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Sai Baba - Non dite che Dio è in voi, ma che voi siete in Dio

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cielo
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Sai Baba - Non dite che Dio è in voi, ma che voi siete in Dio

Messaggio da cielo » 14/06/2019, 17:24

In questo discorso di Sai Baba, trovato per caso con tutt'altra chiave di ricerca, ho avuto una spiegazione per me più semplice, di un passaggio di un brano di Bodhananda in cui definisce la parabhakti (devozione suprema) come la capacità di mangiare Dio, respirare Dio, vivere Dio, vedere Dio, senza limitarlo al manifesto. E' la sottile differenza fra affermare "Tutto è Dio" e "Dio è tutto".

Non riuscendo immediatamente ad afferrare quella sottile differenza, ci ho fatto delle riflessioni, tendenzialmente mi sembra corretto dire "Dio è tutto" in quanto si richiama l'unico - ultimo soggetto, non i riflessi che siamo.

Un amico mi diceva, per aiutarmi a focalizzare quella sottile differenza, che "tutto" è la manifestazione, la manifestazione di Dio-ātman, ossia della pura Realtà.

"Brahma Satyam Jagan Mithya Jivo Brahmaiva Na Aparah": Solo il Brahman Assoluto è reale; questo mondo è irreale; e il jiva o anima individuale non è differente dal Brahman.

Ma senza limitarlo al manifesto..., dice Bodhananda nella sua presentazione: la parabhakti (devozione suprema) è la capacità di mangiare Dio, respirare Dio, vivere Dio, vedere Dio, senza limitarlo al manifesto.

Il manifesto, il tutto è manifestazione di Dio; la manifestazione è Dio, ma Dio non è solo la manifestazione-tutto, è la pura Realtà, che include la manifestazione, ma non è limitato (absolutus-assoluto) a solo quella, per quanto "tutto".


A completare queste riflessioni, a seguire il brano tratto dalla presentazione di Bodhananda dal libro Ramana Maharshi. Ricordi Volume I, (edizioni I Pitagorici) e uno stralcio di un corposo discorso di Sai Baba del 12 aprile 2003, nel quale c'è un passaggio che mi ha aiutato a comprendere quella "sottile differenza".


Immagine

Bodhananda:
La vera bhakti si presenta quando il devoto inizia a vedere ogni Ideale acclarato in questo mondo come manifestazione di quella pura Realtà che chiamiamo Dio o Ātman. Ogni Maestro, ogni incarnazione del divino è, e manifesta, quell'unico Dio che alcune religioni cercano di racchiudere entro le limitazioni del proprio credo.
La parabhakti (devozione suprema) è la capacità di mangiare Dio, respirare Dio, vivere Dio, vedere Dio, senza limitarlo al manifesto. E' la sottile differenza fra affermare "Tutto è Dio" e "Dio è tutto".


Sai Baba:

Studenti!
Il Dharmashâstra proposto da Manu è molto importante per l’uomo. Ciò che è ora chiamato ‘legge’ si basa sul Dharmashâstra di Manu.

Oggi, però, la legge non viene messa in pratica. L’uomo dovrebbe essere sempre sorridente: solo in tal caso potrebbe irradiare pace sugli altri. Il sorriso aggiunge bellezza all’essere autentiche creature umane.

La sacralità è una qualità essenziale dell’essere umano ma quand’è che egli diventa ‘sacro’? Lo diventa allorché, nella vita, mette in pratica i valori umani. L’uomo perde la propria sacralità se manca di valori umani; deve, pertanto, concretizzarli. L’uomo che è privo di valori umani non è un essere umano ma un demone a tutti gli effetti.

Supponiamo che, camminando per strada, vi imbattiate in un vostro nemico: se lo guardate come tale, fate aumentare in lui l’odio e potrebbe verificarsi una baruffa fra di voi, proprio lì sulla strada stessa; se invece, con un viso sorridente, lo salutate così: “Ciao, amico mio!”, anch’egli vi ricambierà nello stesso modo e l’odio fra di voi svanirà.

Potete sviluppare l’amicizia solo parlando in maniera amorevole. Attraverso le buone parole, potete sviluppare l’unità fra i giovani e diffondere ovunque felicità. Ci sono tre fasi nel cammino verso l’autorealizzazione: io sono nella Luce, la Luce è in me, io sono la Luce. Quando comprenderete che voi siete la Luce, troverete Luce ovunque. Potrete raggiungere questo stadio finale attraverso la devozione e l'abbandono.

Quando si pone la domanda: "Dov’è Dio?", alcuni dicono: “È nel mio cuore.” Non è la risposta esatta.
(Mostrando il proprio fazzoletto, Sai Baba afferma: N.d.T.) Dov’è questo fazzoletto? È nella Mia mano. Perciò la Mia mano è più grande del fazzoletto.
Allo stesso modo, quando affermate che Dio è nel vostro cuore, significa che siete superiori a Dio. Quindi, non dite che Dio è in voi, ma che voi siete in Dio. Una volta compresa questa verità, svilupperete spontaneamente umiltà e devozione ed a quel punto il sentimento di odio verrà completamente sradicato.

L’autoindagine può portare l’uomo alla beatitudine. Come ho detto stamani, l’ira è la causa prima dell’odio. L’amore non potrà crescere in voi finché e a meno che non sradichiate l’ira.

Chi si fa dominare dalla collera non sarà vittorioso in nessuna impresa, commetterà dei peccati e sarà schernito da tutti.
Anche i suoi parenti lo abbandoneranno e perderà l’altrui rispetto e i propri averi. L’ira lo porterà alla completa rovina.

Pertanto, non date spazio alla collera. Una volta che essa sarà entrata nel vostro cuore, attirerà tutte le altre qualità malvagie. Riempitevi il cuore d’amore: allora l’odio e l’ira non potranno avvicinarsi a voi. A causa dell’impatto del Kali Yuga (l’era delle tenebre), l’ira, l’ego e la gelosia sono in crescita fra i giovani odierni; di conseguenza, viene totalmente dimenticata la propria natura di esseri umani.

Incarnazioni dell’Amore!
Fate sì che l’amore permei ogni goccia del vostro sangue. Rifuggite da tutte le qualità negative.

Le Upanishad dichiarano: “Tat tvam asi” (Tu Quello sei).

‘Tat’ indica il principio trascendentale della Divinità e vi si fa riferimento con la parola ‘Quello’ perché tale principio è al di là dei sensi.

‘Tvam’ corrisponde all’individuo, all’‘io’.
Pertanto, ‘Tat tvam asi’ indica ‘tu sei Quello’. Il Vedānta tratta principalmente due aspetti: ‘Quello’ e ‘questo’. ‘Quello’ è oltre i sensi e ‘questo’ rientra nella loro sfera. Voi non siete ‘questo’, siete ‘Quello’.

Dovete comprendere e sperimentare questa verità. Giacché ‘Quello’ trascende i sensi, voi siete incapaci di afferrarne la forma. ‘Tvam’ è vicino a voi per cui potete chiaramente visualizzarne la forma.

Per poter visualizzare chiaramente ‘Tat’ dovete trasformarlo in ‘Tvam’. Solo a quel punto potrete affermare: “Io sono Io.”

Supponiamo che vediate da lontano una corda mentre camminate su una strada: la vostra mente si chiederà che cosa sia, in realtà, ‘quel’ dato oggetto. Poiché si trova a una certa distanza da voi, lo scambiate per un serpente. Nel momento in cui vi avvicinate ad esso e lo illuminate col fascio di luce di una torcia, capirete che ‘questo’ è una corda, non un serpente. Fintantoché la corda è lontana (‘Quello’), voi nutrite dei dubbi. Allorché vi avvicinate e vedete (‘questo’), il dubbio è chiarito. Quando scambiate la corda per il serpente siete invasi dalla paura; quando vi avvicinate e avete la possibilità di constatare, il timore svanisce.

Qual è la causa della paura nell’uomo? Egli pensa che il Divino sia lontano da lui e nutre dubbi circa la sua forma reale. In primo luogo avvicinatevi al Divino: sarete, allora, liberi da ogni timore.

Questo è l’insegnamento delle Upanishad. ‘Upa’ significa ‘vicino’, ‘ni’ vuol dire ‘sotto’, ‘sad’ significa ‘sedersi’. Quindi le Upanishad vi conducono più vicini a Dio. Una volta avvicinati a Dio, potrete visualizzare la Sua vera forma. Le Upanishad testimoniano la vicinanza del Divino. Ovunque siate, dovreste pensare di essere vicini a Dio. Non è tuttavia sufficiente che siate vicini a Dio: dovreste anche essergli cari. Quando avrete maturato la vicinanza a Dio e l’esserGli cari, sarete liberi dalla paura.

Studenti!
Gli insegnamenti delle Upanishad e del Dharmashāstra di Manu sono molto profondi; solo con una minuziosa indagine sarete in grado di comprendere il loro significato.

Tutto il vostro essere è divino, ma voi siete incapaci di capire la divinità latente nell’umanità. Voi studiate numerosi libri e acquisite vari tipi di istruzione. Siete in grado di conoscere tutto eccetto voi stessi.

Una volta Nārada incontrò Sanatkumāra e gli chiese di accordargli la conoscenza del Sé.

Sanatkumāra domandò: “Che cosa ti fa pensare di essere idoneo ad acquisire la conoscenza del Sé?”

Nārada rispose di aver perfetta padronanza dei quattro Veda e delle sei Shāstra. Allora Sanatkumāra disse: “Nārada, a che serve studiare i Veda e le Scritture se non si mette in pratica ciò che vi è scritto? Se tu hai posto in essere quello che hai da essi imparato, avrai sicuramente acquisito la conoscenza del Sé.”

Fu in questo modo che Sanatkumāra impartì un grande insegnamento a Nārada. Tutto il vostro studio dei Veda e delle Scritture, tutte le vostre visite ai centri di pellegrinaggio avranno scarsa utilità se non conoscerete il vostro vero Sé.

Invece di chiedere agli altri: “Chi sei tu?”, domandate prima a voi stessi “Chi sono io?”

Chi sono io? Io sono Sai Baba. Una volta che avrete saputo chi siete, conoscerete anche tutto ciò che riguarda gli altri.

Il Signore Krishna disse: “Mamaivâmsho jîvaloke jîvabhûta sanâtanah” (l’eterno Âtma presente in tutti gli esseri è parte di Me Stesso). Ogni essere è un riflesso del Divino. L’oggetto e il suo riflesso non differiscono l’uno dall’altro. Quando comprenderete questa unità, non sarete ingannati dalla molteplicità. Bisognerebbe vedere l’unità nella diversità, ma l’uomo d’oggi fa esattamente il contrario. Si sente orgoglioso della sua intelligenza e cerca di mettere in mostra le proprie capacità intellettive; di conseguenza diventa egocentrico e l’ego gli rovina letteralmente la vita.

Incarnazioni dell’Amore!

Per prima cosa, conoscete voi stessi. Quando avrete conosciuto voi stessi, avrete conosciuto tutto il resto.

È davvero essenziale che i giovani comprendano questa verità. Non ci si può far chiamare ‘giovani’ in base all’età e alla forza fisica. Chi è un giovane? È colui che è dotato di amore, verità e beatitudine. Quando avrete realizzato il vostro vero sé, sarete colmi di beatitudine e, a quel punto, sarete liberi da ogni preoccupazione.

Se mancate di beatitudine e siete tormentati dalle preoccupazioni, significa solo che non sapete chi, in realtà, siete. Voi siete il riflesso di Dio. Tutto ciò che vedete ne è il riflesso; tutto ciò che udite, la risonanza; tutto ciò che sperimentate, la reazione.

Stando così le cose, perché dovreste preoccuparvi? Una volta, un pastorello portò alcune mucche a pascolare su di una vicina collina. Mentre le mucche stavano mangiando, egli intonò una canzone. Udì allora l’eco della propria voce e rimase perplesso: pensò che un’altra persona stesse cercando di imitarlo e di prendersi gioco di lui. Andò allora su tutte le furie e gridò: “Chi sei? Perché canti la stessa canzone che canto io?”

Immediatamente udì l’eco di tutto ciò che aveva detto. Si sentiva umiliato e voleva conoscere la persona che gli stava facendo il verso e che lo stava offendendo. La sera, quando fu di ritorno a casa, narrò tutto l’accaduto alla madre. Il giorno seguente, ella lo accompagnò sulla collina e gli chiese di cantare nuovamente: ancora una volta si udì l’eco. La donna sorrise ed esclamò: “Figliolo, ciò che senti è l’eco della tua canzone che proviene dalle colline!”

Il ragazzo era stupefatto: fino allora aveva ignorato l’esistenza di tale fenomeno. In seguito non si adirò più quando, fra le colline, udiva l’eco della canzone che stava cantando poiché sapeva trattarsi semplicemente di una risonanza.

Il fatto che l’uomo non conosca la Verità è, in lui, causa di ira, odio e gelosia. Egli non nutrirà più tali sentimenti verso gli altri quando comprenderà che il mondo intero non è che una risonanza e un riflesso dei suoi sentimenti.

Il santo Tyâgarâja così cantava: “Telisi râma cintana ceyave manasa.” (O mente! Conosci la Verità e medita sul Signore Râma). Non ha senso cantare il nome di Râma senza comprenderne l’efficacia. Ciò che udite all’esterno non è che la risonanza di ciò che pronunciate: non proviene da qualche altro luogo. Mentre vi parlo, voi tutti potete udire la Mia voce. Se Io non vi parlassi, come potrebbe esserci una risonanza?

La reazione, il riflesso e la risonanza provengono da dentro. La felicità e il dolore nascono dall’interno. Noi stessi siamo la causa del nostro dolore: nessun altro può trasmettercelo, non lo prenderemo su di noi se altri vorranno darcelo. Esso proviene da dentro. Qualunque cosa sperimentiate esternamente non è che una vostra reazione, un vostro riflesso, una vostra risonanza. Quando comprenderete questa verità e vi comporterete di conseguenza, vi colmerete di beatitudine.

Se volete affermare il principio della Divinità, cercate di comprendere chi siete. Ogni uomo è nato con tre diversi debiti: daiva runam (il debito verso Dio), rishi runam (il debito verso i saggi) e pitru runam (il debito verso i genitori). Dovete compiere azioni nobili per poter ripagare il debito verso Dio. Il Divino permea tutte le membra del vostro corpo; Egli è presente in ogni atomo e in ogni cellula del vostro corpo sotto forma di rasa (essenza). Ecco perché Dio viene lodato nel modo seguente:

Angirasa namah
Mi inchino rispettosamente a Colui che tutto pervade in forma di essenza.

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