
Vaishampayana disse: 1. Fu allora che Shakra (Indra), riempiendo ovunque di fragore il cielo e la terra, s' avvicino col suo carro al figlio di Pritha (Yudhishthira) e lo invitò a salirvi.
2-6. E il re del dharma Yudhishthira, bruciato dal dolore per aver visto cadere i suoi fratelli, queste parole disse al Dio dai mille occhi: "Fà che vengano con me i miei fratelli che sono caduti quaggiù. O Signore dei sura, io non desidero andare in cielo senza i miei fratelli! E venga con noi anche la principessa tenera come un gelsomino, che merita la felicità, o Purandara; degnati di concederci questo".
Shakra disse: "Vedrai i tuoi fratelli in cielo, dove sono andati tutti prima di te, insieme a Krishna. Non affliggerti, o toro fra i discendenti di Bharata! Essi vi sono giunti dopo essersi liberati dal corpo umano. Ma tu andrai in cielo con questo corpo, siine certo!"
Yudhishthira disse: 7-16. "Questo cane, o signore di quel che è stato e di quel che sarà, mi è stato sempre devoto. Lascialo venire con me: il mio cuore ne ha compassione!
Shakra disse: "Tu hai ottenuto oggi, o re, una condizione immortale e pari alla mia, tutta la prosperità possibile, un grande successo e le gioie del cielo. Abbandona dunque questo cane: non vi è nulla di crudele in questo!"
Yudhishthira disse: "O nobile Dio che hai mille occhi, ben difficilmente tale atto ignobile può essere compiuto da un uomo nobile. Ch'io non debba aver a che fare con quella prosperità, se per ottenerla io debba abbandonare una creatura fedele".
Indra disse: "Nel mondo del cielo non vi è posto per chi ha un cane. Esseri divini colmi di collera (krodhavasha), gli sottraggono il merito ottenuto con riti sacrificali e opere pie. Perciò rifletti ed agisci di conseguenza. Abbandona questo cane: non vi è nulla di crudele in questo!"
Yudhishthira disse: "Si dice che l'abbandono di una creatura devota e fedele sia un gravissimo peccato, pari nel mondo all' atto di uccidere un brahmano! Per questo io oggi non abbandonerò in alcun modo questa creatura, o grande Indra, per mero desiderio della mia personale felicità. Una creatura spaventata, che mi è devota, che è tormentata perchè non ha altro rifugio, che si è rivolta a me, che è misera ed incapace di proteggere se stessa, che desidera salvare la propria vita: possa io compiere ogni sforzo per non abbandonare mai una simile creatura, neppure a costo della mia stessa vita. Questo è sempre stato il mio voto".
Indra disse: "Quel che è donato, quello che è offerto in sacrificio e quel che è versato nel fuoco come oblazione, se è visto da un cane, i Krodhavasha lo portano via. Abbandona dunque questo cane: grazie all' abbandono del cane otterrai il mondo dei Deva. Dopo aver abbandonato i tuoi fratelli ed anche la tua amata sposa Draupadi tu hai ottenuto quel mondo grazie alle tue azioni, o eroe. Perchè dunque non abbandoni anche questo cane, tu che hai lasciato tutto? Tu oggi sei smarrito."
Yudhishthira disse: "Nei vari mondi vi è questa certezza: non vi è amicizia e neppure inimicizia coi mortali che sono morti. Non potevo certo ridare loro la vita, e solo allora li ho abbandonati, non quando erano vivi. Abbandonare nel pericolo chi ha cercato in te rifugio, uccidere una donna, portare via ad un brahmana quel che è suo, tradire un amico: queste quattro cose e l' abbandono di una creatura devota e fedele, o Shakra, sono uguali per me."
Vaishampayana disse: 17. Quand'ebbe ascoltato queste parole del re del dharma, il Signore Dharma in persona, pieno di gioia, si rivolse a Yudhishthira, vero Indra tra gli uomini, con dolci parole risuonanti di lode iI Signore Dharma disse:
18-22. "O Indra fra i re, tu sei nato con la saggezza e l' atteggiamento di tuo padre (Dharma stesso), e con questa compassione verso tutte le creature, o discendente di Bharata! Ti ho esaminato una prima volta, o figlio, nella foresta del Dubbio, dove i tuoi coraggiosi fratelli furono colpiti a causa dell' acqua, e dove tu, rinunciando a entrambi i tuoi fratelli Bhima ed Arjuna, scegliesti la vita di Nakula, mostrando così di voler considerare uguali le vostre due madri. Ed ora, pensando che questo cane ti è devoto, hai rinunciato al carro divino; per questo non vi è nessun re che ti sia pari nel cielo. Tu hai quindi diritto di godere col tuo corpo dei mondi imperituri, o discendente di Bharata: hai conseguito la più alta meta divina."
