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Perniciosi equivoci e dispersive illusioni

Inviato: 17/05/2021, 19:38
da cannaminor
«allo scopo di evitare perniciosi equivoci e di non cadere in dispersive illusioni»


Ripensavo a queste parole, e ripensavo come di "perniciosi equivoci" e "dispersive illusioni" ne è pieno il creato.

Ma perchè tutto ciò che è mondo, ovvero pensiero-pensare (quello del "sono ciò che penso"), credenze, opinioni, inferenze e concettualizzazioni che cos'è, cosa sono se non perniciosi equivoci e dispersive illusioni?

Siamo ciò che pensiamo, non me lo sono inventato io. O meglio sì che me lo sono (inventato io), nel momento che lo penso e ci credo.

Siamo ciò che pensiamo (di essere) siamo i nostri desideri, siamo le nostre credenze, siamo il movimento mentale, siamo il sogno che sogniamo ad occhi chiusi, per non dover vedere il sole che brilla dietro le palpebre, e ci constringerebbe e a svegliarci.

Raphael in una delle sue solite frasi "ad effetto" diceva; "si desidera perchè non si è."

Bodhananda (da qualche parte che se serve lo trovo) gli faceva eco e diceva; se si deve credere allora non si è (ciò che si sta credendo di essere)

Ovvero se sei nella condizione di dover credere a qualcosa per crederlo-pensarlo vero, allora quella cosa non è reale, perchè la realtà non può essere creduta ma solo realizzata in esseità, ovvero in identità.

La realtà, quella con la R maiuscola è, e non può essere creduta, o meglio può essere creduta eccome, così come concettualizzata e pensata, ma allora non è più la Realtà, ma la sua derivazione mentale in termini di concetto e credenza, ovvero è il mondo.

Il mondo è credenza, il mondo è pensiero, il mondo è opinione e concetto, il mondo è "sogno", il mondo è tutto ciò ma non è di suo.
Il mondo è abalietà quindi non è inseità. Il mondo lo puoi solo credere e sognare a occhi chiusi e mente in movimento, perchè non è di fatto. Se smetti di sognare (e apri gli occhi), se smetti di credere a ciò che pensi, ecco che appare il "mondo-Realtà", ecco che appare la "corda"
scambiata per "serpente".

Scusate ma cosa sto dicendo di nuovo e diverso da ciò che la tradizione in tutte le salse e modi e mezzi dice da millenni?

Vuoi continuare a sognare, vuoi continuare a credere a ciò che pensi e credi, al mondo che vivi etc, perfetto e chi te lo vieta?

Ma se un avadhuta, un jivanmukta, uno stithaprajana ti testimonia di una Realtà che nulla ha a che fare con la mente, il sogno, il credere ed il pensare, e te ne dà indicazioni, solo indicazioni, perchè non te la può descrivere, non ci sono strumenti e mezzi relativi e di relazione duale quale il pensiero e pensare che possano mai descriverla, indicazioni verso cui guardare, verso cui volgere lo sguardo e la vista, indicazioni che dietro le palpebre ed il sogno che tutti noi stiamo vivendo ci sia il sole e c'è sempre stato lì a brillare per tutto e tutti, qual'è il problema? Quale pernicioso equivoco e dispersiva illusione?

Non ti sta dicendo nulla di più e nulla di meno di ciò che molti hanno intuito, e che hanno compreso, che l'unico ostacolo al sole, a vedere ed essere il sole stesso, è l'aderenza al sogno in cui noi ostinatamente vogliamo stare e restare, perchè sognare-pensare-credere è esistenza di noi stessi inquanto individui e jiva. Siamo e ci crediamo ciò che ci pensiamo essere, ciò che ci sogniamo di essere, e nessuno, anche se il sogno fa male ed è foriero di dolore e sofferenza, nessuno ci vuole rinunciare, perchè crede (sempre il credere) che venendo meno il sogno venga meno il soggetto di sogno. Il che è vero, dannatamente vero, infatti nessuno vuole "morire a se stesso" anche se tanti lo dicono e lo professano a parole.

Il che continuo a dire va sempre bene, non c'è problema, se uno vuole continuare a sognare che sogni pure, ma non stia a criticare e commentare chi invece, vuoi per intuizione o buddhi, o altro (grazia, iniziazione, qualificazione, o tutto quello che vi pare chiamarlo) comincia ad incamminarsi nella direzione del sole ed aprire gli occhi.

«Quando un aspirante è stimolato a incamminarsi lungo la Via della Realizzazione del Sé, quando ha finito di leggere le cose più svariate e
cessato di parlare confusamente di cose spirituali, la sua coscienza gli impone un'azione più incisiva, operativa, tale da sospingerlo alla soluzione delle sue istanze. A questo punto da un vago cercare qua e là passa all'applicazione concreta della sadhana (ascesi realizzativa) e alla scelta di un Sentiero che sia congeniale al suo stato psicologico. Questa prospettata nel presente scritto è solo una sintesi operativa che rappresenta lo schema base di ogni possibile sadhana. Per chi è pronto essa potrebbe essere anche sufficiente per innalzarsi alla realizzazione dell'Essere in quanto è e non diviene. A chi è maturo bastano poche indicazioni per rimettere le ali e volare verso la Libertà.» (Tratto da "Oltre l'illusione dell'io", Raphael, Ed. Asram Vidya)