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La quintuplice gemma dell'istruzione: upadeśapaṅcaratnam

In questa brevissima opera Śaṁkara condensa l'essenza dell'Istruzione e della disciplina che s'impone al discepolo.
Questi versi potrebbero costituire la regola di comportamento di colui che aspira alla realizzazione del Brahman, il suo stile di vita, sia all'interno che all'esterno di un āśram o di una comunità spirituale ecc., e il suo atteggiamento intellettuale nei confronti del piano empirico.
Nelle cinque strofe può essere riscontrato qualsiasi aspetto della sadhana realizzativa e il ricercatore dovrà avere l'accortezza di tenere sempre presente questa piccola raccolta e di conformarsi al suo significato ogniqualvolta tema il dubbio o avverta incertezza nel compiere un dato passo o nello sperimentare uno stadio.
Questa composizione è conosciuta anche sotto altri nomi come "Cinque versi sui mezzi di realizzazione del Sé" e "La quintuplice disciplina".

***


1. Si studi il Veda con assiduità; si compiano nella giusta maniera le attività [rituali] ivi prescritte; attraverso quelle si coltivi la devozione verso il Signore; si abbandoni il pensiero del desiderio [verso l'oggetto concernente il frutto dell'azione].
Ci si liberi dall'insieme dei vizi; si tenga presente che il [continuo porsi alla ricerca del] piacere nell'esistenza costituisce un ostacolo; si lotti con ardore per stabilizzare la volontà [di realizzazione] del Sè; si abbandoni il più rapidamente possibile [l'attaccamento verso] la propria vecchia dimora.

2. Si persegua il connubio con i Saggi; si acquisisca una stabile fede nel Signore; si pratichino le virtù mentali come la pacificazione e le altre; si tralascino immediatamente le attività più costrittive.
Ci si rechi presso un saggio che ha realizzato l'Essere; si osservi ogni giorno la devozione ai suoi piedi; si ponga come proprio fine solo la realizzazione del Brahman unico e immutabile; si ascoltino con estrema attenzione le principali sentenze delle Upanishad.

3. Quindi si investighi sul significato di quelle sentenze; si condivida appieno la visione principale e unica della Sruti; si receda decisamente da qualsiasi vano sofisma, ma si sostenga intellettualmente solo quel ragionamento che è in armonia con quanto dichiara la Sruti.
Si realizzi coscienzialmente [la sentenza] "Io sono Brahman"; giorno dopo giorno si lasci cadere l'orgoglio; si rimuova la [falsa] convinzione "io sono il corpo"; si eviti ogni discussione con gli eruditi.

4. Si ponga rimedio a quel disturbo che è la fame; si assuma ogni giorno la medicina che ha la forma di elemosina; non si nutra invece alcun desiderio di ricevere del cibo dal sapore gradevole; si raggiunga l'appagamento soltanto con quanto viene ottenuto come dono.
Si sopportino con pazienza il caldo e il freddo e le altre coppie [di opposti], ma non si pronuncino parole invano; si tenda verso la totale indifferenza [nei confronti di quanto offre il piano empirico]; si rimuova l'attitudine a tenere un comportamento dolce verso alcune persone e severo verso altre.

5. Ci si sieda comodamente in un luogo solitario; si concentri la consapevolezza sul Supremo; si cerchi di percepire all'interno il Sè che è Pienezza; si riconosca come questo universo si risolve in Quello.
Si distrugga il karma accumulato [e non ancora effettuato]; valendosi della forza scaturiente dalla consapevolezza si cerchi di non aderire a quello [che può eventualmente ancora formarsi in avvenire], ma si sperimenti qui stesso [e con totale distacco] quello che ha già ottenuto effetto.
Quindi ci si autorisolva nel Sè in quanto [identico al] Brahman supremo.

 

L'inno è tratto da Śaṁkara, Opere minori, vol. III. Ed. Āśram Vidyā. Il commento che lo precede è del gruppo Kevala [ora è Śaṅkara, Opere brevi. Edizioni Parmenides]

da forum pitagorico, Vedanta & Co, 19 febbraio 2014. 

 

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