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Raphael - Morte e rinascita o resurrezione

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cielo
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Raphael - Morte e rinascita o resurrezione

Messaggio da cielo » 17/04/2022, 8:39

MORTE E RINASCITA O RESURREZIONE

La Pasqua rappresenta un evento molto importante per il Cristianesimo. Tutta la cristianità si raccoglie nel silenzio intorno al contenuto centrale dell'esperienza pasquale.

Diciamo nel silenzio perché in tale epoca la Chiesa é in lutto: Gesù é morto, e attende il momento della rinascita, della resurrezione, della gloria. Questo evento può essere interpretato a due livelli di comprensione: l'uno prettamente cronistico, storico, empirico e spazio-temporale; l'altro simbolico, iniziatico, esoterico.

Anche altri eventi della vita di Gesù presentano i due aspetti di verità. D'altra parte, occorre riconoscere che i grandi Avatar si sono espressi a vari livelli di interpretazione. Gesù parlava anche in parabole, ma una parabola é il simbolo verbale-materiale di una verità spirituale, metafisica.
Anche Platone, per mezzo del mito, voleva svelare verità ineffabili. Che cosa può significare morte e resurrezione o rinascita sotto l'aspetto esoterico-iniziatico?

Se osserviamo tutti i fenomeni della vita che ci circondano, constatiamo un grande processo di morte-rinascita: un seme nasce, fiorisce, muore dando vita a un altro seme, e così via. Anche nel nostro organismo si verifica continuamente una morte-rinascita di cellule. Tale processo, quindi, investe tutta la manifestazione poiché ciò che nasce deve necessariamente morire e, fino a quando la vita della manifestazione continuerà, dovrà anche prodursi, oltre alla morte, nuova nascita; noi diciamo: il mondo delle forme si rinnova.

Come sostiene il Vedānta, le forme appaiono, per comparire ancora in un gioco incessante di mutamento (maya). A questo fenomeno non sfugge neanche l'individualità umana: essa appare nel mondo di visva, o tridimensionale, poi scompare, e le qualità-semi (samskara) non risolte sospingono a prendere una nuova forma creando un'altra individualità.
Vi é però un ulteriore processo di morte-resurrezione che potremmo considerare di linea verticale, mentre quello precedentemente trattato lo potremmo definire di linea orizzontale.

Nel verticale il processo di morte-rinascita si presenta sotto l'aspetto della trascendenza di uno stato coscienziale. Sulla linea orizzontale un seme di fiore nasce, fiorisce, muore per dare vita ad un altro seme di fiore e non di altro; nel caso dell'individualità non risolta questa muore per ridare vita ad altre qualità individuate; diremo, il loro nascere e morire si svolge sempre lungo un preciso e identico percorso esistenziale (samsara).

Sulla linea verticale, invece, si muore definitamente lungo quel percorso per entrare in un altro completamente differente sotto ogni aspetto. L'uno é di linea retta e parallela allo stato precedente. Nel caso di Gesù notiamo che egli muore e ascende, il che implica che il suo evento appartiene a una morte-rinascita ascensiva, quindi di ordine verticale. Se dunque dobbiamo ascendere, inevitabilmente e definitamente dovremo morire a ciò che fino a oggi, per noi, ha rappresentato quel nascere-morire di linea orizzontale. Ciò comporta il fermarsi lungo tale linea e l'iniziare il percorso ascendente. In altri termini, occorre saper realizzare la croce. Per lo svolgimento di questo notiamo che il braccio verticale s'inserisce in un punto x del braccio orizzontale: quindi per definire il braccio verticale della croce occorre fermarsi lungo un punto del braccio orizzontale e allungarsi lungo la linea verticale ascendente.

La vera morte, quella del Filosofo, avviene nel preciso punto di intersezione con la linea orizzontale, ciò implica contemporaneamente il fermarsi e l'ascendere, quindi il morire e il risorgere a una nuova espressione di vita. Il travaglio dell'anima avviene soprattutto quando si é fermata senza ascendere: in tal modo la coscienza vive
in una terra di nessuno, in una posizione di stallo, in uno stato di abùlia. Ma perché questo? perché, essendosi fermata, non segue più la linea orizzontale e, non avanzando su quella verticale, elude la chiamata. Qualcuno, in questo stato, può avere paura della morte pur non accorgendosi che, avendo rallentato o fermato il suo peregrinare lungo la linea orizzontale, é già morto, é già un cadavere privo di interessi.

Noi, in quanto discepoli alla Liberazione, abbiamo rallentato la corsa lungo la linea orizzontale (che é quella del divenire) o, meglio, ci siamo definitamente fermati e, conseguentemente, stiamo cercando di erigere il nostro braccio verticale, stiamo innalzando la nostra croce. Questo braccio si estende da visva-terra fino al Brahmaloka, o luogo di Brahma, oppure dal sensibile all'intelligibile. Qualcuno può anche fermarsi lungo tale linea verticale e incrociare quella orizzontale; la manifestazione offre, oltre che indefiniti stati di coscienza, molteplici piani di manifestazione.

Qualche altro può proseguire fino alla completa soluzione di tutti gli stati di conoscenza, e quindi di tutti i piani di manifestazione, avendo riconosciuto che i piani-mondi non sono, come afferma l'Upanisad, che semplice karma accumulato.

Si diventa ciò che si pensa nel cuore; se pensiamo di essere l'essere supremo saremo l'essere, perché in potenza già lo siamo; se pensiamo di essere umani individuati saremo tali, ecc. La potenza del pensiero-cuore ci offre le ali per volare negli svariati mondi-loka, grossolani o sottili; o, ancora , per uscire e ascendere completamente verso Dio non qualificato e senza forma.

E quest'ultimo evento rappresenta la vera, autentica e ultima morte-resurrezione. Per noi, discepoli avanzati, non v'é altro tipo di morte, avendo già sperimentato e, si suppone, superato le altre morti. L'insegnamento Vedanta, come la tradizione metafisica occidentale, tende a tale trasfigurazione perché riconosce in perfetta consapevolezza che tutte le possibili esperienze, gratificanti o no, sul piano del relativo e del divenire, non sono altro che nebbie colorate che offuscano la vera pienezza dell'essere. Ma é anche vero che per questo tipo d'Insegnamento occorrono qualificazioni adeguate, maturità psicologica e, soprattutto, maturità coscienziale.

La Pasqua per gli Ebrei era rappresentata dalla loro uscita dall'Egitto per la terra promessa, per Gesù dalla morte della forma e dall'ascensione al cielo o al Dio-Persona, per noi dovrebbe essere un morire-trascendere ogni stato condizionato e il risorgere nel mondo dell'Uno-Uno platonico o Brahman nirguna del Vedānta advaita.

Tratto da "Fuoco dei Filosofi ", pag. 97. Edizioni Āśram Vidyā

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