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Un mondo di dolore?

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cielo
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Un mondo di dolore?

Messaggio da cielo » 08/12/2018, 10:36

Ieri ho intercettato in Tv un analista dello stato d'animo degli italiani di questi tempi.
Parole chiave che mi ricordo: scoraggiati, amareggiati, impauriti, isolati, chiusi nella propria bolla, iracondi, aggressivi e violenti fino al "male puro" (ferimenti e omicidi). Tristi per i giovani senza speranza di lavoro. Demotivati, senza speranze, stressati, poveri (di soldi, progetti e speranze), molto preoccupati per lo scenario economico e in equilibrio sulla fune con i soldi...e via discorrendo (qualcosa l'ho aggiunto di mio, il reportage è un po' personalizzato).

Insomma, ha dipinto una catastrofe interiore, tirando (giustamente) pure in mezzo l'uso intenso e la potenza subita da web e dai social media.
E non si poteva non vedere quel quadro scorrere sotto i nostri occhi: sotto sotto, la popolazione lancia urla di dolore e cerca di esorcizzare il malessere tramite lo stonamento intenso, raggiunto tramite vari metodi. Ordinarie sono le cuffie sui bus per molti e smartphone in mano. E totale indifferenza quando altri cercano di conquistarsi lo spazio vitale per respirare: appoggiati comodi a chattare.
Per non soffrire a causa del mondo, me ne creo uno tutto mio e ci sto dentro a oltranza e di tutto quello intorno a me me ne frego. Se poi sono con gli amici alle due di notte per strada, me ne frego ancor di più del resto del mondo che intorno dorme o della ragazzina che torna a casa cercando di rendersi invisibile al branco.
Il desiderio ci stritola come un serpente velenoso: io io io, mio mio, mio.


Da più parti emerge nuovamente l'interesse per pratiche collettive: cantare e suonare, fare ginnastica yoga o tai chi chuan, pregare, meditare, ballare, dipingere, fare ricerche interiori con vari metodi sperimentali o tradizionali, laboratori creativi, teatro, manifestazioni collettive di protesta su qualcosa che proprio non ci va giù...

Intervistando e intervistandomi emerge che quando si riesce a stare insieme in armonia facendo qualcosa che piace, dall'uncinetto al pranayama in luogo incontaminato, si alleggerisce quel dolore profondo che emerge dalle indagini sociologiche.

Così ho contemplato il mio stato d'animo, riflettendo sulla fotografia presentata.
Un mondo di dolore?
La danza di Kali ci terrorizza così? Perchè?

Più tardi, pelando le carote ho intercettato uno speciale sul Miamar, terra di poveri pescatori - agricoltori, sorridenti, snelli e scattanti a traversare giornate di lavoro durissimo, le donne quasi tutte nella fabbrica di sigari di tabacco e foglie locali, arricchiti con zucchero, pezzetti di frutta e altre bontà...gli uomini nei campi e sul mare, sperando di pescare qualcosa (rarissimo).

Che vita dura, eppure tutti gioiosi, rilassati, un po' affamati a volte, nessun aiuto o sostegno dallo stato.
Istruzione a carico delle famiglie.
Attenti a accudire i bambini dando loro quel poco pesce e carne "per aiutarli a cresere sani e forti".
Intervistati affermavano tutti che insieme, come villaggio, riuscivano a sopravvivere, aiutandosi in tutto, nella costruzione delle case e nello scambio dei frutti della terra e del mare. E meno male che c'era la fabbrica di sigari che impegnava molte donne dando loro un minimo di autonomia gestionale.
Turni di dieci dodici ore, ma, precisava la titolare (quella che teneva i quaderni dei conti e organizzava le cose) erano tutti molto felici di poter lavorare lì, a quei ritmi.
Paga: un poco di più di un euro al giorno, paga base per la giornata del più umile lavoratore o lavoratrice della zona
Il pescatore diceva che le cose erano difficili e andavano male, era il più sfigato, ma diceva: "Noi sappiamo (dal buddhismo) che bisogna essere contenti di quello che si ha e io sono contento di essere qui, su questo splendido mare e godermi la vista. Ma sono davvero povero, posso vivere solo alla giornata, e devo faticare molto per riuscire ad avere una vita dignitosa (e la pancia piena).
Aspirazioni: riuscire a far studiare i figli fino alla fine del ciclo scolastico. Alcune donne speravano anche che il figlio fosse preso a fare apprendistato nel monastero buddhista della zona, regolarmente frequentato da tutta la popolazione del villaggio (come pure l'astrologo, monaco buddhista pensionato che ha ripreso la sua vecchia passione di quando era giovane).

I tirocini da monaco sono molto brevi, a volte un paio di settimane e li rispediscono a casa. Alcuni restano mesi, pochissimi anni.
La popolazione è concorde nell'affermare che la religione buddhista li sostiene e accompagna nella vita quotidiana, e che la gentilezza verso il prossimo genera gentilezza nei nostri confronti, in una virtuosa catena di rispetto reciproco e di amore per ogni creatura, come diceva il Buddha.
E che la cosa più importante da coltivare è l'amore reciproco.

Riflessione collaterale da bieca occidentale avvelenata da strane idee di "purezza" alla moda.
Ma come la mettiamo coi nostri slogan terrificanti per limitare l'uso del tabacco e scoraggiare gli impenitenti fumatori?
"Il fumo può uccidere il bimbo nel grembo materno" "Il fumo causa il cancro alla bocca e alla gola".
Urca, e qui c'è un villaggio che sopravvive grazie alla fabbrica di sigari e spera che tante persone continuinino a fumare tanti sigari.
Stranezze del mondo.

Questi umili non avevano nessuna paura di essere continuamente calpestati e dimenticati dal frenetico mondo-sistema ricco e consumista.
Erano come l'erba, venivano calpestati e così formavano un sentiero da poter percorrere insieme.

Sarasvati l'Immacolata, ci guidi alla luce della Conoscenza che è Prema, amore incondizionato.

shanti

cielo
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Un pensiero che dona gioia

Messaggio da cielo » 20/12/2018, 17:49

Tra le tante funzioni della mente che impariamo ad utilizzare come un personal pc giorno dopo giorno, splende per me la funzione della memoria che visualizzo come una Dama che a volte viene a sorprendermi e si intrattiene con me.

Si dice che l'età deteriori i circuiti della memoria, in particolare quelli vicini, mantenendo invece la fissità dei ricordi passati (e trapassati).
Come tutti faccio l'esperienza dello scorrere del tempo e osservare la mia memoria è un passatempo divertente per me, un gioco che faccio con me stessa, traendone un certo piacere. Mi piace esercitare la memoria e ricordare stringhe di parole, accordi, articoli di leggi, "fotografando" gli elementi che voglio ricordare e riponendoli nei comò.

Sto attenta al sorgere della superbia che sprizza quando dico a me stessa: "Però, sei vecchia ma hai ancora una memoria da elefante" (frase che a volte mi hanno detto da giovane).
E' vero, ma non ci credo, anche perchè sono capace di dimenticare improvvisamente di tutto, compreso il nome di un cane amico che incontro spesso (gigio) e che recentemente è scomparso per un giorno intero (il nome, non il cane).

In effetti, non è che ora ho "più" memoria, forse semplicemente ho imparato alcuni trucchi per usarla al meglio, la memoria serve nell'agire nel mondo, soprattutto quello lavorativo (dove però non disdegno lunghi elenchi cartacei di cose da fare annotati a mano) e per il resto è meglio lasciarsi sorprendere dai ricordi che porta, a sorpresa. Inoltre ho anche "meno" memoria, perchè sono molto più rapida a eliminare il superfluo e a ricordare solo ciò che è necessario facendolo saltare fuori alla bisogna. Faccio più reset, e sto nel presente contemplando il contemplabile, e il passato non serve nella contemplazione, richiede l'utilizzo della mente per essere "preso per la coda" e riagganciato.
Invecchiando non si ama sforzarsi.

Prima Dama Mnemosine [figlia di Urano, il cielo, e di Gea, la terra] mi ha donato un ricordo multistrati che ho il piacere di condividere qui, con voi.

Il tempo ha avuto una curiosa contrattura: ho aperto il pc, qualche notifica lampeggiava veloce, sono entrata sul web e di solito apro per abitudine questo forum, anche se so che al 99% è vuoto (niente di nuovo), difatti negli ultimi mesi di questi quasi due anni, non è la più mia prima mossa di mouse, vado anche altrove e apro tardi il foruṃ
Non è più una priorità, perfino me ne dimentico.
Mi dico sempre che il silenzio è d'oro e il non chiacchierare è un progresso, un passaggio evolutivo da compiere. Si parla così tanto nel mondo...però qui si scrive, ed è un'opportunità che resta a chi ama scrivere, come me. E poi l'evoluzione è un castello di carte. Chi evolve? E dove va? Sempre nell'Essere siamo e stiamo, correndo dietro ai nostri film e credendoli veri.

Poco fa, nell'attimo che decidevo di aprire questo forum, ho rivissuto quell'aspettativa forte mista a gioia di andare a vedere cosa combinavano gli animatori di una comunità web, a quei tempi, viva e vegeta, anche fortemente litigiosa a volte, ma in cui pulsava la vita, la voglia di mettersi in gioco, di scambiare, di mescolare le idee. Provavo emozioni, desideri, il piacere di scambiare.
Che bello! Poterli rivivere per un tattimo uguali uguali.
La mano gentile della Dama ha condensato tanti ricordi perchè ne assaporassi di nuovo l'essenza, il profumo aleggiante, traccia lieve dal passato.

E poi naturalmente, in quei tempi, c'era sempre la possibilità di poter interloquire direttamente con Premadharma, sempre disponibile con tutti e di giocare con lui al gioco di mettere pace tra scapestrati litiganti, di andare oltre, di studiare sè stessi, imparando a conoscersi attraverso l'altro, che non esiste, diceva.

Quale altro?

Vi auguro un felice inverno e buone feste.


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cielo
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Kālī yuga now: 2019

Messaggio da cielo » 01/01/2019, 10:22

Condivido un brano un po' "forte", al mio sentire, ma adatto per accompagnare l'augurio che faccio a me stessa, e dunque ad ogni Altro da me, di scendere in profondità nell'Oceano indefinibile dell'Uno, lasciando che l'onda si distenda e non sorga ad ogni alito di vento che alla superficie la muove.

"Prajñānaṁ brahma: La Realtà assoluta (Brahman) è pura Coscienza"
(Aitareya Upaniṣad V, 3)


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"Non possiamo facilmente concepire quest'unica Realtà celata dai molteplici oggetti: siamo troppo terreni, troppo pratici, ci prendiamo troppo sul serio per questo tipo di comprensione.
Noi viviamo sulla superficie, ci aggrappiamo alle forme, adoriamo l'apparenza."


Radhakrishnan S., La Filosofia Indiana Vol. I, pag. 177, Ed. Āśram Vidyā

ortica
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Re: Un mondo di dolore?

Messaggio da ortica » 07/01/2019, 10:43

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Finché quella donna del Rijksmuseum

nel silenzio dipinto e in raccoglimento,

giorno dopo giorno versa il latte

dalla brocca nella scodella,

il mondo non merita

la fine del mondo


- Wislawa Szymborska -





In mezzo a richiami apocalittici in senso di rivelazioni - ma certo - ed auspicate palingenesi totali in cui a perire sono sempre e soltanto gli altri, ovvio, gli altri, i cattivi,
mai noi,
in mezzo a cambiamenti climatici e al terzo tempio che forse sorge ma di plastica, fra profezie d'anguera e il ragno nero e si i purana descrivono i tempi ultimi e sembrano, proprio, questi, ma sembravano questi anche duemila anni fa,
lei versa il latte, gli avambracci abbronzati dal lavoro duro nei campi, olimpica e serena versa il latte, finché ce n'è, attenta a non sprecare.




immagine: Veermer, The milkmaid

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