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Nostalgia?

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cielo
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Nostalgia?

Messaggio da cielo » 23/06/2018, 18:03

nostalgìa s. f. [comp. del gr. νόστος «ritorno» e -algia (v. algia)]. – Desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano: soffrire di n.; in quei ballabili remoti, scritti su vecchi rigidi dischi, s’annida il grumo indistinto della n. e della gelosia: di quanto si vorrebbe richiamare in vita e non si può, e di quanto invano si vorrebbe non fosse stato (Salvatore Mannuzzu); avere, sentire, provare la n. (una grande, profonda, intensa, acuta, struggente n.) del proprio paese, della patria, della casa, della famiglia. Quando assume forma patologica si chiama nostomania (v.). Per estens., stato d’animo melanconico, causato dal desiderio di persona lontana (o non più in vita) o di cosa non più posseduta, dal rimpianto di condizioni ormai passate, dall’aspirazione a uno stato diverso dall’attuale che si configura comunque lontano: n. degli amici, dell’affetto materno; n. della giovinezza lontana; n. dei tempi passati. (Treccani)

Nostalgia? No, non è lontano. Nel qui ed ora c'è l'istante, e nell'istante il Tutto.
[non credetemi, sono più le volte che non ci riesco a non cadere nella malinconia disfattista di quelle in cui ci riesco. E' solo una finta per farmi coraggio da sola]
PS: Salvatore Mannuzzu è strepitoso, al mio sentire.
Proseguo lo studio del Vedanta perché mi sta indicando il sentiero della Conoscenza attraverso l'introspezione e l’accettazione di ciò che sono, qui e ora. Avere dei riferimenti qualificati nella testimonianza dei capisaldi della Tradizione metafisica universale e unica, e dei compagni di viaggio per confrontarsi e condividere, è un sostegno di cui ancora necessito e pure una grande fortuna di cui sono costantemente grata.
Sto imparando che solo attraverso l'eliminazione del senso dell'io e del mio si può tendere verso una conoscenza superiore (spirituale), l’unica che ci possa liberare dai legami che ci trattengono impedendoci di sperimentare la piena felicità dell’Essere, Quello che è e non diviene.
tratto da presentazione di cielo
I legami che ci trattengono.
Sono trascorsi un anno, cinque mesi e più o meno cinque giorni dall'Evento, e quell'evento, quella Morte, che è solo mancanza, ma non perdita, è diventato il fulcro della ruota, il luogo a cui fare ritorno, diceva Sri Ramana, la luce in fondo al cuore, pulsante, che non cessa quando viene deposto l'involucro e che se la cerco la trovo, in questa oscurità, a rischiarare i passi sul cammino. E' come il respiro, è sempre con me. E quando morirò sarà il pulsare ritmico dell'Essere che mi accoglie e si riprende il ritmo del sogno nel sonno. Essendo nella veglia col corpo grossolano ne ho scarsa consapevolezza, inchiodata alla Croce, quasi sempre. La mente è sempre assai vorace e ama desiderare, nel suo obnubilamento altalenante. Ma se tace...è' così bello dormire...riposarsi nel nulla. Su un petalo di loto in un mare di latte...

Una Luce incausata, che non scalda e non raffredda. Imperitura.

Ci si inchina ai Piedi del Guru, e si pone la fronte sulla terra, perchè la sua luce è sfolgorante, e potrebbe bruciare i neuroni per corto circuito, inceneriti dal piede di Shiva che danza sulla nostra testa.
E se sbagliamo il passo la sofferenza è travolgente: Shiva è il Distruttore.
Mahakala che sfila i fiori dalla Ghirlanda.
E le sue dita anche se delicate sono fatte di fuoco e affilate come il ghiaccio.

Contare i giorni è come contare le pecore, serve a poco, stordirsi e dormire per far smettere la scimmia che salta in modo sconclusionato e sgraziato.
Quanta pochezza, ahimè, mostra la luce in fondo al cuore.
Quanta polvere, ragnatele...scarafaggi...
Meglio recidere i fili della memoria con una lama affilata e iniziare a srotolare il bozzolo di seta e liberare quel povero bruco che pensa sempre di aver mangiato la foglia e invece è imprigionato nel suo bozzolo.

Come diceva un fratello di per-corso, l'incontro con la Tradizione, è l'inizio della fine, oppure, mi domando ora io, la fine dell'inizio (che non è male, pare un koan, lascia perplessi), o la coincidenza tra i due...nè fine nè inizio: in talquando...chissà, mi pare più adeguata e rispondente al contesto che immagino quando provo a creare un aldiquà e un aldilà.
Una coincidenza per risonanza, pura, come una fiammella nella notte. Chi la accende? Questa è sempre una bella domanda.

Infine per grazia o altro, il “conosci te stesso” ha portato ad incontrare la Tradizione, e con essa e per essa lo Sthitaprajna, e così l’inizio della fine.

lo Sthitaprajna è sempre in talquando, noi persi nei nostri sogni, viaggiando carichi di bagagli, sempre troppi.

Rendo omaggio all'Auriga, con tutto il cuore, e la fronte sul pavimento.
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Seva, in questo forum, salutando un amico che aveva lasciato il corpo:
Sono orgoglioso di avere avuto la grazia di affiancarci per un tratto del cammino; di questo posso solo che essere grato. lo immagino già all'opera dall'altra parte novello auriga, intento ad accompagnare chi necessita di ausilio.

Shanti

Kkienn

PS: per un po' tornerò a contare le pecore e a filare il filo di seta. Buona estate a tutti gli amici qui presenti, in lettura e scrittura.


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He Tu: la Mappa del Fiume Giallo

ortica
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Re: Nostalgia?

Messaggio da ortica » 24/06/2018, 0:41

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Auriga di Delfi

latriplice
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Re: Nostalgia?

Messaggio da latriplice » 24/06/2018, 20:28

Proseguo lo studio del Vedanta perché mi sta indicando il sentiero della Conoscenza attraverso l'introspezione e l’accettazione di ciò che sono, qui e ora. Avere dei riferimenti qualificati nella testimonianza dei capisaldi della Tradizione metafisica universale e unica, e dei compagni di viaggio per confrontarsi e condividere, è un sostegno di cui ancora necessito e pure una grande fortuna di cui sono costantemente grata.
Sto imparando che solo attraverso l'eliminazione del senso dell'io e del mio si può tendere verso una conoscenza superiore (spirituale), l’unica che ci possa liberare dai legami che ci trattengono impedendoci di sperimentare la piena felicità dell’Essere, Quello che è e non diviene.
Quello che è e non diviene è assenza del senso dell'io che tende ... verso l'Essere. Finché questo pseudo-soggetto coltiva questo sogno, l'Essere verrà visto come l'oggetto della destinazione rafforzando l'illusione della separatività e della distanza, a volte incolmabile, e non la sua soluzione.

Spero che questo mio commento così esposto sia digeribile.

cielo
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Re: Nostalgia?

Messaggio da cielo » 25/06/2018, 16:34

latriplice ha scritto:
24/06/2018, 20:28
Proseguo lo studio del Vedanta perché mi sta indicando il sentiero della Conoscenza attraverso l'introspezione e l’accettazione di ciò che sono, qui e ora. Avere dei riferimenti qualificati nella testimonianza dei capisaldi della Tradizione metafisica universale e unica, e dei compagni di viaggio per confrontarsi e condividere, è un sostegno di cui ancora necessito e pure una grande fortuna di cui sono costantemente grata.
Sto imparando che solo attraverso l'eliminazione del senso dell'io e del mio si può tendere verso una conoscenza superiore (spirituale), l’unica che ci possa liberare dai legami che ci trattengono impedendoci di sperimentare la piena felicità dell’Essere, Quello che è e non diviene.
Quello che è e non diviene è assenza del senso dell'io che tende ... verso l'Essere. Finché questo pseudo-soggetto coltiva questo sogno, l'Essere verrà visto come l'oggetto della destinazione rafforzando l'illusione della separatività e della distanza, a volte incolmabile, e non la sua soluzione.

Spero che questo mio commento così esposto sia digeribile.
Quando la mente sognante smetterà di fluire dalla veglia al sonno e viceversa, l'opera sarà compiuta. Nel frattempo si procede alla spoliazione e al dissinesco della volontà, per quanto possibile, non essendo cessata la potenza dell'identificazione nel limitato.

«La natura di ognuno è semplicemente accessibile; il raggiungimento della semplicità è l’opera da compiere.

È l’indagine sull’io, testimoniata dalle parole di Sri Ramana, la spoliazione di tutto ciò che non è ‘io’.

La propria natura è quell’‘io’, oltre l’ego, oltre l’individualità, oltre ogni contenuto; è quel Sé che la Tradizione testimonia e chiama Assoluto.

Un termine che non definisce; che non determina alcuna concettualità, né innesca volontà.».

Bodhananda, Quaderno Advaita n°4

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