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meditazione-osservazione "pura"

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blue_scouter
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meditazione-osservazione "pura"

Messaggio da blue_scouter » 23/02/2024, 23:39

Rileggevo uno dei sutra più significativi di Rapahel, che potrebbe essere considerato - a mio parere - l'inizio e la fine della sadhana, e mi sono accorto di non averlo capito sino in fondo. Così chiedo "aiuto" in questa sede. Riporto prima il sutra (tratto da La triplice Via del Fuoco, pp. 31 e ss.) e poi la domanda. Ovviamente ho fatto dei tagli per ragioni di sintesi.

«Siediti, rendi quiescente la tua mente e medita profondamente su ciò che ti sospinge a pensare [...] Segui l'energia di piacevolezza o di sofferenza, osserva il tutto come potresti osservare un oggetto esterno che ti sta di fronte. [...] L'osservazione dev'essere diretta alle "reazioni", alle istanze che nascono in te da un determinato stimolo, più che allo allo strumento di contatto del centro mercuriale. Nella pura osservazione, il fuoco mentale deve tacere; la discorsività impedisce la pura osservazione [...] Né devi perderti nell'oggetto di osservazione; [...] per osservare occorre che ti poni nella giusta distanza focale dal dato di osservazione: se vi è troppa distanza il contenuto rimane sfocato (c.d. bilanciamento o "messa a fuoco"»

Le difficoltà qui sono tre:
- far tacere la mente, (difficolta ovvia);
- mettere a fuoco (o bilanciare) l'osservazione;
- riuscire ad osservare le reazioni ad uno stimolo in una situazioni di assenza di stimoli esterni e mentali.
Vale a dire: se io mi siedo, da solo, nella mia stanzetta a meditare - quindi non in una situazione di vita attiva e senza particolari distrazioni - come posso osservare le reazioni dei vari centri mercuriali (o chakra) a degli stimoli - ad esempio, la golosità, la sessualità, il piacere e il dolore in generale - se non c'è nulla che possa attivare tali stimoli?
Grazie a chi potrà rispondermi.

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Fedro
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Re: meditazione-osservazione "pura"

Messaggio da Fedro » 24/02/2024, 10:29

blue_scouter ha scritto:
23/02/2024, 23:39
Rileggevo uno dei sutra più significativi di Rapahel, che potrebbe essere considerato - a mio parere - l'inizio e la fine della sadhana, e mi sono accorto di non averlo capito sino in fondo. Così chiedo "aiuto" in questa sede. Riporto prima il sutra (tratto da La triplice Via del Fuoco, pp. 31 e ss.) e poi la domanda. Ovviamente ho fatto dei tagli per ragioni di sintesi.

«Siediti, rendi quiescente la tua mente e medita profondamente su ciò che ti sospinge a pensare [...] Segui l'energia di piacevolezza o di sofferenza, osserva il tutto come potresti osservare un oggetto esterno che ti sta di fronte. [...] L'osservazione dev'essere diretta alle "reazioni", alle istanze che nascono in te da un determinato stimolo, più che allo allo strumento di contatto del centro mercuriale. Nella pura osservazione, il fuoco mentale deve tacere; la discorsività impedisce la pura osservazione [...] Né devi perderti nell'oggetto di osservazione; [...] per osservare occorre che ti poni nella giusta distanza focale dal dato di osservazione: se vi è troppa distanza il contenuto rimane sfocato (c.d. bilanciamento o "messa a fuoco"»

Le difficoltà qui sono tre:
- far tacere la mente, (difficolta ovvia);
- mettere a fuoco (o bilanciare) l'osservazione;
- riuscire ad osservare le reazioni ad uno stimolo in una situazioni di assenza di stimoli esterni e mentali.
Vale a dire: se io mi siedo, da solo, nella mia stanzetta a meditare - quindi non in una situazione di vita attiva e senza particolari distrazioni - come posso osservare le reazioni dei vari centri mercuriali (o chakra) a degli stimoli - ad esempio, la golosità, la sessualità, il piacere e il dolore in generale - se non c'è nulla che possa attivare tali stimoli?
Grazie a chi potrà rispondermi.
Premetto che non sono un esemplare meditatore (di quelli cioè che si siedono in silenzio ecc.), ma qualcosa riesco comunque ad evidenziarla, a mio vedere:
Dice Raphael innanzitutto: Nella pura osservazione, il fuoco mentale deve tacere
ciò non significa sforzarsi di farlo smettere...d'altronde sarebbe come tentare di fermare un auto in corsa, e pure col motore acceso.
Significa invece che, se c'è pura osservazione, l'auto in corsa, ovvero la mente attivata e alimentata nei suoi quotidiani processi di pensiero, e di attrazione (piacere) e repulsione (sofferenza) viene osservata dalla consapevolezza
( presente in condizione di spazio e distacco, e non di aderenza, con ciò che si osserva) favorendo il processo di rallentamento se non addirittura l'arresto del "mezzo" (mente manas), essendo conseguente la non alimentazione di "benzina" al motore del mezzo.
Riguardo la giusta distanza focale: ovviamente se sei troppo vicino allo stimolo, vi stai aderendo totalmente, quindi diventa impossibile ottenere quell'adeguata distanza che possa consentirne l'osservazione: sei il piacere stesso, ma anche l'oggetto che ha scatenato l'evento, in totale identificazione con meccanismo indotto.
Nello stesso tempo, se sei troppo lontano dallo stimolo (quindi ad esempio stai cercando di evocarlo) potrebbe presentarsi una energia sfocata, quindi troppo distante per poterne produrre un'osservazione diretta.
Quindi non c'è da fare nulla, oltre ad essere totalmente lì, presente a te stesso, (nel momento in cui siedi formalmente in tal caso):
ciò che si presenta nel momento è sempre il giusto oggetto nel fuoco perfetto per poter essere ben indagato, che sia un'emozione o un'immagine piacevole/spiacevole che invada il campo della tua osservazione presente.
Come diceva il nostro PD: è sempre il nostro miglior presente
(E pensa invece, se ti trovassi davanti al tuo oggetto di eccitazione sessuale e pretendere il giusto distacco...)
Spero di non averti confuso ulteriormente...ciao

PS stiamo in effetti parlando della cosiddetta meditazione vipassana (che si può applicare anche oltre la posizione formale, in H24, di altre non so, effettivamente.

cielo
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Re: meditazione-osservazione "pura"

Messaggio da cielo » 24/02/2024, 17:52

blue_scouter ha scritto:
23/02/2024, 23:39
Rileggevo uno dei sutra più significativi di Rapahel, che potrebbe essere considerato - a mio parere - l'inizio e la fine della sadhana, e mi sono accorto di non averlo capito sino in fondo. Così chiedo "aiuto" in questa sede. Riporto prima il sutra (tratto da La triplice Via del Fuoco, pp. 31 e ss.) e poi la domanda. Ovviamente ho fatto dei tagli per ragioni di sintesi.

«Siediti, rendi quiescente la tua mente e medita profondamente su ciò che ti sospinge a pensare [...] Segui l'energia di piacevolezza o di sofferenza, osserva il tutto come potresti osservare un oggetto esterno che ti sta di fronte. [...] L'osservazione dev'essere diretta alle "reazioni", alle istanze che nascono in te da un determinato stimolo, più che allo allo strumento di contatto del centro mercuriale. Nella pura osservazione, il fuoco mentale deve tacere; la discorsività impedisce la pura osservazione [...] Né devi perderti nell'oggetto di osservazione; [...] per osservare occorre che ti poni nella giusta distanza focale dal dato di osservazione: se vi è troppa distanza il contenuto rimane sfocato (c.d. bilanciamento o "messa a fuoco"»

Le difficoltà qui sono tre:
- far tacere la mente, (difficolta ovvia);
- mettere a fuoco (o bilanciare) l'osservazione;
- riuscire ad osservare le reazioni ad uno stimolo in una situazioni di assenza di stimoli esterni e mentali.
Vale a dire: se io mi siedo, da solo, nella mia stanzetta a meditare - quindi non in una situazione di vita attiva e senza particolari distrazioni - come posso osservare le reazioni dei vari centri mercuriali (o chakra) a degli stimoli - ad esempio, la golosità, la sessualità, il piacere e il dolore in generale - se non c'è nulla che possa attivare tali stimoli?
Grazie a chi potrà rispondermi.
Forse dovresti considerare che la "meditazione" di cui si parla non è sedersi, schiena dritta (col telefono spento) nella propria stanzetta e porta chiusa, sotto la copertina del silenzio ritmato dal respiro.
Quella è la decantazione, attacchi l'auto alla centralina per la ricarica.

La meditazione è anche osservare gli eventi mentre accadono, con lo sguardo un po' spostato-distanziato-distaccato dalla giostra che sta girando impulsata dagli stimoli sensoriali che la mente cavalca.

Bodhananda diceva: meditazione è h24.

Una costante osservazione dei moti percettivi, degli impulsi dei desideri, delle emozioni che salgono e scendono, come onde...mantenere il "contatto" con il Sole.
Cercare di comprendere che tutto è reazione, riflesso e risonanza. Qualunque desiderio sorga, qualunque emozione venga, non è altro che un nostro riflesso. Da noi generato e poi distrutto, sostituito, risolto.

Se guardo il sole davanti, l'ombra è dietro di me, se volgo le spalle al sole, l'ombra è davanti. Se il sole è al nostro zenit, l'ombra è sotto i piedi.
L'analogia è semplice, l'ombra è maya e il Sole è il centro della giostra, il Sè verso cui rivolgere l'attenzione.
Senza soluzione di continuità.

Ma come si diceva giustamente in altro 3D se non si abbandona l'immaginazione il Sè non viene in manifestazione. Siamo intrappolati nella rete dell'io e del mio, con scopi, motivazioni impulsanti, obiettivi da raggiungere, vette da scalare e dunque aspettative.

Se distogliamo la mente dal "luogo del Cuore", come diceva Ramana, l'immaginazione corre e l'illusione di Maya ci rimane di fronte e ne siamo vittime.
Sarà sotto i piedi quando "saremo" quel Sole e la mente sarà completamente focalizzata, h24, sulla Fiamma che arde.

Meditazione, per come mi è stato insegnato, non è semplicemente stare seduti a gambe incrociate con gli occhi chiusi e respirando profondamente, questo è certamente un salutare esercizio per riposare il corpo e muovere i primi passi anche nella conoscenza dei moti della mente, di quei vortici che si formano nel quieto lago del manaṣ: la mente percettiva, sensoriale, protesa a conoscere il mondo fisico nel tempo-spazio si ritrae e riposa in sè stessa. Il lago è immoto e vivo nella sua profondità. Una ottima pratica salutare.

Meditazione è sedere senza scopo, senza alcun pensiero. Osservare noi stessi, quello che c'è.
Anche vedere che la mente continua a saltare tra una scena e l'altra del film che sta girando e interpretando: "il meditatore che siede da solo, nella sua stanzetta.

Manca una scena del film: il meditante, pur sotto stimolo, continua a meditare esecitando il distacco, consapevole delle energie che scorrono nel sistema corpo-mente. Così soli soletti, senza stimoli esterni si affonda nel barboso silenzio...Dove sono gli altri attori a scatenare gli stimoli?

Come finirà? E' che il copione è sempre incompleto...

Scherzo, perdonami.

Trovo illuminante un passaggio di Bodhananda nel commento al secondo sutra del Capitolo V dell'avadhūtagitā: "non si può raggiungere ciò che già si è, si può solo smettere di credere di essere ciò che non si è.".

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