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Le Divinità Indù

Il Pantheon delle Divinità indù è estremamente variegato e proprio questa sua ampiezza ha portato parecchi a ritenere l'Induismo una religione politeista. 

Uno studio approfondito mostra invece l'inesistenza di un politeismo, ma piuttosto uno spinto enoteismo. Quando ci si confronta con le forme del Divino in India, occorre considerare che in realtà non esiste una religione indù, ma è l'Occidente che la considera tale perché non è in grado di concepire la molteplicità delle forme del Divino e, soprattutto, non è concepibile la tolleranza religiosa.

Quando vediamo le figure di Ganesha (o Ganapati) o Vishnu, dobbiamo pensare a due distinte divinità, ma a due diversi culti seguiti da persone diverse per etnia, localizzazione geografica, storia e cultura. L'India per certi versi è una contraddizione. E' stata forse l'unico paese al mondo ad avere conquistato l'indipendenza dalla colonizzazione britannica attraverso l'uso del principio della ahimsa (non violenza) grazie all'illuminata azione del Mahatma Ghandi. Ma è altresì vero che subito dopo l'indipendenza si verificarono degli scontri sociali fra i musulmani e gli indù, perché non si riuscì a mantenere integra l'unità nazionale e quella che in passato era un insieme organico di stati, venne suddiviso in India, Packistan e, in seguito, Bangladesh.

I tanti culti si accompagnano a migliaia di dialetti e sottodialetti, a migliaia di sottocaste. Anche il sistema delle caste ha influito sui culti delle genti d'India.

Infatti è vero che esistono 4 caste principali (del sacerdotale, guerriero, commerciante, operaio) più i fuoricasta, ma è altresì vero che ognuna di questa al suo interno prevede migliaia di sottocaste, dipendenti dai luoghi di origine, dalle diverse corporazioni di lavoro, dai dialetti e dagli dei tutelari.

Cercare di spiegare questo aspetto ad un occidentale non è facile, specialmente ad un protestante, mentre forse sarà più facile che un cattolico capisca. Per i cattolici i santi sono delle figure importanti di intermediazione fra il cielo e la terra. Queste figure per taluni acquisiscono una tale importanza che diventano centrali nella devozione e nei culti. Non che il Divino o la sua incarnazione divenga non importante, semplicemente Esso viene adorato attraverso l'adorazione del Santo, considerato a tutti gli effetti una manifestazione del Divino e della sua Volontà.

Si può essere devoti di un particolare Santo, mentre gli altri possono andare incontro ad un totale disinteresse. Ma mai ci verrebbe in mente di non considerarli ugualmente santi, esulano semplicemente dal nostro interesse. Questo avviene perché in Occidente esistono delle Chiese che si sono secolarizzate e organizzate, accettando degli organi centrali di controllo e emanazione della Dottrina a cui tutti si attengono.

L'India, nel corso dei secoli, ha visto nascere migliaia di filosofi realizzati e, tranne pochi (vedere Buddismo e Jainismo), tutti hanno riconosciuto l'autorità dei Veda, dando vita ai sei darshana bramanici (vedere la sezione filosofie di Vidya Bharata). Questi darshana sono i sistemi filosofici dell'India e in essi i vari culti  trovano le radici teologiche.

Contemporaneamente questi rishi o saggi o filosofi o santi o illuminati o realizzati o avatara, così come venivano chiamati dai contemporanei partecipavano (in toto o parzialmente) alla vita sociale delle comunità ove vivevano (anche quando si ritiravano nella foresta o sulle montagne più alte, alcuni mantenevano un contatto con la società attraverso i discepoli che ne diffondevano l'insegnamento. La pura metafisica è difficile da spiegare a chi non abbia affrontato la natura dell'essere, e per una tale opera occorrono particolari qualificazioni, non ultima un disponibilità alla rinuncia agli attaccamenti al mondo profano. La metafisica è un'esperienza diretta, è la vera spiritualità e prescinde da ogni aspetto eruditivo, emotivo o di attività. Se è difficile trasmettere l'esperienza metafisica, è possibile tramandarne la testimonianza attraverso la metafora, la parabola, il mito e quindi la religione.

La percezione del sovrannaturale è una qualità innata nell'uomo, e fin dalla preistoria troviamo l'insorgenza dei culti. L'intuizione dell'esistenza di un ordine superiore che regolasse il mondo e l'intero creato è presto sorta e si è organizzata all'interno delle singole comunità (e poi etnie). Nel tempo alcuni hanno esplorato a fondo questa intuizione e si sono resi conto che questo ordine superiore, che possiamo iniziare a chiamare Dio, non era un qualcosa di separato dal mondo, ma lo stesso mondo ne era la manifestazione e pertanto era raggiungibile anche attraverso una ricerca interiore.

Quindi i culti si sono sviluppati indipendentemente dalla filosofi, ma presto sono stati usati per testimoniare la metafisica del Divino da parte degli illuminati. L'India è un luogo ove esiste ancora la religione primordiale, mantenuta viva nonostante le invasioni che nei millenni hanno portato nuova linfa genetica e culturale.

I rishi riuscirono a mostrare come in ogni culto fosse contenuta la via per accedere al Divino e che quella forma che ogni culto adorava altro non era che una forma della Realtà Assoluta o Dio impersonale.

Di fronte a questi saggi che sostenevano tutti la medesima cosa, fu facile comprendere che gli altri culti adoravano sempre lo stesso Divino in altra forma.

Tranne durante le dominazioni islamiche e la riforma buddista, non c'è mai stata una coincidenza fra potere politico e potere religioso. Infatti la classe dominante in India non è mai stata quella dei bramani, ma quella degli ksatryia, ossia quella dei guerrieri. Nessuno ha mai dichiarato eretiche o sterminato le altre chiese o gli altri oppositori religiosi come sono solite fare le religioni semitiche. Né, a parte la breve parentesi del Buddismo, non è esistito in India il concetto di proselitismo. Nel momento stesso che tutti i culti adoravano lo stesso Dio in forma diversa, non c'era motivo di combattere lotte fratricide ed inutili.

Quando il santo, il saggio, il profeta, il Maestro che vedi come Maestro, come manifestazione del tuo Dio, ti dice che quel tuo Dio è unico ed assoluto e la forma che vedi è solo una delle sue tante, e che quella del tuo vicino è una di queste, non puoi combattere il tuo vicino in nome di questa forma, né tanto meno cercare di convincerlo che la tua forma è la migliore: si tratta solo di forme.

Questo ha permesso ad un enorme sviluppo di forme del Divino, a cui i poeti e mistici hanno cucito intorno storie e parentele, per mostrare come tutte fossero sempre e solo Una.

Bodhananda

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