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Hatha Yoga

Lo Hatha-yoga si basa sul principio che il meccanismo vitale è sostenuto da due correnti di forza: l'una positiva che risponde al termine ha, e l'altra negativa che risponde al termine tha.

Sono le due forze, solare e lunare, ida e pingala che, equilibrate, rendono il complesso vitale armonizzato e quindi funzionante in modo perfetto. L'equilibrio energetico che la natura stessa fornisce all'individuo viene reputato insufficiente dall' Hata-yoga, per cui questo cerca di stabilire un altro equilibrio che permetta alla forma fisica di sopportare un flusso dinamico crescente di forza vitale (prana) la quale si trova in quantità illimitata nello spazio.

Ogni individuo possiede una certa quantità di energia pranica che costituisce, diremo , il suo patrimonio energetico; o meglio, ogni individuo assorbe - mediante particolari centri pranici - una quantità di energia rapportata al suo magnete ricevente. Per costituzione ereditaria egli è incacape di sopportarne di più. Così, ad esempio, la resistenza di una persona al voltaggio elettrico può raggiungere una data quota o soglia di sopportabilità, superata la quale può rimanere vittima di un eccesso vibratorio elettrico-molecolare. Con questo, però, non ci troviamo di fronte a valori assoluti e lo Hatha-yoga lo dimostra aprendo la porta all'universalizzazione della vitalità individuale e permettendo di ricevere nell'organismo fisico-pranico una corrente di energia meno razionata, e quindi più elevata e superiore al normale accumulo operato dal magnete captante.

Lo Hatha-yoga più che una filosofia o una dottrina è un metodo, una disciplina psicofisica che ha come fondamenti principali due strumenti alquanto efficaci: le asana e il pranayama. Le asana sono le "posizioni" del corpo, particolarmente studiate per favorire certi scorrimenti energetici; inoltre, esse rendono immobile il fisico con il "controllo" e il "potere". Il potere d'immobilità o sospensione delle vrtti (modificazioni pensative) nel Raja-yoga. Occorre precisare che non si tratta di "passività" fisica o mentale, tutt'altro: è proprio in tali condizioni che la coscienza è più pronta, desta, attenta e meno dispersiva. L'attività della nostra mente è indirizzata verso un muoversi agitato, disordinato, capace di sperpero di energie emotivo-mentali anche quando è impegnata in futili cose. Chi è padrone del proprio pensiero impiega solo un terzo di quelle energie che in via normale vengono impiegate da un individuo che non sa controllare la propria mente. L'attività del nostro corpo costituisce, altresì, un dimenarsi senza scopo; la dissipazione della forza pranica è enorme nel vivere quotidiano, mentre quell'energia dovrebbe sempre essere, in modo sufficiente, disponibile per far fronte a eventi particolari, come malattie e altro. L'incapacità di stabilizzare il flusso pranico provoca uno squilibrio tra l'entrata e l'uscita, tra l'azione centrifuga che va dal centro dell'individuo verso l'esterno e quella centripeta che va dall'esterno verso l'individuo. Rotto l'equilibrio, lo stato energetico diviene precario e, per quanto il magnete ricettore e trasmettitore operi di continuo un certo aggiustamento, tuttavia ne rimane condizionato e spesso deteriorato.

Il pranayama (dominio del respiro) si riferisce al controllo delle forze vitali. Infatti, il respiro è collegato con le energie praniche, per quanto in modo indiretto. Secondo lo Hata-yoga il pranayama svolge un doppio ruolo: da una parte armonizza l'entrata e l'uscita pranica, porta maggiore vitalità al tessuto cellulare, raffforza il fisico in modo eccezionale, superando persino i limiti della sua capacità naturale; dall'altra, favorisce il risveglio di Kundalini - il dinamismo pranico arrotolato nel centro o cakra muladhara alla base della spina dorsale - aprendo così all'aspirante campi di coscienza inusitati e, certo, straordinari.

Alcuni di questi risultati possono configurarsi in quelle che usualmente vengono denominate siddhi (poteri psichici), le quali non danno vera Liberazione o realizzazione (nota: In riferimento ai poteri psichici si veda il capitolo "Le siddhi" nel libro Il Sentiero della Non-dualità di Raphael. Edizioni Asram Vidya, Roma). Esse appartengono ancora al mondo fenomenico e possono alla lunga imprigionare. La problematica dell'essere investe campi di consapevolezza più profondi e richiede un'aspirazione del neofita a mete necessariamente più sacre e spirituali. Un samadhi è un'esperienza di ordine universale che lo Hatha-yoga - se praticato con intelligenza e con un adeguato istruttore - può offrire prodigiosamente.

In ogni modo, l'autentico Hatha-yoga mira a fondere, mediante l'innalzamento di Kundalini, la Sakti con Siva (cakra della base e della testa) e di là poi volare verso lo stato trascendente dell'essere.

(Tratto da "Essenza e scopo dello Yoga", Raphael, Edizioni Asram Vidya, pag 33)

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