Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione.

vedanta.it

Articoli

D. Raphael in "Oltre l'illusione dell'io" scrive a pagina 22: «[...]Se certe qualificazioni non ci sono ancora, con la tecnica dell'evocazione si possono propiziare. Tutto è in noi, ma molte cose sono a livello potenziale, occorre richiamarle all'attualità».

Qualcuno sa spiegarmi cosa intende Raphael per “tecnica dell'evocazione”?

R. Si vedano i brani seguenti:

36. Il nome e la forma presi a sé non hanno alcun valore. Il nome non è altro che la denominazione di una Forza, di un'Energia di una realtà retrostante.

Ad esempio, si attribuisce ad una certa energia-realtà il nome di "elettrone".

Il nome scisso dalla realtà nominata è un puro niente. Così la forma (immagine, figura, sembianza, effigie) designa la configurazione, la conformazione, l’aspetto di quella realtà.

Se, in fondo, il nome e la forma sono semplici rappresentazioni mentali ciò che essi designano è, invece, reale. 

Chiamare con il suo giusto nome una cosa significa stimolarla, renderla attiva, responsiva. Così, chiamare un individuo per nome significa metterlo in condizione di rispondere.

Sotto questa prospettiva possiamo parlare di INVOCAZIONE che, a sua volta, suscita un'EVOCAZIONE.

Si vogliono intendere questi due termini in un senso speciale, non in quello che comunemente hanno. Chi comprende la "legge dell'Invocazione" e dell'Evocazione può "dialogare con la Vita”. 

È ovvio che se si tratta di un individuo umano per evocare in lui una risposta occorre solo invocarlo col suo nome pronunciato verbalmente, con la voce, col suono vocale, perchè è con questa modalità che egli recepisce l'invocazione.

Ciò implica che ogni livello, sfera di vita o piano esistenziale, si esprime con il suo linguaggio (suono) e con la sua forma (colore).  

[...]  La scienza dell'Invocazione-evocazione, essendo di ordine vibratorio, di giusta posizione coscienziale, di giusto ritmo, non può essere insegnata a tutti.

Essa implica un'adeguata qualificazione perché è anche frutto di intuizione. Così, occorre non porsi "di fronte" alla Forza-legge, ma essere quella Forza-legge, incarnare, incorporare, annettere quella Forza, soprattutto se si tocca il mondo dei Princìpi senza-forma.

[...]  La Coscienza-Tiphereth svelata dai più grandi Avatara ha portato sul piano fisico l'energia bipolare coesiva-selettiva.

Gesù disse che, oltre all'Amore universale aveva portato anche la spada. Śamkara ha portato sul piano fisico la Conoscenza coesiva e unitiva, ma anche una rivoluzione, e così è stato anche del Buddha; però le loro azioni sono state in armonia con l'Ordine universale mentre in molti loro seguaci vi è stata più energia selettiva, disgregante, individuata, e a volte oppressiva (Geburah squilibrato ). 

44. È bene ricordare che evocare le sephiroth Chesed o Geburah senza prima armonizzare le proprie energie individuate significa iperstimolare certe correnti energetiche che operano nella nostra spazialità psicofisica; significa portarsi senza accorgersene verso il dominio delle Qelippoth; è così che si è costretti nell'unilateralità espressiva maniaco-sessuale, sentimentale-passionale o concettuale-rappresentativa. 

Si vuole ancora insistere che mèta immediata dell'iniziando cabbalistico è l'evocazione della sephirah Tiphereth e dell'Intelligenza Raphael che presiede a tale sephirah. 

Tiphereth esprime Bellezza, che è ordine, euritmia e sacrificio perché si dona, si offre e si concede affinché le "tenebre possano risplendere".

Tiphereth è dominato dal sole e rappresenta la prima Iniziazione maggiore; con l'occhio di Tiphereth si vede l'universo-vita in termini di Armonia, di Accordo, di Ordine e di Comprensione.  

***

La totalità universale costituita da visva, taijasa e prajna, dunque, non è altro che quanto esprime la sillaba Om, dal momento che nessuna reale distinzione può intercorrere tra il nome e il nominato e anche perché di fatto non è dato di conoscere tra loro alcuna sostanziale differenza. 

Per svelare e realizzare il sostrato, i piani e gli stati anzidetti devono essere riunificati, sintetizzati e compresi, quindi integrati e trascesi. 

Al di là del concetto mentale e della sua espressione verbale v'è il sostegno coscienziale: il "nome", coscientemente pronunciato, è suono-vibrazione intimo che ci pone in sintonia con il "nominato" poiché ne è emanazione diretta, riflesso trasposto e nota armonica. 

Ed è per questo che, integrando la relazione armonica e portandoci in rapporto di unisono, attraverso l'evocazione coscienziale del "nome", con il "nominato" ci si può risolvere consapevolmente in esso realizzando la perfetta identità. 

La totalità universale rappresenta l'unità la quale trascende e comprende insieme l'indefinita possibilità di scissione, suddivisione e vibrazione. 

La sillaba Om, nel suo aspetto "sonoro", esprime questo Essere universale o Brahman qualificato quale sintesi delle indefinite modalità di esistenza che nell'unità sono contenute.  

 

Fonti: Raphael, La via del fuoco secondo la Qabbalah, ed. Asram Vidya e Shankara, Pancikarana Varttika - Commento di Raphael al sutra 46, In Opere Minori Vol. 1 , edizioni Asram Vidya (ora: Śankara, Opere brevi, Parmenides)

Vidya Bharata - Edizioni I Pitagorici © Tutti i diritti riservati.  
Tutti i diritti su testi e immagini contenuti nel sito sono riservati secondo le normative sul diritto d’autore.

Chi è online

Abbiamo 48 visitatori e nessun utente online

Sei qui: Home