Il "conoscere sè stessi" abbraccia le tre sfere; come non esiste solo la sfera fisica, così non esiste solo la sfera mentale. Esiste anche la sfera emozionale.
Il "guardarsi le cose" non è solo un aspetto di meditazione-osservazione dei pensieri che passano.
È anche un gettare fuori quello che è dentro, sperando che prima o poi lo si riconosca.
Da qualche parte Ramana dice al direttore dell'aśram (il fratello) che si lamenta di quanto rompa le scatole un certo devoto sempre pronto a riprendere tutti...: «Una buona cosa, vero? Sta buttando fuori le vasana!».
Puoi far ragionare un elefante o una tigre infuriata? No. E nemmeno una scimmia impazzita (la mente).
Per poter iniziare l'osservazione, deve essere cessata l'adesione al flusso dei pensieri. Solo allora ci si può centrare, prima su un seme e poi senza semi.
Lo stesso è per la via del cuore, per la sfera dei sentimenti... li devi centrare tutti su un unico principio, solitamente quello divino o il guru.
Questo significa anche liberarsi di ciò che è dentro.
L'utilità di buttare fuori ciò che è dentro? Imparare, riuscire finalmente a vedere che se ci si sente di assalire il nemico, il nemico è interiore, altrimenti te ne terresti solo lontano.
Premadharma (brano d'archivio forum pitagorico)
Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie
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