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Purana

Il dizionario dell’Induismo edito da Ubaldini, definisce il termine Purana con: “Una raccolta di storie dei tempi antichi”. Ciò che ci viene tramandato dai Purana, non deve essere definito leggenda e  necessariamente scartato in quanto “fantastico” o “prodigioso”.
Quando parliamo di storie puraniche, parliamo di storie antichissime, che si  perdono nei meandri del tempo. Tendiamo spesso a datare le storie, con l’età del libro che le riporta. Per esempio: Il Mahabharata è stato “pensato” da Vyasadeva e messo per iscritto da Ganesha, Vyasadeva è vissuto circa 5.000 anni fa, quindi le storie del Mahabharata hanno 5.000 anni. No non è cosi. 
In epoche precedenti non c’era bisogno di scrittura, l’intelligenza e la memoria degli uomini era talmente sviluppata, che bastava ascoltare ciò che il maestro raccontava, per ricordarsi tutto parola per parola. Tutto era tramandato oralmente, con l’avvento del Kali-Yuga, l’era attuale, perdendo di intelligenza, l’uomo per crescere, per conoscere, per continuare a ricordare ha avuto bisogno di libri, quindi è nata la scrittura.

I vari studiosi dei Veda, quindi dei Purana, insistono nel dire che questi sono un grande caos, le cui storie sono prive di ordine cronologico, ma non è così. Le storie dei Purana si datano da sole: In genere all’inizio, o nel bel mezzo della storia, viene dato un riferimento astronomico, per esempio: La Luna si trovava nella costellazione chiamata Rohini, Venere in Purva-Bhadra, Marte in Revati ecc.. Ricercando la posizioni dei pianeti in determinate stelle fisse, troviamo la data, in cui la storia ha avuto luogo.

Quando si parla di miti, o di leggende, si pensa sempre a qualcosa privo di fondamento, questo è il pensiero di chi non comprende che l’universo, i mondi quindi il pianeta Terra, si sviluppa in ere. Si è troppo abituati a pensare che qualche millennio fa gli uomini fossero tutti primitivi. Ma in ere precedenti poteva non essere così. Quindi le storie narrate nei Purana, non hanno nulla di fantastico, nulla di leggendario, ma sono tutte autentiche. Sono storie vissute da civiltà molto più progredite della nostra.

I Purana, o "Antichità", sono vicini a ciò che noi chiameremmo trattati religiosi, dato che contengono, in maniera prolissa, insegnamenti sulla pratica e il rituale, dati sulle festività e i pellegrinaggi, elementi di mitologia. Si assiste così alle lotte della grande Dea contro i demoni, alle avventure guerriere, galanti o ascetiche di Shiva, nonché alla biografia di Krishna. Il loro tema caratteristico, originariamente, era molto diverso. Si trattava infatti di testi con pretese storiche, che cercavano di rintracciare la storia delle dinastie o quanto meno delle genealogie reali sostenendone le basi mediante una cosmogonia e una teogonia che s'inabissava nel cuore di ere mitiche. A poco a poco questi testi, densi di interpolazioni, si sono fatti carico di materiali di qualsiasi provenienza. Alcuni sembra siano stati concepiti dai bisogni di una setta particolare, e infatti i diciotto Purana maggiori vennero classificati dalla tradizione come vishnuiti, shivaiti e brahmanici (dedicati cioè a Vishnu, Shiva, Brahman). Il più celebre di questi testi, anche se non il più antico, è il Bhagavata Purana che descrive la vita dell'eroe divino Krishna, insistendo su quei motivi che potevano sollecitarne la devozione. Questo sarà il testo comune delle sette krishnaite.

La letteratura dei Purana si diffuse grosso modo intorno ai primi secoli della nostra era fino al dodicesimo secolo e forse oltre. Gli autori dei Purana secondari o minori raccolsero inoltre inni litanie, "glorificazioni", di luoghi santi, e altro. A questo genere letterario si possono associare lo Yoga vasishtha, grandioso poema leggendario e filosofico (decimo  secolo?), e il Caturvarga cintamani di Hemadri (tredicesimo secolo), vasta e composita raccolta tra il genere puranico e la Smriti.

 

 

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