Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie
E' solo un'occhiata
Re: E' solo un'occhiata
Per KaaRa
Il ragionare e argomentare ha un senso nella misura in cui non è circolare, ma al contrario si evolve.
In questo thread ho visto esattamente questa circolarità e per questo critico un ragionare che non ha portato a nulla, se non in un rafforzamento delle reciproche convinzioni.
Il ragionare e argomentare ha un senso nella misura in cui non è circolare, ma al contrario si evolve.
In questo thread ho visto esattamente questa circolarità e per questo critico un ragionare che non ha portato a nulla, se non in un rafforzamento delle reciproche convinzioni.
Re: E' solo un'occhiata
Kaara ha scritto: E' tra quelli conosciuti, visto che lo jnana yoga usa appunto la speculazione.
La sadhana dello jnani è descritta da Shankara nel Vivekacudamani.
I mezzi indicati sono quattro: discriminazione, distacco, pratica realizzativa dell'esade delle sei virtù, ardente aspirazione.
Il tutto, sotto l'indispensabile guida del saggio pienamente realizzato, dopo aver esaurito i primi tre ashrama.
Questo è quanto, salvo rarissime eccezioni relative ad esseri cosiddetti auto realizzati, i quali comunque vengono riconosciuti dalla Tradizione.
' sufficiente guardare la puntigliosità e la prolissità che Shankara ci fornisce, per accorgersi che lo Jnana yoga usa la razionalità, anche se come incentivo verso l'intuito. O l'intuito viene da sé, o si è costretti a seguire il ragionamento (e in più il ragionamento è l'unico modo per esporre eventuali intuizioni che non vertono direttamente sull'emotività). Il modo in cui espongo tale speculazione è l'unica questione su cui si può opinare (stando sempre attenti a non confondersi con il fatto che si potrebbe non essere riusciti a capire l'esposizione di un argomento, se non lo si è ancora affrontato fino in fondo), anche se non si può opinare sul fatto in sé di poter esporre qualcosa (almeno finché lo faccio su di un forum pubblico e non vado a legare qualcuno obbligandolo a leggere).
Shankara non è né puntiglioso nè prolisso, bensì di una chiarezza magistrale.
Vero è che egli ha percorso l'India in lungo e in largo dialogando - non discutendo, nè speculando - con i pandit e i seguaci di altre forme tradizionali e non, ma Shankara era Shankara ed adempiva il suo Dharma che consisteva nel ripristino della via tradizionale in India.
Noi non siamo Shankara, semmai aspiranti aspiranti aspiranti.
Per gli aspiranti di ieri e di oggi Shankara stesso nell'Upadeshapancaratnam, La quintuplice Gemma dell'istruzione, condensa l'essenza dell'istruzione e della disciplina che s'impone al discepolo.
Fra le altre regole si trovano queste: si eviti ogni discussione con gli eruditi; si receda decisamente da qualsiasi vano sofisma; non si pronuncino parole invano.
Re: E' solo un'occhiata
FEDRO:
Nonostante questo, tra noi, qui, possiamo comunque ragionare su ciò che esponiamo. Non abbiamo altro da fare, a meno che non lo sostituiamo con un continuo rimproverarci per aver ragionato. Tu hai appunto fatto anche adesso una esposizione (ragionata!) del neti neti, così come avevo fatto delle esposizioni anche io. E tu avevi chiarito il modo in cui vedevi tale mia esposizione, a cui ho ulteriormente posto un chiarimento anche io. Adesso il gioco prosegue, nel caso io veda che ciò che hai appena detto mi suscita una nuova riflessione. Senza che tutto ciò debba suscitare anche giudizi sull'autenticità della sadhana o dello yoga intrapreso dall'uno o dall'altro. Una incapacità di sintetizzare per iscritto le proprie idee più sottili (come è il mio caso), non deve essere sostituita da un giudizio spazientito. Siamo qui anche per comprenderci e, inizialmente, tollerarci.
Come possono comunque fare i "poveri mortali" come me, che (soprattutto un tempo) non sanno stare che poche decine di minuti in meditazione, al massimo? Quelli come me possono usare i propri strumenti mentali di altro genere, quelli più grossolani (illusori, ma è illusorio anche il sottile strumento della meditazione o della silenziosa osservazione diretta): ovvero strumenti come le azioni, le energie istintuali, i sentimenti emotivi, i pensieri volitivi, i ragionamenti intuitivi (Shankara ce ne mostra un esempio, facendoci ragionare su migliaia di pagine!!!), il puro intuito.
Il risultato non cambia: così come colui che ha usato l'azione (magari in battaglia, come Arjuna: altro che osservazione diretta inamovibile!!) comincerà a veder svilire le aderenze-identificazioni ai propri contenuti, vedendosele al massimo sostituire da intuizioni sempre più sottili (religiosamente si potrà dire, come nella Gita, che "con le azioni ha offerto le proprie istanze a Dio"), allo stesso modo capiterà la stessa cosa a chi, come me, usa l'intelletto con lunghi ragionamenti: non a caso, è questo che mi sta capitando (nel primo post lo avevo specificato, che tutto quel che scrivevo nasceva da un'intuizione e non da un ragionamento), anche se poi, qui, se voglio mettere per iscritto eventuali intuizioni sintetiche, devo proporle per esteso (con il mio scarso dono di sintesi scritturale).
Lo avevi fatto, e io non avevo dissentito sul fatto che il tuo fosse un percorso autentico, che fosse spirituale, che fosse una tua esperienza. Come avrei potuto? Se anche scoprissimo che ci conosciamo da anni, come potrei mai poter affermare che ciò di cui mi parli è un "anti jnana"? Prima ho detto che solo il tuo eventuale guru potrebbe dirtelo, ma forse non lo farebbe neanche lui.Fedro ha scritto: ↑29/01/2017, 1:06Ma guarda che lo avevo fatto, e tutto era fuorché un dogma o trattato, quanto resoconto di esperienza personale, descrivendo lo strumento principe dello Jnana yoga: il neti neti, e così dicevo:KaaRa ha scritto: ↑28/01/2017, 20:42Va bene; prima però, se vuoi, puoi proporre una definizione diversa, magari usando anche le definizioni di qualche trattato vedantico (moderno o antico, da usare come guida, senza che nessuno debba considerarlo dogma) che parli di tale via; ma solo se sperimentata da te direttamente, e quindi non opinabile da parte mia, se non al massimo per la forma in cui l'esporrai: infatti non si può opinare se la via di qualcuno è o no un percorso autentico, a meno che non ci si ponga come suo guru. Se invece porterai uno jnana yoga non sperimentato, sarà interamente un'opinione tua, e quindi interamente opinabile anche da me.Fedro ha scritto: ↑28/01/2017, 16:22non intendo entrare in merito o contrapposizione rispetto a questa tua ostinata opinione personale sullo Jnana yoga (visto che continui a riproporla) quindi mi astengo da ulteriori commenti, grazie.KaaRa ha scritto: ↑28/01/2017, 15:50
lo jnana yoga usa appunto la speculazione. E' sufficiente guardare la puntigliosità e la prolissità che Shankara ci fornisce, per accorgersi che lo Jnana yoga usa la razionalità, anche se come incentivo verso l'intuito. O l'intuito viene da sé, o si è costretti a seguire il ragionamento
Il neti neti è continua spoliazione di ciò che è non reale, dunque man mano si tratta di riconoscere ed elidere ciò che è ragionamento che non si basi su propria esperienza (quindi falso e irreale).
Nonostante questo, tra noi, qui, possiamo comunque ragionare su ciò che esponiamo. Non abbiamo altro da fare, a meno che non lo sostituiamo con un continuo rimproverarci per aver ragionato. Tu hai appunto fatto anche adesso una esposizione (ragionata!) del neti neti, così come avevo fatto delle esposizioni anche io. E tu avevi chiarito il modo in cui vedevi tale mia esposizione, a cui ho ulteriormente posto un chiarimento anche io. Adesso il gioco prosegue, nel caso io veda che ciò che hai appena detto mi suscita una nuova riflessione. Senza che tutto ciò debba suscitare anche giudizi sull'autenticità della sadhana o dello yoga intrapreso dall'uno o dall'altro. Una incapacità di sintetizzare per iscritto le proprie idee più sottili (come è il mio caso), non deve essere sostituita da un giudizio spazientito. Siamo qui anche per comprenderci e, inizialmente, tollerarci.
Quindi, continuando (se si vuole) le nostre riflessioni, appunto in riferimento a ciò che hai appena detto sul neti neti: hai perfettamente ragione, il neti neti è una spoliazione di tutte le varie aderenze-identificazioni che la coscienza ha verso i suoi contenuti (che altro non sono che modificazioni formali della stessa coscienza). Questo non può essere fatto da tutti in modo diretto, ovvero ponendosi in un totale (totale!) silenzio, per lo meno psichico (ma meglio ancora se anche fisico), osservando tali contenuti uno per uno (o, per chi è ancora più capace, osservando direttamente la fonte di tutti i contenuti), con una coscienza inamovibile. (Tra l'altro, è bene averlo presente subito, anche QUESTO metodo è altrettanto irreale come lo sono i ragionamenti!)Qui mi pare si vada invece, verso la direzione opposta: un continuo e sovrapposto accumulo di costrutti e immaginazioni personali.
Come possono comunque fare i "poveri mortali" come me, che (soprattutto un tempo) non sanno stare che poche decine di minuti in meditazione, al massimo? Quelli come me possono usare i propri strumenti mentali di altro genere, quelli più grossolani (illusori, ma è illusorio anche il sottile strumento della meditazione o della silenziosa osservazione diretta): ovvero strumenti come le azioni, le energie istintuali, i sentimenti emotivi, i pensieri volitivi, i ragionamenti intuitivi (Shankara ce ne mostra un esempio, facendoci ragionare su migliaia di pagine!!!), il puro intuito.
Il risultato non cambia: così come colui che ha usato l'azione (magari in battaglia, come Arjuna: altro che osservazione diretta inamovibile!!) comincerà a veder svilire le aderenze-identificazioni ai propri contenuti, vedendosele al massimo sostituire da intuizioni sempre più sottili (religiosamente si potrà dire, come nella Gita, che "con le azioni ha offerto le proprie istanze a Dio"), allo stesso modo capiterà la stessa cosa a chi, come me, usa l'intelletto con lunghi ragionamenti: non a caso, è questo che mi sta capitando (nel primo post lo avevo specificato, che tutto quel che scrivevo nasceva da un'intuizione e non da un ragionamento), anche se poi, qui, se voglio mettere per iscritto eventuali intuizioni sintetiche, devo proporle per esteso (con il mio scarso dono di sintesi scritturale).
Re: E' solo un'occhiata
MAURO:
Tutto questo è un altro modo di vedere le sadhana, evitando così di trasformarle in strumenti che credono di poter raggiungere direttamente la realtà (che non si lascia afferrare da nessuno strumento, più o meno mentale, o più o meno sottile che sia), e avvertendoci anche così, da subito, che tale circolarità non deve farci disperare né renderci sprezzanti verso la propria o l'altrui sadhana, perché è proprio quando tali circolarità si sono compiute e si sono sempre più consolidate, che il Sé ha una possibilità di emergere spontaneamente.
Proponi un evoluzione degli argomenti, ma l'evoluzione di un qualche oggetto (quindi anche di un oggetto mentale) dove porta? Sappiamo già (per lo meno se ci fidiamo dell'Insegnamento vedantico) che ogni sviluppo di una qualunque oggettualità è circolare, per quanto possa sembrare ampia (e quindi lì per lì apparentemente lineare). Quindi, che ci sia pure tale circolarità! Anzi, lo scopo di una sadhana, qualunque sadhana, è proprio la circolarità: nelle azioni dobbiamo solo compiere l'azione in sé (chiudendola subito appunto in un cerchio autoreferenziale), senza aspettarne i frutti (che allungherebbero solo tale cerchio); nella devozione sentimentale si deve vedere la divinità come il nostro più vero io o per lo meno dobbiamo vederla come residente in noi stessi (chiudendo quindi tale adorazione in un cerchio autoreferenziale), senza creare una distanza tra noi ed Essa (che allungherebbe solo tale cerchio); allo stesso modo, la speculazione filosofica deve essere portata al massimo fino a che tutti i concetti si mostrino intrinsecamente legati l'uno all'altro (chiudendoli così in un cerchio di pura logica e di sottili collegamenti intuitivi), senza sperare che essi possano farci raggiungere una qualche meta ideale (tale speranza ci farebbe solo allungare tale cerchio). Il nostro scopo è continuare a "creare cerchi" del genere il più possibile (soprattutto quelli che coinvolgono lo strumento a noi più congeniale), aspettando che la distanza e il distacco (da tali cerchi) sorgano da sé (cioè dal Sé).Mauro ha scritto: ↑29/01/2017, 7:38Per KaaRa
Il ragionare e argomentare ha un senso nella misura in cui non è circolare, ma al contrario si evolve.
In questo thread ho visto esattamente questa circolarità e per questo critico un ragionare che non ha portato a nulla, se non in un rafforzamento delle reciproche convinzioni.
Tutto questo è un altro modo di vedere le sadhana, evitando così di trasformarle in strumenti che credono di poter raggiungere direttamente la realtà (che non si lascia afferrare da nessuno strumento, più o meno mentale, o più o meno sottile che sia), e avvertendoci anche così, da subito, che tale circolarità non deve farci disperare né renderci sprezzanti verso la propria o l'altrui sadhana, perché è proprio quando tali circolarità si sono compiute e si sono sempre più consolidate, che il Sé ha una possibilità di emergere spontaneamente.
Re: E' solo un'occhiata
ANAM:
Kaara ha scritto: E' tra quelli conosciuti, visto che lo jnana yoga usa appunto la speculazione.
La sadhana dello jnani è descritta da Shankara nel Vivekacudamani.
I mezzi indicati sono quattro: discriminazione, distacco, pratica realizzativa dell'esade delle sei virtù, ardente aspirazione.
Il tutto, sotto l'indispensabile guida del saggio pienamente realizzato, dopo aver esaurito i primi tre ashrama.
Questo è quanto, salvo rarissime eccezioni relative ad esseri cosiddetti auto realizzati, i quali comunque vengono riconosciuti dalla Tradizione.
Vero, gli strumenti dello jnana yogin sono quelli elencati, e la discriminazione, in particolare, può essere compiuta passo passo, prendendo i vari dati che si hanno a disposizione, sensoriali, emotivi, intellettivi, ecc., non a caso Shankara stesso ci invita a conoscere estesamente la quintuplicazione degli elementi, i rapporti mentali tra molteplicità, dualità, unità, e così via. Queste estese esposizioni sono state dichiarate come prolisse e puntigliose dagli esponenti di altri punti di vista filosofici, compresi quelli classificabili all'interno dello stesso vedanta. Io posso essere d'accordo con loro (in fondo, i libri di Shankara mi portano via un bel po' di spazio in libreria), ma vedendo come positivi gli aggettivi di "puntigliosità" e "prolissità", cioè utili nel farci sviluppare la razionalità, se essa non è un fine ma un semplice mezzo per lasciare alla fine cadere (paradossalmente), dopo tanto lavoro, ogni aderenza ai propri contenuti mentali.sufficiente guardare la puntigliosità e la prolissità che Shankara ci fornisce, per accorgersi che lo Jnana yoga usa la razionalità, anche se come incentivo verso l'intuito. O l'intuito viene da sé, o si è costretti a seguire il ragionamento (e in più il ragionamento è l'unico modo per esporre eventuali intuizioni che non vertono direttamente sull'emotività). Il modo in cui espongo tale speculazione è l'unica questione su cui si può opinare (stando sempre attenti a non confondersi con il fatto che si potrebbe non essere riusciti a capire l'esposizione di un argomento, se non lo si è ancora affrontato fino in fondo), anche se non si può opinare sul fatto in sé di poter esporre qualcosa (almeno finché lo faccio su di un forum pubblico e non vado a legare qualcuno obbligandolo a leggere).
Shankara non è né puntiglioso nè prolisso, bensì di una chiarezza magistrale.
Vero è che egli ha percorso l'India in lungo e in largo dialogando - non discutendo, nè speculando - con i pandit e i seguaci di altre forme tradizionali, ma Shankara era Shankara ed adempiva il suo Dharma che consisteva nel ripristino della via tradizionale in India.
Tanto che Shankara stesso nell'Upadeshapancaratnam, La quintuplice Gemma dell'istruzione, condensa l'essenza dell'istruzione e della disciplina che s'impone al discepolo.
Fra le altre regole si trovano queste: si eviti ogni discussione con gli eruditi; si receda decisamente da qualsiasi vano sofisma; non si pronuncino parole invano.
Re: E' solo un'occhiata
Questo forum è indirizzato alla visione di Shankara.
Lo jnana marga è quello descritto sinteticamente sopra.
Il resto, qui, è irrilevante.
Lo jnana marga è quello descritto sinteticamente sopra.
Il resto, qui, è irrilevante.
Re: E' solo un'occhiata
Quindi dovremmo, se ne siamo capaci, limitarci alla testimonianza di ciò che siamo.
È stato indicato molte volte e da diverse voci in questa discussione, che, per quanto mi riguarda, é terminata.
shanti
Re: E' solo un'occhiata
Testimonio, nello spirito del forum, che attualmente io ora sono caratterizzato anche da molti ragionamenti e collegamenti (dentro di me sono sintetici ed intuitivi, anche se riportandoli qui per esteso appaiano lunghi, a causa della mia scarsa capacità di sintesi scritturale).anam ha scritto: ↑29/01/2017, 11:41
Quindi dovremmo, se ne siamo capaci, limitarci alla testimonianza di ciò che siamo.
È stato indicato molte volte e da diverse voci in questa discussione, che, per quanto mi riguarda, é terminata.
shanti
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Re: E' solo un'occhiata
Anam ha scritto:
Shankara non è né puntiglioso nè prolisso, bensì di una chiarezza magistrale.
Vero è che egli ha percorso l'India in lungo e in largo dialogando - non discutendo, nè speculando - con i pandit e i seguaci di altre forme tradizionali e non, ma Shankara era Shankara ed adempiva il suo Dharma che consisteva nel ripristino della via tradizionale in India.
Noi non siamo Shankara, semmai aspiranti aspiranti aspiranti.
Peccato che il maestro del suo maestro nella Mandukya diceva qualcosa di diverso:
32. "La suprema verità è questa: non vi è nascita né dissoluzione, né aspirante alla liberazione né liberato, né alcuno che sia in schiavitù".
Vedi, quando Shankara nel Vivekacudamani affermava:
56. "La liberazione (moksha) non si ottiene né con lo yoga né col samkhya, né col rito, né con la conoscenza eruditiva ma con il riconoscimento dell'identità dell'atman con Brahman. Non vi è altro mezzo".
Sta dicendo una mezza verità, o non la sta dicendo tutta, perché?
Semplicemente perché una volta compreso, in virtù della discriminazione osservatore-prodotto osservato, che non si è la persona (mente-intelletto-ego) che si credeva di essere, oltre a non porsi per quest'ultimo la necessità di realizzarsi (appunto perché dalla discriminazione emerge che non si è quel tale) si giunge ad un paradosso logico, che non essendo mai stato fattivamente tale persona da cui in precedenza ci si voleva liberare, la liberazione stessa (moksha) è improponibile per le succitate ragioni.
A parte il fatto che giungere alla conclusione che non si è il prodotto osservato ma il conoscitore di tale prodotto e che tale riconoscimento non è intellettualmente più di tanto impegnativo specialmente per coloro come te che bazzicano questo ambiente, mi chiedevo allora perché tanta riluttanza nell'accettare la sentenza "Tu sei Quello" proposta in tutte le salse dal Vedanta?
Non è forse che l'accettazione comporti l'abbandono di uno stile di vita fatta di nama japa mantra e adorazione della figura del guru tipica dell'aspirante devoto? E che accettandolo tale stile di vita evapori repentinamente lasciandoti priva dell'oggetto della bhakti? Questo mi porta a concludere che tu sei più interessata a quest'ultima che a moksha. Si capisce dall'atteggiamento di riverenza che esprimi nei confronti della figura di Shankara: "Shankara era Shankara". Sbagliato. Shankara era una espressione dell'Altissimo che si è manifestato in una particolare forma-volume-corpo chiamato Shankara. Una particolare espressione nella fattispecie come lo sei relativamente tu e lo sono relativamente io. Noi non siamo Shankara, d'accordo, ma in conformità al nostro svadharma deciso sempre dall'Altissimo, non siamo decisamente di serie B.
Pertanto:
32. La suprema verità è questa: non vi è nascita né dissoluzione, né aspirante alla liberazione né liberato, né alcuno che sia in schiavitù.
....e né scolari né professori aggiungo.
Re: E' solo un'occhiata
Mi dispiace dirlo ma il tuo ultimo intervento è, a mio avviso, tipicamente new age, latriplice.
Perchè se precedentemente descrivevi (giustamente, sempre a mio avviso) i diversi punti di vista e le relative differenti implicazioni, ora metti tutto insieme in un minestrone indigeribile (sempre a mio umile avviso), ricordandomi quel domatore di elefanti indiano che diceva: "tanto è tutta una illusione", ma si guardava bene dallo stare sotto al culo dell'elefante quando quest' ultimo muoveva la coda...
Perchè se precedentemente descrivevi (giustamente, sempre a mio avviso) i diversi punti di vista e le relative differenti implicazioni, ora metti tutto insieme in un minestrone indigeribile (sempre a mio umile avviso), ricordandomi quel domatore di elefanti indiano che diceva: "tanto è tutta una illusione", ma si guardava bene dallo stare sotto al culo dell'elefante quando quest' ultimo muoveva la coda...
Re: E' solo un'occhiata
Avrei fatto la tua stessa osservazione.Mauro ha scritto: ↑30/01/2017, 6:21Mi dispiace dirlo ma il tuo ultimo intervento è, a mio avviso, tipicamente new age, latriplice.
Perchè se precedentemente descrivevi (giustamente, sempre a mio avviso) i diversi punti di vista e le relative differenti implicazioni, ora metti tutto insieme in un minestrone indigeribile (sempre a mio umile avviso), ricordandomi quel domatore di elefanti indiano che diceva: "tanto è tutta una illusione", ma si guardava bene dallo stare sotto al culo dell'elefante quando quest' ultimo muoveva la coda...
E' la mente che che assolutizza le "formule non duali" leggendole nella sua dimensione: quella del sogno.
Utilizzare dei sutra con la mente, come : "Nessuno nasce, nessuno muore" , oppure : "Non vi è nascita né dissoluzione, né aspirante alla liberazione né liberato, né alcuno che sia in schiavitù",ovvero per comprovare nella stessa dimensione (stato di sogno ) in cui viene pronunciata, verità che ne esulano, produce confusione, in quanto vengono mischiati i piani.
Con la stessa osservazione, non trovo senso equipare la dimensione dello stato di Coscienza Shankara (che esula dagli scritti e da individuazione) con l'incarnazione Shankara, e laddove possiamo constatare l'eccezionalità che ci fa affermare "Shankara è Shankara" e che mostra l'importanza del Vivente nella Tradizione, come viene testimoniato nel Vivekacudamani ( e che allora colliderebbe con i sutra cui sopra):
"sotto l'indispensabile guida del saggio pienamente realizzato"
Re: E' solo un'occhiata
Dove ho sostenuto che non cessa di esistere?latriplice ha scritto: ↑15/01/2017, 13:02Finora nessuno sa perché la maya cesserebbe di esistere incluso il sottoscritto. NowHere sosteneva che non cessa di esistere ma non è coerente con lo sloka in questione, poiché maya cesserebbe di esistere. E siccome il problema della maya ossessiona KaaRa ho pensato che la soluzione all'enigma lo potesse giovare.
Re: E' solo un'occhiata
Qui:
NowHere ha scritto: ↑12/01/2017, 1:18Non cessa di esistere perché è "basato" sulla Realtà.latriplice ha scritto:17. Se il mondo fenomenico avesse una qualsiasi esistenza, allora cesserebbe di esistere, ma questa molteplicità che è maya, non è altro che non-dualità, la quale è la sola realtà.
Agama Prakarana, Mandukya Upanisad
Te lo sei chiesto perché cesserebbe di esistere?
È il Reale stesso "visto" da una determinata prospettiva.
《Visitatore: Perché l'illusione è così forte?
Maharaj: Perché è basata sulla realtà.》(tratto da Io Sono Quello).
Re: E' solo un'occhiata
Ok, intendevo in modo "ontologico", non per il soggetto che, morendo a se stesso, si libera. Per lui la maya scompare.Mauro ha scritto: ↑31/01/2017, 12:23Qui:NowHere ha scritto: ↑12/01/2017, 1:18Non cessa di esistere perché è "basato" sulla Realtà.latriplice ha scritto:17. Se il mondo fenomenico avesse una qualsiasi esistenza, allora cesserebbe di esistere, ma questa molteplicità che è maya, non è altro che non-dualità, la quale è la sola realtà.
Agama Prakarana, Mandukya Upanisad
Te lo sei chiesto perché cesserebbe di esistere?
È il Reale stesso "visto" da una determinata prospettiva.
《Visitatore: Perché l'illusione è così forte?
Maharaj: Perché è basata sulla realtà.》(tratto da Io Sono Quello).
Re: E' solo un'occhiata
Concordo.
Ma che interesse ha "sapere" che maya permane, se per te scompare?
Ma che interesse ha "sapere" che maya permane, se per te scompare?
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Re: E' solo un'occhiata
NowHere ha scritto: ↑31/01/2017, 13:12Ok, intendevo in modo "ontologico", non per il soggetto che, morendo a se stesso, si libera. Per lui la maya scompare.Mauro ha scritto: ↑31/01/2017, 12:23Qui:NowHere ha scritto: ↑12/01/2017, 1:18Non cessa di esistere perché è "basato" sulla Realtà.latriplice ha scritto:17. Se il mondo fenomenico avesse una qualsiasi esistenza, allora cesserebbe di esistere, ma questa molteplicità che è maya, non è altro che non-dualità, la quale è la sola realtà.
Agama Prakarana, Mandukya Upanisad
Te lo sei chiesto perché cesserebbe di esistere?
È il Reale stesso "visto" da una determinata prospettiva.
《Visitatore: Perché l'illusione è così forte?
Maharaj: Perché è basata sulla realtà.》(tratto da Io Sono Quello).
Non cessa di esistere perché per la visione di Gaudapada la maya semplicemente non esiste. C'è solo la realtà-Brahman, il che lo portò a concludere:
32. La suprema verità è questa: non vi è nascita né dissoluzione, né aspirante alla liberazione né liberato, né alcuno che sia in schiavitù.
Pertanto la questione del soggetto che morendo a se stesso si libera o teme che la maya si ripresenti, è solo una concessione per coloro che scambiano la corda per il serpente.
Vedi se a questo punto, la possibilità di realizzare il Brahman sia ancora proponibile.
Re: E' solo un'occhiata
Mi trovi totalmente d'accordo. Era un po' ciò che dicevo a KaaRa quando scrivevo "Realizza il Brahman e poi vedi se questa domanda ha ancora un valore", oppure "A chi importa ciò?", ecc.
Cioè pensa a camminare, arriva dove devi arrivare e poi vedi se questo problema esiste ancora, altrimenti rischiamo di fare inutili sofismi.
Il problema che pone KaaRa in questo thread non è un problema del Jivanmukta, e paradossalmente sarebbe un problema che solo un Jivanmukta potrebbe porsi.
Se stai facendo un viaggio a piedi da Napoli a Milano e in questo momento ti trovi a Civitavecchia, non ha molto senso interrogarsi sulle odierne condizioni meteo di Milano. Probabilmente piove, probabilmente no. Se dovrai usare o meno l'ombrello non è un problema attuale; sarà un "problema" di quando sarai arrivato.
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Re: E' solo un'occhiata
Ho visto sia la prima che la seconda parte di questa conferenza: molto profondo e d'aiuto nella comprensione.latriplice ha scritto: ↑01/02/2017, 5:32https://m.youtube.com/watch?v=F0dugc4TrlE
La Mandukya esposta da uno swami.
Grazie!