Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione.

vedanta.it

Anasūyā, la madre di Dattātreya

ANASŪYĀ

Anasūyā, la senza invidia (an-asūyā), fu la figlia "benevola" di Daksa, la moglie del Brahmarshi Atri e madre di Dattātreya.

Il marito, il saggio Atri (il "divoratore") è figlio "mentale" (manasaputra) di Brahma e uno dei sette saggi "sapta rishi" è ricordato come il veggente del quinto mandala del Rig Veda.

Nella storia di Rama scritta da Sai Baba (Rasavahini Ramakatha) si racconta che all'inizio del loro esilio nella foresta, Rama, Sita e Laksmana vennero ospitati dal saggio Valmiki presso il suo eremo, nel folto della giungla.

Rama chiede al saggio, dopo avegli raccontato la storia che precede il loro esilio nella foresta, di dargli delle indicazioni sul luogo in cui dimorare.

"Prenderemo dimora laddove ci direte; che sia un luogo tale da non causare fastidio ad essere alcuno e che non interferisca con nessuno degli abitanti dei romitaggi stessi.
Dacci un consiglio appropriato, e in quel luogo ci costruiremo un tetto di foglie per la durata del nostro soggiorno"

Dopo un lungo discorso filosofico in cui afferma di riconoscere la divinità di Rama la cui unica dimora è il cuore dei devoti, Valmiki gli indica, quale posto in cui far dimorare la sua forma fisica, la collina Citrakuta [luogo famoso nei Purana e citato anche nel Mahabharata].

Quella collina, spiega Valmiki:
 "Ha tutti i requisiti per un soggiorno comodo, è un luogo sacro, è pieno di bellezza; l'aria è satura di amore e di pace; leoni ed elefanti vi abitano insieme, senza ombra di ostilità, ed ai piedi del colle corre il fiume Mandakini, lodato nei Veda.

In alcuni eremi abitano dei saggi quali Atri e la vostra visita li farà ancora più santi.
Date la vostra benedizione a quel luogo sublime e a quel dolce fiume divino.

Rama perciò si stabilì nella foresta, presso il monte Citrakuta.
Dopo la morte del padre, il Re Dasharata, ad Ayodya e le complicate vicende che ne seguirono, Sita, Rama e Laksmana lasciarono la foresta presso il monte Citrakuta e giungero all'asram del saggio Atri, che era stato preavvisato dai suoi discepoli dell'intenzione di Rama di visitare il suo romitaggio.

Quando Rama si trovò nei pressi dell'asram egli andò loro incontro sui sentieri del bosco per dare loro il benvenuto, e tanto lo vinse la gioia per questo segno di Grazia che profuse lacrime di estasi.

Disse che quella visita era il perfetto culmine della sua vita e che le sue pratiche ascetiche avevano dato frutto in quel momento.

Alla sera il saggio Atri preparò un trono per Rama alla testa dell'assemblea.

La moglie, Anasūyā, si era intanto occupata di Sita e l'aveva condotta alla riunione.

Qui il saggio ricordò a tutti i presenti la sacralità dell'occasione, i poteri di Rama, Sita e Laksmana e le Forze divine che queste tre persone incarnavano.

Poi Anasūyā lodò le virtù di Sita ed espose alcuni santi consigli sui doveri delle donne e sui principi ideali che tutte devono sempre aver cari.

Sita disse che ogni individuo, ogni essere, ogni creatura ha nella sua composizione il principio femminile e che, sebbene vi siano ruoli maschili e ruoli femminili inscenati sul palcoscenico del mondo, l'aspetto femminile prevale in tutti gli esseri quando si tratta di forza e di emozioni o atteggiamenti.

Disse che Sri Rama, il suo Signore, è l'incarnazione dell'Uno e del solo Principio maschile dell'universo.

In lui non c'è traccia di dualità, di "mio" e di "tuo", di dolore e di gioia.

Egli è la personificazione dell'impavidità e della forza.

Purusha, l'eterno Principio maschile, si coniuga con la Natura, Prakrti, l'Eterno Principio femminile.
Per quanto essa appaia molteplice e varia, è solo l'Unità, Una ed indifferenziata.

Così Sita rivelò la verità sul principio di Rama ad Anasuya, la sposa del saggio Atri.

Rama, Sita e Lakshmana passarono giorni molto felici nell'asram del saggio Atri. Diedero ai residenti ed ai discepoli divini consigli sui vari problemi di retta condotta e poi,congedatisi dal saggio ripresero il loro cammino attraverso la giungla.

Successivamente incontrarono Agastya nel suo eremo che li indirizzò a porre la loro residenza presso il fiume Godavari in Dandaka-aranya (nella foresta di Dandaka)

Sulla vita di Anasūyā, in più occasioni provata dalla vita, parla di lei Sai Baba in un discorso in cui evidenzia che il mondo moderno è privo di spirito di sacrificio e di gratitudine.


Nel mondo moderno non c’è sacrificio, non c’è gratitudine! Che cosa serve tutto il resto senza la gratitudine? Non c’è solo ingratitudine, ma anche gelosia ed invidia.

Ogni uomo ha, in un modo o in un altro, della gelosia; non esiste nessuno senza gelosia.

Solo Anasuya non provava gelosia. Questo è il motivo per cui partorì la Trimurti.

Non dobbiamo mai essere gelosi per il bene vissuto dagli altri; se qualcuno conquista una buona reputazione, non dovremmo mai danneggiarlo; se qualcuno progredisce, siate felici per lui. Ma le menti buone sono in declino ai giorni nostri!

Oggigiorno adoriamo, recitiamo mantra, facciamo rituali, ma... che cosa guadagnamo?
Lo stiamo facendo con la purezza del cuore? Ciò che facciamo sono solo riti esteriori.

Non si deve mai essere gelosi della prosperità altrui. La gelosia è la peggiore delle qualità.

Le condizioni del geloso (Asuya) e del non-geloso (Anasuya) sono sorelle.

Anasuya fu benedetta dalla nascita di tre figli, la Divina Trinità di Brahma, Vishnu e Maheswara.

Anche Asuya aveva tre figli, che erano il desiderio, la rabbia e l'odio.

Una volta che rinunciate ad Asuya potete avere la grazia della Divina Trinità. 

Il mito racconta che Anasūyā, per merito della sua straordinaria purezza e castità trasformò i suoi Divini ospiti, Brahma, Vishnu e Shiva in persona, che le chiedevano di servir loro il pasto senza abiti (per sfidarne la purezza), in poppanti, potendoli così nutrire senza violare i voti matrimoniali.

La storia è piuttosto complessa....in sintesi, dei tre figli che ebbe, rispettivamente incarnazioni della Trimurti*, uno Dattatreya è considerato "adottato", quasi a rimarcare la straordinarietà dei fatti che accompagnano la sua "venuta" al mondo, in forma tricefala e la sua totale indipendenza da qualsiasi lignaggio: avadhuta, vestito di cielo.

I prodromi.

Il saggio Narada aveva molto elogiato la pativratyam (la devozione verso il marito) di Anusuya proprio davanti alle consorti di Brahma, Vishnu e Shiva suscitando in loro sentimenti di gelosia verso la donna.

Per cui esse chiesero ai loro mariti di trovare un modo per ridurre la devozione di Anasuya a suo marito, il Rishi Atri.

Brahma, Vishnu e Shiva (stressati dalle consorti) decisero così di recarsi in visita da Anasuya mentre il marito Atri non era a casa e le chiesero di servir loro del cibo rispettando le regole dell'ospitalità.

Ora è sempre Sai Baba che racconta brevemente la storia:

Un giorno Brahmâ, Vishnu e Maheshvara (Shiva), si recarono da Anasuya travestiti da mendicanti e le chiesero:

"Bhavati bhiksham dehi"
"O madre, fà l'elemosina a questi corpi!"

Ma quando lei fece per andare a prendere del cibo, i tre "accattoni" l'avvertirono che la sua offerta sarebbe stata accettata solo se si fosse presentata nuda.

Anasûyâ, che aveva un cuore purissimo, esaudì il loro desiderio.

Tale fu la potenza della sua purezza che Brahmâ, Vishnu e Shiva si trasformarono in tre neonati.

Che cosa li fece trasformare? La purezza del cuore di Anasûyâ.

È la verità ad essere la sola causa responsabile dei miracoli.

Ecco come Anasûyâ trasformò la Trinità in tre neonati e giocò con loro.


Lakshmî, Sarasvatî e Pârvatî andarono da Anasûyâ:

"Madre, se giochi con i nostri mariti che si sono trasformati in neonati, che ne sarà di noi?"

Anasûyâ s'impietosì e pensò:

"Mio marito è al mio fianco, ma sto trattenendo anche i loro mariti che, invece, dovrebbero essere con loro".

E così disse loro: "L'unico sostegno di una moglie virtuosa è il marito" e le benedisse.

Sai Baba tronca qui il racconto, tenuto in occasione della Festa della donna che si celebra, su sua indicazione, il 19 novembre di ogni anno, ed è il mito puranico che dettaglia meglio la storia di Anasūyā e del suo incontro con la Trimurti.

Dopo che le divinità le posero la condizione di servirli senza abiti addosso, Anasūyā cadde preda di un dilemma: se si fosse presentata senza vestiti davanti ad altri uomini, la sua pativratyam sarebbe stata degradata!

Ma se avesse rifiutato, questo sarebbe stato un grave disonore per gli ospiti ed essi avrebbero potuto portar via tutto il potere di Atri.

Ella comprese che i tre ospiti che le avevano fatto una così strana richiesta non potevano essere persone comuni perché stavano cercando di metterla in una situazione delicata.

Così Anusya pregò suo marito nel cuore e disse che lei non aveva alcuna paura a servire i suoi ospiti senza vestiti, perché non era affetta da lussuria.

Inoltre, siccome i suoi ospiti le avevano elemosinato del cibo dicendo "Bhavati Bhiksham Dehi" (O Madre! Dacci del cibo!), indirettamente l'avevano chiamata "madre".

Così ella decise che li avrebbe considerati come suoi figli e li avrebbe serviti come richiesto. Grazie alla sua estrema purezza, mentre Anasūyā andò a servire il cibo, le tre deità divennero dei bambini piccoli e i suoi seni cominciarono a produrre latte.

Ella li nutrì e li mise a letto in una culla.

Quando Atri tornò a casa, sentito da Anasūyā quello che era accaduto, non potè che farsi una risata, lodando la bellezza dei tre dei bambini che dormivano nella culla.

Nel frattempo, come racconta Sai Baba, le divine consorti Lakshmî, Sarasvatî e Pârvatî andarono da Anasûyâ per implorarla di riportare i loro mariti alla loro forma.
Dopo averle benedette Anasuya, spruzzò sui tre bambini addormentati un po' dell'acqua, santificata, che aveva usato per lavare i piedi del marito ritornato dal viaggio.
Essi si svegliarono nella loro forma originale ed elogiarono la devozione al marito di Anasuya concedendole una benedizione.
Anasuya disse: “Se ho saputo soddisfarvi, miei Signori, e se desiderate che io vi chieda qualche benedizione, fate che possa avervi tutti e tre in un solo figlio.”

Così ebbe la benedizione di tre figli (Brahma come Candra-Soma, la Luna nei suoi due aspetti, Vishnu come Dattatreya e Durvasa come Shiva).


Ma un figlio, Dattatreya aveva una particolarità, difatti si racconta che nacque quando il padre cercando di abbracciare contemporaneamente, per la devozione che provava, i tre bambini divini si ritrovò ad abbracciarne Uno soltanto, ma con tre teste! Difatti il nome Datta-atri-ya, significa, letteralmente, "dono ad Atri" ,

È Sai Baba stesso che spiega "l'adozione" di questo particolare bambino tricefalo da parte della madre:

Anasūyā adottò il bambino. Questo è il motivo per il quale Dattâtreya è un altro nome di Dio.

Datta, infatti, significa "adottato" e, poiché il marito di Anasūyā si chiamava Atri, al bambino venne dato il Nome di Datta-atri-ya: Dattātreya.

In questo modo, in India, fin a dai tempi più remoti, ci furono donne che diedero dimostrazione di queste incredibili potenzialità, diffondendole e proponendosi sotto molti aspetti come esseri ideali.

* I figli di Anasuya sono Candra, Dattatreya e Durvasa [ rispettivamento incarnazioni di Brahma , Hari e Sambhu]

Fonti:

per i dettagli sui miti puranici: la voce di wikipedia su Anasuya

Sai Baba: La storia di Rama, I e II volume, Mother Sai publications

Sai Baba: La scienza di Dio (Vidya), Mother Sai publications

Discorsi di Sai Baba dell'11 agosto 2000, 22 settembre 1997, 19 gennaio 2002  Convocation Discourse by Bhagavan Sri Sathya Sai Baba (Sathya Sai International Organisation)

 

sky, Forum Pitagorico 16 agosto 2012

Vidya Bharata - Edizioni I Pitagorici © Tutti i diritti riservati.  
Tutti i diritti su testi e immagini contenuti nel sito sono riservati secondo le normative sul diritto d’autore.

Chi è online

Abbiamo 128 visitatori e nessun utente online

Sei qui: Home Anasūyā, la madre di Dattātreya