Mentre vi impegnate nel campo spirituale, prendete con voi il Signore stesso come protettore.
Per infondere coraggio nel bambino, la madre lo persuade a fare pochi passi e curve ma non lo lascia mai cadere;
se il bimbo inciampa e sta per perdere l’equilibrio, ella si affretta dietro di lui e lo prende prima che cada.
Anche il Signore ha gli occhi fissi sull’individuo e tiene in mano il filo dell’aquilone che è l’umanità;
a volte può tirarlo o allentarlo ma, qualunque cosa Egli faccia, siate fiduciosi e tranquilli perché è Lui che tiene il filo.
Questa fede si concreterà in un desiderio innato e vi colmerà con l’essenza dell’amore.
Il filo è il legame dell’Amore e della Grazia, voi siete l’aquilone legato al Signore;
guadagnate del merito fecondo in modo che quel legame sia saldo e cresca.
[Satya Sai Baba, brano tratto da Prema Vahini, cap. 29, Collana Vahini, Mother Sai Publications]
Il 24 aprile si ricorda il mahasamādhi di Sai Baba che se ne è andato nel 2011.
Nello stesso anno persi due padri, quello del corpo e quello dello spirito, nati entrambi nel 1926.
In realtà l'idea di perdere qualcuno è fuorviante. Dove mai potrebbero andare? Questa idea separativa di un aldiqua e un aldilà sarebbe da integrare e superare. Testimoniare l'unione nella presenza e non piangere l'assenza.
Se è presenza come potrebbe essere assenza se non in un orizzonte duale che alterna luce e oscurità?
Chiudo con alcuni versi di un fratello che trovo particolarmente evocativi di quella Luce autorisplendente che non ha certo necessità di un corpo per continuare a manifestarsi.
Con l'augurio che l'aquilone salga alto nel cielo di ciascuno, libero e capace di danzare nella corrente del vento.
shanti
Quando l'onda si frange sugli scogli sembra disperdersi nel vento.
Il grande mare non se ne cura.
Il sole sorgerà anche domattina.
E sorgerà, identico a se stesso fin quando vi sarà un occhio che discrimini la luce dall'oscurità.
E' la percezione della luce che vien meno, non la luce in sé. (r. )