Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie

passi

Utilizzate questo forum per qualsiasi argomento non categorizzato altrove.
lux o
Messaggi: 38
Iscritto il: 08/05/2017, 19:14

passi

Messaggio da lux o » 08/08/2017, 16:12

cosa rende tale un sentiero?

un giorno l'unico maestro non illuminabile pose questa domanda con tale assertività da renderla vera e quindi falsa

cosa rende tale un sentiero?

tante risposte per una sola domanda..

ora questo ladro sconoscente chiede a voi che siete persone dabbene versate nel fiume che mena al mare della consapevolezza

cosa rende tale un sentiero?

Mauro
Messaggi: 1116
Iscritto il: 02/10/2016, 15:06

Re: passi

Messaggio da Mauro » 08/08/2017, 16:49

Moderiamo i termini a me "persona dabbene" non l' ha mai detto nessuno! :lol:

P.S. Ricordo che dall'aggettivo "dabbene" proviene il sostantivo "dabbenaggine"... ;)

Avatar utente
Fedro
Messaggi: 1016
Iscritto il: 31/08/2016, 18:21

Re: passi

Messaggio da Fedro » 08/08/2017, 16:50

Ovviamente per "tale" s'intende il "proprio sentiero," suppongo.
Quasi banalmente e molto semplicemente, mi è sentiero tutto ciò che mi (ri)porta a me stesso, tutto ciò che in esso mi mantiene, tutto ciò che passa dalle mie gambe e non da quelle altrui.
I passi sono soltanto miei e non posso indossare scarpe di altri che me ne impedirebbero il cammino.

cielo
Messaggi: 897
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: passi

Messaggio da cielo » 08/08/2017, 20:25

lux o ha scritto:
08/08/2017, 16:12
cosa rende tale un sentiero?
La credenza che sia tale e non talaltro?

Mauro
Messaggi: 1116
Iscritto il: 02/10/2016, 15:06

Re: passi

Messaggio da Mauro » 08/08/2017, 20:44

cielo ha scritto:
08/08/2017, 20:25
lux o ha scritto:
08/08/2017, 16:12
cosa rende tale un sentiero?
La credenza che sia tale e non talaltro?
Già vedo la tua smorfia di disgusto a scrivere la parola "credenza".

Se non ti disgustasse, useresti il termine "pensiero", ma scommetto che tu vuoi mettere in evidenza la presunzione che uno ha nel pensare che stia percorrendo un sentiero. Una "credenza", appunto.

Sbaglio?

Avatar utente
Fedro
Messaggi: 1016
Iscritto il: 31/08/2016, 18:21

Re: passi

Messaggio da Fedro » 08/08/2017, 21:45

Io direi che, piuttosto di ipotizzare cosa stia dicendo cielo, ella stessa lo chiarisca meglio

Mauro
Messaggi: 1116
Iscritto il: 02/10/2016, 15:06

Re: passi

Messaggio da Mauro » 08/08/2017, 21:52

Fedro ha scritto:
08/08/2017, 21:45
Io direi che, piuttosto di ipotizzare cosa stia dicendo cielo, ella stessa lo chiarisca meglio
Manco nà supposizione se pò fa?
Che poi era un periodo ipotetico con punto interrogativo finale: quello che fai sempre tu quando interloquisci con gli altri.

Avatar utente
Fedro
Messaggi: 1016
Iscritto il: 31/08/2016, 18:21

Re: passi

Messaggio da Fedro » 08/08/2017, 21:54

Mauro ha scritto:
08/08/2017, 21:52
Fedro ha scritto:
08/08/2017, 21:45
Io direi che, piuttosto di ipotizzare cosa stia dicendo cielo, ella stessa lo chiarisca meglio
Manco nà supposizione se pò fa?
Che poi era un periodo ipotetico con punto interrogativo finale: quello che fai sempre tu quando interloquisci con gli altri.
Ma si figurati... è che mi andava di capire meglio cosa dicesse ;)

cielo
Messaggi: 897
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: passi

Messaggio da cielo » 08/08/2017, 23:58

E' come uno stereogramma, lo vedi se rilassi lo sguardo e lo apri invece che focalizzarlo sui particolari. Se sfochi appare.

Immagine

C'è tale e talaltro. Come si suol dire: "la sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana".
Come definire l'indefinibile? Ci sarà sempre il tale e il talaltro.
I sentieri sono tanti, uno per ogni piede che lo vuol percorrere.

Avatar utente
cannaminor
Messaggi: 247
Iscritto il: 31/08/2016, 17:40

Re: passi

Messaggio da cannaminor » 09/08/2017, 10:15

cielo ha scritto:
08/08/2017, 23:58
E' come uno stereogramma, lo vedi se rilassi lo sguardo e lo apri invece che focalizzarlo sui particolari. Se sfochi appare.

C'è tale e talaltro. Come si suol dire: "la sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana".
Come definire l'indefinibile? Ci sarà sempre il tale e il talaltro.
I sentieri sono tanti, uno per ogni piede che lo vuol percorrere.
Così come usava ricordare Bodhananda, che nel mondo non ci sono due cristalli di neve uguali (per quanto simili) così si potrebbe anche dire, per analogia che non esistono due sadhaka uguali, per quanto simili.
"La sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana"; è vero, lo trovo profondamente vero; non esiste un cammino uguale per tutti (per quanto simili) perchè non esiste un "camminatore" uguale all'altro. È il camminatore, il percorritore del cammino, il sadhaka a fare il cammino. Così come è anche il "cammino" a fare il sadhaka.

È quel vecchio e invalicabile rapporto causale tra soggetto e oggetto che ne determina la necessità di questo rapporto. Esistono "cammini" simili per codifica e metodo, innumerevoli similitudini, così come esistono percorritori simili, per natura e qualifiche, tanto che alla fine gli uni si sposano agli altri, ma sempre e solo di similitudini e affinità si tratta, mai di identità e coincidenza. L'identità e la coincidenza la si trova solo alla fine nel punto finale in cui tutti i raggi convergono, in cui tutti i versanti giungono alla stessa cima.

Diversi i cammini (sadhana) perchè diversi i percorritori (sadhaka), anche se alla fine sadhana e sadhaka, così come soggetto e oggetto trovano coincidenza nell'identità.

cielo
Messaggi: 897
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: passi

Messaggio da cielo » 09/08/2017, 17:08

cannaminor ha scritto:
09/08/2017, 10:15
cielo ha scritto:
08/08/2017, 23:58
E' come uno stereogramma, lo vedi se rilassi lo sguardo e lo apri invece che focalizzarlo sui particolari. Se sfochi appare.

C'è tale e talaltro. Come si suol dire: "la sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana".
Come definire l'indefinibile? Ci sarà sempre il tale e il talaltro.
I sentieri sono tanti, uno per ogni piede che lo vuol percorrere.
Così come usava ricordare Bodhananda, che nel mondo non ci sono due cristalli di neve uguali (per quanto simili) così si potrebbe anche dire, per analogia che non esistono due sadhaka uguali, per quanto simili.
"La sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana"; è vero, lo trovo profondamente vero; non esiste un cammino uguale per tutti (per quanto simili) perchè non esiste un "camminatore" uguale all'altro. È il camminatore, il percorritore del cammino, il sadhaka a fare il cammino. Così come è anche il "cammino" a fare il sadhaka.

È quel vecchio e invalicabile rapporto causale tra soggetto e oggetto che ne determina la necessità di questo rapporto. Esistono "cammini" simili per codifica e metodo, innumerevoli similitudini, così come esistono percorritori simili, per natura e qualifiche, tanto che alla fine gli uni si sposano agli altri, ma sempre e solo di similitudini e affinità si tratta, mai di identità e coincidenza. L'identità e la coincidenza la si trova solo alla fine nel punto finale in cui tutti i raggi convergono, in cui tutti i versanti giungono alla stessa cima.

Diversi i cammini (sadhana) perchè diversi i percorritori (sadhaka), anche se alla fine sadhana e sadhaka, così come soggetto e oggetto trovano coincidenza nell'identità.

Dattatreya ha ben sottolineato il paradosso del percorrere sentieri che ci possano rendere consapevoli del confine tra molteplice e Reale, pur sapendo che tale confine esiste solo in termini di linguaggio e di necessità di definizione, non esistendo in termini di essenza che noi siamo.
Dattatreya esplicita il paradosso evidenziando che nessuna via può portare al Sè, ma se non si percorrerono determinati passi non si può arrivare sul confine, dove inizia il famoso cammino "-che-qui-non-esiste" quello che permette di andare in vacanza sull'isola che non c'è.

Ho casualmente trovato ieri sui pitagorici un tuo vecchio post dell'estate 2009 che trovo molto esaustivo e chiaro.
L'idea che la Natura sia sempre nuova e originale in ogni "parte" creata, dal fiocco di neve all'essere umano mi ha sempre affascinato.
Quando guardo i documentari sugli animali mi sorprendo ogni volta a meravigliarmi per la creatività dell'Artefice.
Cercare l'unità nella diversità lo trovo il collante tra ogni possibilità di cammino e di espressione creativa, personale e unica, durante il viaggio.

"Un cammino non è, a mio vedere, solo affermazioni perentorie, tappe obbligate, aut aut o sei fuori.

Un cammino, sia pure codificato da innumerevoli testimonianze millenarie, è appunto quel che si dice, un dito, un additare una via, ma la via non è un'autostrada dritta e pari, ma qualcosa di vivo lei stessa, qualcosa che si adatta e modifica al sadhaka stesso.

Il cammino non è un qualcosa che il ricercatore percorre da esterno, il cammino è lo stesso ricercatore, è vivo tanto quanto lo è il ricercatore stesso.

Additare la via, non dice come è e sarà la via, chi e che cosa incontrerai, ti indica la via, la direzione, te la indica sempre, come una bussola, in ogni istante ti indica la direzione da tenere, ma non ti può indicare ogni onda che incontrerai sul cammino.

Ogni cammino è personale, perchè personale è ogni ricercatore, unico nel suo genere.

Come diceva quella massima ultimamente, che non ci sono in natura due cose uguali, e allora non ci sono nemmeno due cammini uguali. Non ci possono essere perchè non ci sono due ricercatori uguali.

Che poi avendo la stessa direzione, o percorrendo la stessa direzione, e partendo da "qualifiche" simili ci si ritrovi ad affrontare e risolvere passaggi simili, questo pure è plausibile.

E' in questo senso che la tradizione vivente assume tutto il suo significato, perchè è vivente al tuo fianco, non ti viene data una direzione iniziale e poi arrangiati, ma ogni volta, ogni qual volta la direzione risulta incerta, smarrita, confusa, persa, quella tradizione rinnova il suo dito ad indicarti la direzione da tenere.
Quella direzione porta all'"isola che non c'è"? Possibile, ma non si ha altro mezzo che scoprirlo percorrendola...altrimenti che altra scelta si ha, fermarsi?

Sì, forse l'isola che non c'è è proprio fermarsi, ma per fermarsi, secondo logica duale, si deve prima aver fatto sufficiente esperienza del camminare.

lux o
Messaggi: 38
Iscritto il: 08/05/2017, 19:14

Re: passi

Messaggio da lux o » 09/08/2017, 17:38

cosa rende tale un sentiero?
vedete quante risposte?
quante interpretazioni? tutte vere e tutte no

potreste fare esempi pratici personali di quanto avete detto? traducendo in italiano i termini sancriti
ad esempio fedro cosa intendi per 'me stesso'? e come e cosa ti ci mantiene?
esempi pratici
lo stesso per cielo
esempio pratico personale per 'tale e talaltro' e per sadhaka e sadhana e per indefinibile
lo stesso per cannaminor

o si parla sempre per sentito dire o per il fare di altri

Mauro
Messaggi: 1116
Iscritto il: 02/10/2016, 15:06

Re: passi

Messaggio da Mauro » 09/08/2017, 17:57

Il problema è che, in quanto persone dabbene, diciamo dabbenaggini.

Perchè tradurre i termini sanscriti?
Dentro di noi non sappiamo forse quel che vogliamo?
O forse: non sappiamo quel che vogliamo.

Ma nell'uno e nell'altro caso, ritengo superflui i termini sanscriti: incartapecorite parole di vecchi pazzi estinti da secoli.

Come vedi, da persona dabbene, dico dabbenaggini.

latriplice
Messaggi: 624
Iscritto il: 05/12/2016, 14:19

Re: passi

Messaggio da latriplice » 09/08/2017, 18:02

cannaminor ha scritto:
09/08/2017, 10:15
cielo ha scritto:
08/08/2017, 23:58
E' come uno stereogramma, lo vedi se rilassi lo sguardo e lo apri invece che focalizzarlo sui particolari. Se sfochi appare.

C'è tale e talaltro. Come si suol dire: "la sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana".
Come definire l'indefinibile? Ci sarà sempre il tale e il talaltro.
I sentieri sono tanti, uno per ogni piede che lo vuol percorrere.
Così come usava ricordare Bodhananda, che nel mondo non ci sono due cristalli di neve uguali (per quanto simili) così si potrebbe anche dire, per analogia che non esistono due sadhaka uguali, per quanto simili.
"La sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana"; è vero, lo trovo profondamente vero; non esiste un cammino uguale per tutti (per quanto simili) perchè non esiste un "camminatore" uguale all'altro. È il camminatore, il percorritore del cammino, il sadhaka a fare il cammino. Così come è anche il "cammino" a fare il sadhaka.

È quel vecchio e invalicabile rapporto causale tra soggetto e oggetto che ne determina la necessità di questo rapporto. Esistono "cammini" simili per codifica e metodo, innumerevoli similitudini, così come esistono percorritori simili, per natura e qualifiche, tanto che alla fine gli uni si sposano agli altri, ma sempre e solo di similitudini e affinità si tratta, mai di identità e coincidenza. L'identità e la coincidenza la si trova solo alla fine nel punto finale in cui tutti i raggi convergono, in cui tutti i versanti giungono alla stessa cima.

Diversi i cammini (sadhana) perchè diversi i percorritori (sadhaka), anche se alla fine sadhana e sadhaka, così come soggetto e oggetto trovano coincidenza nell'identità.
La conoscenza vedica è divisa in due categorie conosciute come karma-kanda e jnana-kanda.

Il karma-kanda (rituali) è basato sul paradigma di una entità limita e separata che svolgendo certe azioni raggiunge determinati obbiettivi.

Il jnana-kanda (vedanta) è basato sul paradigma della natura illimitata e compiuta del Soggetto la cui conoscenza risulta in realizzazione effettiva.

La logica indica che una entità limitata con capacità limitate che svolge azioni limitate non può produrre l'illimitato Brahman.

Pertanto l'unica soluzione per il Vedanta è dissipare l'ignoranza che sei già l'illimitato Brahman, confutando tramite la logica il paradigma che sei un agente impegnato in un cammino in vista della realizzazione.

Sono due paradigmi diametralmente opposti, che per i non conoscitori del Vedanta si tende a confondere.

https://www.youtube.com/watch?v=yqNVmhbZSH4

Un'altro mito da sfatare per i non conoscitori, la realizzazione non è esperienza.

https://www.youtube.com/watch?v=9_t3QUM0kjo

Dispiace constatarlo, ma tra le persone che sovente interloquiscono in questo forum, non ci sono veri conoscitori del Vedanta. Disquisiscono del Vedanta ma hanno idee confuse a riguardo, in parte dovute alla contaminazione delle dottrine yoga, e la rimanente per l'assenza di un desiderio bruciante per la libertà (mumukshutwa).

cielo
Messaggi: 897
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: passi

Messaggio da cielo » 09/08/2017, 18:49

lux o ha scritto:
09/08/2017, 17:38
cosa rende tale un sentiero?
vedete quante risposte?
quante interpretazioni? tutte vere e tutte no

potreste fare esempi pratici personali di quanto avete detto? traducendo in italiano i termini sancriti
ad esempio fedro cosa intendi per 'me stesso'? e come e cosa ti ci mantiene?
esempi pratici
lo stesso per cielo
esempio pratico personale per 'tale e talaltro' e per sadhaka e sadhana e per indefinibile
lo stesso per cannaminor

o si parla sempre per sentito dire o per il fare di altri
Mi spiace, ma non ho nessuna voglia di fare i compiti che assegni a ciascuno.
Grazie a Dio posso evitarlo e per fortuna la scuola è finita da un pezzo e nel mondo del lavoro si sa qual'è il carico quotidiano da svolgere, se uno ha la possibilità di potersi auto organizzare. Lì si pratica, qui ci si sollazza con dabbenaggini personalizzate.
E poi, che ha da dire l'interrogante sul cammino, che sia originale, autentico, non interpretativo, pratico e delucidante, possibilmente.

cielo
Messaggi: 897
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: passi

Messaggio da cielo » 09/08/2017, 19:00

latriplice ha scritto:
09/08/2017, 18:02
cannaminor ha scritto:
09/08/2017, 10:15
cielo ha scritto:
08/08/2017, 23:58
E' come uno stereogramma, lo vedi se rilassi lo sguardo e lo apri invece che focalizzarlo sui particolari. Se sfochi appare.

C'è tale e talaltro. Come si suol dire: "la sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana".
Come definire l'indefinibile? Ci sarà sempre il tale e il talaltro.
I sentieri sono tanti, uno per ogni piede che lo vuol percorrere.
Così come usava ricordare Bodhananda, che nel mondo non ci sono due cristalli di neve uguali (per quanto simili) così si potrebbe anche dire, per analogia che non esistono due sadhaka uguali, per quanto simili.
"La sadhana è il sadhaka ed il sadhaka la sadhana"; è vero, lo trovo profondamente vero; non esiste un cammino uguale per tutti (per quanto simili) perchè non esiste un "camminatore" uguale all'altro. È il camminatore, il percorritore del cammino, il sadhaka a fare il cammino. Così come è anche il "cammino" a fare il sadhaka.

È quel vecchio e invalicabile rapporto causale tra soggetto e oggetto che ne determina la necessità di questo rapporto. Esistono "cammini" simili per codifica e metodo, innumerevoli similitudini, così come esistono percorritori simili, per natura e qualifiche, tanto che alla fine gli uni si sposano agli altri, ma sempre e solo di similitudini e affinità si tratta, mai di identità e coincidenza. L'identità e la coincidenza la si trova solo alla fine nel punto finale in cui tutti i raggi convergono, in cui tutti i versanti giungono alla stessa cima.

Diversi i cammini (sadhana) perchè diversi i percorritori (sadhaka), anche se alla fine sadhana e sadhaka, così come soggetto e oggetto trovano coincidenza nell'identità.
La conoscenza vedica è divisa in due categorie conosciute come karma-kanda e jnana-kanda.

Il karma-kanda (rituali) è basato sul paradigma di una entità limita e separata che svolgendo certe azioni raggiunge determinati obbiettivi.

Il jnana-kanda (vedanta) è basato sul paradigma della natura illimitata e compiuta del Soggetto la cui conoscenza risulta in realizzazione effettiva.

La logica indica che una entità limitata con capacità limitate che svolge azioni limitate non può produrre l'illimitato Brahman.

Pertanto l'unica soluzione per il Vedanta è dissipare l'ignoranza che sei già l'illimitato Brahman, confutando tramite la logica il paradigma che sei un agente impegnato in un cammino in vista della realizzazione.

Sono due paradigmi diametralmente opposti, che per i non conoscitori del Vedanta si tende a confondere.

https://www.youtube.com/watch?v=yqNVmhbZSH4

Un'altro mito da sfatare per i non conoscitori, la realizzazione non è esperienza.

https://www.youtube.com/watch?v=9_t3QUM0kjo

Dispiace constatarlo, ma tra le persone che sovente interloquiscono in questo forum, non ci sono veri conoscitori del Vedanta. Disquisiscono del Vedanta ma hanno idee confuse a riguardo, in parte dovute alla contaminazione delle dottrine yoga, e la rimanente per l'assenza di un desiderio bruciante per la libertà (mumukshutwa).
In pratica? Il tuo cammino, quello che percorri con tanto amore per la tua Guida è il migliore "in assoluto"?

PS: gli articoli indeterminativi: un uno e una, seguono regole differenti, proprio come noi.
Mia nonna diceva che il mondo è bello perchè è vario. Ognuno si occupi dell'avidya, concordo, possibilmente la propria e tramite l'atmavicara scopra i limiti del linguaggio e dell'interazione con tale e talaltro.

Avatar utente
Fedro
Messaggi: 1016
Iscritto il: 31/08/2016, 18:21

Re: passi

Messaggio da Fedro » 09/08/2017, 19:54

lux o ha scritto:
09/08/2017, 17:38
fedro cosa intendi per 'me stesso'? e come e cosa ti ci mantiene?
Tutto ciò che non è proiezione della mia mente, la considero nell'ambito di me stesso.
Tutto ciò che non è mia immaginazione (anche del corpo che indosso,) che non è pensabile, attraente, repulsivo, emozionale, localizzabile, memorizzabile, visibile (o immaginato invisibile) è il vero me stesso.
Ovviamente (a scanso di equivoci) non rifuggo da piacere, emozione e gioia di questo mondo in cui sto).
Mantenersi in esso? Non so cosa ben sia, immerso continuamente nel rapporto col mondo, è continua l'identificazione in una emozione o la repulsione vrso qualcuno o qualcosa.
Quindi funziona come un richiamo, uno stacco che talora si attiva, visto che non è un atto volontario del corpo e della mente.
funziona come un ricordo (qualcuno lo chiamava "ricordo di sè). un volgersi dentro se stessi, dentro uno spazio di riconoscimento che si è e che non diviene diverso da se stesso. Qualcuno la chiama consapevolezza, altri presenza.
In sanscrito non so, ma esistono i termini a volerli cercare.
Parla dei tuoi passi ogni tanto, invece di indagare soltanto..

Mauro
Messaggi: 1116
Iscritto il: 02/10/2016, 15:06

Re: passi

Messaggio da Mauro » 09/08/2017, 20:34

Il karma-kanda (rituali) è basato sul paradigma di una entità limita e separata che svolgendo certe azioni raggiunge determinati obbiettivi.

Il jnana-kanda (vedanta) è basato sul paradigma della natura illimitata e compiuta del Soggetto la cui conoscenza risulta in realizzazione effettiva.
Tu separi indagini che separate non sono.
Nella tua smania classificatrice e separatrice ti dimentichi che il karmakanda non è solamente il "rito": difatti è basato sul purvamimamsa, o "riflessione profonda", cioè la sua nuce filosofica, così come il jnanakanda si fonda sull' uttaramimamsa, o "riflessione ulteriore".
Si evince così chiaramente che il processo di indagine è uno e va semplicemente approfondendosi.

Firmato: un ignorante del Vedanta :lol:

lux o
Messaggi: 38
Iscritto il: 08/05/2017, 19:14

Re: passi

Messaggio da lux o » 10/08/2017, 16:39

cielo e chi ha qui esposto

vedete come è difficile parlare della propria pratica? poichè è esporsi al giudizio altrui
e comprovare l'immagine che si dà agli altri
se poi si debba fare a meno di citazioni e verità altrui spesso resta molto poco
cielo è per te che devi fare i compiti non per lux
nè lux te li corregge ma ti fa esplicitare quali siano le tue basi e pratiche e comprovarle
cannaminor dice di parlare di sè stessi ma le sue risposte sono vuote
fedro è l'unico che abbia esposto del suo che poi si possa concordare o meno lo si chieda a lui

chiedete del mio
pratico yoga alkhemico trasmutativo delle energie bioelettromagnetiche
questo comporta una manipolazione controllata e consapevole degli stati vibratori della Materia psichica
essendo energie molto sottili il fisico ne viene influenzato nei limiti delle leggi fisiche
sono ciò che scelgo di essere
la mia mente è il mio miglior strumento e sono consapevole che fa solo e soltanto quello che io voglio che faccia
e lo fa in modo perfetto
essendo consapevole di esser me stesso non riconosco nessun dio nè ho devozione alcuna
se cammino cammino se ho sete bevo se ho fame mangio se penso penso

cosa rende tale un sentiero?
esserlo

cielo
Messaggi: 897
Iscritto il: 01/10/2016, 20:34

Re: passi

Messaggio da cielo » 10/08/2017, 18:24

lux o ha scritto:
10/08/2017, 16:39
cielo e chi ha qui esposto

vedete come è difficile parlare della propria pratica? poichè è esporsi al giudizio altrui
e comprovare l'immagine che si dà agli altri
se poi si debba fare a meno di citazioni e verità altrui spesso resta molto poco
cielo è per te che devi fare i compiti non per lux
nè lux te li corregge ma ti fa esplicitare quali siano le tue basi e pratiche e comprovarle
cannaminor dice di parlare di sè stessi ma le sue risposte sono vuote
fedro è l'unico che abbia esposto del suo che poi si possa concordare o meno lo si chieda a lui

chiedete del mio
pratico yoga alkhemico trasmutativo delle energie bioelettromagnetiche
questo comporta una manipolazione controllata e consapevole degli stati vibratori della Materia psichica
essendo energie molto sottili il fisico ne viene influenzato nei limiti delle leggi fisiche
sono ciò che scelgo di essere
la mia mente è il mio miglior strumento e sono consapevole che fa solo e soltanto quello che io voglio che faccia
e lo fa in modo perfetto
essendo consapevole di esser me stesso non riconosco nessun dio nè ho devozione alcuna
se cammino cammino se ho sete bevo se ho fame mangio se penso penso

cosa rende tale un sentiero?
esserlo
Bene, una delle tre che formano la Triplice via del fuoco. Concordo: cosa rende tale un sentiero? esserlo.

In pratica, esisto quando altri, talatri, mi fanno esistere, chiamandomi nel loro mondo, alloca capita che si dialoghi e si interagisca. Altrimenti mi assento nell'altrove, con un senso di pace, di luminosità intrinseca che mi attira, calamitandomi.
Luce nella luce. Respiro nel respiro. Energia nell'Energia.
Per fare il miracolo della cosa unica.

Nel mondo del talatro si entra con rispetto, come si diceva, ogni ricercatore è unico "nel suo genere" di persona in cerca della "felicità".
Che cammina e adempie all'azione nell'ordine che in se stesso riconosce e trasforma l'amore come creduto dovrebbe essere, nell'Amore come contemplato, sperimentato nell'armonia interiore, quello che nulla chiede in cambio, nè suggerisce e consiglia.
Semplicemente è. Liberamente dato, liberamente ricevuto, senza soluzione di continuità.
(chi ci riesce è bravo: tanti punti sul pass per i mondi celestiali).

Ricordati che la morte non dà il preavviso e che questo corpo prima o poi sarà un cadavere insenziente. Non sono questo corpo, nè mente, nè emozioni, sensazioni, percezioni.
Sono.
Una delle mie pratiche preferite: sera e mattina, appena si riconnette l'ambaradan . Alla sera è più dura, hai creduto di esistere in un sacco di momenti speciali. Sono passati. Cosa resta? Vibhuti.

Tutto qui, roba semplice, in linguaggio buddhista è coltivare la saggezza del boddhicitta, gustare l'aroma che si diffonde tutto intorno a noi.
Attimo per attimo. Con cuore aperto e mente vuota.

Rispondi