Massimo ha scritto: ↑24/05/2019, 19:03
Che cos’è il Jiva? Un flusso di energia cinetica alimentato dai desideri inappagati, dal senso egoigo dell’io che si mette al centro dell’universo. L’incarnazIone di questo vuoto perché non ha una natura propria pur essendo espressione del Bhraman, dovrebbe avere un senso evolutivo fino a quando non si esaurisce con là realizzazione? Ma la domanda che mi pongo è chi si realizza? Non il Jiva perché evanescente non il Se perché è immutabile? O forse non occorre trovare un senso perché è solo il gioco di Lila, e quindi il jiva sarebbe solo la benzina per far girare la ruota del Samsara?
Il jiva, al mio vedere, è l'effetto di molte cause, è un agglomerato di semi causali in maturazione o ormai maturati e di cui si raccolgono (e si raccoglieranno) i frutti. La ruota del samsara è una per ogni jiva-fantasma, è il movimento stesso di colui che crede di poter raggiungere l'eterno immobile Essere - io sono, continuando a muoversi, girando su sè stesso e subendo il movimento della ruota. Essere al centro della giostra, sul perno che la muove e non sui cavallini e le carrozze è il fine.
Un fantasma che è come un'immagine caledoscopica che muta al continuo mutare dell'esteriorità con la quale viene in contatto.
Il problema è l'aderire, è vero che non c'è "il soggetto", che non c'è nessuno imprigionato che debba liberarsi, ma è altrettanto vero che il soggetto che veste nome e forma, quel fantasma chiamato jiva, si coagula e si manifesta, diverso nei diversi momenti, cercando di darsi una continuità, una stabilità dove non c'è.
Trovare un senso è un desiderio come un altro, ciò che c'è, c'è quando c'è, non c'è perchè lo desideriamo tanto, anche se lo spirito di ricerca, il voler trovare l'essenziale è il carburante necessario ad avere una vita che aderisca al dharma e non alle fantasie creative della mente che proietta idee e sovrappone veli su veli al Reale, agghindadolo come una ballerina.
Attenzionare con sempre maggiore profondità introspettiva colui che vede il fantasma può essere una buona chiave per aprire una porta che non c'è, ma che, ahimè, noi pensiamo che ci sia, continuando a cercare la chiave che definitivamente la apra.
Ma è la natura fantasmagorica e irreale del fantasma chiamato jiva a spostare la chiave, dimenticando dove l'ha nascosta.
Rimanere sempre nell'azione, consapevoli e presenti, crea il soggetto necessario ad eseguire l'azione, usa la mente quando serve ma la abbandona immediatamente, insieme ai frutti dell'azione di cui qualce chi ha fruito.
Domanda: la memoria è dunque un oggetto?
Risposta: Sì, la memoria è una funzione del mentale. Per ritornare all'azione, dovete comprendere che voi non siete l'attore, nè colui che soffre o gioisce...
Alla fiera, la giostra gira e voi siete portati da lei.
In quel momento voi siete il movimento, siete l'attore: se però lasciate il vostro posto e vi portate al centro della giostra, vi troverete in un punto immobile.
Da quel punto immobile vedrete girare il vostro posto, ma la vostra posizione è stabile.
Di conseguenza nell'atto bisogna non avere alcun pregiudizio, ma con la certezza di non essere nè il corpo, nè il mentale, giunge un momento in cui sentite senza sentirlo, in cui sapete, ma non in modo intellettuale - ed è la particolarità dell'esperienza - di essere installati in qualcosa di stabile, anche se state facendo il vostro mestiere, fate le vostre commissioni o andate a rispondere al telefono.
(Jean Klein, la giostra - appunti personali)