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Sādhana – Asādhanā

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cannaminor
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Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cannaminor » 21/05/2017, 17:41

Con riferimento all'articolo-capitolo Sādhana – Asādhanā tratto dal libro "Dialogo dIstruzione" e postato per intero su Vedanta it, volevo riportare in evidenza alcune frasi che mi sono sembrate più significative di altre, e di cui avrei avuto piacere di poterne condividere con voi un commento e riflessione a riguardo.

Le frasi sono le seguenti, a cominciare dalla prima che è proprio in testa al capitolo:

D - Qual è il compito di un discepolo, diffondere l’insegnamento del Maestro?
[...]
R - Compito di un discepolo è la realizzazione dell’insegnamento del Maestro. L’insegnamento di un Maestro consiste nella testimonianza della sua natura risvegliata. L’insieme delle azioni che il discepolo compie, per realizzare quell’insegnamento, viene detta sādhanā.
[...]
La stessa Verità, quando si manifesta nel mondo, non mette i cartelloni pubblicitari, non cerca proseliti e non fa conferenze ad ogni canto. È come porgere un paniere sulla via, saranno le genti che verranno a chiedere quello che è contenuto nel paniere. Compito di un aspirante nella tradizione è far sì che ci sia sempre il contenuto da mettere nel paniere. Il paniere è la tradizione, il contenuto è la testimonianza della realizzazione del discepolo.
[...]
Devono essere i devoti e la loro vita il messaggio! Chi riuscirà a crescere coscienzialmente, cambierà il mondo, non perché agirà sul mondo, ma perché il cambiamento di ogni individuo, la sua sādhanā, è la modificazione del mondo.
Credete veramente che il ripetere le parole del Divino o dei testi sacri come pappagalli, qualifichi come messaggi o messaggeri?
[...]
Tutti quei messaggeri che si sentono i depositari della Verità, sono dei neofiti entusiasti, esaltati dalla gioia e dal primo contatto con l’amore che un Maestro normalmente effonde intorno a sé. Senza essere divenuti loro stessi Amore, vorrebbero portarlo in giro, per il mondo, per attrarre più gente nei loro gruppi.
[...]
Che ognuno svolga la propria sādhanā senza disquisire quella altrui; chi critica un altro cammino realizzativo comprenda che in realtà ancora non ha nemmeno idea di quale sia il proprio, anzi forse, si sta solo perdendo, perché ancora non ha compreso l'abc spirituale.
[...]
La consapevolezza non è conseguenza di una valutazione empirica, ma di una trasformazione interiore profonda.

Queste sono le frasi e spunti scelti di riflessione che mi hanno maggiormente colpito nella loro attualità del momento. A cominciare dalla prima in cui si chiede espressamente quale sia il compito di un discepolo, forse il farsi carico e diffondere l'insegnamento del maestro?

Mi pare che la risposta di Premadharma sia lapidaria. Qual'è il compito indicato; la realizzazione dell'insegnamento del maestro. Realizzazione, non la ripetizione a pappagallo delle sue parole-insegnamento. Non la diffusione enciclopedica dei suoi scritti e articoli. Non tutto ciò ma la realizzazione del suo insegnamento. E in cosa consiste l'insegnamento del Mestro? Nella testimonianza della sua natura risvegliata.
Quindi se la sadhana così come descritta è l'insieme delle azioni che il discepolo compie per realizzare tale insegnamento, mi sembra evidente che tale sadhana sia indirizzata alla testimonianza della sua (stessa, del discepolo) natura risvegliata. Questo perchè in ultimo di ogni sadhana, la natura risvegliata del discepolo è la stessa medesima di quella del maestro, non sono due nature diverse, ma la stessa identica, che nel corso d'opera uno, il maestro, ha già realizzato mentre l'altro, il discepolo, ci sta ancora lavorando sopra.

Compito di un aspirante nella tradizione è che ci sia sempre il contenuto da mettere nel paniere-tradizione. Il contenuto che è tenuto a mettere nel paniere della tradizione è la testimonianza della (sua) realizzazione del discepolo. Il servizio che si offre alla tradizione, il contenuto che si pone nel paniere della tradizione in offerta di servizio è la testimonianza della realizzazione del discepolo. E' quella e solo quella che si ha e si può (utilmente) offrire in\di servizio alla tradizione e chi per essa. Nel paniere della tradizione c'è solo un pane e pesce, un "contenuto" che si può offrire, la testimonianza della propria realizzazione, se stessi, cos'altro?

Devono essere i devoti e la loro vita il messaggio! Il messaggio, il contenuto, sono i devoti stessi, gli aspiranti stessi, i discepoli stessi del maestro. Non è l'agire sul mondo che cambia il mondo, ma l'agire e realizzarsi dell'aspirante, la sua stessa sadhana, che cambia il mondo. È la testimonianza di sè, della propria natura e realizzazione (quale che essa sia e a qualunque grado coscienziale essa sia giunta) l'agire più qualificato e profondo che possa cambiare il mondo.

Le altre a seguire....

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Fedro
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Fedro » 21/05/2017, 19:14

Ineccepibile, soltanto un osservazione.
Cosa si mette, oltre noi stessi, nel paniere?
Visto che la testimonianza non espone niente di diverso da ciò che siamo, mi pare, quindi non è un azione che si sceglie, ne ci si può esimere dal farlo: perché allora si definisce sadhana?
Quale sarebbe la differenza tra una testimonianza non tradizionale e ciò, se mai esiste?
Forse è più di una osservazione? :oops:

cielo
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cielo » 21/05/2017, 19:21

cannaminor ha scritto:
21/05/2017, 17:41
Con riferimento all'articolo-capitolo Sādhana – Asādhanā tratto dal libro "Dialogo dIstruzione" e postato per intero su Vedanta it, volevo riportare in evidenza alcune frasi che mi sono sembrate più significative di altre, e di cui avrei avuto piacere di poterne condividere con voi un commento e riflessione a riguardo.

Le frasi sono le seguenti, a cominciare dalla prima che è proprio in testa al capitolo:

D - Qual è il compito di un discepolo, diffondere l’insegnamento del Maestro?
[...]
R - Compito di un discepolo è la realizzazione dell’insegnamento del Maestro. L’insegnamento di un Maestro consiste nella testimonianza della sua natura risvegliata. L’insieme delle azioni che il discepolo compie, per realizzare quell’insegnamento, viene detta sādhanā.
[...]
La stessa Verità, quando si manifesta nel mondo, non mette i cartelloni pubblicitari, non cerca proseliti e non fa conferenze ad ogni canto. È come porgere un paniere sulla via, saranno le genti che verranno a chiedere quello che è contenuto nel paniere. Compito di un aspirante nella tradizione è far sì che ci sia sempre il contenuto da mettere nel paniere. Il paniere è la tradizione, il contenuto è la testimonianza della realizzazione del discepolo.
[...]
Devono essere i devoti e la loro vita il messaggio! Chi riuscirà a crescere coscienzialmente, cambierà il mondo, non perché agirà sul mondo, ma perché il cambiamento di ogni individuo, la sua sādhanā, è la modificazione del mondo.
Credete veramente che il ripetere le parole del Divino o dei testi sacri come pappagalli, qualifichi come messaggi o messaggeri?
[...]
Tutti quei messaggeri che si sentono i depositari della Verità, sono dei neofiti entusiasti, esaltati dalla gioia e dal primo contatto con l’amore che un Maestro normalmente effonde intorno a sé. Senza essere divenuti loro stessi Amore, vorrebbero portarlo in giro, per il mondo, per attrarre più gente nei loro gruppi.
[...]
Che ognuno svolga la propria sādhanā senza disquisire quella altrui; chi critica un altro cammino realizzativo comprenda che in realtà ancora non ha nemmeno idea di quale sia il proprio, anzi forse, si sta solo perdendo, perché ancora non ha compreso l'abc spirituale.
[...]
La consapevolezza non è conseguenza di una valutazione empirica, ma di una trasformazione interiore profonda.

Queste sono le frasi e spunti scelti di riflessione che mi hanno maggiormente colpito nella loro attualità del momento. A cominciare dalla prima in cui si chiede espressamente quale sia il compito di un discepolo, forse il farsi carico e diffondere l'insegnamento del maestro?

Mi pare che la risposta di Premadharma sia lapidaria. Qual'è il compito indicato; la realizzazione dell'insegnamento del maestro. Realizzazione, non la ripetizione a pappagallo delle sue parole-insegnamento. Non la diffusione enciclopedica dei suoi scritti e articoli. Non tutto ciò ma la realizzazione del suo insegnamento. E in cosa consiste l'insegnamento del Mestro? Nella testimonianza della sua natura risvegliata.
Quindi se la sadhana così come descritta è l'insieme delle azioni che il discepolo compie per realizzare tale insegnamento, mi sembra evidente che tale sadhana sia indirizzata alla testimonianza della sua (stessa, del discepolo) natura risvegliata. Questo perchè in ultimo di ogni sadhana, la natura risvegliata del discepolo è la stessa medesima di quella del maestro, non sono due nature diverse, ma la stessa identica, che nel corso d'opera uno, il maestro, ha già realizzato mentre l'altro, il discepolo, ci sta ancora lavorando sopra.

Compito di un aspirante nella tradizione è che ci sia sempre il contenuto da mettere nel paniere-tradizione. Il contenuto che è tenuto a mettere nel paniere della tradizione è la testimonianza della (sua) realizzazione del discepolo. Il servizio che si offre alla tradizione, il contenuto che si pone nel paniere della tradizione in offerta di servizio è la testimonianza della realizzazione del discepolo. E' quella e solo quella che si ha e si può (utilmente) offrire in\di servizio alla tradizione e chi per essa. Nel paniere della tradizione c'è solo un pane e pesce, un "contenuto" che si può offrire, la testimonianza della propria realizzazione, se stessi, cos'altro?

Devono essere i devoti e la loro vita il messaggio! Il messaggio, il contenuto, sono i devoti stessi, gli aspiranti stessi, i discepoli stessi del maestro. Non è l'agire sul mondo che cambia il mondo, ma l'agire e realizzarsi dell'aspirante, la sua stessa sadhana, che cambia il mondo. È la testimonianza di sè, della propria natura e realizzazione (quale che essa sia e a qualunque grado coscienziale essa sia giunta) l'agire più qualificato e profondo che possa cambiare il mondo.

Le altre a seguire....
Hai citato, citando, come si diceva. Hai messo nel paniere la forma di pane offerta da Premadharma, che resta sempre fresca e fragrante come appena sfornata, in ogni dove e in ogni quando. E hai anche offerto un pane impastato da te.
Si preannuncia un'ottima cena, se altri metteranno qualcosa sul tavolo.

Personalmente trovo lacerante il passaggio dove dice:
"[...]
Tutti quei messaggeri che si sentono i depositari della Verità, sono dei neofiti entusiasti, esaltati dalla gioia e dal primo contatto con l’amore che un Maestro normalmente effonde intorno a sé. Senza essere divenuti loro stessi Amore, vorrebbero portarlo in giro, per il mondo, per attrarre più gente nei loro gruppi.
[...]"

Vero, intorno ad ogni Maestro, Avatar, Conoscitore, fermentano e spuntano dalla terra germogli entusiasti di aver scoperto la luce del Sole.
Che facciamo? Li sterminiamo con i pesticidi considerato che i germogli "buoni" sono mischiati alla zizzania. Li facciamo affondare così facciamo fuori anche gli scafisti che li accompagnano lucrando sul futuro raccolto?
Scusate, ma oggi sono un po' storta.
L'entusiasmo è da ridimensionare, e pure la voglia di allargare il gruppo per avere più persone intorno per condividere, anche se è normalità il farlo.
Ognuno ha bisogno di entusiasmo per andare avanti, ma il rischio è che il mio maestro e il mio modo siano sempre meglio del tuo.
La sadhana non è certo una galleria d'arte, dove ognuno espone i suoi quadri e li commenta per il pubblico o cerca di gallerie sempre più prestigiose per esporre.
Non si vende e non si compra nulla, qui, si offrono solo parole.

Per come la vedo io, i forum sono prima di tutto dei palcoscenici. Qualcuno calca le scene, fa un balletto e se la canta e se la suona, oppure se la canta appoggiandosi a un ritmo altrui, gentilmente tenuto.
Magari qualcun altro dopo un po' si fa trascinare dal ritmo e ha voglia di muoversi pure lui o lei. Più danzatori ci sono più si scalda l'atmosfera, "sale l'energia", per dirla alla tantrica.

Si parlava del fatto che non è detto che tutti abbiano voglia di "spogliarsi" degli abiti per mostrarsi nudi e crudi. Li capisco pienamente. E' per questo che negli anni di ml e forum, oltre una dozzina, ho sviluppato un'eccessiva attitudine diplomatica. Da giovane mi sarebbe piaciuto lavorare nei manicomi criminali, carceri di massima sicurezza, o fare l'ambasciatore nei posti caldi e preparare trattati, ho fatto altro, ma non così distante da cosa mi immaginavo mi piacesse fare da grande.

Dopo un po' ci si abitua al "pubblico", basta vederli tutti come persone qualsiasi, come siamo noi, che tra i vari hobby hanno pure quello di scrivere o leggere un forum di vedanta. Non avere paura di mostrarsi in pigiama o baby doll, tanto la ciccia ce l'hanno pure loro, e anche le smagliature.
In ogni caso per non sbrodolare come mio solito era per dire che ci saranno sempre dei neofiti entusiasti e anche dei vecchi discepoli entusiasti che fino alla ultima goccia di vita avranno voglia di servire il Maestro, cercando così di amarlo, e lavoreranno magari anche solo per recuperarne degli scritti, degli appunti da passare a qualche altra mano più giovane, che possa coltivare quei semi.
Fiori che sono un tempo sbocciati nel trambusto di ego alla prova, nel gioco degli specchi, intrappolati in raga e dvesha, ma che potranno sbocciare di nuovo altrove.
E' grazie ai vecchi devoti entusiasti di Ramana che abbiamo potuto leggere preziosi dialoghi con il Maharshi.
Tutto serve, se l'intento è puro, ma noi siamo responsabili solo del nostro intento, non certo di quello altrui.

Mauro
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 22/05/2017, 13:38

cielo ha scritto: Hai citato, citando, come si diceva. Hai messo nel paniere la forma di pane offerta da Premadharma, che resta sempre fresca e fragrante come appena sfornata, in ogni dove e in ogni quando. E hai anche offerto un pane impastato da te. Si preannuncia un'ottima cena, se altri metteranno qualcosa sul tavolo.
Wow, è scoppiata la voglia di condivisione!
Che è successo?
Strano, perchè in questo florilegio in cui cielo suggerisce a ciascuno di mettere qualcosa di suo sulla tavola ben imbandita, così da realizzare una bella cenetta, io mi sento di offrire solo un bel digestivo per la eventuale indigestione.
Namaste!

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cielo » 22/05/2017, 14:56

Mauro ha scritto:
22/05/2017, 13:38
cielo ha scritto: Hai citato, citando, come si diceva. Hai messo nel paniere la forma di pane offerta da Premadharma, che resta sempre fresca e fragrante come appena sfornata, in ogni dove e in ogni quando. E hai anche offerto un pane impastato da te. Si preannuncia un'ottima cena, se altri metteranno qualcosa sul tavolo.
Wow, è scoppiata la voglia di condivisione!
Qui, e sull'altro 3d iniziato da scriba.
Che è successo?
Strano, perchè in questo florilegio in cui cielo suggerisce a ciascuno di mettere qualcosa di suo sulla tavola ben imbandita, così da realizzare una bella cenetta, io mi sento di offrire solo un bel digestivo per la eventuale indigestione.
Namaste!
Per una nota pacifista come me, è scoppiata più che altro la voglia di evitare le reprimende, da qualsiasi parte arrivino.
Perchè, sembra un paradosso ma è esperienza diretta, sadhana personale, i pacifisti sono quelli che si beccano le reazioni più estreme appena ondeggiano i capelli o dicono anche solo oibò.
Gli altri non sono abituati, hanno l'imprinting che tu incassi o devi il tiro altrove, o, al massimo, fai uno sguardo di lieve rimprovero, prima di abbassarlo e dissolverti.

Prima che ero un po' in crisi una cara amica mi ha suggerito di ascoltare un mantra pacificante.
Te lo linko, magari ti piace e in ogni caso può aiutarti nella preparazione del mix alchemico per la digestione.
Di cosa non si sa, sul tavolo per ora ci sono solo pane e carciofi.
Io ora devo digerire le fave, e, sempre nell'ottica di una sincera condivisione, devo confessare di aver digerito più facilmente animali morti arrostiti rispetto alle fave bollite.

Mauro
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 22/05/2017, 15:03

Devo confessare di aver digerito più facilmente animali morti arrostiti rispetto alle fave bollite.
Non ne dubito :lol:

Mauro
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 22/05/2017, 15:06

Per me non c'è niente di più pacificante che ammazzare erbacce e cespugli, atterrandoli col filo inesorabile del decespugliatore, cosa che vado a fare ora :)

cielo
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cielo » 22/05/2017, 15:07

Mauro ha scritto:
22/05/2017, 15:03
Devo confessare di aver digerito più facilmente animali morti arrostiti rispetto alle fave bollite.
Non ne dubito :lol:
Ti abbraccio forte, finalmente hai visto in me la Nube Sanguinaria, aldilà dei toni celesti usati come fondotinta.

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cielo » 22/05/2017, 15:09

Mauro ha scritto:
22/05/2017, 15:06
Per me non c'è niente di più pacificante che ammazzare erbacce e cespugli, atterrandoli col filo inesorabile del decespugliatore, cosa che vado a fare ora :)
Ti sei dimenticato delle schiere di insetti e vermetti che stanno per affrontare il terremoto del loro pacifico mondo di steli ondeggianti al vento, qualcuno stecchito sul campo lo lascerai.
Attento che ti reincarni come tafano, forse meglio che in mucca o faraona, però...

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 22/05/2017, 15:15

Ogni volta che passo con rasaerba e decespugliatore sono consapevole della strage che compio. È questa consapevolezza che conta. Dubito che tu sappia quanta pena questa azione necessaria mi porta. Ma è necessaria. Per evitare che i cani prendano parassiti e forasacchi, per non creare l'ambiente adatto a vipere e co.
Il buon vecchio Surya mi ha insegnato a relativizzare gli eventi attraverso il concetto buddhista di "intenzionalità" (cetana in pali).

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 22/05/2017, 18:20

Prima che ero un po' in crisi una cara amica mi ha suggerito di ascoltare un mantra pacificante.
Ahah ed io c'ero caduto :lol:

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cannaminor » 23/05/2017, 11:29

Mauro ha scritto:
22/05/2017, 18:20
Prima che ero un po' in crisi una cara amica mi ha suggerito di ascoltare un mantra pacificante.
Ahah ed io c'ero caduto :lol:
Ok, dopo cadute varie, scivoloni e salti carpiati, non è che si potrebbe tornare al tema e frasi in questione? per chi volesse mai, tra un salto ed una piroetta, proporre le sue riflessioni, senza obblighi di sorta ovviamente, in piena libertà, come al solito.

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cannaminor » 23/05/2017, 12:16

Che ognuno svolga la propria sādhanā senza disquisire quella altrui; chi critica un altro cammino realizzativo comprenda che in realtà ancora non ha nemmeno idea di quale sia il proprio, anzi forse, si sta solo perdendo, perché ancora non ha compreso l'abc spirituale.
[...]
La consapevolezza non è conseguenza di una valutazione empirica, ma di una trasformazione interiore profonda.
Partiamo dal fondo, l'abc spirituale. Quale è l'abc spirituale ? forse, la butto lì come ipotesi, che sia il conosci te stesso?

Nell'ipotesi fosse quello l'abc spirituale, il conosci te stesso, ne dovrebbe conseguire che tutto ciò che non è "se stessi" non è oggetto di indagine e introspezione. Quindi ogni cosa altra, altro da noi, incluso le sadhane altrui, non rientrano nel conosci te stesso, semmai entrerebbero nel conosci l'altro da noi, il che non è nell'ipotesi inizialmente portata come abc, conosci te stesso.

Ma aldilà dell'incongruenza col conosci te stesso, il conosci ogni altro da te, non è in effetti di grande utilità a noi stessi, alla nostra consapevolezza, sempre poi ammesso di conoscerlo.

Un detto di tale nisargadatta recitava; puoi solo conoscere ciò che non sei, perchè ciò che sei lo puoi solo essere!

Conoscere qui nell'accezione empirica, di un dato appreso e conosciuto, un dato altro da noi che appunto perchè altro è oggetto di conoscenza per il soggetto conoscente. Quindi solo ciò che è altro da noi è conoscibile inquanto oggetto di conoscenza. Mentre ciò che siamo, il conosci te stesso, di cui prima, è solo per via dell'essere, della consapevolezza, del sono ciò che sono, ma non per conoscenza, non perchè prima era altro da me e poi diventa me, perchè nulla può cambiare natura, ciò che sono sono e lo sono sin d'ora, non lo divento, mentre ciò che non sono tale resta, non sono.(non sia mai che siano le cose che non sono! diceva Parmenide)

Quindi la consapevolezza non viene e deriva da un atto di conoscenza empirica, ma da un atto di consapevolezza-realizzazione, una conoscenza che non è quella empirica, dianoetica, ma quella noetica, quella che secondo Platone si rifà direttamente al mondo delle idee.

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Fedro » 23/05/2017, 12:40

Ma se parliamo di vasana, di travi, di fuscelli, non rientriamo nel piano empirico, per quanto sia da discutere quanto ciò appartenga all'essere che si è?
In questo senso serve l'altro da ciò che si è, in quanto ci rimanda da specchio, la trave che ci appartiene.
Non è detto che le travi si risolvano, ma di certo impareremo a riconoscerle, se non condanniamo ciò che chiamiamo fastidio attribuendo all'altro la causa di ciò.
Ovviamente ciò non può interessarci che nell'arco di tempo in cui avviene un'oscillazione mentale prodotta dalla vasana, e che conteniamo con la discriminazione/distacco, per riportarci il prima possibile, al punto, alla messa a Fuoco (quantomeno qualora ci è possibile vivere momenti di contemplazione di sé)

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 23/05/2017, 13:09

cannaminor ha scritto: Partiamo dal fondo, l'abc spirituale. Quale è l'abc spirituale ? forse, la butto lì come ipotesi, che sia il conosci te stesso?
O: conosci il mondo che ti circonda.
Discriminandolo arriverai alla tua essenza.

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Fedro » 23/05/2017, 13:13

Mauro ha scritto:
23/05/2017, 13:09
cannaminor ha scritto: Partiamo dal fondo, l'abc spirituale. Quale è l'abc spirituale ? forse, la butto lì come ipotesi, che sia il conosci te stesso?
O: conosci il mondo che ti circonda.
Discriminandolo arriverai alla tua essenza.
Non puoi che partire discriminando ciò che non sei, se poi lo chiami mondo o non essere, dipende dal linguaggio o approccio che si utilizza

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 23/05/2017, 13:40

Infatti, proprio perchè parto da ciò che inferisco non essere me, posso giungere a me.

Però il "non-essere" lascialo perdere. Tale definizione non ha valore ontologico, ne abbiamo già parlato. Non lo dico io: lo dice Parmenide, lo dice l'Upanishad, lo dice il buon senso.

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Fedro » 23/05/2017, 13:54

Mauro ha scritto:
23/05/2017, 13:40
Infatti, proprio perchè parto da ciò che inferisco non essere me, posso giungere a me.

Però il "non-essere" lascialo perdere. Tale definizione non ha valore ontologico, ne abbiamo già parlato. Non lo dico io: lo dice Parmenide, lo dice l'Upanishad, lo dice il buon senso.
Lascia perdere i concetti metafisici, qui s'intende ciò che non sei

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 23/05/2017, 13:58

Fedro ha scritto:
23/05/2017, 13:54
Mauro ha scritto:
23/05/2017, 13:40
Infatti, proprio perchè parto da ciò che inferisco non essere me, posso giungere a me.

Però il "non-essere" lascialo perdere. Tale definizione non ha valore ontologico, ne abbiamo già parlato. Non lo dico io: lo dice Parmenide, lo dice l'Upanishad, lo dice il buon senso.
Lascia perdere i concetti metafisici, qui s'intende ciò che non sei
...che inferisci essere ciò che non sei.

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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Fedro » 23/05/2017, 14:02

Mauro ha scritto:
23/05/2017, 13:58
Fedro ha scritto:
23/05/2017, 13:54
Mauro ha scritto:
23/05/2017, 13:40
Infatti, proprio perchè parto da ciò che inferisco non essere me, posso giungere a me.

Però il "non-essere" lascialo perdere. Tale definizione non ha valore ontologico, ne abbiamo già parlato. Non lo dico io: lo dice Parmenide, lo dice l'Upanishad, lo dice il buon senso.
Lascia perdere i concetti metafisici, qui s'intende ciò che non sei
...che inferisci essere ciò che non sei.
Stavo completando... ovvero che scarti perché non è la tua essenza.
Non puoi inferire su ciò che non sei, in quanto è fuori di te, non c'è modo di sbagliarsi: nell'auto riconoscimento (essere)non c'è quindi un oggetto che riconosci

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