un devoto Sai.

Anche perchè il devoto Sai tende a considerare solo Sai Baba come avatara, dando un gradino inferiore a tutti gli altri. E questo alle volte stride un po’ con lo stesso insegnamento di Sai Baba.

Prema Dharma, 5 marzo 2001

Tratto da forum pitagorico - Vedanta & co.

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