Arrivederci in talquando
Inviato: 12/11/2016, 22:47
Nei giorni scorsi Aldo Pacchetti ha lasciato il corpo: un devoto Sai, un aspirante, un seva, un confratello. Una persona semplice, nonostante i suoi trascorsi di manager e poi di editore di riviste pubblicitarie. Ci si era incontrati durante i corsi dell'Accademia Tradizionale del Vedanta, organizzati per conto del Ramakrishna Math Italia e durante le visite di Swami Veetamohananda. Faceva dei suoi malanni una sorta di passepartout, leggermente sordo si metteva in prima fila e faceva coppia con Purna nell'essere più attento e nel cercare approfondimenti sull'insegnamento del Vedanta, specialmente negli aspetti propri del suo asrama. Di lui ricordo su tutto la continua disponibilità, merce purtroppo rara in certi ambiti.
Per anni è capitato di andare al Centro Sai di Milano, ai tempi in cui Mario Mazzoleni vi risiedeva molto spesso per le note vicissitudini, mai in decine di riunioni qualcuno ha chiesto "Vuoi un passaggio da qualche parte? Ti vengo a prendere all'aereoporto? Hai dove dormire? Ceniamo assieme?". Una interpretazione del servizio proiettata verso l'esterno, che chiude gli occhi sugli astanti vicini e le loro possibili necessità.
Con Aldo non era così. Appena sapeva di un incontro da tenersi a Gropparello, in una struttura messa a disposizione per gli incontri sotto l'egida del RKM, subito telefonava e si metteva a disposizione, sia per un passaggio che per organizzare la visita di Swami Veetamohananda che ha fatto ospitare nelle residenze private più belle di Milano, perché anche lì, nessuno del Centro Sai ha mai pensato che la presenza dello Swami si accompagnava ad un prima e un dopo da gestire.
Negli ultimi anni ci siamo incontrati in India, dove aveva sviluppato con la sua simpatia diverse amicizie ovunque andasse, e a Milano. Mi raccontava come negli ultimi mesi si fosse dedicato all'assistenza degli immigrati alla Stazione Centrale, la sera tardi, nonostante la tarda età continuava ad impegnarsi come un ragazzino pieno di energia.
Solo i sintomi della malattia lo hanno fermato, ma già la sua anima sapeva e per la prima volta parlammo di testamento e riprese ad interrogarsi sul post mortem del veicolo grossolano.
Cosa lasciamo, cosa rimane qui quando il corpo cessa di sostenere la nostra incarnazione?
Qualcuno, anch'egli oggi assente, mi disse: "L'unica cosa che di noi rimane è il bene fatto". E di Aldo questo è il lascito, fatto di gentilezza, abnegazione, altruismo, bontà, umiltà, affetto e, sopra ogni cosa, servizio. Mai un contrasto, mai una polemica, mai una parola o uno sguardo "fuori posto". Sono tutte cose che diamo quasi scontate in un aspirante, ma tutte insieme sono rare, però potrebbero rientrare nella pratica dell'insegnamento ricevuto dal suo Sai: "Aiutare sempre, ferire mai".
Sono orgoglioso di avere avuto la grazia di affiancarci per un tratto del cammino; di questo posso solo che essere grato. lo immagino già all'opera dall'altra parte novello auriga, intento ad accompagnare chi necessita di ausilio.
Ciao Aldo, arrivederci in talquando!
I Pitagorici, forum pitagorico, 22/04/2016, 11:15
Per anni è capitato di andare al Centro Sai di Milano, ai tempi in cui Mario Mazzoleni vi risiedeva molto spesso per le note vicissitudini, mai in decine di riunioni qualcuno ha chiesto "Vuoi un passaggio da qualche parte? Ti vengo a prendere all'aereoporto? Hai dove dormire? Ceniamo assieme?". Una interpretazione del servizio proiettata verso l'esterno, che chiude gli occhi sugli astanti vicini e le loro possibili necessità.
Con Aldo non era così. Appena sapeva di un incontro da tenersi a Gropparello, in una struttura messa a disposizione per gli incontri sotto l'egida del RKM, subito telefonava e si metteva a disposizione, sia per un passaggio che per organizzare la visita di Swami Veetamohananda che ha fatto ospitare nelle residenze private più belle di Milano, perché anche lì, nessuno del Centro Sai ha mai pensato che la presenza dello Swami si accompagnava ad un prima e un dopo da gestire.
Negli ultimi anni ci siamo incontrati in India, dove aveva sviluppato con la sua simpatia diverse amicizie ovunque andasse, e a Milano. Mi raccontava come negli ultimi mesi si fosse dedicato all'assistenza degli immigrati alla Stazione Centrale, la sera tardi, nonostante la tarda età continuava ad impegnarsi come un ragazzino pieno di energia.
Solo i sintomi della malattia lo hanno fermato, ma già la sua anima sapeva e per la prima volta parlammo di testamento e riprese ad interrogarsi sul post mortem del veicolo grossolano.
Cosa lasciamo, cosa rimane qui quando il corpo cessa di sostenere la nostra incarnazione?
Qualcuno, anch'egli oggi assente, mi disse: "L'unica cosa che di noi rimane è il bene fatto". E di Aldo questo è il lascito, fatto di gentilezza, abnegazione, altruismo, bontà, umiltà, affetto e, sopra ogni cosa, servizio. Mai un contrasto, mai una polemica, mai una parola o uno sguardo "fuori posto". Sono tutte cose che diamo quasi scontate in un aspirante, ma tutte insieme sono rare, però potrebbero rientrare nella pratica dell'insegnamento ricevuto dal suo Sai: "Aiutare sempre, ferire mai".
Sono orgoglioso di avere avuto la grazia di affiancarci per un tratto del cammino; di questo posso solo che essere grato. lo immagino già all'opera dall'altra parte novello auriga, intento ad accompagnare chi necessita di ausilio.
Ciao Aldo, arrivederci in talquando!
I Pitagorici, forum pitagorico, 22/04/2016, 11:15