Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie

Gurupurnima 2023

La via del cuore, della devozione. L'abbandono al Divino per trascendere il divenire.
Rispondi
ortica
Messaggi: 281
Iscritto il: 17/03/2017, 10:29

Gurupurnima 2023

Messaggio da ortica » 03/07/2023, 1:57

A dire il vero stavo per dimenticarmi del Gurupurnima quest'anno e sarebbe stata la prima volta da quando… da quando?
Ma poi qualcuno ha dissipato questa smemoratezza ed è tornato il ricordo del santo giorno in cui si onora il guru, anche se - mi chiedo - non si dovrebbe in fin dei conti onorare il guru ogni giorno, ogni ora ogni minuto? In effetti si, soprattutto se e quando il guru non ha mai voluto essere un guru nè tantomeno che ci si rivolgesse a lui in tal modo.
Però noi umani abbiamo bisogno di ricorrenze, di riti, di giorni del ricordo, di commemorazioni e di festività.
Siamo fatti così, noi umani, e chi si è fatto uomo per amore lo sa meglio di chiunque altro.
Ci capiscono loro, topi fra i topi, e non si dispiacciono se ci ricordiamo di loro in quei giorni speciali e, poi, magari ce ne dimentichiamo per tutto il resto dell'anno.
Speriamo di no, auguriamoci che continuamente quella spina ci punga impedendoci la dimenticanza, desiderando che quella amata tigre non lasci mai la presa.

Vorrei scrivere tante cose, soprattutto vorrei scrivere di quest'assoluta meraviglia che, ora come allora, mi fa dire: perché io? Cosa ho fatto per meritarmi d’incontrarlo e, soprattutto, per essere stata in grado di riconoscerlo?
Perché tanti l'hanno incontrato quando era vivente in questo piano e tanti l'hanno odiato e disprezzato, oppure sono passati oltre senza riconoscerlo.
Soltanto pochi hanno avuto la grazia di riconoscerlo e ancora meno quella di seguirlo, di condividere in parte il suo Dharma.
Non so il perché, non lo capisco, è oltre la mia misera comprensione.

Comunque sia sono ancora qui e ancora una volta ti onoro, amato Premadharma, carissimo amico, luce del cuore.

ortica
Messaggi: 281
Iscritto il: 17/03/2017, 10:29

Re: Gurupurnima 2023

Messaggio da ortica » 03/07/2023, 1:58

Dal non-essere conducimi all’Essere
dalla tenebra conducimi alla Luce
dalla morte conducimi all’Immortalità

Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad, I, III, 28



Rendo omaggio a Premadharma
che, per amore, è ritornato a quest'aspra pianura
dopo essere asceso alla vetta del Kailāsa

Rendo omaggio a Bodhananda
perfezione della bodhi
Conoscenza pura

Rendo omaggio a tutti i suoi nomi
che hanno accompagnato nel viaggio
i cercatori, indicando a ciascuno la via

Rendo omaggio al suo Maestro
e al Maestro del suo Maestro
e alla catena ininterrotta che promana dall’Essere

Che la sua grazia possa effondersi
su questo mondo bisognoso di luce
e su ogni essente che anela

Che la sua acqua possa continuare
ad essere offerta agli assetati
fresca e pura, appena sgorgata dalla fonte

Concedimi la forza di onorarti
tramite la sincerità
della testimonianza


gruppo Vidyādhara

cielo
Messaggi: 900
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: Gurupurnima 2023

Messaggio da cielo » 03/07/2023, 21:01

Rendo omaggio all'eterno avadhūta, e a tutti quei saggi che mi hanno indicato la via e il viaggio, accogliendomi con costante benevolenza.

Chi chiamare avadhūta?


«Egli non porta alcun segno distintivo, è libero dagli oggetti sensoriali, rimane nel suo corpo grossolano senza mai identificarsi con esso e, come si presentano, accoglie e lascia scorrere gli eventi suscitati dal desiderio di altri in modo innocente, simile al bambino.

Lo si può prendere a volte per un insensato o per un Saggio, oppure può vestirsi di splendore regale; può vagare qua e là, ovvero rimanere immobile come un pigro pitone; qualche volta si concede una benevola espressione. Per quanto possa essere rispettato o insultato o, ancora, ignorato, egli non cessa di gustare in se stesso la saggezza e la beatitudine suprema.

Benché agisca, rimane inattivo; benché esperimenti il frutto delle passate azioni, non è toccato da queste; pur avendo un corpo di carne, non si identifica con esso; pur essendo limitato è onnipresente. Né piacere, né dolore, né bene né male possono toccare questo conoscitore del Brahman che si è liberato della nozione del corpo. Piacere e dolore, bene e male possono toccare solo il corpo grossolano e quello sottile, ma come possono aver presa su colui che ha spezzato le catene di tutte le schiavitù e si è realizzato come reale ātman?» (Vivekacūḍāmani, 539-546)

Molti si interrogano su come trovare e avvicinare uno di quei pochi, mentre altri si propongono quali surrogati di quei pochi. Né può essere dato un metro per riconoscere un vero Conoscitore, un avadhūta, da un surrogato-filosofo che si proponga in sua vece, perché un avadhūta non è riconoscibile da alcun segno distintivo, ma c’è una affermazione che può essere offerta senza tema di alcuna smentita: se e quando, per l’aspirante, sarà giunto il momento di avere accesso ad un Conoscitore, questo evento si verificherà, così come sempre è stato e sempre sarà.


5. Il significato della parola avadhūta dovrebbe essere riconosciuto da quegli uomini benedetti che conoscono la Verità del significato delle lettere dei Veda e che sono maestri di Veda e Vedānta.

6. La lettera A esprime la sua libertà dai vincoli delle speranze [desideri], la sua perenne purezza, la sua permanenza eterna nella gioia.


«Possiederanno l’insuperabile conoscenza solo coloro che sono fermi nella loro convinzione riguardo a ciò che è senza nascita e costante. Ma l’uomo comune non può affermare questa realtà.»(Māṇḍūkyakārikā, IV, 95)

La libertà del Conoscitore è incondizionata, senza alcun vincolo soggettivo o oggettivo, senza alcuna relazione con alcun vincolo. Egli, quali che siano le parole e il linguaggio, quali la religione e l’etnia, non è legato ad alcuna scuola, ad alcun credo, ad alcuna religione o culto, ad alcuna politica o partito.
Il suo stato di purezza è slegato da ogni morale, da ogni cultura, da ogni punto dello spazio-tempo.
La sua gioia è interiore, bastevole in sé, slegata da qualsiasi oggetto, da qualsiasi sentimento, da ogni speranza di vita e di morte.
La sua vita fenomenica è uno svolgersi di eventi cui non partecipa, cui assiste senza adesione, speranza e desiderio.
La sua è una vita, potremmo dire, senza emozione, senza ambizioni, senza aspettative e, con le parole di Senofane, “priva sia di movimento che di quiete”.
Questa suprema libertà dalla vita [quale limitazione nel sensibile o upādhi], può solo essere realizzata dall’essente e non compresa dalla mente empirica ancora soggetta alla molteplicità della percezione.

7. La lettera VA indica colui che ha eliminato i desideri, il cui linguaggio è infallibile e che vive nel presente.
Libero dall’adesione agli effetti restanti dell’esperienza, senza indulgere in recriminazioni e speranze, l’avadhūta testimonia nel puro presente, imperturbabile al passato e al futuro ove, invece, l’aspirante è mosso dal passato e dal futuro.

8. La sillaba DHŪ indica colui le cui membra sono grigie per la polvere, la cui mente è purificata, che è libero da malattie, che non è legato a pratiche di concentrazione e meditazione.


«Egli non tiene conto neanche della meditazione, perché è ātman, perché è Śiva, perché è il migliore dei conoscitori del Brahman.» (Vivekacūḍāmaṇi, 553)

«Meditare è la tua vera natura. Adesso la chiami meditazione perché esistono i pensieri che ti distraggono. Quando tutti i pensieri saranno scomparsi sarai finalmente solo, in uno stato meditativo libero da ogni pensiero, questa è la tua vera natura: quanto stai cercando di acquisire tenendo lontani i pensieri. Adesso chiami “meditazione” questa pratica, ma non appena essa diverrà salda, si mostrerà la natura della vera meditazione.» (Rāmaṇa Mahārśi, Il Vangelo)

9. La sillaba TA indica colui nel quale la ricerca della verità è diventata costante, che è privo di pensieri e tensioni ed è libero da ignoranza ed egoismi.

«Perché i filosofi sono quelli che sono capaci di attingere ciò che è sempre immutabilmente allo stesso modo...» (Platone, Repubblica, VI, I, II, 484.)

10. (Questo canto) è stato composto dall’avadhūta Dattātreya nel quale la Beatitudine si è incarnata. Chiunque lo legga o l’ascolti non dovrà rinascere.

Brani tratti dal capitolo VIII Autoconoscenza dell'Avadhūtagītā di Dattātreya. Commento di Bodhānanda. Edizioni I Pitagorici.


Immagine
KAILASH - foto di Corneliu Tofan

Rispondi