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Articolo: "Parmenide, sacerdote di Apollo: la “incubatio” e la guarigione sacra"

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cielo
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Articolo: "Parmenide, sacerdote di Apollo: la “incubatio” e la guarigione sacra"

Messaggio da cielo » 18/01/2018, 9:30

Vorrei suggerire la lettura di un articolo di Beatrice Udai Nath "Parmenide, sacerdote di Apollo: la “incubatio” e la guarigione sacra" pubblicato ieri anche sulla rivista Axis Mundi.

Oltre all'accurata ricostruzione storico-filosofica delle vicende che legano la figura di Apollo Iperboreo, divino guaritore, al filosofo Parmenide di Elea, il filo filosofico tessuto dall'autrice ci conduce al paragrafo conclusivo "Coscienza ed esistenza", che mi permetto di riportare qui, in cui ci dà modo di comprendere la perfetta assonanza tra la visione della scuola eleatica e quella dell'advaita-vedanta di Gaudapada e Shankara.
Buona lettura.

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COSCIENZA ED ESISTENZA

La Dea quindi istruisce il veggente spiegando che qualsiasi cosa esista – cioè sia oggetto di pensiero e percezione – è Essere. Ma ancora altro deve essere compreso: che la causa iniziale del pensiero, ciò che lo mette in atto inizialmente, è l’Essere. In altre parole ci viene illustrato che l’oggetto del nostro pensiero e percezione, quale punto finale e obiettivo del processo del conoscere, è identico al punto di partenza. Inizio e fine sono identici, conoscenza e conosciuto.

Mêtis è la particolare qualità di intensificata consapevolezza, che spontaneamente diventa consapevole di tutto simultaneamente. Mentre la mente ordinaria si sposta nel suo incessante viaggiare, tale tipo di coscienza è invece sempre a casa, e la sua casa è ovunque. Mêtis sente, ascolta, vede, è consapevole allo stesso tempo di tutto ciò che attraversa il nostro orizzonte di coscienza. Nulla le sfugge. Quando diventiamo coscienti del veduto e dell’udito e delle varie impressioni provenienti dall’esterno, dopo un po’ non avvertiamo più le sensazioni visive e auditive separatamente, ma in un insieme unico. Cioè è qualcosa che è esattamente come è sempre stato, ma nel caso specifico è dotato di una perfetta continuità, in cui tutto è unito e non sussistono separazioni o divisioni.

E in questa pienezza anche il passato e il futuro incominciano a mescolarsi, poiché non possono più essere separati. Entrambi sono inclusi nel presente. Anche il senso del movimento scompare. Mêtis è talmente rapida nella risposta, e perfettamente cosciente dell’attimo presente, che qualsiasi movimento sarà percepito come fermo. Ma, oltre ciò, invece di essere coscienti di una sedia, o un albero, si è coscienti della percezione di un solo essere: totale, immutabile, perfettamente immobile. Infine, osservando ancora, si scoprirà che invece di essere noi a percepire la realtà, di fatto, è la realtà che sta percependo se stessa attraverso di noi. In questo modo il cerchio si chiude.

Dal punto di vista della realtà, nulla è cambiato: e mai potrebbe. E dal punto di vista della strana irrealtà in cui ci muoviamo, anche, nulla è cambiato. Scendiamo le stesse scale, vediamo le stesse facce, dormiamo nello stesso letto. Eppure dal punto di vista dell’individuo che ha assistito alla manifestazione della Dea, la vicenda è molto differente. Poiché nulla è capace di cambiare un essere umano come l’esperienza di uno stato di immutabilità. Il futuro e il passato che erano stati cancellati vengono restituiti. Ma non sono più le realtà indipendenti che sembravano essere: sono invece inseparabili parti del presente. I nomi che abbiamo usato per riferirci a questo o a quello sono ancora perfettamente utilizzabili, se non fosse che invece che applicarsi a un dato numero di oggetti separati, si applicano a una cosa sola. Per chiunque altro la differenza potrebbe essere più sottile di un capello. Ma in senso proprio è pura magia. Improvvisamente, invece di vedere e udire migliaia di cose, ne vediamo o ascoltiamo una sola. E se si è desiderosi di dare a questa esperienza uno di quei nomi che i mortali hanno inventato: tutto è divino".

tratto da un articolo su Parmenide di Elea di Beatrice Udhai Nath

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