Mauro ha scritto: ↑11/03/2018, 15:31
ortica ha scritto: ↑11/03/2018, 11:57
Fede79 ha scritto: ↑11/03/2018, 10:38
Nel Buddhismo si dice che tutto è illusione,i desideri,i pensieri,perfino l'uomo stesso.Ma la mancanza di lavoro,la mancanza di una donna come fanno ad essere delle illusioni?Non sono segni tangibili?
Questo non è un forum buddhista.
Ti consiglio di chiedere altrove, per esempio
qui.
Il concetto di "illusione" non è esclusivo della tradizione buddhista, ma anche di quella hinduista.
Shankara parla di "apparenza".
La cosmologia vedanta si basa su tale concetto (vivartavada).
Quindi non è necessario alcun dirottamento in altri lidi.
La domanda di Fede, piuttosto, mi pare insista su un argomento (donne e lavoro che mancano), che non può trovare risposta in un forum metafisico, ma piuttosto in una bacheca di annunci online.
Fede79 ha scritto: ↑12/03/2018, 9:41
Ma io dico sul serio,chiedo un consiglio come si fa a non essere frustrati e depressi quando ti manca il lavoro,la donna,morale a pezzi?
Proviamo un attino a calarci dalla teoria alla pratica, visto che chiedi un consiglio.
Ti parlo testimoniando i metodi pratici che ho utilizzato (e ancora utilizzo) quando mi sono trovata a dover sciogliere un gomitolo della mia vita particolarmente intricato. Questo "lavoro" mi ha tenuta "sotto tiro" per un anno e mezzo e ho dovuto far fronte alle problematiche e al morale a pezzi utilizzando le risorse e le conoscenze che avevo a disposizione, metterle in pratica.
In realtà è un lavoro che prosegue, la sadhana in fondo è la vita, grande maestra, un po' severa a volte.
In quel periodo sono stata sostenuta dall'esterno, dal sanga e dal dharma (per dirla alla buddhista), ossia dai fratelli e le sorelle di percorso e dall'insegnamento ricevuto. E provo gratitudine per i doni e il sostegno che ho avuto.
Essendo io di formazione "mista" buddhista e vedanta, mi permetto di suggerirti metodi pratici di entrambe le visioni (darshana), visto che cerco di integrarle e non di viverle in contrapposizione.
Nel buddhismo si dice all'aspirante di trovare i "mezzi abili" per liberarsi dalla sofferenza intrinseca nella nascita in un corpo umano . Avendo fiducia e rimanendo con i piedi sull'ottuplice sentiero tracciato dal Buddha e mantenedo la consapevolezza che è possibile la fine della sofferenza scoperta la sua origine, che essenzialmente risiede nel desiderio e nella mente che lo partorisce senza posa.
Sono le quattro nobili Verità su cui fa perno la visione buddhista.
1. "La sofferenza"
2. "L'origine della sofferenza"
3. "La cessazione della sofferenza"
4. "La via che porta alla cessazione della sofferenza"
Nel vedanta il sentiero suggerito è quello dell'auto-conoscenza che porta progressivamente a silenziare la mente che tende a vedere il mondo attraverso occhiali o rosa o neri, in costante sbilanciamento. La mente è come uno strumento musicale, è necessario accordarlo altrimenti stona, sia negli assoli che nelle orchestre.
Nel vedanta, e nello yoga darshana, si invita ad attenzionare lo sbilanciamento causato dalle attrazioni (mosse dal desiderio di avere gioia e pienezza nella vita) e la repulsione (mossa dal desiderio di non avere ostacoli nella ricerca di questa felicità).
Cosa possiamo fare in pratica?
Intanto utlizzare la focalizzazione sul respiro che entra ed esce dal corpo in un flusso che si interromperà solo quando esaleremo l'ultimo respiro abbandonando definitivamente l'involucro fisico.
"Respira, sei vivo!"
E' un metodo meditativo e introspettivo semplice all'apparenza, ma spesso ci dimentichiamo che stiamo respirando (tanto è un processo automatico) perchè siamo troppo impegnati a proiettare la nostra mente nel mondo, facendosi sempre nuovi film: ora rosa, ora neri.
Quindi, di tanto in tanto durante la giornata è importante tornare al respiro e fare qualche bel respiro profondo, pieno e poi espirare con convinzione, svuotando.
Nel vedanta si applica lo stesso metodo utilizzando il mantra: So (inspiro) ham (espiro) [io sono l'Essere].
Inspiro la Luce, la Potenza della Vita, la sua pura Essenza, ed espiro me stesso, come un fumo nero, mi svuoto e mi libero.
Altro metodo utilizzabile è meditare sull'impermanenza di ogni forma vivente e sull'interdipendenza tra tutte le forme in un interscambio di servizio l'una all'altra. Se scrivo su questa tastiera ho un legame con chi l'ha assemblata, impacchettata, venduta.
In un foglio di carta ci sono anche gli alberi, la terra e le nuvole di pioggia che li hanno nutriti, oltre che i fabbircanti di carta e i taglialegna.
Nel vedanta si attenziona la transitorietà del divenire per focalizzarsi sul Puro Essere che non subisce mutamenti, nè è condizionato da tempo, spazio e cause. Si comprende che pur se siamo delle onde siamo anche il mare da cui si sono mosse.
In pratica, nel Vedanta si invita a focalizzare sulla domanda interiore: "Chi sono io?" e le risposte suggerite sono quelle che focalizzano su cosa
non sono: "Io non sono questo corpo, questa mente ossessionata, non sono queste emozioni contrastanti, chi sono?"
Sempre una bella domanda, aiuta, secondo me, a spostare lo sguardo e a uscire dai loop mentali che la mente crea e poi non sa distruggere.
Allena all'impermanenza, al distacco, all'accettazione degli eventi.
La mente cade a volte in un imbuto stretto e se non diventa sottile non ne esce.
Come si fa a far dimagrire la mente? Provando a osservarla come un bambino cattivo e farla giocare con qualcos'altro, ecco perchè si consiglia di focalizzarla sul restiro spontaneo o su una formula, un mantra (ciò che dirige la mente altrove).
Spero di averti dato dei consigli pratici, applicabili, tenendo sempre conto che dall'esterno, dagli altri, si possono ricevere sì dei consigli, ma il lavoro è tutto nostro. Nessuno lo farà per noi.