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Eppur si muore, quel che rimane

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ortica
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Eppur si muore, quel che rimane

Messaggio da ortica » 08/09/2018, 18:24

Molti anni fa l’anziano cagnolino di famiglia morì di vecchiaia. Mio figlio, all'epoca piccolissimo, fu molto turbato dalla repentina scomparsa dell'animaletto con cui era solito condividere i giochi.
Aveva scoperto che si muore e ci mise ben poco a fare due più due e a pormi alcune domande che mi sgomentarono non poco.
Mi chiese per prima cosa: ma allora morirete anche tu e papà? E, ancor peggio, ma allora devo morire anch'io?
Non volendo mentire non potevo negargli questa evidenza, così cominciai a cercare fra le scarse rimembranze religiose e nel comodo agnosticismo in cui all'epoca mi adagiavo qualche risposta adeguata alla sua età.
Non ne trovai.
Non potevo somministrare ad un bambino di neppure tre anni la mia indifferenza, così come non gli avrei offerto un pasto indigesto.
Così m'inventai una storia là per là e gli raccontai che non c'era da preoccuparsi perché io e il papà lo avremmo aspettato per una bella cenetta.
La domanda successiva fu un colpo al cuore: e se muoio prima io? Gli dissi che anche in questo caso doveva star tranquillo perché lo avremmo raggiunto al più presto sempre per la solita cenetta in famiglia.
Questo lo tranquillizzò a lungo e, stranamente, consolò un poco anche me.
Successivamente gli eventi della vita mi obbligarono piuttosto bruscamente a pormi le domande che ogni essere umano prima o poi si fa. Pare, infatti, che siamo gli unici senzienti su questo pianeta a convivere con la certezza della morte e questo è un bel problema.
Così cominciai a cercare, ma niente mi soddisfaceva appieno.
Nè le credenze della religione, nè i libri di stampo new age che mi capitavano su reincarnazione e affini andavano bene, tutto quel che trovavo aveva un sapore contraffatto di consolazione, se non di falsità.
Ho cercato e cercato fuori di me, perché ancora non sapevo che le risposte, tutte, sono dentro, nella dura fatica dello svelamento dell'interiorità più profonda e luminosa.
La mia ricerca interiore non è terminata, ma nel frattempo ho trovato la testimonianza pura di alcuni esseri che indicano con le loro tracce i passi da compiere.
I loro limpidi scritti mi hanno finalmente permesso di assaporare il gusto della verità, oltre a soddisfare l'istanza di logica chiarezza di questa mente ballerina.
Per alcuni la verità può risultare indigesta, altri ne rifuggono con orrore e lo capisco.
Lo comprendo bene perché tutti vorremmo poter credere nella sopravvivenza individuale, in una specie di immortalità senza corpo.
Purtroppo non è così e ritrarsi spaventati o indignati non serve a cambiare le cose.

Le risposte che ho trovato - e di cui vado mano mano riscontrando conferma nella mia intima ricerca - sono semplici, ma non facili.
Potrei a questo punto citare gli scritti concordanti dei maestri che ho avuto la gioia di studiare, usare termini complicati, ma qui e ora voglio ricordare soltanto le parole di un compagno di viaggio, parole che non ho mai dimenticato perché sono state come acqua di fonte nel rispondere a questa domanda: cosa resta, dunque, dopo la morte?

I semi causali che non vengono risolti, diventano l'energia potenziale di una nuova incarnazione (niente a che vedere con la reincarnazione, comunque...).
Immaginiamo un mondo di separazione e ci vogliamo sollazzare con un'idea di continuità.
In verità non esiste separazione.
Figuriamoci che di una incarnazione siano rimaste 3 cipolle, del sedano e un pò d'aglio.
Vanno a finire nella padella cosmica delle energie-ingredienti primordiali assieme a miliardi di altre verdure e condimenti.
Quando la zuppa è pronta vi sono trilioni di ingredienti mescolati e amalgamati dalla cottura divina, che vengono ridistribuiti nella manifestazione.
Dove pensi che siano finite quelle 3 cipolle, il sedano e l'aglio?
Pensi davvero di poterli separare dentro al grande minestrone primordiale per raffigurare una sequenza individuale e temporale?

La questione, forse, sarebbe verificare se davvero esista un qualcuno incarnato ora…


- srisheeva -


In fondo, ci piaccia o meno, questo siamo: verdure nel minestrone.
Questo sono i nostri sentimenti più puri, le nostre più care emozioni, i nostri ricordi, le ambizioni, la rabbia, l’invidia, l’amore, le immagini mentali che accompagnano i nostri sogni, nient’altro che ombre della luce.
Scoprirlo dentro di me, ancor prima che nelle parole altrui, mi ha donato una sorta di strana pace e anche suscitato delle folli risate.
Nonostante ciò, o forse proprio a causa di ciò, comprendo profondamente chi preferisce cullare il proprio bambino, interiore o esteriore che sia, con la storia di una cenetta in famiglia. Cullati dolcemente dalla voce della madre o del padre, i bambini si abbandonano al sonno serenamente e anche questo è importante.

Ma qualcosa, infine, permane perchè è da sempre e per sempre, l’Unico permanente, costante e stabile che noi umani talvolta chiamiamo Amore.

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