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Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Teoria e dottrina.
scriba
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Re: Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Messaggio da scriba » 08/05/2017, 20:25

Mauro ha scritto:
08/05/2017, 20:21
Suggerisco più yoga e meno yogurt nella dieta....
A chi?

Mauro
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Re: Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Messaggio da Mauro » 08/05/2017, 20:43

scriba ha scritto:
08/05/2017, 20:25
Mauro ha scritto:
08/05/2017, 20:21
Suggerisco più yoga e meno yogurt nella dieta....
A chi?
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cannaminor
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Re: Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Messaggio da cannaminor » 09/05/2017, 7:38

scriba ha scritto: Posso capire molti dei punti che spieghi, ma non riesco a capire a cosa dovrebbero servirti le eventuali risposte.
Se uno domanda, pone una domanda, chiede, etc, solitamente implicita nella domanda stessa e domandare c'è un desiderio di conoscere, di capire, di comprendere. Quindi per rispondere al tuo non capire a cosa dovrebbero servire le eventuali risposte, rispondo che servono a capire, comprendere, conoscere ciò di cui sto domandando. Perchè voglio conoscerlo? Perchè la gente (e io tra questa) vuole conoscere, capire, comprendere?

Direi (palesemente) che si vuole conoscere, capire, comprendere per in ultimo capire conoscere comprendere se stessi per il tramite di un confronto con l'altrui testimonianza, visione, descrizione, risposta alle domande poste.

Detto altrimenti una domanda implica un desiderio di conoscenza, si vuole conoscere ciò di cui si sta domandando. Lo si vuole conoscere perchè?
Perchè di solito la mente umana anela alla conoscenza del mondo che la circonda, tutta la scienza, le arti e quant'altro è un atto di conoscenza. Si conosce per un atto di confronto con se stessi, di ciò che si ha dentro se stessi, almeno per mia esperienza è così. Il dato esterno, derivante da mia visione o risposta a domanda posta che sia, viene ri-conosciuto per un atto di confronto con la propria coscienza. Prendo quel dato lo confronto con quanto ho in coscienza (molto spesso dati mnemonici, il database coscienziale di cui dispongo) e vedo ne verifico la conoscenza, se è già un dato acquisito e compreso oppure no. È un mero processo mentale che credo tutti noi si porti in atto tutti i santi giorni. Tutti noi conosciamo e ci conosciamo tutti i giorni per il solo e semplice vivere. Le domande sono una modalità di condivisione della visione altrui, della coscienza altrui, dell'essere altrui, che si cerca appunto di capire, comprendere, conoscere per il tramite del confronto con la nostra coscienza.

Chiedere il perchè di un perchè, ovvero replicare a domanda con domanda, non mi pare sia di grande utilità, perchè non ti risponde di nulla se non della motivazione una e unica che ti ho appena spiegato sopra del domandare in senso lato e generale.

Ogni domanda posta chiede una risposta e la risposta serve ad un atto di conoscenza di chi ha posto la domanda. Tutto qui, sempre e comunque.

Oppure tu quando poni domande le poni per altri fini e scopi che non quello di avere una risposta e così sapere conoscere ciò che hai chiesto?

Io non ho altri fini, nel mio agire e pensare sono lineare e diretto, non ho mai amato gli arabeschi mentali, se domando è perchè desidero sapere e conoscere ciò di cui domando, quindi una risposta, e questa come già detto mi serve per conoscere, comprendere, sia l'altro da me (di riflesso, indirettamente) ma sopratutto me stesso per confronto e ri-conoscimento diretto. Spero di aver risposto ai tuoi perchè.

Mauro
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Re: Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Messaggio da Mauro » 09/05/2017, 7:55

Come è vero quello che dici, cannaminor.
Nelle relazioni sociali- avrai notato- prevale il sospetto e la mancanza di fiducia.
Si pensa spesso quali siano "i fini" per cui uno fa o dice una cosa, quasi che vi fosse sempre un "secondo fine" che esuli dal semplice risultato di ciò che uno fa o dice.

Ti faccio un esempio, che avrei altrimenti postato sul mio diario.
Recentemente litigo con un mio amico per motivi futili, ma legati a questa incomprensione di fondo. Io tentavo di fare con lui alcune riflessioni sulla crudezza della natura avendomi lui invitato a vedere una infiorata a Viterbo. La mia risposta, che in soldoni si può riassumere nella frase "non c'è rosa senza spine", viene interpretata come una presa per il culo, e mi risponde picche.
Conclusione: per quel weekend non ci vediamo.
Il weekend successivo facciamo pace e andiamo a mangiare una pizza, io, lui e il suo ragazzo. Tutto bene. Il giorno dopo mi invitano a Viterbo ma ho da lavorare e quindi declino l'invito.
La sera il ragazzo (che peraltro conosco da 25 anni), mi invia un sms nel quale scrive: "ci sei mancato, in maniera diversa dalla volta scorsa, ma ci sei mancato".
Io gli rispondo, ingenuamente: "in che modo diversa rispetto la volta scorsa"?
Lui, piccatissimo: "Ah, che mi prendi per il culo?"

Questo per dire, cannaminor, che non stiamo nella testa degli altri. Io, come te, se faccio una domanda, genericamente è per conoscere. Molte persone, con una mentalità più complessa, la elabora diversamente, pensando a fini diversi.
Il metodo del "rasoio di Occam" non è granchè utilizzato, complice peraltro la virtualità dei dialoghi.

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cannaminor
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Re: Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Messaggio da cannaminor » 09/05/2017, 8:19

Mauro ha scritto: Questo per dire, cannaminor, che non stiamo nella testa degli altri. Io, come te, se faccio una domanda, genericamente è per conoscere. Molte persone, con una mentalità più complessa, la elabora diversamente, pensando a fini diversi.
Il metodo del "rasoio di Occam" non è granchè utilizzato, complice peraltro la virtualità dei dialoghi.
No, non stiamo nella testa degli altri, questo almeno è per me un dato acquisito, onde per cui ne segue quale diretta conseguenza logica, che se voglio sapere-conoscere ciò che sta nella testa degli altri la via più diretta (logica) ed immediata è quello di domandarglielo. Inferire, immaginare, supporre cosa gli altri pensano credano vogliono anelano etc è sulla soglia dell'arte divinatoria e profetica comunque di certo non alla mia portata e possibilità.

Constato invece che questo inferire e credere spesso e volentieri di sapere cosa gli altri hanno nella testa, quali le loro motivazioni e perchè e percome, e crederle di averle acquisite e note e conosciute con certezza, senza nemmeno sforzarsi di chiederle (e ricevere risposta dal diretto interessato) è pratica molto in uso e frequente nel mondo.

In tutta franchezza non so su quale base e logica uno possa operare e agire così, ovvero di presumere di sapere sempre come e cosa gli altri siano e sono e pensano, averne proprio certezza tanto da poter affermare tizio pensa questo, vuole quello, anela a quell'altro è motivato da questo quello e quell'altro, io davvero resto meravigliato, stupito quasi ammirato di tanta sicumera e certezza dell'altrui testa e del suo contenuto.

Io presumo e inferisco un sacco di cose, non sto dicendo che la mia mente sia diversa nel suo operare, ma da qui ad averne e porne base e certezza che così sia, ce ne passa. Resto invece fedele alla domanda e domandare, se e quando posso e se e quando ovviamente ricevo risposta, per sapere conoscere l'altrui testa e pensiero e motivazioni. Mi sembra il modo più pratico, diretto ed anche veritiero o comunque più prossimo alla verità delle cose e della testa altrui, quello di chiederlo (al diretto interessato) piuttosto che immaginarmelo, inferirlo, e supporlo io di testa mia. Per non parlare poi dei giudizi e del giudicare che spesso ne segue al proprio inferire, immaginare supporre del contenuto della testa altrui, azione e pratica ancora più deleteria e distruttiva della prima.

Ma non è più semplice chiedere e porre la domanda, se ce ne è la possibilità, e riceverne la risposta? Semplice diretto lineare. Perchè mai uno deve complicarsi la vita che già di suo è abbastanza complessa e difficile da capire, comprendere, conoscere, con delle variabili aggiuntive quanto inutili alla chiarezza, linearità e trasparenza.

scriba
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Re: Riflessioni su "dialoghi dIstruzione I"

Messaggio da scriba » 09/05/2017, 10:56

cannaminor ha scritto:
09/05/2017, 7:38
scriba ha scritto: Posso capire molti dei punti che spieghi, ma non riesco a capire a cosa dovrebbero servirti le eventuali risposte.
Se uno domanda, pone una domanda, chiede, etc, solitamente implicita nella domanda stessa e domandare c'è un desiderio di conoscere, di capire, di comprendere. Quindi per rispondere al tuo non capire a cosa dovrebbero servire le eventuali risposte, rispondo che servono a capire, comprendere, conoscere ciò di cui sto domandando. Perchè voglio conoscerlo? Perchè la gente (e io tra questa) vuole conoscere, capire, comprendere?

Direi (palesemente) che si vuole conoscere, capire, comprendere per in ultimo capire conoscere comprendere se stessi per il tramite di un confronto con l'altrui testimonianza, visione, descrizione, risposta alle domande poste.

Detto altrimenti una domanda implica un desiderio di conoscenza, si vuole conoscere ciò di cui si sta domandando. Lo si vuole conoscere perchè?
Perchè di solito la mente umana anela alla conoscenza del mondo che la circonda, tutta la scienza, le arti e quant'altro è un atto di conoscenza. Si conosce per un atto di confronto con se stessi, di ciò che si ha dentro se stessi, almeno per mia esperienza è così. Il dato esterno, derivante da mia visione o risposta a domanda posta che sia, viene ri-conosciuto per un atto di confronto con la propria coscienza. Prendo quel dato lo confronto con quanto ho in coscienza (molto spesso dati mnemonici, il database coscienziale di cui dispongo) e vedo ne verifico la conoscenza, se è già un dato acquisito e compreso oppure no. È un mero processo mentale che credo tutti noi si porti in atto tutti i santi giorni. Tutti noi conosciamo e ci conosciamo tutti i giorni per il solo e semplice vivere. Le domande sono una modalità di condivisione della visione altrui, della coscienza altrui, dell'essere altrui, che si cerca appunto di capire, comprendere, conoscere per il tramite del confronto con la nostra coscienza.

Chiedere il perchè di un perchè, ovvero replicare a domanda con domanda, non mi pare sia di grande utilità, perchè non ti risponde di nulla se non della motivazione una e unica che ti ho appena spiegato sopra del domandare in senso lato e generale.

Ogni domanda posta chiede una risposta e la risposta serve ad un atto di conoscenza di chi ha posto la domanda. Tutto qui, sempre e comunque.

Oppure tu quando poni domande le poni per altri fini e scopi che non quello di avere una risposta e così sapere conoscere ciò che hai chiesto?

Io non ho altri fini, nel mio agire e pensare sono lineare e diretto, non ho mai amato gli arabeschi mentali, se domando è perchè desidero sapere e conoscere ciò di cui domando, quindi una risposta, e questa come già detto mi serve per conoscere, comprendere, sia l'altro da me (di riflesso, indirettamente) ma sopratutto me stesso per confronto e ri-conoscimento diretto. Spero di aver risposto ai tuoi perchè.
Grazie, perché mi hai descritto come funziona il tuo "meccanismo".
Il fatto è che come dici anche tu, credo che i meccanismi siano diversi per le varie persone, sebbene possano esserci molti aspetti in comune. Sistemi operativi diversi per computer simili, può funzionare come paragone? (non me ne intendo).

Per quanto riguarda il mio meccanismo (solo di questo posso parlare), la comprensione passa per i perché solo in certi casi e in certe situazioni. La maggior parte delle volte vedo che la comprensione, per quanto mi riguarda, avviene meglio tramite l'osservazione con sospensione di giudizio.

Anche io sono lineare e diretta. Ho chiesto i perché ai tuoi perché sia perché non capivo e volevo comprendere, sia per provare a entrare nella tua modalità, quella che descrivi. Non capendo, chiedevo il perché. In effetti mi hai risposto e ho capito. In questo caso ha funzionato. Stesso sistema operativo :D

Quello che posso testimoniare è che invece in altri casi non mi serve chiedere perché, mi basta osservare e sospendere il giudizio e capisco lo stesso e meglio, ovvero comprendo.

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