Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie

A spasso con i sadhu

Utilizzate questo forum per qualsiasi argomento non categorizzato altrove.
Rispondi
seva
Messaggi: 134
Iscritto il: 29/09/2016, 11:45

A spasso con i sadhu

Messaggio da seva » 12/11/2016, 22:37

Messaggio da Teano » 04/01/2010, 12:35

Lunedì 24 novembre 2008 - A spasso con i sadhu

Ho un dilemma.
Esistenziale.
Sono davanti a uno di quei bivi, uno di quelli che richiedono una scelta ponderata per non avere rimorsi.
Uno di quelli che segnano un prima di, e un dopo di.
Un guru mi ha appena chiesto di diventare suo devoto.
Non vuole soldi, non è nella sua natura.
Gli basta il mio cellulare.
In cambio mi svelerà come raggiungere l'illuminazione e parlare con Dio, Shiva, ed inoltre potrò chiamarlo 24 ore su 24 sul cellulare, il mio, per qualsiasi dubbio riguardo le giuste mosse da compiere in qualsiasi circostanza.
Non è una gran comodità?
Per tutta la vita non doversi più preoccupare di sbagliare, essere sicuri di percorrere il giusto cammino e potersi rilassare godendo pienamente il panorama.
Non porsi più domande cervellotico-esitenziali.
Chi sono ? Qual'è il mio posto nel mondo? Perchè esisto ? Chi ci ha creato ? Cosa vuole da noi ?
Dubbi sull'aldilà?
Basta chiamare un mobile col prefisso internazionale dell'India e ti togli dal pantano mistico.
Lui mi sembra un tipo con la testa sulle spalle, pensa in grande. Ha già due adepti dall'America e Australia e piano piano vorrebbe farsi costruire un ashram, un tempio dove riunirsi. In aggiunta riceverei un rudraksh, una lacrima di Shiva, ma non uno qualsiasi, bensì uno con una sola faccia interna.
Vorrebbe una risposta subito ma ho preso tempo per non compiere passi affrettati.
Ho fatto bene?
Il telefono mi piace, e' comodo per chiamare casa, per la sveglia, lo puoi usare come lucina nelle strade buie, ci sono affezionato.
Ma è un bene materiale, pesante che mi tiene giu' attaccato al terreno, in cambio di risposte.
Cosa faccio ?
Intanto vado a spasso con altri sadhu.
E ci parlo in inglese rotto, you know baba-ji powerful energy.
La vita da guru, baba-ji, sadhu, è basata sulla contemplazione dell'infinito dio Shiva.
Camminano pellegrini per tutto il subcontinente indiano, non lavorano e rifiutano l'accumulo di beni materiali che utilizzano solo per primarie necessità e solo se viene loro regalato.
Non si curano dell'aspetto fisico ma si lavano e fanno il bucato tutti i giorni nel fiume, se possono, qui la madre Gange che ringraziano dopo ogni bagno.
Per meditare e unirsi con l'universo fumano Charas come se respirassero.
Per tutta la vita.
Pushkar Guru è un vecchio sadhu con grigi dreadlocks che mi ha invitato a casa sua, uno stanzino sopra il Gange dono dell'americana con cui ha avuto una relazione per 10 anni.
Mi ha detto.
Il mondo e' un oceano.
L'uomo che lavora ha mille facce.
L'amore è un dolce veleno.
Poi ha acceso un chilum da venti chili e se l'è fumato tutto in una botta.
One shot.
Anche i Beatles 40 anni fa giravano qui a Rishikesh con il guru Maharishi e anche a loro è stato chiesto di diventare devoti, devolvendo beneficenza per santuari e ashram.
Io me la posso cavare con un cellulare ex-aziendale usato e graffiato.
Tempi bui.

Macondo, Rishikesh, India, Giorno 71

Tratto da Mondoviaterra

Messaggio da xyz » 28/10/2012, 19:39

Avevo dimenticato questo brano...

Stavo cercando l'argomento più adatto ove postare una riflessione, questo potrebbe andare bene.

In una delle stanze private è stato postato un brano di riflessione di un determinato autore allievo di un discepolo di G., da lì sono arrivato a Lanza del Vasto e da questi alle varie comunità Arca sparse per l'Europa.

Da lì, ai pensieri di fuga nella foresta, in cima alla montagna, nell'isola deserta, nel romitaggio, nella comune, nel monastero, etc. E' buffo. Non è che siano mutati molto i nonostante i tanti anni che si mostrano.

Sono stato una settimana a Parigi per lavoro... così di corsa che non c'era il tempo di pensare, così stanco che il corpo si ammalava di tutto e di più... divertente... poi mi sono spostato in Svizzera per incontrare un altro cliente, e anche qui il farlo in treno è diventata una esperienza di riposo: 4 ore senza dover fare. Purtroppo il rientro in italiana non è stato eguale... c'era un gruppo di Siciliani nel vagone: le signore hanno parlato ininterrottamente dal primo all'ultimo minuto, ad un volume tale da tenerci tutti informati. Noi siciliani a quanto pare siamo fatti così.

Ogni tanto il mio io sognava mondi immaginifici. Anzi spesso li organizzava onirici prima di entrarvi assopendo il corpo.

E' la ricerca dell'altrove, dell'altroquando. Non un talquando che può venire e se viene arriverà quando sarà; è proprio l'altro quando, ossia la fuga dal presente, la sua non accettazione. E' quell'aspetto volitivo che immaginiamo reale e persona, al punto da identificarci con esso e volerlo soddisfare. E' quel fuggire nella foresta portando noi stessi dietro. E' una inferenza: il pensiero di altro che sia meglio di questo.

Invece basta solo riposare, fermare il flusso mentale sottraendo comburente al suo processo. E allora il presente si mostra ineffabilmente e stupendamente nudo, vuoto, silente, pura luce.

E questa necessità di alterità determina il bisogno di scimmiottare il sacro, la metafisica. Entrambi inaccessibili senza trasformazione e poi morte dell'individualità ecco che si creano mondo oscuri, coperti di vestigia cammuffate a simboleggiare chissà quali arcani immaginari, quando è tutti qui, semplice, chiaro, limpido, umano... divino.

Bastano uno specchio e degli occhi onesti.

Messaggio da sandhya » 29/10/2012, 0:25
Di recente è capitato di trascorrere alcune ore in un eremo francescano, posto stupendo e impervio, circondato dalla foresta.
Non é indispensabile il Kailash per trovarsi faccia a faccia col sacro.
Ho sostato all'interno di una delle grotte ove i compagni di Francesco erano soliti sostare, immersi nella meditazione.
Il silenzio profondo all'intorno era sostanza palpabile.
Si raccoglievano così, per qualche giorno, e poi tornavano giù, nel mondo ma non del mondo, rinvigoriti.

Allora mi sono chiesta, ma davvero tu, che tanto dici di soffrire la tua vita di città, vorresti vivere in questo modo?
La risposta è arrivata forte e chiara.
Oltre al silenzio, la grotta era terribilmente fredda e umida e il bosco aveva mille fruscii.
Pensa di notte, o con la pioggia, la neve, la tempesta, scalzi e coperti solo di un ruvido saio.
Ho provato a distendermi sulla nuda pietra: era dura, gelida, irta di spunzoni, scomoda.
Non si poteva dormire, quella era pietra di veglia.
Ed io sono una dormigliona, cui piace la propria cuccia calda.

Messaggio da xyz » 03/12/2012, 0:30

Guardare quali sono le fruizioni che ancora vogliamo cercare...

- kama
- dharma
- artha
- moksha

Rispondi