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da NowHere » 21/02/2017, 14:42
Dal capitolo "Morire a se stessi" di Di là dal dubbio
«D – Se uso questo atteggiamento di distacco cosciente, di semplice testimone dell'andirivieni della vita, di vedere il movimento caotico degli uomini come dalla vetta di un monte, mi trovo nella giusta posizione? oppure c'è qualche cosa di più efficace che possa affrettare la mia aspirazione al rientro in Quello? Tenga presente che non uso tecniche, non frequento circoli spirituali, non vado in giro per il mondo in cerca di guru, sembrandomi questo un pretestuoso alibi dell'io.
Se non si riesce a morire laddove si è, non è tanto facile farlo altrove. Vede, io non cerco di raggiungere qualcosa, non cerco di trascendermi, non cerco di disciplinarmi, ma cerco di "morire" a tutto; ogni qualvolta nasce in me un pur minimo moto di desiderio, di ambizione a fare, mi chiedo chi è che dentro di me desidera e vuole qualcosa; nel pormi questa domanda mi sembra che il moto estrovertito rientri e la pace mi sopraggiunge. Vivo il mio modesto karma con animo distaccato, come fosse di un altro, pensando che ciò che nasce dovrà morire, mentre il me di me stesso è eterno, è immortale. Ho una profonda certezza – forse è anche fede – della mia infinitezza, per cui sopporto con serenità le mie temporali limitazioni.
Le ho fatto un quadro della mia posizione coscienziale perché è la prima volta che, rivolgendomi a qualcuno che ha già percorso il sentiero, posso avere conferma o meno del mio atteggiamento. Chiedo comunque scusa se ho allungato la mia domanda.
R – La ringrazio di cuore per averci fatto questo dono. Non c'è cosa più bella che contemplare da Testimone il movimento vitale mayahico. Di fronte alla comprensione e alla maturità, che sospingono al reintegro, non c'è cosa più giusta che essere nel mondo ma non del mondo.
Non so se avete contemplato sciami di bambini intenti ai loro giuochi: quale letizia nel vedere i loro movimenti, i pianti, le gioie, i dubbi, i ruzzoloni; nel sentire i loro strilli; nel percepire i loro scambi energetici, nel vederli impacciati e alle prese con gli eventi. Di fronte alla bellezza non c'è da fare alcun movimento, alcun gesto, non c'è da porre alcuna domanda; ogni problema sparisce: c'è pura contemplazione. Solo un Testimone distaccato può percepire la bellezza della multiforme espressione della vita. Chi si trova sulla vetta montana della "divina indifferenza", può contemplare il movimento di miliardi di bambini che piangono, gioiscono, ruzzolano o si alzano, si scontrano o si incontrano, si offrono o si chiudono come fiori al tramonto. Un Testimone si muove negli interstizi umani senza essere attratto o respinto dalla forza elettromagnetica degli enti. Un Testimone ha cessato di essere per Essere, ha cessato di vivere per Vivere, ha cessato di fare e agire perché vive di movimento rotatorio sul proprio asse.
Come ha detto in modo giusto il nostro fratello, non v'è da raggiungere qualcosa, non v'è da produrre alcuno sforzo; c'è solo una cosa da fare: morire ogni giorno a se stessi.
Oh, dolce e ineffabile "morte dei Filosofi", quale dono tu puoi offrire a coloro che ti hanno compreso, a coloro che ti hanno strappato il velo e visto nella tua scarna nudità e illusione!»
Tratto da Raphael, Di là dal dubbio, Asram Vidya