Per un praticante dello yoga il tuo è solo sterile noziosismo intellettuale. Ciò che gli sta a cuore attraverso il samadhi, è acquisire la pratica illuminazione "esperenziale".KaAra ha scritto:
"...se siamo già la Realtà, non c'è NESSUNA possibilità di realizzarla (non ci possiamo "portare dal punto di vista della Realtà", come invece dice Premadharma, neanche tramite risvegli, samadhi o realizzazioni: perché ci siamo già in quel punto di vista, sempre); l'unica cosa che possiamo fare è solo esprimere tale Realtà con QUALUNQUE forma appaia (e quindi anche con qualunque idea)...;
Purtroppo non realizzano che "diventare" ciò che sono già non sortisce alcun effetto, anzi è causa di frustrazione e di quel fenomeno degli yogi falliti.
Questa confusione tra conoscenza "intellettuale" ed realizzazione "esperienziale" è causata dal non
riconoscere la presenza invariabile del Sé in tutte le situazioni. Se il Sé è sempre presente e disponibile, le scritture rette dal Sé nella forma di un maestro è il modo più diretto per “sperimentare il Sé” perchè rivela la
natura del Sé.
E se soltanto la conoscenza libera perchè l'ignoranza è il problema, una tecnica che ha lo
scopo di dare l' “esperienza” del Sé sarebbe infatti una realizzazione limitata nel tempo in quanto
l'esperienza dovrebbe essere convertita in conoscenza per renderla duratura.
L'assurdità della visione esperienziale è evidente quando consideriamo che qualunque esperienza
uno sta avendo in qualsiasi momento è il Sé... ma il Sé non è una esperienza.
L'aggettivo dispregiativo “intellettuale” è completamente ingiustificato perché tutta la conoscenza è "intellettuale" e l'intelletto è l'unico strumento in grado di conoscere. Ma siccome si è portati a credere che è conoscenza non supportata dall'esperienza, si tende a scartarla.
Una persona può sapere intellettualmente cosa sia l'amore senza essere mai stato innamorato. Ma il Sé non è una esperienza come l'amore.
Se io esisto, io sono il Sé, quindi non sono a corto di esperienza del Sé. Pertanto la necessità di sperimentare me stesso è illegittimo, e ho bisogno di un altro modo, la conoscenza, per ottenere l' “esperienza” che ho già.
I molti ricercatori dell'esperienza del Sé che eventualmente diventano disillusi perchè non
sono capaci di ottenere una esperienza permanente del Sé, devono convertire la loro ricerca di
esperienza nella ricerca della comprensione, se vogliono liberarsi dalla schiavitù del loro
attaccamento all'esperienza... che impedisce loro di illuminarsi.