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Domani e dopodomani

La via dell'azione comprende le pratiche ripetute: hatha yoga, mantra yoga, laya yoga, sabda yoga, tantra.
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cielo
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Domani e dopodomani

Messaggio da cielo » 31/10/2020, 11:58

Prologo:

Ṇ: Come va? Tutto bene?
Oggi che si dice di bello?
Che famo? (direbbero a Roma)

Ṣ: Famo che cerchiamo di andare avanti e non indietro.
Qui c'è davvero molto pericolo, e quindi ansia. E' proprio l'aria che si respira a vibrare d'ansia, paura, timore, diffidenza...
Ma domani o dopodomani la risolvo vedrai!
Rinforzo l'intento, rinfocolo la fiamma. Domani aderirò anima e corpo alla disciplina che io stessa mi sono data.
Indietro non si va e c'è sempre un domani per risolvere le sovrapposizioni, per osservare il gioco dell'io pensante che non vuole morire, mollare la presa. Una pratica semplice, ridotta all'essenziale, da svolgere qui e ora. Quello che c'è, c'è; quello che non c'è, non c'è.
Ma in effetti il domani non c'è, di lui non c'è certezza.

Ṇ; Dovresti saperlo ormai, tutti abbiamo famiglia, figli, lavori e cavoli vari al seguito, lo so e sappiamo benissimo tutti di tutti, ma il punto è sempre quello delle priorità, della "serietà", di sapere ed aver sperimentato, provato, realizzato, che il primo pensiero di ogni pensiero-pensare è il pensiero "io", cui tutti gli altri fanno seguito e si aggrappano, sopra il muoversi e crescere nel pensiero e nel divenire del pensare stesso.
Allora uno dovrebbe tutto il tempo che può e che riesce, tenere sempre sott'occhio questo primo pensiero "io".
E' il primo a sorgere alla sveglia del mattino, e l'ultimo ad andarsene nel sonno.
Lo si tiene d'occhio sempre, fisso sull'io; lo puoi fare chiedendoti "chi sono io?", ma non serve la domanda, serve solo avere fissa la concentrazione sull'io, su questa presenza di sè, di esistere e lasciare indietro ogni altra cosa in cui l'io sia coinvolto in azioni, pensieri, sentimenti etc etc.
Tutto ciò che viene dopo l'io, è dopo, è sacrificabile, osserva e tieni sotto controllo l'io, e sopratutto da dove esce, dove è più prossimo di casa, come sorgente, come nascita, prima che si abbini ad altri pensieri, perchè prima di tutto c'è solo l'io.
Se lo vedi, se lo osservi e tieni in attenzione, lui resta fermo, non si combina con altri, non si "accoppia", resta "single" e lo vedi e controlli meglio.


Io domani o dopodomani

La maggior parte delle pratiche che ispirano l'uomo nel percorso verso la "liberazione" (che un percorso non è perchè si va e si torna da un luogo-non luogo che, come diceva Ramana, può essere attenzionato come "luogo del Cuore", dove pulsa la Presenza di sè autoconsapevole e autorisplendente) si fondano su delle discipline da proseguire nel tempo.

Ognuno organizza il proprio tempo "libero" per "praticare": chi legge e studia, chi pratica lavorando sull'armonia corpo-mente, chi prega e svolge riti di offerta e di ringraziamento...
Ognuno pratica secondo propria visione.
Domani proseguirò la pratica, sarò più aderente alla regola che io stessa mi sono data.
Però...dalle parole-pensieri ai fatti c'è un vasto mare da percorrere a bracciate, senza vedere coste all'orizzonte, o luci lampeggianti sul mare di notte a indicare la strada.

Tribolazioni del terzo millennio.

Si pratica oggi, e si programma di farlo anche domani o dopodomani. L'io si pensa nel futuro, migliorato, forte, non depresso, risolutivo, determinato a resistere. A cosa? A un domani sconosciuto che non esiste se non nella mia testa che lo penso, ora catastroficamente, ora con speranza. Domani cambierò, migliorerò, aiuterò, farò.
Mai capito il futuro remoto: avrò fatto?

Dopodomani valuto l'azione svolta tra oggi e domani. Ci penso, rifletto,medito e mi preparo per un altro domani.
Una trappola infernale.

Il pensiero si sposta prolungando la pratica, dandole costanza e consistenza in un divenire in cui l'aspirante cercatore trova finalmente qualcosa che "lo liberi", definitivamente, ma da cosa poi ci è chiaro?

Cos'è che ci lega alla fine della fiera dell'oggi (dando per scontato che la giostra girerà anche domani e dopodomani)?
Quell'idea di fondo che ci sia sempre un futuro, una sopravvivenza dell'io, qui o in una nuova vita?
Buon karma=buona rinascita. Domani mi darò più da fare con le buone azioni altrimenti non riuscirò a farmela una vita in un atollo del Pacifico. Grande speranza.

Il desiderio di esserci ovunque e comunque? La paura del dissolvimento dell'io? Di un soggetto, di un qualcuno che possa proseguire la fioritura dell'io sono questo e quello che sono oggi?
Una speranza di sopravvivenza nel per-sempre? In un altrove senza tempo?

Un mistero, io sono. Ora.
Almeno la certezza di esistere ce l'ho. Che questo nome e forma stia morendo, attimo dopo attimo, lo so pure.
Se farò il salto nell'indefferenziato, domani o dopo domani lo comunicherò, distogliendomi dal meraviglioso stato del qui ed ora in cui potenzialmente mi dovrei trovare.

Le pratiche sono inevitabili, almeno fino a quando c'è un io pensante che le codifica e stabilizza nel tempo che verrà, il tempo che l'Ordinatore interno ci sta concendendo nella sua immensa generosa voglia di creature che possano amarlo, e rispecchiarlo, pienamente, in tutta la sua effulgente bellezza e pace.

Ma il domani non è mai espressione di ciò che sono nell'adesso, perchè il mutamento renderà ciò che sono un altro essere nuovo, con qualcosa di altrettanto nuovo da proiettare domani o dopodomani.
Ho ben donde a dirmi che è tutto transitorio, sto aderendo a questa idea di permanenza di un soggetto percipiente. Sono impanata e sto friggendo nella padella.

Qui ed ora vedo come sono attirata nel divenire, risucchiata, assorbita, conosco la mia mente che accartoccia pensieri, come gli appunti per la spesa o i promemoria per il lavoro, presi rapidamente, quando ti saltano in testa, foglietti destinati ad essere buttati, dopo essere stati usati fronte e retro. Non si spreca, non solo perchè la carta viene dagli alberi, ma anche perchè i pensieri hanno sempre altri pensieri che a loro si contrappongono. E' inevitabile.

L'io è un fantasma cangiante, che si muove in un mondo inconsistente creato dalla proiezione dell'io sono questo e quello nel divenire. E quindi, come realizzare quella parte di noi che sa benissimo che in realtà non c'è alcunchè da raggiungere, nulla da trovare, nulla che non si sia. Lo sa perchè ha sperimentato e sperimenta quanto doloroso sia restare nel divenire, pensarsi nel mondo e col mondo, in questo vorticosa turbolenza.
L'Essere non esprime turbolenza, ma pace. Non ci siamo.

Dunque è erroneo parlare anche solo di "conseguimento" di un qualcosa, o di uno stato relativo in cui mi trovo contrapposto a uno stato trascendente in cui domani o dopodomani presumibilmente mi troverò.

E' proprio perchè in grado di pensare, parlare e muoversi, che noi siamo lo stato trascendente, solo che ci piace tanto vederlo relativo, pensarlo transeunte. Piangerci effimeri, foglie nel vento, minuscoli, poveri esseri fragili come formiche, e sperarci grandi, liberati, distaccati, fonte di gioia e amore purissimo per ognuno che ci accosti. Domani o dopodomani.

Che visioni virtuose che coltiviamo! Chiedo scusa se parlo al prurale, io ne coltivo, non so voi, inferisco di sì, perchè come diceva mia nonna la speranza è sempre l'ultima a morire. Ed è un bene che sia così, nel mondo di Cesare.

Quella condizione "trascendente" (la liberazione) è forse qualcosa da opporre al relativo che mi fa sentire debole, fragile, come una foglia con ancora un po' di colore che vortica nel vento, prossima alla decomposizione?
Dovrebbe venirmi l'urgenza di risolvermi, non di tergiversare.

Sapere che è tutto transitorio, e ripetermelo come un pappagallo che ha imparato la lezione, non è che poi cambia negli effetti ciò che devo subire, (questa è un'altra storia), transeunti anche quelli, peraltro. Dato fondamentale: tutto è transeunte.

Treccani:
transeunte agg. [dal lat. transiens -euntis, part. pres. di transire «passare»]. – Latinismo usato nel linguaggio filosofico per indicare ciò che essendo soggetto al divenire è destinato a finire (in opposizione all’eterno e all’assoluto). Con valore più generico, in usi letter. o elevati, che passa, che ha una durata limitata nel tempo: beni t., un benessere transeunte.

Appunto, un faticoso viaggio verso il ritorno, la fine, la morte, la cancellazione dai registri anagrafici, se iscritti.

Ieri dice Ṇ:
"Dicono, usano dire, che solo la morte non è transitoria, ma invece poi alla fine anche lei lo è, perchè è solo un passaggio ad altre condizioni e piani, quindi alla fine tutto e transitorio, per il solo motivo che diviene, che è in movimento, tutto ciò che si muove (nello spazio\tempo) è per forza di cose e di sua natura transitorio".

E l'io ne è travolto, trascinato, sbatacchiato. Si trova confuso dalla creazione costante del suo divenire, dai fenomeni che percepisce, dal futuro che pensa in correzione virtuosa dei momenti/eventi di oggi. Desiderio di salvezza: chi salverà chi?

Eppure l'io è solo un fantasma che nasce ogni mattina e ogni sera muore nel sonno, per poi rinascere al risveglio etc etc, alla lunga diventa quasi monotona la cosa.

Domani o dopodomani proseguiranno le discipline.

Lo so che al meglio possono essere solo azioni preparatorie, possono servirci a fornire un buon futuro, possono portarci un maggior benessere, una risonanza armonica, ma so anche che nessuna di esse potrà mai "liberare" ciò che sono, condurre alla realizzazione, perchè questa non è un'azione, non può avvenire tramite azioni che si svolgono tra oggi, domani e dopodomani.

Nè potrà mai essere conseguenza di un'azione, è solo pura consapevolezza non duale in sè.

Non ho certamente realizzato questo stato libero da un io pensante che organizza il tempo e lo spazio, libero da ricordi, erudizione, ripetizione di lezioncine imparate, di argomenti, teorie consolatorie e salvifiche, o posizioni da sostenere o imporre.

Sono tutto questo e ho ancora la speranza di potermene liberare tra domani e dopodomani.

Chiaramente, è evidente, che condivido la speranza di quasi tutti: domani essere più sani, felici, senza preoccupazioni, accolti con amore e gentilezza dal mio prossimo, e viceversa, protetto nel bisogno, consolato nel dolore, sostenuto nella prova...

i soliti desideri comuni, semplici, che ci legano tra noi: fratelli tutti, per dirla facile, facile.

Sono avvolta dall'ignoranza, come il bruco larva nel suo bozzolo di seta.
Non sa se si trasformerà in farfalla, considerato che potrebbe anche finire in un pentolone d'acqua bollente prima di completare la metamorfosi per essere trasformato in filo per il tessuto.

Buona notte di Ognissanti.

Tra oggi e domani, come sempre.


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Re: Domani e dopodomani

Messaggio da Fedro » 02/11/2020, 13:36

Esemplare la metafora mostrata dall'immagine con veste di crisalide e già fuori, quella di farfalla libera di volare.
Mi ricorda pure la famosa risposta zen "l'oca è già fuori".
Poiché, oltre la metafora del cambio di vestiti posta dalla foto, dove posizionare l'io single senza apparenze e vestiti da indossare?
Ebbene, nella foto, dopo aver letto il bel dialogo, l'occhio si è naturalmente soffermato nello spazio tra i due vestiti, uno lasciato l'altro indossato, ed è rimasto lì, single come qui detto, senza pensieri a sovrapporsi.
Tornare sempre lì, e sprofondarci, non c'è altro

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