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vedanta.it

La scelta

D. Ogni aspirante si pone, prima o poi, lungo il cammino la fatidica domanda: “Quale è la retta azione da compiere?”

R. Forse potremmo chiederci quale azione sia la più armonica.

D. Forse quella più spontanea?

R. Però potrebbe essere una spontaneità istintuale-animale. Come vedi ci si ritrova sempre di fronte a noi stessi e altri non possono disporre per noi.
La scelta, se così vogliamo chiamarla, è sempre e solo tua. Man mano che si cresce ci si rende conto che la scelta non è mai nostra, poi, dicono, si arriva a quando nemmeno l'azione è più nostra.


D. Tu hai detto: La scelta, se così vogliamo chiamarla, è sempre e solo tua. Man mano che si cresce ci si rende conto che la scelta non è mai nostra, poi, dicono, si arriva a quando nemmeno l'azione è più nostra.
Ma se la scelta non è mai nostra, non può esserlo nemmeno di nessun altro, >altrimenti sarebbe l'altro a trovarsi nella condizione di "dover scegliere"...

R: Nel prima c'era la convinzione di poter scegliere e si era soggetti al condizionamento.

D. Se allora nessuno sceglie, non c'è nessuna scelta, e quindi nessuno che si trova nella condizione di dover scegliere, quindi non c'è nessuno che possa ritenersi tale agente di scelta, un io. Se non c'è un io e non c'e scelta, l'azione non è più soggetta al volere-vincolo-scelta di un io, e diviene finalmente libera.

R. Ma sino ad allora ci sarà un io che crederà il contrario o che farà il nichilista.

D. Sull’azione "più spontanea" hai detto che potrebbe essere una spontaneità istintuale-animale. Concordo, ma allora per azione più armonica cosa intendi?
Quella in sintonia con il mio dharma (a patto di conoscerlo) oppure nel senso che sia un'azione che non arrechi danno?

R. Non c'è una risposta univoca. Ognuno di noi ha una propria direzione armonica... diciamo quella che ferisce meno gli altri e meno te? Ma potrebbe anche essere quella che scatena gli altri.
Il tuo dharma? Uhm... vediamo:
Uomo = Realizzazione
Figlio = Genitori
Padre = Figli
Marito = Moglie
Avvocato = Lavoro
Senza che nessuno penalizzi gli altri. Non è facile e nella sua gestione ecco che trovi il tuo dharma: Essere ciò che sei= uomo= Realizzazione.

D. Poi dici: “Come vedi ci si ritrova sempre di fronte a noi stessi e altri non possono disporre per noi.” Del resto non sarebbe giusto che altri si addossino responsabilità nostre.

R. A molti piace farlo, senza ancora avere passato il fiume.

D. Quando dici che ci si rende conto che la scelta non è mai nostra intendi nel senso che è già tutto scritto o perchè siamo condizionati da bisogni desideri ecc.?

R. Scritto da chi? Dal Demiurgo? Tu sei Quello
Condizionati dai bisogni di chi? Dell'io? Certo.
Ma seguendo il proprio dharma nel distacco dai frutti delle azioni, quale bisogno può sorgere?

Bodhananda

tratto da ML Advaita_Vedanta 18-22 luglio 2000

 

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