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Sai Baba - donne - dharma e ananya bhakti

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cielo
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Sai Baba - donne - dharma e ananya bhakti

Messaggio da cielo » 04/03/2022, 17:13

La donna possiede sette virtù:

Satya (la Verità)
Prema (l’Amore)
Dharma (la Rettitudine)
Tyāga (il Senso di Sacrificio)
Sahana (la Tolleranza)
Ānanda (la Gioia)
Svānubhūti (la Compassione).

Ciò che si chiama ‘donna’ è l’interazione di queste sette facoltà o virtù.

In tutto il paese, la donna è la grande artefice della pace, della prosperità, del progresso, del benessere, della reputazione e del rispetto, sia a livello individuale nell’ambiente familiare che attraverso la sua prole.
Per questo motivo gli indiani dicono: “Prima di tutto pensiamo alla casa e alla donna che vi regna”.

Per la donna, la casa rappresenta un rifugio prestigioso, stabile: un tempio. Per questa ragione, ella porta il titolo di Grihalakshmî. Quando il marito affronta problemi e difficoltà, la moglie ne condivide tutto il peso e s’ingegna ad andargli in aiuto.

La donna è pronta a sacrificare la vita per il rispetto e la reputazione della famiglia; è l’incarnazione stessa del sacrificio. Negli uomini, non c’è un uguale senso di sacrificio; anche quando si sacrificano, restano profondamente egoisti.
Nelle donne, il senso di sacrificio è disinteressato: non si sacrificano mai per interesse.

(...)

I Veda affermano che il cuore dell’uomo dovrebbe essere traboccante della dolce bevanda del sacrificio, della verità, della rettitudine.
L’uomo che segue l’esempio della donna e s’impregna delle sue virtù crescerà anch’egli sul sentiero dell’esistenza.
Voi credete che le donne siano inutili.
Pensate: “Noi siamo uomini!”
Qual è il potere dell’uomo?
Siete pieni di presunzione pensando che la professione, l’impiego, sia appannaggio dell’uomo.
Non vediamo molte donne assicurarsi un impiego? Non ci sono molti uomini senza?

Tante donne lavorano. In effetti, ci sono più donne che uomini a lavorare.

Per esempio, guardate la fabbrica di telefoni di Bangalore. La maggior parte del personale è femminile. Un giorno, ho visitato quella fabbrica e ho chiesto al direttore: “Quante donne lavorano nel vostro stabilimento?”
Egli rispose: “Swami, il 99% del personale è femminile! "
Gli domandai: “Perché non assumete uomini?”
Mi disse: “Perché le donne lavorano molto più degli uomini. Quando una donna comincia un lavoro, non l’abbandona prima di averlo finito. Le donne, nel lavoro, dimostrano una grande determinazione”.

Esse hanno questo culto del lavoro e ciò è un vero potere.

Nessun testo sacro ha mai affermato che il lavoro professionale è riservato agli uomini e il lavoro in cucina alle donne.
A seconda delle circostanze e della situazione, i ruoli possono essere interscambiabili.

In caso di bisogno, un uomo può benissimo imparare a cucinare ed accudire la casa.

La coscienza è vita; è la totale comprensione di tutti i ruoli.

Non possiamo stabilire né assegnare un compito particolare a uno o all’altro.
Dovremmo imparare tutti i mestieri. Nel loro lavoro, le donne dimostrano entusiasmo e volontà.

Generalmente, pensiamo che coscienza significhi ‘comprensione’: ma in che misura?
Certamente non comprensione o conoscenza parziale.

La vera Coscienza è comprensione globale. Poiché siamo nati come esseri umani, dovremmo sapere tutto. Non sappiamo in quale lavoro, in quale compito ci imbatteremo.

Non consideriamo mai le donne deboli e inutili. Dovremmo sinceramente riconoscere che esse possiedono poteri divini; sono poteri nascosti, facoltà latenti e immanenti. A dire il vero, esse sono molto lontane dall’essere deboli: sono piene di forza.

Ecco un piccolo esempio: il Comandate in capo controlla tutto l’esercito. Quando ispeziona le sue truppe, tutti tremano davanti a lui; ma, quando torna a casa e si trova davanti sua moglie, è lui che comincia tremare. (Risate).

Perché? L’uomo teme la donna a causa dei suoi stessi errori.

Un altro esempio: un uomo è direttore di scuola.
Davanti a lui, tutti i bambini sfilano con umiltà. Egli impone la sua autorità su tutti gli allievi e sui professori; ma, quando ritorna a casa e sua moglie gli domanda perché ha mezz’ora di ritardo, si fa piccolo piccolo.

Oggi, questo è un atteggiamento abituale. L’uomo non dovrebbe mostrare una simile debolezza. Poiché è nato come essere umano, come un puruṣa (uomo), dovrebbe essere forte.

La parola puruṣa non indica l’entità maschile, ma l’Ātma, la Coscienza, ed è presente in ogni individuo, nella donna come nell’uomo.

Il corpo, questo abito di carne, ha ricevuto in sé il principio dell’Ātma, presente ovunque, dalla testa ai piedi.
Tale principio è presente in tutti. Se noi lo comprendiamo bene, possiamo considerare che le donne sono come gli uomini! La Coscienza, il puruṣa è presente in ognuno.

Le donne che comprendono questo Principio di Verità, lo sperimentano nella gioia. Esse vanno diritte a questo punto fondamentale.

Al contrario, gli uomini disperdono la loro attenzione sulle forme del mondo fisico.

Se pensate che gli uomini si distinguano dalle donne per i vestiti, vi sbagliate. Si possono vedere donne in pantaloni, allo stesso modo degli uomini!

Il termine puruṣa, dunque, non è circoscritto agli uomini, sulla base di caratteristiche esteriori.
Quindi, il vero puruṣa è l’essere umano che è colmo di divinità.
Questo ideale di divinità dovrebbe essere dimostrato dalle donne. Ognuna dovrebbe compiere il proprio dovere, conoscere chiaramente le proprie responsabilità.
Questo è ciò che si chiama dharma, [il primo obiettivo dell'esistenza].

Il Dharma non è [solo] il giusto codice di condotta per le diverse situazioni della vita umana. Il Dharma è il Principio atmico [stesso].

A questo proposito, la Bhagavad Gītā afferma:
“Il corpo si relaziona alle leggi fisiche, mentre l’Ātma segue le leggi spirituali”.

Svadharma, il dovere individuale, significa a tutti gli effetti ‘il principio del Sé’.
Svabhava, la propria natura o condizione, significa ‘la percezione del Sé’.
Svecchā, la libertà personale, significa ‘la libertà del Sé’.
Sva significa il Sé, l’Âtma.
Quindi, il vero Dharma è il codice del Sé.

Il secondo obiettivo dell’esistenza è artha (la ricchezza).
Generalmente, si pensa che si tratti di beni materiali, di denaro da guadagnare. In realtà, si tratta della ricchezza della saggezza. È l’esperienza della non dualità o dell’Uno.

Il terzo obiettivo, kāma (il desiderio), non ha niente a che vedere con i desideri del mondo fisico, effimero, temporaneo. Si tratta dell’ardente aspirazione alla Liberazione. Questa aspirazione è la stessa per ognuno.

Mokṣa (la Liberazione) è il completo distacco dal corpo.

La Liberazione è l’abbandono dell’attaccamento al corpo. Fintantoché c’è attaccamento al corpo, la Liberazione è impossibile.


Il corpo è una bolla di sapone, la mente è una scimmia pazza.

Non obbedire al corpo; non obbedire alla mente,

ma segui la tua coscienza.



Ecco in che cosa consiste la Liberazione.

Questi sono gli obiettivi principali dell’esistenza umana: sono identici per le donne come per gli uomini e sono essenziali per tutti.

(...)

In futuro, le donne saranno le sole a ristabilire, nel mondo, i valori del Dharma

Non pensate che si tratti di un dovere riservato alle donne; anche gli uomini hanno tale dovere: anch’essi dovrebbero partecipare con entusiasmo e incoraggiare tutti a migliorarsi.
Allora, il mondo progredirà.

Se gli uomini non possono collaborare, che almeno si astengano dal creare ostacoli alle donne.

Non dovrebbero esserci differenze, né politiche, sociali o economiche, né morali, spirituali o religiose.


È il comandamento e la volontà di Dio. Infatti Egli dice: “Io ho donato a ogni essere umano il diritto alla Liberazione. Che ognuno possa beneficiare di questo diritto. Se ognuno di voi mi riverisce, Io vi concederò la Liberazione. Mi prenderò cura di voi in tutti i modi possibili”.

Se non si può trovare un minimo di devozione neppure in seno alla famiglia e nella vita individuale, ciò è veramente molto triste.

Se qualcuno lavora per il sé e allo stesso tempo per la società, trasformerà la sua condizione.
Tutti gli esseri sono Uno.
Il più alto livello di coscienza è quello che permette di comprendere il principio dell’Uno e dell’Unità.

Non basta soltanto recitare senza interruzione il Nome di Dio. Ciò non è la vera ananya bhakti, in quanto il termine significa: ‘trattare tutti con equanimità mentale’.

La Divinità dimora in ogni essere umano. Tutti gli esseri umani sono uguali. Dio non si trova in qualche luogo di pellegrinaggio né in qualche posto particolare.

Dio è presente ovunque.

L’uomo mette Dio, onnipotente e infinito, in una piccola cornice e lo adora con piccoli gesti insignificanti.
Certamente, le fotografie vi aiuteranno nelle vostre preghiere; esse non si devono abbandonare, ma non confinate Dio in quelle foto.

Dio è ovunque; dal macrocosmo al microcosmo. La Divinità permea tutte le cose.
Se riconosciamo questa verità, comprenderemo che tutto è divino.


A chiunque rendiate omaggio, è come se lo rendeste a Dio. Se vi prostrate ai piedi di qualcuno, ciò equivale a farlo ai piedi di Dio. È vero anche il contrario: respingere o accusare qualcuno equivale a respingere o accusare Dio.
(...)

[Sai Baba, discorso 19 aprile 1998, Kodaikanal, Sai Shruti. Le revisioni dell'italiano sono mie. Qui versione integrale]

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