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Sādhana – Asādhanā

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Mauro
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Mauro » 23/05/2017, 14:07

Inferisci perchè nella ricerca tu non sai ciò che sei e ciò che non sei.
Lo saprai alla fine.
E alla fine saprai che tu sei anche il mondo.

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Fedro
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da Fedro » 23/05/2017, 14:43

Mauro ha scritto:
23/05/2017, 14:07
Inferisci perchè nella ricerca tu non sai ciò che sei e ciò che non sei.
Lo saprai alla fine.
E alla fine saprai che tu sei anche il mondo.
Dove ho detto che devi saperlo?
Ma non è difficile, con la pratica,
disindentficarti da ciò che non sei, in quanto è tutto ciò che riesci a proiettarlo fuori da te, dunque oggettivarlo; non così per quanto riguarda il ciò che sei, e su cui non devi minimamente inferire né puoi immaginare nulla, ovviamente.
NB parlo della mia pratica, dunque non è detto valga per te

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cannaminor
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Re: Sādhana – Asādhanā

Messaggio da cannaminor » 23/05/2017, 16:53

Mauro ha scritto:
23/05/2017, 13:09
cannaminor ha scritto: Partiamo dal fondo, l'abc spirituale. Quale è l'abc spirituale ? forse, la butto lì come ipotesi, che sia il conosci te stesso?
O: conosci il mondo che ti circonda.
Discriminandolo arriverai alla tua essenza.
L'unica discriminazione possibile in riferimento al mondo, all'altro da noi, all'oggetto per eccellenza (rispetto a me soggetto discriminante) è quella in negazione, neti-neti, non questo non quello, io non sono questo, io non sono quello, questo e quello non è rale, etc.
Discriminando arrivi alla tua essenza per negazione di ciò che non lo è, non questo, non quello...alla fine resta ciò che sono (o almeno così spera il discriminante).

Quello che nisargadatta voleva dire (IMHO) dicendo che si può conoscere solo ciò che non siamo, era per dire che si può conoscere solo ciò che è altro da noi, che è oggetto di discriminazione appunto, di conoscenza, di osservazione, attenzione, etc, altro.
È essendo altro da noi che possimo vederlo, vederlo e conoscerlo, un pò come dire che l'occhio può solo vedere ciò che occhio non è, l'occhio vede solo ciò che occhio non è, altro da lui occhio osservante. L'occhio non può vedere se stesso, conoscere se stesso, perchè non può farne oggetto di se stesso.

Un pò come quell'aforisma indiano che vuole il danzatore non poter ballare sulle proprie stesse spalle o gambe.

Qui il senso è lo stesso, l'atto di conoscenza è un atto che si sviluppa tra un soggetto ed un oggetto, là dove l'oggetto è altro dal soggetto, necessariamente altro. Il soggetto non può conoscere il soggetto, o meglio non può conoscerlo secondo l'accezione comune del termine conoscere.
Là dove conoscere assume senso e significato di identità, di realizzazione e consapevolezza, allora il soggetto può essere consapevole del soggetto, realizzare il soggetto, solo appunto per un atto di identità, di consapevolezza, di esseità.

E comunque anche su quel "conoscere il mondo" ci sarebbe molto di cui parlare. Conoscere in che senso in che modo? Voglio dire cosa mai possiamo dire di conoscere del mondo e dell'altro da noi? Che senso e significato diamo a quella parola conoscere?

Io forse conosco la sedia su cui seduto? conosco mia moglie, i miei figli, il mio vicino, chi e cosa posso dire di conoscere? Con quale grado e senso di conoscenza parlo di conoscere qualcosa\qualcuno?

Alla domanda banale, conosci tizio (fosse anche tuo padre, tua madre, tuo figlio, tua moglie, il tuo amante) se davvero non si volesse rispondere in modo altrettanto banale, io non saprei rispondere affermativamente dicendo sì lo\la conosco. Sì lo\la conosco???? ma dove, ma in che senso ma in che modo? Ma se manco io stesso non conosco me stesso in tutto e per tutto, come potrebbe mai un'altro conoscere me o io (ancor peggio) un'altro?

Io non ce la faccio in tutta onestà a rispondere sì lo\la conosco, sì mi conosco. Non posso. Che poi per uso comune si risponde sì, come per altro altrettanto uso comune si risponde bene alla domanda come stai (altro terribile busillibus sul quale devo evitare di fermarmi e pensare, altrimenti non so che rispondere), tolto questa e altre domande, di solito evito di porle e così di dover rispondere al consequenziale "e tu" cui non saprei rispondere.

Io credo che l'uomo davvero si supervaluti o comuque se la racconti davvero bene se riesce a credere sul serio di conoscere il mondo o se stesso.
Puoi conoscere ciò che non sei, il che però non si traduce ipso facto nel dire che conosci cosa sei o chi sei. Non è così, non funziona così.
Sapere che non sei questo e quello non dice nulla di nulla su chi o e cosa tu sia invero. Ma anche relativamente al mondo è sempre un conoscere te stesso in fondo, perchè il mondo lo conosci, o meglio, lo sconosci, cioè dici del mondo non essere vero e reale questo e quello, in funzione della tua di coscienza e consapevolezza , non certo di quella del mondo che non ne ha una o se mai ne ha una non è certo la tua e da te attingibile.

Tu puoi solo dire, relativamente al mondo, cosa del mondo sia o non sia reale, vero, continuo, e lo fai in funzione della tua di consapevolezza e cuore del mondo. Tua, tu, non il mondo. Tu non conosci il mondo, tu stai solo continuando a conoscere te stesso (in negazione) specchiandoti nel mondo, ma l'anima del mondo e sempre e solo la tua, non la sua che non ne ha una se non quella che tu gli impresti per. Non c'è nessun mondo da consoscere, ci sei solo e sempre tu che ti consoci o per via diretta di te o per via indiretta del mondo, specchiandoti nel mondo, ma sempre tu sei, sempre la tua di consapevolezza è, sempre la tua di coscienza è. Io davvero non riesco a vedere alcun mondo che sia altro da me, quale mondo?

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