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Brahmana

I Brahmana  formano la seconda parte dei Veda. E' una letteratura molto vasta, di contenuto quasi unicamente ritualistico: l'attenzione della casta sacerdotale, dalla quale questi libri sono usciti, è tutta incentrata sul sacrificio considerato il supremo fine.

I  Brahmana principali sono l'Aitareyabrahmana e lo Satapathabrahmana..

Questa epoca è contraddistinta da grandi cambiamenti nel pensiero religioso, cambiamenti che influenzeranno permanentemente la storia successiva.

L'enfasi sul sacrificio, l'osservanza degli ordini sociali e gli asrama, l'eternità dei Veda, la supremazia dei sacerdoti, appartengono tutti a questo periodo.

Anche nel Pantheon vedico ci furono dei cambiamenti: lo Satapathabramana fa di Visnu la personificazione dei sacrifici, Siva fa la sua prima comparsa, specificatamente nel Kausitakibrahmana, Rudra chiamato Girisa, diventa "il benefico", Prajapati, il creatore del mondo diviene il dio Supremo identificato a Visvakarman.

Brahmanaspati, il signore della preghiera, diventa il signore degli inni e l'ordinatore dei riti.

Viene precisato il concetto di Brahman; nel Rgveda significa Inno o preghiera rivolta a Dio. Prima rappresentava la forza soggettiva che aiutava il veggente a comporre le preghiere, ora diventa l'oggetto per cui si prega.

Possiamo dire che da causa della preghiera venne a significare il potere del sacrificio, e dal momento che nei Brahmana l'intero universo è considerato come prodotto del sacrificio, Brahman  venne a significare il principio creativo del mondo.

Quando giungiamo ai Brahmana, la filosofia assume un carattere rigido e dottrinale.

I precedenti veggenti vedici che intendevano gli inni come frutto di una condizione ispirata, di un intuizione dell'anima innalzata al di sopra della mente, trasformano questa idea in quella di una rivelazione infallibile; l'autorità divina ed eterna dei Veda viene accettata come un dato di fatto.

Grazie a ciò la classe sacerdotale acquisì un potere sempre più forte, e questo probabilmente ne determinò  l'abbassamento del livello morale. Nonostante questo si trovano tracce frequenti di un alto senso morale e di un sentimento elevato.

L'antica idea vedica del Rta relativa all'ordine delle sfere fisica e morali, viene trasformata nei Brahmana, nel concetto del Dharma dove si riferisce specialmente all'ordine morale del mondo.

Per la prima volta sorge la concezione del dovere; la vita è una serie di doveri e responsabilità e la premessa per una vita Armonica è l'aderenza più stretta a queste regole.

L'uomo ha dei doveri verso gli Dei, verso i veggenti, verso i Manu, ha dei doveri verso gli uomini e verso le creature inferiori, ed è aderendo a questa concezione altamente etica l'ariano può vivere una vita spirituale e religiosa.

In questo periodo viene formulato in maniera più precisa l'Asrama Dharma ovvero gli "stadi di vita" a cui l'uomo ariano deve attenersi per acquisire progressivamente il suo fine ultimo: la Liberazione (Mukti, Moksa). La parola asrama deriva dalla radice sanscrita sram- che significa "sforzarsi, impegnarsi per (a) (raggiungere qualche cosa)" e prevede quattro stadi:

  • Brahmacarin o "studente religioso" che vive nella casa di un maestro, dalla cui viva voce apprendeva i testi sacri della rivelazione, imparando nel medesimo tempo l'obbedienza, il rispetto e il controllo di emozioni e sentimenti e praticando la castità.

  • Grhastha o "colui che sta in casa" (capofamiglia) che deve espletare i doveri sociali e sacrificali menzionati nelle scritture. Il marito e il padre, che eseguiva puntualmente le abluzioni e i riti religiosi quotidiani e allo stesso tempo godeva dei legittimi piaceri di questo mondo.

  • Vanaprastha "uno che dimora nelle selve"; " Dopo aver visto le proprie rughe e le proprie canizie e dopo aver conosciuto i figli dei propri figli" (Manu - smrti), cominciando a percepire la vanità dei beni terreni, l'uomo si ritirava da solo o in compagnia della moglie ai margini del villaggio dedito alla non violenza, alla meditazione ed alla ricerca interiore.

  • Samnyasin l'asceta errabondo, privo di ogni possesso, che, nutrendosi soltanto di ciò che gli venisse spontaneamente offerto, viveva aspirando solamente all'unione con Dio.

Le quattro parti dei Veda, gli Inni, i Brahmana, gli Aranyaka e le Upanisad corrispondono ai quattro stadi di vita dell'ariano vedico.

L'istituzione degli ordini sociali non è l'invenzione di un clero senza scrupoli, ma una naturale evoluzione condizionata dai tempi che si consolidò nel periodo dei Brahmana. In principio non era che un'istituzione sociale, e la sua flessibilità dell'originario ordinamento di classe lasciò il posto alla rigidità della casta.

Nel più antico periodo vedico qualsiasi Ariano poteva diventare sacerdote, e non cera un ordine superiore all'altro, sacerdoti,  guerrieri e commercianti, tutti erano allo stesso livello, ma l'esclusivismo nato dall'orgoglio diventa la base di un sistema catastale verso la soppressione della libertà di pensiero con un conseguente ritardo nel progresso della speculazione. Gli Sudra cioè coloro che osavano ribellarsi e trasgredire le regole era dei fuori casta e venivano esclusi dalle forme di religione più elevate.

Malgrado gli accenni a una religione e a un'etica più elevate, va detto che, nel suo insieme, questa fu un epoca di fariseismo in cui la preoccupazione maggiore era l'adempimento dei sacrifici e non la perfezione della propria anima.

Era necessario riaffermare l'esperienza spirituale, il cui significato principale era stato oscurato da un codice legislativo e da una devozione convenzionale.

Questo compito viene intrapreso dalle Upanisad.

A cura di Lamberto Breccia

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