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Una via al di fuori delle 'vie'? L'obyvatel

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anam

Una via al di fuori delle 'vie'? L'obyvatel

Messaggio da anam » 30/11/2016, 16:36

Senza alcun dubbio, tuttavia, l'idea della difficoltà ed esclusività della via era giusta. Essa ci portò più di una volta a porre a G. domande di questo genere:

"È possibile che ci sia qualche differenza fra noi e quelli che non hanno nessuna idea di questo insegnamento?".

"Dobbiamo capire che, al di fuori delle vie, le persone sono condannate a girare eternamente in un solo e medesimo cerchio, a non esser altro che un 'nutrimento per la luna', e che non c'è per loro alcuna evasione, alcuna possibilità?".

"È giusto pensare che non vi è nessuna via al di fuori delle vie? Come è possibile che alcuni uomini, forse tra i migliori, non incontrino nessuna via, mentre la possibilità di incontrarne una si offre ad altri uomini, deboli e insignificanti?".

Ritornavamo costantemente su questo problema. G. aveva sempre insistito sull'impossibilità di trovare qualche cosa al di fuori delle vie.

Ora, un giorno si mise a parlarci in modo un po' diverso:
"Non c'è niente, né può esservi niente che distingua in qualche modo quelli che vengono in contatto con le 'vie'. In altri termini, nessuno li sceglie, si scelgono da se stessi, in parte per caso, in parte perché hanno una certa fame. Chi non è affamato non può essere aiutato accidentalmente. Chiunque provi questa fame, in modo molto violento, può essere tuttavia condotto accidentalmente al punto di partenza della via, malgrado le circostanze più sfavorevoli".

"Ma cosa dire di quelli che, in questa guerra [la I guerra mondiale n.d.r] per esempio, sono stati uccisi, o sono morti per malattia? domandò qualcuno. Fra di loro ce ne sono forse molti che avrebbero potuto avere questa fame? E allora, in che cosa questa fame ha potuto aiutarli?".

"È tutta un'altra cosa, disse G. Quegli uomini sono caduti sotto una legge generale. Noi non parliamo di loro, né potremmo farlo. Possiamo parlare solamente di coloro che, grazie al caso, al destino o alla propria abilità, sfuggono alla legge generale, cioè quelli che rimangono al di fuori dell'azione delle leggi generali di distruzione. Per esempio, sappiamo dalle statistiche che ogni anno a Mosca un certo numero di persone cade sotto il tram. Ebbene, per quanto grande sia la fame di un uomo, se cade sotto il tram e il tram lo stritola, non possiamo più parlare di lui dal punto di vista del lavoro, né da quello delle 'Vie'. Non possiamo parlate che di coloro che sono in vita e solamente per il tempo in cui sono in vita. Il tram o la guerra, sono esattamente la stessa cosa. È semplicemente una questione di scala.
Qui si parla di coloro che non cadono sotto il tram.
"Se ha fame, un uomo ha la possibilità di trovare l'inizio della via. Ma oltre alla fame sono necessari altri 'impulsi', altrimenti egli non scorgerà mai la via. Immaginate che un Europeo intellettuale, un uomo che in realtà non sa niente sulla religione, incontri la possibilità di una via religiosa. Egli non vedrà niente e non comprenderà niente; per lui, si tratterà di stupidità e di superstizione. Tuttavia, può darsi che sia molto affamato, anche se la sua fame non si esprime che per mezzo di una ricerca intellettuale. Lo stesso accade per un uomo che non abbia mai inteso parlare dei metodi yoga, dello sviluppo della coscienza e così via: se viene messo in presenza di una via yoga, tutto ciò che udrà sarà lettera morta per lui. La quarta via inoltre è ancora più difficile. Affinché un uomo possa apprezzarla nel suo giusto valore, gli occorre aver pensato e sentito, e ancora essere stato in precedenza
deluso da molte cose. Gli occorrerà inoltre, se non l'aver fatto personalmente esperienza delle vie del fachiro, del monaco e dello voga, almeno averne avuto conoscenza, aver meditato su di esse ed essersi convinto che per lui non sono buone. Non prendete alla lettera quello che vi ho appena detto; questo processo mentale può essere sconosciuto a un dato uomo, ma i risultati relativi devono essere in lui e soltanto questi possono aiutarlo a riconoscere la quarta via. Altrimenti, egli può esserle molto vicino senza vederla.
"È certamente falso dire che un uomo non ha alcuna possibilità se non si impegna in una di queste vie. Le 'Vie' non sono altro che un aiuto; un aiuto dato a ciascuno secondo il suo tipo. È evidente che le 'Vie', le vie accelerate, di evoluzione personale, individuale, in quanto si distinguono dall'evoluzione generale, possono anticipare questa evoluzione, possono condurre ad essa, ma in nessun caso possono confondersi
con essa.
"Che l'evoluzione generale abbia luogo o no è ancora un'altra questione. Ci basta comprendere che è possibile, e che di conseguenza
l'evoluzione è possibile per gli uomini al di fuori delle 'Vie'. Per maggior precisione, diremo che ci sono due vie. La prima, la chiameremo
'via soggettiva': essa abbraccia le quattro vie di cui abbiamo parlato. L'altra, la diremo Via 'oggettiva'. È la strada degli uomini nella vita.
Non dovete prendere troppo alla lettera i termini 'soggettivo' e 'oggettivo': essi non esprimono che un aspetto. Me ne servo io, perché non vi sono altri termini adeguati".

"Sarebbe possibile dire: via 'individuale' e via 'generale'?", domandò uno di noi.

"No, disse G. Sarebbe più improprio che 'soggettivo' e 'oggettivo'; la via soggettiva non è individuale nel senso comune di questa parola, perché è 'una via di scuola'. Da questo punto di vista, la 'via oggettiva' è più individuale, perché essa autorizza molte più particolarità individuali.
No, è preferibile conservare queste parole: "soggettivo" e "oggettivo". Anche se non sono del tutto soddisfacenti, noi le useremo
con riserva.
"Coloro che sono sulla via oggettiva vivono semplicemente nella vita. Sono quel che si dice brava gente. Per essi non vi è alcun bisogno di metodi o sistemi particolari; basandosi su sistemi intellettuali e religiosi ordinari, sulla morale ordinaria, essi vivono secondo la loro coscienza.
Non fanno necessariamente molto bene, ma non fanno alcun male.
Si tratta talvolta di persone molto semplici e senza una particolare educazione, ma che comprendono molto bene la vita, hanno una giusta
valutazione delle cose e un giusto punto di vista. Sia ben chiaro, essi si perfezionano ed evolvono. Solo che la loro via può essere molto lunga con molte ripetizioni non necessarie".

Desideravo da tempo ottenere da G. precisazioni sulla ripetizione, ma egli sfuggiva sempre. Anche questa volta fece lo stesso e invece
di rispondere alla mia domanda sull'argomento, proseguì:
"Coloro che seguono la via soggettiva, soprattutto quelli che stanno iniziando, immaginano sovente che gli altri, cioè quelli che seguono la via oggettiva, non vadano avanti. Ma è un grave errore. Un semplice obyvatel può talvolta fare in se stesso un tale lavoro da raggiungere gli altri, anche se fossero monaci o yogi.
"Obyvatel" è una strana parola della lingua russa. Ha il senso corrente di 'abitante', semplicemente. La si usa anche in senso di disprezzo o di derisione: "obyvatel', come se non potesse esistere niente di peggio.
Ma quelli che parlano così non comprendono che obyvatel è il nocciolo robusto e sano della vita. Dal punto di vista della possibilità di evoluzione poi, un buon obyvatel ha maggiori possibilità di un 'lunatico' o di un 'vagabondo'.
"Non intendo dire che tutti gli obyvatel seguano la via oggettiva, assolutamente no. Tra loro si possono trovare ladri, imbecilli o pazzi: ma ce ne sono di altro genere. Voglio semplicemente dire che il solo fatto d'essere un buon obyvatel non impedisce la 'Via'. D'altronde ne esistono differenti tipi. Immaginate, per esempio, L’obyvatel che vive come tutti, che non si fa notare in nulla; può darsi che sia un buon artigiano che guadagna molto denaro, e forse anche avaro... Al tempo stesso sogna una vita religiosa, sogna di lasciare tutto, un giorno o l'altro, e di entrare in un monastero.
Queste cose succedono veramente in Oriente e anche in Russia. Un uomo vive la sua vita di famiglia e lavora, poi, quando i suoi figli ed i suoi nipoti sono divenuti grandi, dona loro tutto ed entra in un monastero. Questo è l’obyvatel di cui parlo.
Può anche darsi che non entri in un monastero, può darsi che non ne abbia bisogno.
La sua propria vita come obyvatel può servirgli come via.
"Coloro che pensano alle vie in un certo modo, specie quelli che seguono le vie intellettuali, spesso guardano dall'alto in basso l’obyvatel ed in genere disprezzano le sue virtù. Così non fanno che provare la propria mancanza di qualificazione per qualsiasi via. Proprio perché nessuna via può cominciare a un livello inferiore a quello dell’obyvatel.
Si dimentica sovente che molte persone, incapaci di organizzare la propria vita e troppo deboli per lottare per dominarla, sognano le vie o ciò che essi considerano come vie, perché si immaginano che sarà per loro più facile della vita, trovando in un certo modo una giustificazione alla loro debolezza e al loro eterno difetto di adattamento. Chi fosse capace di essere un buon obyvatel, sarebbe certamente più utile, dal punto di vista della via, di un 'vagabondo' che si immagina di essergli superiore.
Do il nome di 'Vagabondi' a tutti i componenti della sedicente 'intellighentsia': artisti, poeti, tutti i 'morti di fame' in generale, che disprezzano l’obyvatel e al tempo stesso sarebbero incapaci di esistere senza di lui. La capacità di orientarsi nella vita è, dal punto di vista del lavoro, una delle qualità più utili.
Un buon obyvatel è di levatura tale da far vivere con il proprio lavoro almeno una ventina di persone.
Cosa può allora valere un uomo che non è capace di fare altrettanto?".

"Cosa significa veramente obyvatel? Possiamo dire che un obyvatel è un buon cittadino?".
"Un obyvatel deve essere patriota?" domandò un altro. "In caso di guerra, quale atteggiamento deve adottare?".

"Possono esserci differenti tipi di guerre e differenti tipi di patrioti "- disse G. "Voi tutti continuate a credere alle parole. Un obyvatel, se è un buon obyvatel, non crede alle parole. Egli capisce quante chimere si nascondono dietro di esse. Coloro che mettono in mostra a gran voce il loro patriottismo, sono per lui degli psicopatici ed egli li tratta come tali".

"Come un obyvatel considera i pacifisti o chi rifiuta di fare la guerra?"

"Esattamente come dei lunatici! Essi sono probabilmente anche peggiori ".

Un'altra volta, a proposito della stessa domanda, G. disse: "Molte cose vi restano incomprensibili, perché non tenete conto del significato di qualche parola semplicissima; ad esempio, non avete mai pensato a ciò che vuol dire essere seri. Provate a rispondere voi stessi a questa questione. Cosa significa: essere seri?".

"Avere un'attitudine seria verso le cose", disse qualcuno.

"È proprio quanto ciascuno pensa" - disse G. - in realtà è esattamente il contrario".
"Avere un'attitudine seria verso le cose non significa, assolutamente essere seri, essendo stabilito che tutta la questione è di sapere verso quali cose. Un grandissimo numero di persone ha un atteggiamento serio per cose insignificanti. Si può forse dire che siano seri? Certamente no".
"L'errore proviene dal fatto che il concetto 'serio' è preso in senso troppo relativo. Quanto è serio per l'uno non lo è per l'altro e viceversa. In realtà, 'serio' è uno di quei concetti che non possono mai in alcuna circostanza essere assunti in senso relativo".
"Una sola cosa è seria per tutti ed in ogni tempo. L'uomo può rendersene più o meno conto, ma la serietà delle cose non sarà minimamente alterata per questo".
"Se l'uomo potesse comprendere tutto l'orrore della vita delle persone ordinarie che girano in tondo in un cerchio di interessi e di scopi insignificanti, se potesse comprendere ciò che perdono, comprenderebbe che non vi può essere che una sola cosa seria per lui: sfuggire alla legge generale, essere libero. Per un uomo in prigione e condannato a morte,cosa può esservi di serio? Solo una cosa: come salvarsi, come fuggire. Nient'altro è serio".
"Quando dico che un obyvatel è più serio di un 'vagabondo' o di un 'lunatico', intendo dire che un obyvatel, abituato a maneggiare valori reali, valuta le possibilità delle 'vie', le possibilità di 'liberazione' e di 'salvezza' meglio e più velocemente di un uomo che per tutta la sua vita è prigioniero del solito cerchio di valori immaginari, di interessi immaginari e di possibilità immaginarie".
"Per l’obyvatel, quelli che vivono di illusioni e soprattutto con l'illusione di essere capaci di fare qualche cosa, non sono seri. L’obyvatel sa che essi non fanno altro che ingannare la gente che è loro intorno, promettendo Dio sa cosa, mentre in realtà stanno solo sistemando le loro piccole faccende, o molto peggio, pensa che sono dei lunatici, gente che è sempre pronta a credere tutto quanto vien loro detto".

"A quale categoria appartengono i politicanti che parlano con sufficienza delle opinioni dell'obyvatel, degli interessi dell'obyvatel?"

"Sono i peggiori fra gli obyvatel - disse G.- cioè degli obyvatel che non hanno in sè stessi niente di positivo, niente che li riscatti, oppure dei ciarlatani, dei lunatici o dei farabutti".

"Ma non possono esservi uomini onesti e decenti tra i politicanti?"

"Certamente possono essercene, disse G., ma in questo caso non sono persone pratiche, sono dei sognatori, ed altri li useranno come schermo per nascondere i loro loschi affari".
"L’obyvatel, anche se non lo sa in termini filosofici, cioè non è capace di formularlo, sa tuttavia che le cose 'capitano' da sole, lo sa con una perspicacia tutta sua; quindi dentro di sé se la ride di coloro che credono o vorrebbero fargli credere che essi significano qualcosa, che qualcosa dipende dalla loro decisione, e che possono cambiare, o in generale fare, qualunque cosa. Per lui ciò non vuol dire essere seri e la comprensione di ciò che non è serio può aiutarlo ad apprezzare ciò che è serio".

Da Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto, P.D.Ouspenky pagg 398 - 403

Mauro
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Re: Una via al di fuori delle 'vie'? L'obyvatel

Messaggio da Mauro » 30/11/2016, 17:01

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anam

Re: Una via al di fuori delle 'vie'? L'obyvatel

Messaggio da anam » 30/11/2016, 17:18

Mauro ha scritto:Bel frammento, anam, grazie per averlo condiviso.


Conosci qualche obyvatel?
Te lo chiedo perchè non è che io abbia incontrato così tanti esseri umani 'di levatura tale da far vivere con il proprio lavoro almeno una ventina di persone', oppure che sappiano 'che le cose 'capitano' da sole, lo sa con una perspicacia tutta sua; quindi dentro di sé se la ride di coloro che credono o vorrebbero fargli credere che essi significano qualcosa, che qualcosa dipende dalla loro decisione, e che possono cambiare, o in generale fare, qualunque cosa'.

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