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vedanta.it

L'INSEGNAMENTO INIZIATICO AI PIEDI DEL MAESTRO

IL FINE SUPREMO TRAVALICA L'AGIRE

Se di buon grado cede il frutto delle proprie azioni buone a chi gli è caro, di quelle cattive a chi gli è sgradito, chi abbia rinunciato al mondo praticando la disciplina della meditazione ottiene l'Assoluto imperituro.
Naradaparivrajakopanisad III 51

LA TRIPLICE DISTRUZIONE DELL'ILLUSIONE COSMICA

La molteplicità di opinioni possibili circa la realtà assoluta sarà distrutta solo se si studino i trattati; la propensione ad agire sarà distrutta grazie alla percezione diretta di tale realtà; svanirà così anche lo sfarfallio multicolore dell'universo. Ecco come vien meno l'illusione cosmica che vela il Sé.
Varahopanisad II 69

IDENTITA` DEL MONDO E DELL'ASSOLUTO

L'universo è l'Assoluto, e il Sé lo pervade interamente." Io sono una cosa, il mondo un'altra": abbandonando questa perniciosa opinione erronea non sono più possibili costruzioni mentali per l'Assoluto che rifulge eterno. Non vi è più dolore, né illusione, né vecchiaia, e neppure la rinascita.
Mahopanisad VI 12 - 13

INCONSISTENZA DEL MONDO

Il mondo in realtà non esiste. L'Assoluto è sostanziato di perpetua beatitudine, ed è eterno e a sé stante, sciolto da ogni legame. E` infinito, imperituro, quieto. Se pur vi fosse alcunché di diverso da me, sarebbe falso come una fata morgana nel deserto. Se si potesse essere spaventati dalle parole del figlio d'una donna sterile, allora si potrebbe dire che il mondo esiste. Se un maestoso elefante potesse essere ucciso da un corno di lepre, allora si potrebbe dire che il mondo esiste. Se ci si potesse ristorare bevendo l'acqua d'un miraggio, allora si potrebbe dire che il mondo esiste. Se si potesse soccombere sotto i colpi del corno d'un uomo, allora si potrebbe dire che il mondo esiste. Il mondo esiste eternamente solo nella veridica città celeste. Una volta provata la reale esistenza nel cielo del suo essere azzurro, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando si potrà foggiare un gioiello con la madreperla facendola passare per argento, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando un uomo verrà morso dalla fune scambiata per una serpe, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando si potrà spegnere una lingua di fuoco con una freccia d'oro, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando dalle selve impenetrabili dei monti Vindhya si otterranno latticini, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando si potrà cucinare usando come combustibile un pezzo di tronco di banano, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando una bimba appena nata riuscirà a cucinare, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando la lucerna effigiata in un dipinto riuscirà a dissipare la tenebra, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando un uomo defunto da un mese si risveglierà la vita, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando la cagliata tornerà latte, quando il latte una volta munto dalle mammelle di una vacca potrà rientrarvi, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando la polvere della terra si alzerà dall'oceano, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando si riuscirà a impastoiare un elefante infoiato con un pelo di tartaruga, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando il monte Meru verrà squassato dalla fibra d'uno stelo di loto, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando l'oceano sarà legata dalla ghirlanda delle sue onde, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando il fuoco si sprigionerà dall'alto in basso, quando la fiamma sarà fredda, allora si potrà dire che il mondo esiste davvero. Quando dal fuoco sorgerà un loto, quando sulle maestose montagne si troverà lo zaffiro, quando il monte Meru potrà poggiare su di un seme di loto, quando la progenie d'un'ape inghiottirà una montagna, quando il Meru vacillerà, quando una zanzara ucciderà un leone, quando nella cavità all'interno di un atomo potrà espandersi il trimundio, quando il fuoco necessario a bruciare un fuscello durerà in eterno, quando gli oggetti sognati si presenteranno durante la veglia, quando la corrente di un fiume si arresterà, quando un affamato potrà cibarsi di fuoco, quando un cieco nato potrà giudicare con occhio esperto in materia di gemme, quando il figlio d'un eunuco potrà soddisfare una donna, quando si costruirà un carro fatto di corna di lepre, quando una vergine che ha appena partorito sarà di nuovo pronta al rapporto sessuale, quando il parto d'una donna sterile sarà fruttuoso, quando il corvo incederà come un cigno, quando il mulo affronterà il leone ed assumerà l'andatura dell'elefante, quando la luna piena diventerà il sole, quando il sole e la luna non saranno più soggetti alle eclissi, quando i semi torrefatti produrranno raccolto, quando il povero godrà della prosperità dei ricchi, quando il leone sarà sconfitto dalla prodezza dei cani, quando il cuore dei saggi si aprirà agli stolti, quando i cani avranno bevuto l'oceano senza lasciarne una goccia, quando lo spazio sidereo cadrà sul capo degli uomini, quando il cielo cadrà sulla terra, quando i fiori che crescono in cielo spanderanno profumo, quando una foresta che appaia nello spazio celeste prenderà a muoversi, quando uno specchio da solo produrrà un riflesso senza che nulla vi stia di fronte, solo allora si potrà dire che il mondo esiste davvero.
Tejobindupanisad VI 17 B- 99

Il saggio assorbito nella contemplazione dell'Assoluto dovrebbe bandire l'erronea sovrapposizione che lo porta a identificare l'"io" e il "mio" con il corpo e con i sensi, che sono ben diversi dal Sé. Riconosciutosi nelle vesti del Sé individuale, testimone impassibile della mente e di tutte le sue funzioni, il devoto dovrebbe pensare" io sono Quello", cessando di accarezzare l'idea che il Sé si trovi altrove (...) Dal manifestatore divino Brahma giù giù sino al filo d'erba tutte queste sovrapposizioni erronee non son che vacuità: e dunque si deve finalmente giungere a percepire il proprio Sé come compiuto ed esistente il forza di sé solo. Il Sé è Brahma, il Sé è Visnu, il Sé è Rudra, il Sé è Indra: tutto quest'universo è il Sé e non v'è nulla di altro del Sé.
Adhyatmopanisad II 1 - 2, 19 -20

Come per errore si scambia una fune per un serpente, così colui la cui mente è obnubilata dall'ignoranza della verità percepisce il mondo come realtà. E come quando si riconosce nell'oggetto temuto null'altro che un pezzo di corda l'idea illusoria, del serpente cessa di sussistere, così quando si è giunti a conoscere il sostrato d'ogni cosa e perciò l'universo appare in tutta la sua vacuità, al devoto non rimane più alcun residuo di conseguenze di azioni trascorse da scontare, giacché pure il corpo non è che parte di quest'illusoria manifestazione del mondo.
Nadabindupanisad 26b-28

Quella suprema visione che si mostra tra le maglie della triade del soggetto percipiente, di ciò che ven percepito e dell'atto di percepire è tale che non v'è nulla affatto che possa essere ritenuto superiore ad essa, o savio.
Mahopanisad II 69

Ripudia il giusto e l'ingiusto, ripudia tanto la verità che la menzogna.

DISTRUZIONE DEI CINQUE TIPI D'ERRORE

Allora sorse in me questa comprensione, in forza del a visione della cangiante mutevolezza del mondo. Quintuplice risplende ora l'errore, ed ecco come liberarsene. Il primo errore sta nel considerare il principio vitale individuale come separato e distinto dal Sommo Signore. Il secondo consiste nel considerare realtà il soggetto agente. Il terzo sta nel considerare il Sé intimamente ed indissolubilmente connesso ai suoi tre involucri corporei. Il quarto è la perversa convinzione che la causa del mondo sia soggetta a mutamento. Il quinto è l'errore per cui il mondo, in quanto distinto dalla sua causa, vien concepito come un che di reale. Ed ecco che nella coscienza si manifesta allora d'un lampo la distruzione dei cinque tipi di errore. Il primo errore svanisce grazie alla percezione della dipendenza del riflesso dalla superficie riflettente. Il secondo errore vien meno se si pensa alle particelle di colore rosso me per la loro vicinanza paiono chiazzare un cristallo che in realtà resta immacolato. Il terzo errore scompare ponendo mente all'esempio dello spazio, che non è legato al vaso che lo contiene. L'errore che considera il mondo reale in quanto distinto dalla propria causa è distrutto ponendo mente all'esempio del serpente erroneamente percepito al posto della fune. L'errore poi che considera la causa prima come soggetta a mutamento è vanificato riflettendo all'esempio degli ornamenti che, pur diversi, sono tutti fatti solo di oro e di null'altro. Così ho esposto dall'inizio la forma propria dell'Assoluto. Raggiungi dunque così anche tu, o Nidagha, la conoscenza della realtà.
Annapurnopanisad I 12 b-16

Se si porta via un vaso, la stessa sorte non tocca allo spazio che in esso era contenuto, ed è il vaso a essere portato via ma non lo spazio: così si consideri il principio cosciente individuale come simile allo spazio.
Pripuratapinyupanisad V 13

IL SE' E L'ASSOLUTO

Quel che è uno, risplendente, base della potenza del Sé, onnisciente, Signore di tutto, l'intimo Sé di ogni essere, nascosto in ogni essere, scaturigine degli esseri, raggiungibile solo tramite lo yoga, colui che manifesta, sostiene e riassorbe l'universo, quegli è il Sé. Sforzati di conoscere la varietà dei mondi entro al Sé. Non affliggerti: se conoscerai il Sé giungerai al termine del tuo patire. (...) Così disse il sacerdote: "Giacchè accresce a fa accrescere ogni cosa, prende il nome di supremo Assoluto"." E perché mai vien anche detto Sé?" "Giacchè ottiene tutto, s'impadronisce di tutto ed è tutto prende il nome di Sé".
Sandilyopanisad II 12 - 15, III 15 - 17

IL SE'

L'insegnamento segreto riporta alcune stanze che riguardano ciascuna il significato di un grande detto. Ciò in grazia del quale si vede, si ode, si afferrano gli odori e si articola verbo, quel che discerne il dolce dall'amore, è noto con il nome di coscienza. La possiedono gli dei dai quattro volti, Indra, gli uomini, i cavalli, i bovini e simili. Una è la coscienza, a partire dall'Assoluto: l'Assoluto è una massa di consapevolezza, presente anche in me. Compiuto, il supremo Sé risiede in questo stesso corpo, che è abilitato a fruire della conoscenza. Rinsaldatosi grazie al ruolo di testimone degli eventi svolto dall'intelletto, rifulgendo viene in essere l'io. Di per sé compiuto, il supremo Sé viene lodato in queste stanze con il nome di Assoluto. Semplicemente pensando "Io sono" io divengo l'Assoluto.
Sukarahasyopanisad III 1 - 4

L'assoluto è Realtà, conoscenza e beatitudine. E` reale perché non soggetto a distruzione. Ciò che non perisce in mezzo a quel che è perituro: nomi, regioni, epoche, cose, cause ciò è detto realtà. Conoscenza è il nome che prende la consapevolezza che non conosce nascita e neppure declino. Infinito è ciò che, al pari dell'oro nelle trasformazioni dell'oro, dell'argilla nelle trasformazioni dell'argilla, del filo in manufatti quali una collana e simili, precede, a partire dall'elemento immanifesto, i diversi sviluppi della manifestazione del mondo, e che è in sé compiuto e sempre accompagna tali sviluppi. Una consapevolezza siffatta prende il nome di infinito. Beatitudine è poi il nome di uno smisurato oceano di gioia che è felicità e consapevolezza, e che si presenta come una prosperità indifferenziata. Ciò che in tal modo è dotato di una siffatta quadruplice caratteristica individuante, che dimora immutabile attraverso regioni, epoche, cose, cause, è noto con il nume di "Supremo Sé"
Sarvasaropanisad IIIe-h/IVa-c

IL LIBERATO

Mi fondo sulla beatitudine insita nel mio intimo, ho smascherato il fantasma delle vane speranze, considero quest'intero universo alla stregua di un trucco da baraccone: come potrebbe la sciagura della rinascita farsi strada in me, che non sono attaccato a nulla?
Maitreyopanisad I 12

LA MEDITAZIONE ASSIDUA

Quando, grazie alla pratica congiunta dell'attento ascolto dell'insegnamento e della contemplazione, il senso della dottrina si manifesta al di fuori di ogni dubbio (...) si ha la meditazione assidua.
Adhyatmopanisad II 34

Tramite la meditazione ci si deve dedicare a trasformare il proprio Sé nell'Assoluto non duale, che è essere, coscienza e beatitudine, e si deve divenire pari a quest'Assoluto che è essere, coscienza e beatitudine: questo è l'insegnamento.
Vajrasucikopanisad 29

Io sono puro, rappresento la facoltà della vista, e sono intimamente esente da mutamenti. Davanti e dietro, sopra e sotto interamente compiuto e perfetto io qui mi contemplo. Non soggetto a nascita né invero a morte o a vecchiaia, immortale, luce di per sé splendente, onnipervadente, io sono imperituro. Non causa e del pari al di là di un mero effetto, immacolato, da sempre e per sempre soddisfatto io mi contemplo.
Muktikopanisad II 74-75

DALLA MEDITAZIONE ALL'INCENTRAMENTO DELL'ATTENZIONE, NEI SUOI VARI GRADI

Si definisce incentramento dell'attenzione lo stato in cui, ripudiata la dicotomia tra colui che contempla e l'oggetto della contemplazione, gradatamente mi medita si fa tutt'uno con l'oggetto della sua meditazione, e rimane immoto come la fiammella di una lampada in un luogo non turbato da vento. Quando la coscienza è sotto il dominio del Sé, le funzioni della mente, che la turbano, non vengono neppure percepite: le si può solo inferire in base al ricordo, giacchè esse sorgono in colui la cui mente è agitata. (...) E i migliori tra quanti conoscono la yoga chiamano un siffatto incentramento dell'attenzione "nuvola di virtù", giacché fa piovere a rovescio a migliaia le gocce del nettare l'immortalità del merito. Grazie ad esso miriadi di impressioni subconscie vanno distrutte senza lasciare traccia, e le conseguenze degli atti, che prendono il nome di meriti e demeriti, vengono eliminate alle radici. Il verbo che prima rimaneva non illuminato ed invisibile, ora risplende come l'essere; e la luce della comprensione si rivela manifesta, come un frutto di mirabolano che stia sul palmo della mano. Quando le impressioni subconscie che nascono dai sensi cessano di prodursi, allora avviene il distacco. L'intelletto raggiunge il suo limite supremo quando l'idea dell'io viene meno. Quando poi le funzioni mentali che turbano la coscienza vengono distrutte, esse non sono più soggette a sorgere di nuovo: quello è il punto oltre il quale cessano le passioni. L'asceta che fruisce di una perpetua beatitudine, il cui sé si sia dissolto nell'Assoluto privo di forma ed esente da qualsivoglia attività, si definisce uno "di salda saggezza." E si dice sia saggio colui che si è purificato immergendosi nell'identità dell'Assoluto e del Sé...
Adhyatmopanisad II 35 - 44

IL FRUTTO DELLE AZIONI COMPIUTE NELLE VITE ANTERIORI

Come un pezzo di legno è portato dalla corrente d'un fiume, ora alla superficie ora verso il fondo, così il corpo è portato dal destino, conformemente al tempo e alle esperienze fatte.
Atmopanisad 18 b- 19 a

Finchè rimane affetto dalla percezione di sensazioni quali il piacere e simili, l'uomo è soggetto alle conseguenze di azioni accumulate anteriormente. L'atto precede invariabilmente il sorgere del frutto ad esso relativo, e non v'è luogo in cui si possa sfuggire all'azione. Tramite la comprensione espressa dalla formula "Io sono l'Assoluto" si distruggono azioni accumulate durante millanta miriadi di nascite precedenti, a quel modo in cui al risveglio le azioni compiute in sogno svaniscono. Un ascet, riconosciutosi privo di attaccamento ed indifferente come lo spazio, non risulta per nulla afflitto da alcuna sua azione in alcun momento. Lo spazio associato ad un vaso non è neppure sfiorato dall'aroma di una sostanza inebriante che sia contenuta in esso: del pari il Sé, per essere associato a delle sovrapposizioni erronee, non è tocco dal merito che par derivarne. L'azione che ha cominciato a far maturare un frutto prima del sorgere della gnosi salvifica non può venir da essa distrutta. Non essendo ancora stato distribuito il frutto
relativo, il caso si presenta simile a quello di una freccia scoccata verso un bersaglio, che non è più possibile richiamare indietro. Infatti un dardo scagliato contro un oggetto che si crede sia una tigre non si arresta solo perché troppo tardi ci si accorge trattarsi invece di un bovino, ma a causa della sua velocità trapassa con violenza il bersaglio. Quando si comprende che il proprio Sé è immune da vecchiaia e morte, come mai ci si potrebbe ingannare credendo in un'inesistente azione iniziata? L'azione iniziata giunge a compimento allorquando si consideri fermamente il corpo come il Sé. Ma la concezione del corpo come il Sé non è affatto auspicabile, e dunque si dovrebbe abbandonarla con l'azione iniziata. Ed infatti attribuire l'azione intrapresa a questo corpo non è altro che una concezione erronea e fallace. Come potrà dirsi reale ciò che risulta erroneamente sovrapposto a qualcos'altro? Come potrà venire in essere qualcosa che è privo di realtà? Come potrà essere distrutto ciò che non è mai nato? Come potrà esservi azione incompiuta per ciò che non è reale? La tradizione sacra parla di azione incompiuta solo in senso esteriore, per soddisfare il dubbio di quegli insipienti che pensano: "Se la conoscenza distrugge i risultati della nescienza dalle radici, come può mai esistere il corpo?"; non già per inculcare nei saggi la nozione dell'esistenza reale del corpo e simili.
Adhyatmopanisad II 49 - 60

Non si sperimentano le conseguenze di azioni incompiute successivamente al sorgere dell'alba della conoscenza dei principi di realtà, a causa dell'irrealtà del corpo e simili, pari alle cose percepite in sogno una volta risvegliatisi. Le azioni note come "intraprese nel corso di nascite precedenti" non sussistono per costui, a causa dell'assoluta inesistenza di quelle stesse altre nascite per quanto lo riguarda. Come il corpo immaginato in sogno non è che una proiezione irreale così accade per chi si considera in stato di veglia dotato di un corpo: come mai potrà venire in essere alcunché di irreale? E Qualcosa che non è giammai venuto in essere, come potrà sussistere?
Nadabindupanisad 22 b- 25 a

L'ESPERIENZA DELLA LIBERAZIONE

Chi conosce se stesso tramite la propria percezione diretta, e percepisce il proprio Sé come un che di indiviso, quegli può dirsi perfettamente compiuto. Egli si trova pienamente a suo agio, e vive con il principio vitale individuale immutabile che dimora nel suo stesso Sé. "Dove se n'è andato dunque il mondo, e donde era venuto fuori, e dove mai andrà a finire? Appena un attimo fa lo vedevo, ora non c'è più: che gran meraviglia! Che dovrei accettare, come sarebbe meglio rifiutare? Che c'è d'altro, di differente da me? In questo immenso oceano dell'Assoluto, ricolmo del nettare di una beatitudine indivisa, non riesco a scorgere, udire o conoscere alcunché. Rimango nel mio Sé, che si presenta come perpetua beatitudine, e sono dotato di caratteristiche proprie solo a me stesso. Privo d'attaccamento io sono, immune da ogni corpo, privo di attributi: Hari io sono! Acquietato, infinito, in me compiuto, Brahma l'antico di giorni io sono! Non soggetto d'azione e neppure oggetto, esente da mutamenti e imperituro io sono, ed appaio come pura luce intellettuale. Svincolato da qualsivoglia legame, Siva l'eterno io sono!"
Adhyatmopanisad II 65 - 70

Io sono l'Assoluto, ch'è essere, coscienza e suprema beatitudine, e null'altro.
Mahopanisad II 11 b

A quel modo in cui lo zucchero pervade interamente la melassa, così io sotto l'aspetto dell'Assoluto non duale pervado interamente il trimundio. Dal demiurgo divino Brahma giù giù fino all'infimo insetto tutti gli esseri trovano in me la loro forma, proprio come le bolle ed altri movimenti dell'acqua come le onde non son che trasformazioni dell'oceano. Come l'oceano poi non desidera per nulla il flusso mutevole delle onde, così io, la forma stessa della beatitudine spirituale, non desidero affatto la soddisfazione dei sensi tramite gli oggetti che sono loro propri. Come chi è dotato di beni di fortuna non concepisce desiderio di essere povero, così io, immerso nella beatitudine dell'Assoluto, non concepisce desiderio di fruire degli oggetti dei sensi. Come infine uno che sia accorto se vede del nettare d'immortalità e del veleno mortale scarta il veleno, così io, avendo scorto il Sé, rifiuto quel che non è il Sé.
Atmabodhopadisad II 13 - 17

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