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I nostri compiti

D. Io vorrei incontrare un maestro in questo momento della mia vita...

R.  Occorrerebbe sapere quanto proietti sul termine Maestro o cosa credi che egli sia o debba dare. Ricorda che siamo noi a dare l'appellativo "Maestro" a qualcuno che [riteniamo]  sia un vero Maestro e non certo lui a stamparselo sulla fronte!
D. Grazie infinite per la risposta. Chiedo scusa se non sono stato abbastanza chiaro nel formulare la mia domanda.

R. Non si tratta di non essere stato chiaro, è che ogni tanto è bene chiarire a noi stessi cosa in realtà stiamo cercando.

D. Comunque sia, anche tenendo conto di quanto posso proiettare sul termine Maestro,  ho chiesto e mi è stato dato e, in questo momento, la risposta che ho avuto mi ha chiarito ulteriormente.  Se posso chiedere ancora vorrei sapere come possiamo comprendere quali sono i nostri compiti?

R. La Tradizione unica sostiene che il primo compito di un aspirante, ma anche di un uomo [qualsiasi] è adempiere al dharma.

Il dharma è l'azione equanime richiesta dalla nostra posizione nella famiglia e nella società, posizione che non prescide da quella coscienziale.

Viene detto che il primo dovere è nei confronti della famiglia.
Viene detto che il primo dovere è nei confronti degli impegni presi.
Viene detto che il primo dovere è nel realizzare l'assoluta inseità.

Il cammino spirituale non prescinde dall'essere nel mondo, fintanto che ci si è.

Se nasciamo in questo mondo è perchè ci sono delle azioni da svolgere e può darsi che per svolgerle servano particolari nozioni o capacità che si acquisiscono con lo studio o l'esperienza.

Fuggire dal mondo o fuggire dai propri compiti non porta certo verso la conoscenza. La conoscenza (oggi) va sviluppata nell'ambito in cui ci ritroviamo.

Poi occorre seguire la propria indole... e se ci è data la possibilità di ricercare il lavoro più adatto, o se vogliamo un partner con cui costituire una famiglia, anche queste sono è istanze naturali che è opportuno seguire, sempre che, per motivi karmici, non si sia chiamati ad altri compiti o doveri.

In sostanza, il nostro compito potrebbe essere "fare bene e nel distacco dai frutti quel che siamo tenuti a fare" per scelta fatta da noi, dalla vita, etc.

Un uomo può avere scelto il compito di marito o quello di padre con tutte le conseguenti azioni.

Un uomo, anche se non sa se ha scelto il compito di figlio, certo è che comunque viene chiamato a svolgerlo.

Lo stesso vale per il lavoro, se ne abbiamo uno, il nostro compito è svolgerlo al meglio e senza aspettative.

Tutto questo ci permetterà di non avere in futuro sensi di colpa o recriminazioni. E qualsiasi cosa mai accadrà, essa non potrà toccarci.

Questo ovviamente credendo nel libero arbitrio.

Altrimenti è nostro compito ciò cui siamo chiamati a fare. Solo occorre determinare chi o cosa ci chiama a fare. E anche lì diventa lunga.

D1. Secondo me non esiste differenza nel "praticare" il dharma , sia che uno creda o meno al libero arbitrio.

R. Verissimo, ma se crede nel libero arbitrio, crede di aver scelto e quindi deve operare secondo le conseguenze delle scelte. E a maggior ragione si interroga sui propri compiti. 

Se non vede alcun libero arbitrio, fa quel che viene e non si interroga affatto sui propri compiti.

Bodhananda, I nostri compiti, brano della ML Vedanta-Sai Baba, 20 marzo 2003

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