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Sai Baba - Adi Shankara

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cielo
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Sai Baba - Adi Shankara

Messaggio da cielo » 08/12/2017, 9:59

Dio è uno, la meta è una

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Shankara, che venne a illustrare il principio dell’Advaita a tutto il mondo, si considerava un servitore di Dio. Sfortunatamente, suo padre Shivaguru lasciò il corpo quando egli aveva solamente tre anni ma, dieci giorni prima di morire, ebbe una visione di Splendore divino che gli comunicò che doveva compiere la cerimonia di investitura sacra del figlio per cui, obbedendo alla disposizione della Luce Divina, iniziò Shankara all’età di tre anni.
Dopo la cerimonia, il bimbo prese a recitare il Mantra della Gayatri.

Shankara insegnò il Principio dell’Advaita al mondo.

Dopo la morte del marito, la madre di Shankara si assunse la responsabilità completa della sua educazione e lo iscrisse a un Gurukula [scuola vedica] sotto la tutela di un Guru.

Il giovane aveva un intelletto così acuto che, prima di raggiungere i sedici anni, aveva preso conoscenza dei quattro Veda e dei sei sistemi filosofici (śastra).
Per una persona comune, questo non è possibile neppure in cinquant’anni, ma Shankara era un ragazzo speciale, in effetti era super speciale per cui fu capace di assimilare gli insegnamenti dei quatto Veda e dei sei śastra.
Il Guru era meravigliato dell’acume intellettuale del discepolo.

Un giorno, la madre, Aryamba, andò dal Guru ed espresse il desiderio di celebrare il matrimonio del figlio, ma Shankara disse di non avere alcun interesse nel matrimonio, voleva invece diventare un rinunciante: “Io desidero offrire il corpo, la mente e tutto a Dio. In effetti, niente è mio, tutto si riceve da Dio quindi io voglio offrirmi a Lui”.

Era determinato a diventare un sannyasin. Piangendo, Aryamba lo pregò di sposarsi; questo desiderio è del tutto naturale per una madre.

Un giorno, Aryamba andò al fiume a prendere l’acqua e Shankara la seguì pregando: “Madre, dammi il permesso di diventare un samnyasin”, ma la madre non cambiò idea.

Mentre riempiva il recipiente nel fiume, Shankara si gettò in acqua e, poco dopo, sollevò le braccia gridando: “Madre, un coccodrillo mi sta ingoiando: almeno ora, permettimi di abbracciare lo stato del sannyasa”.

Aryamba disse immediatamente: “Mio caro, se diventare un rinunciante ti salva la vita, sia così! Mi basta che tu sia vivo”.

Il coccodrillo lasciò immediatamente la presa su Shankara che uscì dall’acqua e disse alla madre: “Il coccodrillo dell’appartenenza al mondo mi stava ingoiando; appena mi hai permesso di diventare un rinunciante abbandonando tutti gli attaccamenti alle cose del mondo, quel coccodrillo mi ha lasciato”.

Diventare un samnyasin non vuol dire semplicemente indossare una veste ocra, significa cambiare la propria visione della vita. Shankara offrì le sue salutazioni alla madre e lasciò la casa all’età di sedici anni.
Ella gli strappò la promessa che sarebbe tornato nel momento della sua morte per officiare i suoi riti finali.
A quel tempo, non c’erano autobus, automobili o aeroplani, egli viaggiò a piedi e visitò tutti i centri di pellegrinaggio del paese; durante i suoi viaggi, incontrò molti studiosi dei Veda, li superò nei dibattiti e insegnò loro il principio dell’Advaita.

Shankara disse loro: “Voi vedete la diversità sulla base dei nomi e delle forme, ma sebbene le forme siano diverse e le teste diverse, il cuore è uno solo; quella è la Divinità”.
Ci possono essere molte varietà di canna da zucchero, ma il succo è lo stesso in tutte; in modo simile, la Divinità è presente in ognuno nella forma di Essenza Divina.

In quel tempo, Mandana Misra era considerato uno studioso insigne; anch’egli divenne discepolo di Shankara quando fu superato in un dibattito con lui. Shankara viaggiò molto e convinse studiosi insigni del principio dell’unicità.

Tutte le religioni insegnano i Principio dell’Unicità.

C’è una sola entità, non due.

Dio è uno senza un secondo.

Le persone sono ingannate dalla diversità delle forme e dei nomi, dovrebbero attenersi al principio di unicità che li sottende; senza questo principio fondamentale, non esiste niente.

Senza oro non si possono fare gioielli né vasi senza creta; similmente, c’è un solo Principio fondamentale per tutta la Creazione che è lo stesso per le genti di tutte le religioni, siano Indù, Cristiani, Musulmani o Sick.

Sebbene il Principio Divino sia uno, le persone di fedi differenti Lo chiamano con nomi diversi. Dio è uno e la meta è una. Bisogna insegnare questo principio di unicità agli studenti; per questo oggi ho spiegato in poche parole cosa significhi.

Cos’è la religione? Religione è ciò che elimina tutte le differenze; in effetti essa evidenzia l’unità nella diversità. Avendo insediato saldamente il principio dell’Advaita nei cuori degli esseri umani, Shankara lasciò il corpo all’età di soli trentadue anni; perché questo?

Perché aveva assolto il compito per cui era venuto. Egli disse ai suoi discepoli di conservare questo principio nei loro cuori e diffonderlo e fondò quattro centri di Advaita, Jagannath math, Sringeri math, Dvaraka math e Joshi math, ponendo alla loro direzione quattro suoi discepoli eminenti.

Fondando questi quattro math e promuovendo il senso di unicità spirituale tra la gente, Adi Shankara favorì l’armonia nel paese.

Egli si impegnò a spargere contentezza dovunque diffondendo il principio dell’Advaita e eliminando le differenze e le agitazioni; nessuno può contestare il principio dell’Advaita che Shankara diffuse.

Più tardi, Ramanujacarya modificò l’Advaita e la chiamò Visishtadvaita.

Come il succo è lo stesso in tutti i tipi di canna da zucchero, l’Essenza divina è la stessa in tutti gli esseri; questo è il principio dell'Advaita insegnato da Shankara.

Quanto a lungo si può conservare il succo della canna? Il succo della canna da zucchero non può rimanere com’è col passare del tempo ma, se quel succo viene trasformato in zucchero, dura a lungo e può essere aggiunto a qualunque preparazione; lo si può aggiungere alla farina di grano o a qualunque altra farina per quello scopo, esso dà dolcezza a tutto.
Qualunque cosa venga in contatto con una sostanza dolce come lo zucchero, ne assume la dolcezza.
Lo zucchero è duraturo e si può usare con qualunque cosa quindi, invece di conservare il succo della canna così com’è, è meglio trasformarlo in zucchero e usarlo in tal forma; questo è il principio del Visishtadvaita sostenuto da Ramanujacarya.

Il terzo principio è lo Dvaita che fu promosso da Madhvacharya.
Shankaracarya, Ramanujacarya e Madhvacarya hanno esposto i tre tipi di filosofia, rispettivamente l’Advaita, il Visishtadvaita e lo Dvaita; essi sono comunque d’accordo sul principio fondamentale dell’unicità.

Shankaracarya lo chiamò succo della canna da zucchero, Ramanujacarya lo chiamò zucchero e Madhvacarya disse: “Se la Divinità è come lo zucchero, io non voglio diventare zucchero, voglio essere colui che gode della dolcezza dello zucchero; se anch’io divento zucchero, come posso godere del suo sapore?”

Così Madhvacarya pregò: “Oh Signore! Tu rimani sempre zucchero, ma fammi godere della Tua dolcezza”.

Come potete diventare in grado di godere della dolcezza della Divinità?

E’ possibile solamente se vi offrite completamente a Dio. Fino ad allora, potete fare qualunque tipo di sadhana come il canto sacro, le austerità, la meditazione e lo yoga, potete studiare tutti i testi sacri che credete, ma non otterrete il merito di godere della dolcezza della Divinità.

Tutte queste pratiche vi daranno soltanto una soddisfazione mentale temporanea. Dato che queste pratiche si compiono con l’aiuto del cuore, offrite il vostro cuore a Dio; questo è ciò che Madhvacarya insegnava: "Oh Dio, io Ti offro il cuore che Tu mi hai dato; cos’altro posso offrire ai Tuoi piedi di loto? Ti prego di accettarlo”.

L’essere umano deve conoscere la sua umanità per portare a manifestazione la sua Divinità.

Quando voi dite: “Oh Dio, Ti offro il mio cuore”, Dio dice: “Ecco, Ti do l’esperienza della dolcezza della Divinità”.

“Come sono i sentimenti, così è il risultato”. Dio non cambia, Egli risponde coerentemente ai vostri sentimenti.

Qual è la forma dell’acqua? E quale quella dell’aria? Esse non hanno forma propria. Anche Dio è così; grazie al Suo Amore immenso per il devoto, Egli assume la forma che questi sceglie. L’aria assume la forma del pallone da calcio quando lo si gonfia e prende la forma di una mongolfiera quando l'aria viene spinta lì dentro; in modo simile, anche l’acqua si uniforma al recipiente in cui la mettiamo. Similmente, Dio assume la forma su cui meditate; Egli non ha preferenze per questa o quella forma.

Tutti i nomi e le forme non sono che manifestazioni dell’Essere Supremo che è Esistenza, Consapevolezza , Beatitudine Assoluta e non duale.

Egli è l’incarnazione di Verità, Bontà, Bellezza.

Sebbene non abbia forma alcuna, Dio assume tutte le forme e considera tutti i nomi come Suoi.
Satyam, Sivam, Sundaram [Verità, Bontà, Bellezza] appaiono differenti, ma sono in effetti coincidenti.

La Verità è bellezza; come può esserci bellezza dove non c’è verità?
Nella non-verità non può esserci bellezza; può esserci attrazione, ma non bellezza. Quindi ciò che è vero è bello. Quando Verità e Bellezza si incontrano la Bontà si manifesta; Verità, Bellezza e Bontà sono la stessa cosa.

Platone dette questo stesso insegnamento al discepolo Aristotele: “ Mio caro, ho studiato tutte le scritture e ho capito che Dio è l’incarnazione di Verità, Bontà e Bellezza”.

L’essere umano stesso diventa Divino quando ha questi tre attributi. Oggi egli non comprende cosa sia l'umanità, non è capace di riconoscere i valori umani presenti all’interno; come può quindi riconoscere la sua Divinità innata?

Centinaia di migliaia di anni sono passate dalla nascita dell’essere umano ma, fino ad ora, in lui l’umanità non è nata. Il giorno in cui comprenderà la sua natura umana vera, vedrà la sua Divinità innata. Se non conosce la sua umanità, come può portare a manifestazione la sua Divinità? Come può raggiungere il cielo uno che non riesce a toccare il soffitto?

Quindi, prima di tutto, bisogna cercare di acquisire le qualità umane dopodiché ottenere quelle divine sarà facile. Gli studenti devono comprendere come le anime nobili raggiunsero la Divinità in quei tempi; seguendo la via che esse hanno mostrato, saranno capaci di generare sentimenti nobili e amore altruistico e vivere così una vita pacifica.

Sai Baba, seconda parte del Discorso del 6 Settembre 1996, pubblicato sul Sanathana Sarathi di Maggio 2015.


Shankara mantenne la promessa fatta alla madre.

Il bene e il male che voi sperimentate nel mondo dipendono dai vostri sentimenti, dai pensieri e dalle credenze.
In effetti voi non potete vedere la forma e il colore veri.
L’elettricità è prodotta dall’acqua e usata in molti modi, ma non può esser vista a occhio nudo; in modo simile, tutti gli esseri viventi originano dal Principio Divino dell’Atma che non si può vedere, si può solamente constatare il comportamento buono o cattivo degli esseri viventi che ne originano.

La filosofia dell’Advaita di Shankara divenne popolare tra gli studiosi. Una volta, mentre presiedeva una congregazione numerosa di studiosi, egli chiuse gli occhi e vide sua madre angosciata. Il cuore delle anime nobili è come uno specchio; Egli sospese immediatamente l’assemblea e andò a Kalady, si accostò alla madre e le versò in bocca l’acqua santificata di tulasi [basilico sacro] prima che spirasse. Così egli mantenne la promessa che le aveva fatto.

La gente di Kalady era generalmente contraria al fatto che un sannyasi (rinunciante) officiasse i riti funebri dei parenti perché credeva che questo fosse contro la tradizione.
Si suppone che chi si fa rinunciante abbia abbandonato tutte le sue relazioni terrene, ma Shankara, sebbene fosse un rinunciante, andò a compiere i riti funebri della madre per mantenere la promessa che le aveva fatto.
Nessuno del villaggio si offrì di aiutarlo in questo compito e i bramini nambudiri obiettarono con forza; secondo loro, Shankara stava agendo contrariamente al Dharma.

Non avendo altra possibilità, Shankara portò il corpo della madre sulle spalle e lo cremò nel giardino posteriore della sua casa. Nel Kerala, la stessa pratica è seguita persino oggi: se muore qualcuno della famiglia, i parenti ne cremano il corpo nel giardino sul retro della casa.
Se andate nel Kerala, vedrete che le case hanno dei giardini spaziosi sul retro. Spiego questo con qualche dettaglio in più affinché gli studenti lo comprendano: prima di farsi sannyasi, si deve compiere il Viraja Homa, che cos’è?
Nel Viraja Homa, la persona compie i propri riti funebri abbandonando tutte le relazioni terrene e il proprio nome; da quel momento, assume un nome nuovo e indossa la veste arancione. Quelli che prendono la via della rinuncia assumono nomi tipo Satcitananda, Nityananda, ecc. ma, in molti di loro, non si vede neppure una traccia di Ananda (Beatitudine). Chi compie i propri riti funebri nel Viraja Homa inizia una vita nuova; che bisogno c’è allora di mantenere ancora relazioni terrene?
Per questo è prescritto che un rinunciante non prenda parte agli atti cerimoniali e ai riti sacrificali. Qui vorrei farvi un esempio: quando andai a Rishikesh, Burgula Ramakrshna Rao si occupò della sistemazione dei devoti in pensioni o in case private. Quel giorno Svami Shivananda e i suoi discepoli mi chiesero di partecipare alle celebrazioni del settantacinquesimo compleanno dello Svami. Io dissi loro che era il settantacinquesimo compleanno di Kuppusvami e non di Shivananda. Kuppusvami era il suo nome prima che diventasse un samnyasi dopodiché Kuppusvami non esisteva più, il suo nome era stato erano cambiati e Shivananda era il nome che gli era stato dato per il futuro. Da allora erano passati trentasette anni, quindi quello era il trentasettesimo compleanno di Shivananda e non il settantacinquesimo. Shivananda disse che non aveva mai incontrato nessuno che gli impartisse una lezione spirituale in modo così convincente.

Oggi le persone si basano solamente sul nome e sulla stato fisico, ma non riconoscono le basi fondamentali. Solamente le Incarnazioni Divine possono mantenere lo stesso nome e stato dalla nascita alla morte; molti commettono l’errore di identificarsi e rimanere attaccati con i loro nomi e stati precedenti anche dopo esser diventati rinuncianti.

[Sai Baba, revisione brano del Discorso del 9 Settembre 1996]

Il corpo è come una bolla d’acqua, la mente è come una scimmia pazza e il corpo la segue

Adi Shankara insegnò ai giovani a non subire l’attrazione per i piaceri dei sensi:

“Il corpo che è fatto dei cinque elementi, è debole e destinato a disintegrarsi. Sebbene gli siano assegnati un centinaio di anni di vita, nessuno può ritenerli garantiti; si può lasciare la spoglia mortale in qualunque momento, da bambini, da giovani o da vecchi.
La morte è certa, quindi, prima che il corpo perisca, l’essere umano dovrebbe sforzarsi di conoscere la propria natura reale”.

Contemporaneamente, Shankara non sostenne mai che tutti i giovani dovessero farsi rinuncianti, ma li consigliò di compiere i loro doveri scrupolosamente e di passare il tempo in contemplazione di Dio.
Egli insegnava ciò che egli stesso praticava. I giovani di oggi sono diventati schiavi dei sensi e vivono come animali; per questo Adi Sankara insegnò ai giovani la filosofia dell’Advaita in modo comprensibile a loro.

Brahman è il Principio Fondamentale della Creazione.

Bambini, ragazzi e ragazze!

Voi avete visto dei film, l’Advaita si può imparare anche dal cinema.
Quando entrate nella sala cinematografica, da principio vedete soltanto lo schermo bianco, ma non sareste soddisfatti dal vederlo tale per tutto il tempo e dunque aspettate ansiosamente che le immagini del film vengano proiettate.
Quando le figure appaiono sulla tela, siete contenti di guardare. E’ sempre la stessa figura che appare sullo schermo? No, le figure vanno e vengono, ma lo schermo non viene né va, è sempre lì.

Lo schermo è permanente, mentre l’immagine è temporanea. In modo simile, il mondo, Jagat, che viene e che va è temporaneo, mentre Brahman, che non viene né va, è eterno; per questo Adi Shankara dichiarò: “Solamente Brahman è reale, il mondo è irreale”.

Nella parola Jagat, Ja significa venire e gat sta per andare. Come le immagini appaiono e scompaiono sulla tela, il mondo viene e va sullo schermo di Brahman che è la Verità, proprio come lo schermo bianco, ma nessuno ama vedere sempre soltanto lo schermo.
Lo schermo si guarda solamente quando le immagini non appaiono.

Shankara disse anche che Visnu pervade l’universo intero; udendo questo, gli studiosi erano confusi in quando precedentemente aveva detto che il mondo è irreale e ora diceva che il mondo intero è pervaso da Visnu.
Essi si chiedevano quale di queste affermazioni fosse vera, ma Shankara disse: “Ambedue sono vere”.
Le immagini vanno e vengono.

Oh Signore! Io sono prigioniero di questo ciclo di nascita e morte,

sperimento sempre di nuovo l’agonia di essere nel ventre della madre.

Attraversare questo oceano della vita terrena è molto difficile;

Ti prego, portami al di là di questo oceano e concedimi la liberazione.



Tutto è irreale eccetto Brahman. Ecco un esempio: voi al cinema vedete le immagini sullo schermo e non la tela su cui sono proiettate.
Dov’è lo schermo quando le immagini vengono proiettate? Esso diventa una parte delle immagini. Senza la tela dello schermo, le immagini non si potrebbero vedere, quindi lo schermo è il sottofondo.
Similmente, il Principio eterno della Divinità permea l’universo intero. Su questa base, si dice che Visnu permei l'intero universo.

La stessa verità è affermata dai Veda: Il mondo intero è permeato dal Divino. Lo stesso Atma è presente in tutti i nomi e tutte le forme; senza lo schermo dell’Atma, l’immagine del mondo non si può vedere. Questo è il modo in cui Shankara comunicò il principio dell’Advaita al mondo.

Qual è l’insegnamento essenziale dell’Advaita?
Nel portare avanti la vita in questo mondo fisico e effimero, si deve prendere come base il principio fondamentale: lo schermo di Brahman.
Questo mondo irreale è proiettato sullo schermo di Brahman, tutta la creazione è basata su questo Principio fondamentale.
Voi potrete sperimentare il principio dell’unità quando comprenderete la base fondamentale della creazione.
Questa unità, detta Atma, è presente in ognuno nella forma della coscienza.
A questo Principio Atmico vengono dati nomi vari come Rama, Krshna, Buddha, Gesù, Nanak ecc; tutti questi nomi e forme sono attribuiti alla Divinità dall’essere umano, essi hanno nascita e morte, ma la Divinità no, la Divinità è onnipervadente.

Shankara insegnò questo principio dell’Advaita agli studiosi in modo elaborato, ma comprendere la visione dell'advaita non è facilmente alla portata di tutti perché ogni individuo appare diverso dall’altro anche se il potere fondamentale è lo stesso in tutti ed è la forza vitale chiamata anche Aham [Io].

Cos’è questa forza vitale? Il processo di inalazione e esalazione del respiro è definito principio del Soham e questa è la nostra forza vitale. Il corpo esiste grazie alla presenza del principio del Soham di cui So indica Quello e Ham significa Io. “Quello tu sei” "Tat tvam asi" è l’insegnamento del principio del Soham chiamato anche Hamsa Gayatri.

Nel corpo umano ci sono tre canali sottili, cioè Ida, Pingala e Sushumna, che sono legati alla forza vitale. L’inalazione è chiamata Puraka, l’esalazione Rechaka e la ritenzione Kumbhaka. Queste tre formano l’aspetto essenziale del Pranayama che è uno dei passi dello Yoga diffuso dal saggio Patanjali; esso consiste di otto passi: Yama, Niyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana, Samadhi.
Il processo di inalazione è indicato con So e quello di esalazione con Ham; tra l’inalazione e l’esalazione c’è la ritenzione del respiro al centro delle sopracciglia. E’ qui che gli Yogi si concentrano durante la meditazione e questa è la fonte della Saggezza Atmica. Gli Yogi antichi esortarono l’essere umano a concentrarsi sulla base fondamentale di ogni cosa: l’Atma.

La confluenza del Ganga, dello Yamuna e del Sarasvati è chiamata Prayag in senso terreno, ma il Prayag vero si trova dove i canali nervosi Ida, Pingala e Sushumna si incontrano. Quello è il centro tra le sopracciglia.

Adi Sankara paragonò la via del lavoro sacro e altruista al Ganga, la via dell’adorazione allo Yamuna e quella della saggezza al Sarasvati.

Sarasvati è Antar Vahini (invisibile); in modo simile, la saggezza è l’Antar Vahini del lavoro e dell’adorazione. Noi viaggiamo in treno o in automobile per raggiungere il prayag dei fiumi, ma il vero prayag non si può raggiungere con questi mezzi di trasporto.

La stessa cosa fu dichiarata da Mira quando fu costretta a lasciare la sua casa.
Ella cantò: “O mente! Vai sulle sponde del Ganga e dello Yamuna; la loro acqua è pura e farà in modo che il corpo sia fresco e sereno”. Il Signore Krshna risiede alla confluenza del Ganga con lo Yamuna nella forma dell’Atma. Come appare Krshna?

Egli indossa una veste di seta gialla ed è ornato di una corona di penne di pavone e di orecchini luccicanti.

Tali sono i sentimenti sacri dei devoti dal cuore puro. Mira sperimentò l’unità con Krshna per mezzo della sua devozione profonda. Tale principio di unità fu insegnato da Shankara nello stesso modo ai giovani e ai vecchi; in questo modo, la filosofia Advaita fu gradualmente accettata da tutti.

L’espiazione di Shankara

Quando Mandana Misra fu sconfitto nel confronto filosofico, Shankara insistette a che egli diventasse rinunciante in ossequio alle condizioni stipulate prima della sfida.

Ubhayabharati, moglie di Mandana, era una studiosa insigne; ella disse a Sankara “Tu conosci completamente tutte le Scritture. Io sono la migliore metà di mio marito, il che significa che sono metà del suo corpo, quindi solamente quando avrai sconfitto anche me nel dibattito potrai chiedergli di farsi sannyasi”.

Shankara acconsentì e iniziò il dibattito nel corso del quale lei gli pose una domanda inerente al Dharma del capofamiglia secondo quanto affermato dal Kama Sastra (trattato sull’amore maritale).

Egli non conosceva quella Scrittura per cui le chiese un mese per trovare la risposta. In quel periodo, un re di nome Amaruka era morto e il suo corpo giaceva nel palazzo. Shankara, approfittando dell’occasione, entrò in quel corpo per mezzo del potere dello Yoga. Vedendo il re resuscitato, la gente del regno fu piena di gioia e lo acclamò ma, in effetti, quello non era il re, ma Shankara che era nel suo corpo.
Così Egli cominciò la vita da capofamiglia proprio come se fosse il re ma, ben presto, si rese conto di aver fatto un’azione non sacra che la sua coscienza non accettava, per cui lasciò immediatamente quel corpo, tornò da Ubhayabharati e rispose alla sua domanda, dopodiché partì per il Kashmir.

In quel periodo, anche Srinagar nel Kashmir era un luogo di studiosi e intellettuali insigni e il re era il loro mecenate. Nel momento in cui Shankara entrò nella città, le porte del tempio della Madre Divina si chiusero; la gente tentò invano di aprirle. Molti studiosi dei Veda andarono al tempio a cantare inni di lode alla Deità e a pregarla di aprire le porte.
A un certo punto la Madre divina fu mossa dalla loro devozione e si udì la sua voce eterica: “Shankara è un grande studioso e un Acarya (uno che fa quello che predica), ma ora si è macchiato; solamente quando avrà espiato l’errore che ha commesso e che ha causato la macchia, le porte del tempio si apriranno”.

Shankara cominciò a pregare intensamente la Madre Divina, ammise che entrare nel corpo del re e vivere da capofamiglia nel palazzo reale era stato un errore e, al fine di espiare, si sottopose a una penitenza profonda per undici giorni senza mangiare, né dormire. Nel dodicesimo giorno, le porte del tempio si aprirono da sole. Tale era la determinazione di Shankara.

L’oratore che ha parlato prima di me ha detto “Tutti dovrebbero amare Bhagavan, perchè solamente tramite l’amore si è santificati”.
Quale tipo d’amore si dovrebbe provare? Non l’amore terreno. Shankara si macchiò a causa di questo amore terreno senza però farlo con alcuna intenzione malvagia; la sua intenzione era solamente quella di dare una risposta a Ubhayabharati. Se il vostro amore è legato a sentimenti atmici, non vi macchierete; l’amore vero è relativo all’Atma e non al corpo. L’attaccamento al Sè è amore vero. L’Amore è Dio, vivete nell’Amore; questo Amore vi darà la purezza di cuore. Ieri vi ho detto:
Si può essere maestri dei Veda e Vedanga,

si può esser esperti nel comporre prosa e poesia,

ma se si manca di cuore puro, ci si rovina.

Non dimenticate mai queste parole di saggezza.


Non è la conoscenza dei Veda, delle Scritture e dei Purana l’importante, qualunque cosa fate con purezza di cuore è buona, pura, sacra e divina.
Non fate alcuna azione con il desiderio dei frutti, amate tutti sentendo che l’Atma è presente in voi e in loro: questo è il principio dell’Amore vero.

Prendendo questo Amore come base del suo insegnamento, Shankara trasmise la filosofia dell’Advaita a tutto il mondo. Nel dare questo insegnamento, Egli ebbe una particolare attenzione per i giovani e per i bambini, ma voi dovete essere consapevoli del fatto che lo spirito di distacco non si può maturare semplicemente ascoltando dei discorsi spirituali.

Un uomo d’affari importante soleva andare ad ascoltare un sant’uomo istruito che leggeva dei testi mitologici che un giorno disse: “Tutti voi dovete ascoltare queste letture ogni giorno della settimana; questo vi darà merito pieno”.

L’uomo d’affari fece così regolarmente per cinque giorni, ma il sesto giorno dovette assentarsi per un lavoro urgente per cui chiamò il figlio e gli disse: “Il sant’uomo mi ha detto che avrei guadagnato molto merito nell’assistere alle sue letture per sette giorni, ma domani è necessario che io mi assenti quindi dovresti andare tu ad ascoltare il suo discorso al posto mio perché non voglio perdere quel merito non partecipando”.
Poco dopo andò nella sua stanza e cominciò a pensare: “Quel santo impartisce l’insegnamento vedico secondo cui l’essere umano deve rinunciare al mondo e concentrarsi solamente su Dio ed esorta tutti a non essere attaccati al corpo rimanendo così intrappolati nel samsara; cos’accadrà se mio figlio diverrà un rinunciante ascoltando i suoi insegnamenti?”. Di conseguenza andò immediatamente dal santo e gli disse rispettosamente: “Domani verrà mio figlio ad assistere al tuo discorso. Gentilmente, non dare molta importanza al valore della rinuncia, parla piuttosto del significato dell’amore per il mondo”.
Il santo replicò: “Tu hai ascoltato i miei discorsi per cinque giorni; quanto distacco e quanta rinuncia hai maturato? Com’è allora possibile che tuo figlio maturi lo spirito di rinuncia ascoltandomi un giorno solo? Non è possibile”.

Significato vero della rinuncia.

Liberarsi dalle montagne di colpe accumulate in un gran numero di vite è molto difficile, quindi Shankara era deciso a stimolare il senso del distacco nei bambini del circondario mondando i loro cuori e esponendoli al suo insegnamento ripetutamente.

I recipienti che si usano per i matrimoni possono esser puliti una volta tanto, ma il bicchiere che viene usato tutti i giorni deve essere pulito giornalmente. In modo simile, i giovani devono sottoporsi ripetutamente a questo processo di pulizia per maturare il distacco. In questo modo, Shankara stimolò lo spirito di vairagya (distacco) nei giovani.

Cosa si intende per vairagya? Ve l’ho detto altre volte: "Vorrebbe qualcuno mangiare il cibo da lui stesso vomitato?"
Voi dovreste acquisire tanta avversione per i piaceri terreni quanta ne avete per il cibo vomitato.

Non dite “I shall try (Tenterò)”, “Try is dry (Tentare è arido) ” , lo dovete fare, lo dovete fare, è solamente per il vostro bene.
Nelle cose e nelle relazioni terrene non c’è felicità; qualunque sia il vostro guadagno, qualunque sia la felicità che sperimentate in questo mondo, da esso dovrete comunque andar via e lasciarli, quindi aggrappatevi a Dio con forza, Lui è il salvatore eterno.
Dovete avere la forte determinazione di stare attaccati a Lui, solamente allora la vostra vita sarà redenta. Esercitare il distacco per qualche tempo e tornare ad attaccarvi alle cose del mondo non serve a niente; avendo abbandonato i desideri terreni una volta, gettateli via per sempre.

La Divinità si manifesterà in voi quando avrete questo senso di distacco supremo; questa è la verità, nient’altro che la verità. Gli insegnamenti di Shankara sul distacco hanno fatto un bene grande all’umanità.
Oggi, molti studiosi diffondono il principio dell’Advaita, ma non lo mettono in pratica; insegnare semplicemente non è sufficiente, dovete praticare.

La mente deve immergersi nelle percezioni dell'advaita e il corpo le deve tradurre in azioni; questo è il senso vero del distacco e solamente allora potete raggiungere Brahman che è Verità, Saggezza e Infinità. Soltanto Dio è reale, tutto il resto è irreale.

[Sai Baba, revisione brani del Discorso del 9 Settembre 1996]

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