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Sai Baba - egoismo

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cielo
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Sai Baba - egoismo

Messaggio da cielo » 10/10/2022, 8:34

Estratto dal discorso del 24 novembre 1998

Incarnazioni dell’Amore Divino!

Chi rimane chiuso nel proprio egoismo non è amato da nessuno, nemmeno dalla moglie, né dai figli, quand’anche fingessero davanti agli altri di andare d’amore e d’accordo.

È inevitabile imbattersi nella sofferenza finché si prova rabbia per qualcuno. Chi è vittima dei desideri si sottrae alla loro soddisfazione, poiché l’avido non gusterà mai né le gioie, né gli agi della vita. L’ego, la collera, il desiderio e la bramosia sono le cause fondamentali che tolgono la pace della mente.

Si crede comunemente che la felicità e la pace mentale siano il risultato di pratiche spirituali, ma in realtà non è così.

A causare gioie e dispiaceri è sempre la mente.
Quindi, dominatela; la conquista della mente vi porterà ad uno stato di equanimità, in cui saprete trattare ogni aspetto dualistico con senso di uguaglianza. Il Vedanta dichiara che "dalla mente ha origine sia la schiavitù che la liberazione".

Una volta che saprete controllare la vostra mente, crescerete indipendenti dal dualismo tristezza-felicità.
Accogliete il dolore con la stessa disposizione d’animo con cui vi aprite alla gioia. In realtà, la felicità che si trae dal piacere non è nulla se paragonata a quella che deriva dal superamento delle difficoltà, e nella storia ci sono molti esempi di persone che danno testimonianza a questa verità.

Tutti coloro che hanno sostenuto nobili ideali han dovuto sottoporsi a dure prove prima di sperimentare la felicità. È stato scritto che "solo dalle prove nasce la gioia", ma gli uomini vogliono essere felici senza passare per le difficoltà. Ciò è in assoluta contraddizione con i principi della spiritualità.

L’uomo vuole risultati buoni,

senza compiere azioni meritevoli;

si ribella ai frutti dei suoi errori,

però persiste in attività indesiderabili.

Ci sono nove sentieri di devozione che vengono raccomandati al fine di sperimentare la divinità che ognuno ha dentro di sé, e sono:

1) ascoltare le storie che riguardano Dio (sravanam);

2) cantare le lodi del Signore (kirtanam);

3) contemplare la bellezza, maestà e compassione del Signore (visnusmaranam);

4) prostrarsi ai Piedi del Signore (padasevanam);

5) rispettare tutto e tutti vedendo in essi una forma del Divino (vandanam);

6) il culto di Dio nei riti (arcanam);

7) servire tutti indistintamente (dasyam);

8) sentire Dio come amico e confidente (sneham);

9) sottomissione completa alla volontà di Dio (atmanivedanam).

Tutte queste forme di devozione sono sorrette dall’amore, che ne è il respiro vitale.

Che fare per arrivare a comprendere il Principio di Brahma?
Dire Brahma significa riferirsi al principio cosmico che pervade ogni cosa. Secondo quanto affermato dai Purana (antiche storie che narrano il rapporto fra l’uomo e Dio), Brahma ha avuto origine dall’ombelico di Visnu. Ma chi è Visnu? È l’Essere che pervade ogni cosa. Dunque, Visnu e Brahma sono sinonimi di Atma.
Questa parola deriva dalla radice ahas, che significa "prime ore del giorno"; quindi ahas, significando la luce del mattino, simboleggia la distruzione delle tenebre dell’ignoranza.
Perciò, parlando della Forma Cosmica, la si definisce anche come "Colui che risplende".

Brahma non è limitato a un solo nome e a una sola forma, ma è anche detto Brihat: "Colui che tutto pervade".
Per raggiungere "Colui che risplende" bisogna seguire la verità. Sta scritto che "tutto il visibile è destinato a perire".

Denaro, giovinezza, moglie e figli

son tutte cose che passano.

Solo la Verità e la Gloria sono eterne.

Ecco perché dire Dio

è come dire Verità.

La Sapienza sgorga dalla Verità.

Verità e Sapienza pervadono tutto.

Per questo i Veda hanno dichiarato: satyam jñanam anantam brahma, "Dio è Verità, Sapienza e Immortalità".

Si può sperimentare l’incarnazione della Verità solo seguendo la via della Verità, la quale trascende il tempo, va oltre il passato, il presente e il futuro.

(...)

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