Il gruppo che cura Vedanta.it inizia ad incontrarsi sul web a metà degli anni 90. Dopo aver dialogato su mailing list e forum per vent'anni, ha optato per questo forum semplificato e indirizzato alla visione di Shankara.
Si raccomanda di tenere il forum libero da conflittualità e oscurità di ogni genere.
Grazie

Seva e xuto, considerazioni.

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Fedro
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Fedro » 15/05/2017, 16:06

latriplice ha scritto:
15/05/2017, 15:34
Mauro ha scritto:
15/05/2017, 14:56
latriplice ha scritto: Mi sembra, sollecitato più volte dal precedente interlocutore, di avervi (quando finalmente mi sono deciso) reso partecipi di una mia esperienza personale. E giù bordate di merda.
Quale esperienza? Quella in cui sei scoppiato a ridere in ufficio perchè ti sei reso conto di essere "illuminato"?
Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.

Hai ricevuto bordate di merda per questo?
Quando, dove?

Mauro
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Mauro » 15/05/2017, 16:25

Fedro ha scritto:
15/05/2017, 16:06
latriplice ha scritto:
15/05/2017, 15:34
Mauro ha scritto:
15/05/2017, 14:56
latriplice ha scritto: Mi sembra, sollecitato più volte dal precedente interlocutore, di avervi (quando finalmente mi sono deciso) reso partecipi di una mia esperienza personale. E giù bordate di merda.
Quale esperienza? Quella in cui sei scoppiato a ridere in ufficio perchè ti sei reso conto di essere "illuminato"?
Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.

Hai ricevuto bordate di merda per questo?
Quando, dove?
Non ha ricevuto nessuna bordata di merda, sebbene se lo meritasse :lol:

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Gruppo Vedanta Citra » 15/05/2017, 16:34

latriplice ha scritto:Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.
Concorderai, spero, che si tratta di attimi, lampi di luce, la cui esperienza effettivamente produce esteriormente una forte ilarità.
La stabilizzazione è altra cosa, a me ignota.
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da latriplice » 15/05/2017, 17:51

Mauro ha scritto:
15/05/2017, 16:25
Fedro ha scritto:
15/05/2017, 16:06
latriplice ha scritto:
15/05/2017, 15:34
Mauro ha scritto:
15/05/2017, 14:56
latriplice ha scritto: Mi sembra, sollecitato più volte dal precedente interlocutore, di avervi (quando finalmente mi sono deciso) reso partecipi di una mia esperienza personale. E giù bordate di merda.
Quale esperienza? Quella in cui sei scoppiato a ridere in ufficio perchè ti sei reso conto di essere "illuminato"?
Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.

Hai ricevuto bordate di merda per questo?
Quando, dove?
Non ha ricevuto nessuna bordata di merda, sebbene se lo meritasse :lol:
Essendomi illuminato vedo ognuno come me stesso, pertanto non c'è alcuno a tirare bordate di merda e nessuno a riceverle. :D

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da latriplice » 15/05/2017, 18:03

Gruppo Vedanta Citra ha scritto:
15/05/2017, 16:34
latriplice ha scritto:Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.
Concorderai, spero, che si tratta di attimi, lampi di luce, la cui esperienza effettivamente produce esteriormente una forte ilarità.
La stabilizzazione è altra cosa, a me ignota.
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Gruppo Vedanta Citra » 15/05/2017, 18:08

latriplice ha scritto:
15/05/2017, 18:03
Gruppo Vedanta Citra ha scritto:
15/05/2017, 16:34
latriplice ha scritto:Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.
Concorderai, spero, che si tratta di attimi, lampi di luce, la cui esperienza effettivamente produce esteriormente una forte ilarità.
La stabilizzazione è altra cosa, a me ignota.
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da latriplice » 15/05/2017, 18:28

Gruppo Vedanta Citra ha scritto:
15/05/2017, 18:08
latriplice ha scritto:
15/05/2017, 18:03
Gruppo Vedanta Citra ha scritto:
15/05/2017, 16:34
latriplice ha scritto:Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.
Concorderai, spero, che si tratta di attimi, lampi di luce, la cui esperienza effettivamente produce esteriormente una forte ilarità.
La stabilizzazione è altra cosa, a me ignota.
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cannaminor
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da cannaminor » 15/05/2017, 18:29

scriba ha scritto: Concordo sulle definizioni che dai di dialogo e condivisione.
Il problema che si presenta è che appunto c'è, come spieghi, una differenza tra condivisione e auto indagine tramite confronto/specchio.

Personalmente, questo tipo di auto indagine a specchio la svolgo in altri modi e non mi interessa farlo in un forum pubblico.
Nessuno l'ha mai chiesto, anzi mi sembra che più volte parlandone di quella modalità dello specchio si è chiaramente detto che è un gioco al massacro, dove chi gioca o vuole giocare è bene sappia esattamente cosa sta facendo, altrimenti è non forse, ma sicuramente di danno. Non è un gioco, non è un "provo a vedere come funziona..", o si sa esattamente cosa si sta facendo, e si sa esattamente la propria posizione di distacco-osservazione che si riesce e può attuare, altrimenti gli esperimenti è meglio farli su altri fronti e versanti, ma non questo.
scriba ha scritto: L'impressione è che invece qui spesso sia dia per scontato che ogni intervento sia finalizzato a quel tipo di confronto, o indagine a specchio.
Vedi questa stessa discussione, dove inizialmente intendevo solo offrire la mia testimonianza e invece sono stata sottoposta a quel trattamento. Trattamento che, come ho già chiarito, non temo, ma che piuttosto non mi interessa, mi annoia come un gioco che sta durando troppo.
Nessuno l'ha iniziato questo gioco con te, certo non io; questa discussione nasce da una semplice nota-riflessione che ho posto sul postare "semi di riflessione" là dove nessuno poi, a cominciare dagli stessi che li hanno postati, condivide l'eventuale germoglio di riflessione che ne può nascere da quei semi. Se non se ne condivide la riflessione che ne può nascere, a cosa serve postarli, per la propria, personale quanto privata riflessione?
Certo è una possibilità, del tutto legittima, già detto e stradetto, ma qui siamo su un forum pubblico, e questo continuare a voler mischiare post pubblici con riflessioni però strettamente private che ne possono scaturire dalle prime, mi sembra incoerente quantomeno.
scriba ha scritto: Venendo invece all'altro tipo di confronto, il dialogo, come anche qui spieghi bene si tratta di una condivisione, richiede fiducia e cuore libero e aperto.
Fiducia? quale fiducia, mica devi fidarti di niente e nessuno per testimoniare chi e cosa sei. Si è parlato di condivisione, di dialogo, di apertura di cuore come tu stessa dici, ma per aprire il cuore, il tuo cuore mica devi aver fiducia in chi lo apri, devi solo aver fiducia in te stessa ed in chi e cosa sei tu, non certo gli altri.

È questo secondo me l'errore di base di tutto il discorso cuore-apertura di cuore-fiducia e bla bla bla. Tutto ciò non dipende dagli altri e dal loro giudizio o pregiudizio che sia, dipende solo ed unicamente da ciò che tu sei e che tu conosci essere di te stessa. Ma cosa centrano gli altri, mica sei in un confessionale a confessare le colpe! Sei in un contesto e ambiente dove altri come te si rendono disponibili a testimoniarsi per ciò che sono e lo fanno per se stessi, non per il giudizio, pregiudizio e accettazione-approvazione altrui. Allora non ci siamo capiti proprio.

Gli altri non centrano un fico secco! Gli altri vuol dire dargli credito e facoltà di giudizio e pregiudizio su di te, vuol dire fare dipendere la tua persona dal prossimo, dall'altro da te, e ciò non è in alcun modo e maniera. Tu sei quello che sei qualunque cosa ciò sia a prescindere dagli altri, dal loro giudizio, pregiudizio, approvazione, etc etc.Tu non dipendi dagli altri in alcun modo e maniera tu sei autosussistente, ciò che sei sei, e non c'è dio o giudice in terra che possa cambiarlo.

Quando parlo di condivisione parlo di condivisione e di porre sul piatto se stessi e ciò che si è, e questo è inalterabile e ingiudicabile da parte di nessuno, ciò che sei sei, questo è un dato di fatto, ma di quelli veri inquanto a dato di fatto, e nessuno può cambiarlo men che meno giudicarlo.
A che pro un giudizio, scusa? E quand'anche uno ti giudica e ti condanna e allora? cambia forse ciò che sei ? No! Non lo cambia nè nella condanna nè nell'approvazione ed elogio e stima. Non lo cambia in alcun modo perchè la tua natura dipende solo ed unicamente da te e da nessun'altro che te.

Ma mi spieghi cosè sta paranoia che hanno tutti del giudizio e stima e approvazione altrui? ma da dove nasce da dove sorge? possibile davvero che nessuno se lo chieda nelle cause e tutti e solo se lo interrogano nei risultati ed effetti. La domanda è una: ciò che sei dipende da qualcosa qualcuno oppure no? È questo che uno deve primariamente rispondere come indirizzo e logica di pensiero. Se dipendi dall'altro da te allora lo dipenderai sempre e sarai sempre vittima e prigioniera dell'altro da te su cui tu non hai alcun potere e scelta e volontà. Allora hai voglia pregiudizio, sarà una vita all'insegna del pregiudizio da cui dipenderai sempre senza soluzione di sorta. L'altra possibilità è che tu sei ciò che sei e ciò dipende solo ed unicamente da te, un te su cui tu hai piena e totale facoltà, a cominciare dall'osservazione e conoscenza di te. Chi ti impedisce e\o può impedirti di conoscerti, osservarti, vederti, essere in ultimo? Niente e nessuno, solo ed unicamente te stessa.

Quindi se io decido di porre in condivisione una parte di me, una osservazione, un aspetto, un lato, una riflessione di me, la pongo punto e basta.
Non sta lì per essere giudicata, e se anche ciò accade cavoli di chi la giudica, se la suona e se la canta, la cosa non mi riguarda e come già detto il fine e lo scopo di tale condivisione, non è per un esercizio di giudizio o pregiudizio altrui, me per un atto di condivisione e confronto che l'altro a sua volta può regalarmi di ritorno, anche se come già detto non ne è obbligato a farlo.

Scriba è come esporre un quadro (visto che tu ne hai una conoscenza dell'arte e del mondo artistico) in una galleria pubblica. Perchè un pittore espone i suoi quadri ed invece non se li tiene nella sua stanza al buio e privata? Perchè li vuole condividere, vuole che vengano visti e che da quella visione e testimonianza altri possano trarre, osservare, vedere, riconoscere le loro stesse emozioni, interiorità etc etc. Perchè altrimenti?

Qui è uguale, postiamo i nostri quadri di noi stessi o parti e aspetti di noi stessi, così che altri possano vederli, guardarli, studiarli, riconoscerci-si, etc etc. È la stessa identica cosa. Non esponiamo i nostri quadri per il giudizio e critica altrui (anche se ciò può accadere) li esponiamo per l'anima altrui ed il suo riconoscimento altrui. Il pittore che espone i suoi quadri non opera un atto di fiducia, fiducia in che, di che cosa? del prossimo e giudizio altrui? ma per carità, ma chissene frega del giudizio altrui, quello è proprio un altro piano su cui non stiamo operando e manovrando. Lui espone per se stesso, per dare voce e visibilità a se stesso, immagine di se stesso, non per essere giudicato ma solo per essere visto, vedere, visione.

Sono piani e contesti diversi, perfavore non mischiamoli che non centrano nulla l'uno con l'altro. Cristo è morto in croce per un atto di amore e di apertura di cuore, lo stesso non può dirsi di chi ce l'ha messo e piantato i chiodi, ma questo non toglie cosa fece e non cambia chi fosse cristo.
scriba ha scritto: Trovo che un forum pubblico per alcuni non sia un luogo adatto a questo.
Trovo anche che non sia automatico che chiunque voglia farlo con chiunque. Bisogna che i cuori dialoganti siano almeno due. Inutile il tentativo di dialogo se l'interlocutore non è predisposto.
Quella che tu chiami predisposizione altrui è solo e semplicemente una possibilità che l'altro da noi può o non può cogliere, ma questo a prescindere da te e dalla tua apertura di cuore.

Io non sto a discutere e sindacare le predisopsizioni o meno altrui, questo perchè non sto a discutere e sindacare l'altro da me. Non è questo il punto.
Il punto come ho cercato di spiegare è che ciò che sono non dipende dal prossimo ma da me, quindi se voglio aprire o meno il mio cuore, questo non dipende dal mondo e dal contesto e pregiudizio e quant'altro in cui mi verrò a trovare e se mi crocifiggeranno o meno. La tua apertura di cuore dipende solo da te, e dalla tua volontà e amore di aprirla, da nient'altro. Non è questione di fiducia, in niente e nessuno, non si ama perchè si ha fiducia, semmai il contraio, si ha fiducia perchè si è capaci di amare. Prima viene un atto di amore, di apertura del cuore da cui ne consegue per forza di cose la fiducia nel mondo e nell'altro, questo perchè sei stata capace di amarlo, di comprenderlo, non viceversa.

L'idea che si apra il cuore solo ed unicamente nei confronti di chi si ha fiducia è un far dipendere il proprio cuore e la sua apertura verso il prossimo, dal prossimo appunto invece che da noi e dal nostro cuore. È proprio un'inversione di fattori, di cause effetto.

L'amore e l'amare (altro argomento di inesauribile argomentazione) non dipende da, non accade e succede se..., non c'è un se ed un quando ed un come ed un perchè; l'apertura del cuore, lo spalancare le porte del cuore e dell'amore di cui tante volte si è parlato, è un atto del tutto personale, identico, di identità di chi ha voluto amare e aprire le porte. Un pò come la "visione" di Plotino, che è già tutta un'opera personale di colui che ha voluto contemplare. Non dipende da, è opera personale, volontà personale, vedi e contempli (e niente e nessuno può impedirti di farlo).

Mauro
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Mauro » 15/05/2017, 18:33

latriplice ha scritto: Se sei sempre quella perché ti nascondi dietro ad un gruppo? E gli altri cosa dicono?
Cannaminor ed io abbiamo provato a dire qualcosa, se avrai letto, senza successo.
Risultato, ho avuto un richiamo da "seva" che poi sempre la stessa persona è.
Che, se conto bene, qui può entrare con ben 4 nick diversi: il suo, vedanta citra, seva, xuto.

Mauro
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Mauro » 15/05/2017, 18:40

cannaminor ha scritto: sembra che più volte parlandone di quella modalità dello specchio si è chiaramente detto che è un gioco al massacro
Perchè? Mica era "dojo".
Essere sinceri con sè stessi è anzitutto riconoscere l'immondizia dentro di noi, e vedere come molta della immondizia che vediamo negli altri, è anche nostra.
Quale massacro?

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Gruppo Vedanta Citra » 15/05/2017, 18:52

latriplice ha scritto:
15/05/2017, 18:28
Gruppo Vedanta Citra ha scritto:
15/05/2017, 18:08
latriplice ha scritto:
15/05/2017, 18:03
Gruppo Vedanta Citra ha scritto:
15/05/2017, 16:34
latriplice ha scritto:Esattamente, mi sono reso conto di essere l'ordinaria consapevolezza presente in ciascuno testimone dell'entità che si attribuiva l'evento dell'illuminazione.
Concorderai, spero, che si tratta di attimi, lampi di luce, la cui esperienza effettivamente produce esteriormente una forte ilarità.
La stabilizzazione è altra cosa, a me ignota.
Non so a te.




una del gruppo
L'ilarità permea da allora il mio essere.

un illuminato

Ahi, ahi, chi si vanta da solo non vale un fagiolo.
8-)



sempre quella
Se sei sempre quella perché ti nascondi dietro ad un gruppo? E gli altri cosa dicono?


Se ti riferisci alle altre (non gli altri) componenti del Gruppo Vedanta Citra, evidentemente - bontà loro - mi permettono di scrivere quale parte del gruppo.


Vedi, latriplice, in questa esperienza del variegato mondo della 'ricerca spirituale' un dato è risultato certo, potremmo dire scientificamente certo: chi si dice illuminato, maestro e similaria non lo è.




la stessa




P.S. Non mi nascondo, si tratta di una precisa scelta risalente ad alcuni mesi fa, i cui motivi non intendo rendere pubblici.

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da cannaminor » 15/05/2017, 19:03

Mauro ha scritto:
15/05/2017, 18:40
cannaminor ha scritto: sembra che più volte parlandone di quella modalità dello specchio si è chiaramente detto che è un gioco al massacro
Perchè? Mica era "dojo".
Essere sinceri con sè stessi è anzitutto riconoscere l'immondizia dentro di noi, e vedere come molta della immondizia che vediamo negli altri, è anche nostra.
Quale massacro?
Il massacro nasce appunto da un'azione di giudizio e giudicante su noi stessi. Voglio dire che se l'essere sinceri con noi stessi ci porta a vederci per ciò che siamo, e da cosa e come ci facciamo dipendere di essere, pensiero-pensare (da cui siamo ciò che pensiamo), tutto ciò però non dovrebbe ulteriormente scivolare in un'azione di giudizio, su ciò che viene visto e\o su cio di cui si scopre dipendere. Il giudizio, specie l'autogiudizio, di se stessi è deleterio, ma sopratutto è una struttura in più e aggiunta alla visione-struttura stessa di ciò che siamo-non siamo.

Scoprire e conoscere per autosservazione ciò che man mano non siamo ma che fino ad un secondo fa pensavamo di essere (e di cui ci facevamo dipendere, supporti, credenze e palle varie) tutto ciò non dovrebbe innescare un'ulteriore processo mentale di giudizio, a maggior ragione che ciò che non siamo non richiede di essere giudicato inquanto lo eravamo (credavamo di essere) fino a poco fa.

Siamo esseri relativi, da cui il punto di partenza di molti che siamo ciò che (ci) pensiamo essere. Pensarsi essere vuol dire relarsi, darsi realtà in funzione di qualcos'altro, dell'oggetto. Noi ci rappresentiamo in tutto e per tutto per via relazionale di ciò che siamo. Essere "questo e quello" vuol dire rappresentarsi per il tramite di qualcosa di altro da noi che noi non siamo, ma che lo diventiamo per similitudine, per relazione soggetto-oggetto.

La faticosa via di scartare man mano tutto ciò di cui ci facciamo dipendere di essere (il "questo e quello" di prima") porta all'esseità ad essere ciò che si è e non ciò di cui si dipende per relazione essere. Basta e avanza questo, il giudicare ed il giudizio è davvero in più e superfluo a questo processo di neti-neti. Basta saper cosa non si è, non serve saper se quel che non si era fosse in più giusto o non giusto, bello o brutto, buono o cattivo, etc etc.

Così come basta e avanza vedere l' "immondizia" che non siamo noi, che quella altrui non ci è di alcun interesse. A me serve sapere chi e cosa sono io, o in forma negativa e di scarto, chi e cosa io non sono; chi e cosa sono o non sono gli altri non mi è di alcun interesse nè conoscenza di me.

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da cielo » 15/05/2017, 19:28

cannaminor ha scritto:
15/05/2017, 19:03
Mauro ha scritto:
15/05/2017, 18:40
cannaminor ha scritto: sembra che più volte parlandone di quella modalità dello specchio si è chiaramente detto che è un gioco al massacro
Perchè? Mica era "dojo".
Essere sinceri con sè stessi è anzitutto riconoscere l'immondizia dentro di noi, e vedere come molta della immondizia che vediamo negli altri, è anche nostra.
Quale massacro?
Il massacro nasce appunto da un'azione di giudizio e giudicante su noi stessi. Voglio dire che se l'essere sinceri con noi stessi ci porta a vederci per ciò che siamo, e da cosa e come ci facciamo dipendere di essere, pensiero-pensare (da cui siamo ciò che pensiamo), tutto ciò però non dovrebbe ulteriormente scivolare in un'azione di giudizio, su ciò che viene visto e\o su cio di cui si scopre dipendere. Il giudizio, specie l'autogiudizio, di se stessi è deleterio, ma sopratutto è una struttura in più e aggiunta alla visione-struttura stessa di ciò che siamo-non siamo.

Scoprire e conoscere per autosservazione ciò che man mano non siamo ma che fino ad un secondo fa pensavamo di essere (e di cui ci facevamo dipendere, supporti, credenze e palle varie) tutto ciò non dovrebbe innescare un'ulteriore processo mentale di giudizio, a maggior ragione che ciò che non siamo non richiede di essere giudicato inquanto lo eravamo (credavamo di essere) fino a poco fa.

Siamo esseri relativi, da cui il punto di partenza di molti che siamo ciò che (ci) pensiamo essere. Pensarsi essere vuol dire relarsi, darsi realtà in funzione di qualcos'altro, dell'oggetto. Noi ci rappresentiamo in tutto e per tutto per via relazionale di ciò che siamo. Essere "questo e quello" vuol dire rappresentarsi per il tramite di qualcosa di altro da noi che noi non siamo, ma che lo diventiamo per similitudine, per relazione soggetto-oggetto.

La faticosa via di scartare man mano tutto ciò di cui ci facciamo dipendere di essere (il "questo e quello" di prima") porta all'esseità ad essere ciò che si è e non ciò di cui si dipende per relazione essere. Basta e avanza questo, il giudicare ed il giudizio è davvero in più e superfluo a questo processo di neti-neti. Basta saper cosa non si è, non serve saper se quel che non si era fosse in più giusto o non giusto, bello o brutto, buono o cattivo, etc etc.

Così come basta e avanza vedere l' "immondizia" che non siamo noi, che quella altrui non ci è di alcun interesse. A me serve sapere chi e cosa sono io, o in forma negativa e di scarto, chi e cosa io non sono; chi e cosa sono o non sono gli altri non mi è di alcun interesse nè conoscenza di me.
Comprendo e condivido le tue osservazioni, ma, purtroppo, nel momento in cui si mostra se stessi, la propria esperienza, le proprie idee, preferenze e desideri ci si espone inevitabilmente all'interpretazione dell'altro che ci verrà a dire ciò che vede di noi, in noi.
E non è detto che lo faccia come ci aspettiamo, ossia che comprenda le nostre motivazioni. E in più, ove esposte, non è detto che le ascolti, e ci rifletta sopra e le mediti. Mica è un Maestro, l'altro, è uno qualunque, di solito più sciocco di noi (detto in senso ironico, per marcare il narcisismo interiore quando scatta il meccanismo: "io ho capito, ho visto, ho intuito, tu no, tu stai errando, non capisci, non fai, non dici, sei malato di qualche delirio e allora fai e dici quello che non dovresti neppure pensare, hai le visioni mistiche, vuoi salvare il mondo..." e via col vento).

Innescato lo scambio, innescata la potenziale contrapposizione. E' vero che l'altro, la sua visione di me non modifica di una virgola ciò che sono, ma se la mente aderisce alla visione che l'altro ha di me, si patisce. Inevitabile. C'è un'attesa, una speranza, di essere capiti, valorizzati, sostenuti.
E rimanere imperturbabili e distaccati da ciò che l'altro ha visto richiede una buona dose di forza interiore che evita anche la difesa, che si concretizza nell'azione di tentare di rettificare la visione dell'altro.
Non bisognerebbe farlo, secondo me.
Qui ci mostriamo nei nostri contenitori di parole che confezioniamo alla bisogna, ora per un fine, ora per un altro.
Ma il fine dovrebbe essere unico per tutti: distruggere ciò che non è, ciò che non siamo.
Se ci distacchiamo per un momento dal movimento del divenire che cosa resta?
Restiamo noi, quello che siamo.
Niente e nessuno. Ci coaguliamo di volta in volta, o almeno dovremmo. Evitando di coagularci in Jack lo Squartatore, naturalmente.

Mauro
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Mauro » 15/05/2017, 19:29

cannaminor ha scritto: tutto ciò però non dovrebbe ulteriormente scivolare in un'azione di giudizio, su ciò che viene visto e\o su cio di cui si scopre dipendere. Il giudizio, specie l'autogiudizio, di se stessi è deleterio
Capisco cosa vuoi dire. Anche Pd e Surya a suo tempo me lo dissero, quando, dopo un mio "eccesso di condivisione", ammisi di "aver detto troppo".

"Perchè consenti alla tua mente di giudicarti?" - mi disse Pd.
"Giudizio o non giudizio, la condivisione c'è già stata" -aggiunse Surya.
Quindi capisco cosa vuoi dire.
Purtroppo io mi giudico continuamente. Ogni atto che faccio lo valuto in maniera talvolta spietata. Forse questo è uno dei motivi della mia scelta di vita. Non riesco ad autoassolvermi. Non voglio. Nel confronto auspico di trovare persone altrettanto spietate come lo sono io.

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Fedro » 15/05/2017, 19:41

Mauro ha scritto:
15/05/2017, 19:29
Purtroppo io mi giudico continuamente. Ogni atto che faccio lo valuto in maniera talvolta spietata. Forse questo è uno dei motivi della mia scelta di vita. Non riesco ad autoassolvermi. Non voglio. Nel confronto auspico di trovare persone altrettanto spietate come lo sono io.
Comunque essere spietati è un conto, autogiudicarsi è altro.
Nel primo caso non ci stiamo autocondannando o giudicando, quanto semplicemente non lasciare spazio alle giustificazioni o alibi nei nostri confronti ( il che significa semplicemente osservare, in modo onesto e chiaro, ciò che emerge)

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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da scriba » 15/05/2017, 19:45

Sul resto concordo.
cannaminor ha scritto:
15/05/2017, 18:29
scriba ha scritto: Venendo invece all'altro tipo di confronto, il dialogo, come anche qui spieghi bene si tratta di una condivisione, richiede fiducia e cuore libero e aperto.
Fiducia? quale fiducia, mica devi fidarti di niente e nessuno per testimoniare chi e cosa sei. Si è parlato di condivisione, di dialogo, di apertura di cuore come tu stessa dici, ma per aprire il cuore, il tuo cuore mica devi aver fiducia in chi lo apri, devi solo aver fiducia in te stessa ed in chi e cosa sei tu, non certo gli altri.

È questo secondo me l'errore di base di tutto il discorso cuore-apertura di cuore-fiducia e bla bla bla. Tutto ciò non dipende dagli altri e dal loro giudizio o pregiudizio che sia, dipende solo ed unicamente da ciò che tu sei e che tu conosci essere di te stessa. Ma cosa centrano gli altri, mica sei in un confessionale a confessare le colpe! Sei in un contesto e ambiente dove altri come te si rendono disponibili a testimoniarsi per ciò che sono e lo fanno per se stessi, non per il giudizio, pregiudizio e accettazione-approvazione altrui. Allora non ci siamo capiti proprio.

Gli altri non centrano un fico secco! Gli altri vuol dire dargli credito e facoltà di giudizio e pregiudizio su di te, vuol dire fare dipendere la tua persona dal prossimo, dall'altro da te, e ciò non è in alcun modo e maniera. Tu sei quello che sei qualunque cosa ciò sia a prescindere dagli altri, dal loro giudizio, pregiudizio, approvazione, etc etc.Tu non dipendi dagli altri in alcun modo e maniera tu sei autosussistente, ciò che sei sei, e non c'è dio o giudice in terra che possa cambiarlo.

Quando parlo di condivisione parlo di condivisione e di porre sul piatto se stessi e ciò che si è, e questo è inalterabile e ingiudicabile da parte di nessuno, ciò che sei sei, questo è un dato di fatto, ma di quelli veri inquanto a dato di fatto, e nessuno può cambiarlo men che meno giudicarlo.
A che pro un giudizio, scusa? E quand'anche uno ti giudica e ti condanna e allora? cambia forse ciò che sei ? No! Non lo cambia nè nella condanna nè nell'approvazione ed elogio e stima. Non lo cambia in alcun modo perchè la tua natura dipende solo ed unicamente da te e da nessun'altro che te.

Ma mi spieghi cosè sta paranoia che hanno tutti del giudizio e stima e approvazione altrui? ma da dove nasce da dove sorge? possibile davvero che nessuno se lo chieda nelle cause e tutti e solo se lo interrogano nei risultati ed effetti. La domanda è una: ciò che sei dipende da qualcosa qualcuno oppure no? È questo che uno deve primariamente rispondere come indirizzo e logica di pensiero. Se dipendi dall'altro da te allora lo dipenderai sempre e sarai sempre vittima e prigioniera dell'altro da te su cui tu non hai alcun potere e scelta e volontà. Allora hai voglia pregiudizio, sarà una vita all'insegna del pregiudizio da cui dipenderai sempre senza soluzione di sorta. L'altra possibilità è che tu sei ciò che sei e ciò dipende solo ed unicamente da te, un te su cui tu hai piena e totale facoltà, a cominciare dall'osservazione e conoscenza di te. Chi ti impedisce e\o può impedirti di conoscerti, osservarti, vederti, essere in ultimo? Niente e nessuno, solo ed unicamente te stessa.

Quindi se io decido di porre in condivisione una parte di me, una osservazione, un aspetto, un lato, una riflessione di me, la pongo punto e basta.
Non sta lì per essere giudicata, e se anche ciò accade cavoli di chi la giudica, se la suona e se la canta, la cosa non mi riguarda e come già detto il fine e lo scopo di tale condivisione, non è per un esercizio di giudizio o pregiudizio altrui, me per un atto di condivisione e confronto che l'altro a sua volta può regalarmi di ritorno, anche se come già detto non ne è obbligato a farlo.

Scriba è come esporre un quadro (visto che tu ne hai una conoscenza dell'arte e del mondo artistico) in una galleria pubblica. Perchè un pittore espone i suoi quadri ed invece non se li tiene nella sua stanza al buio e privata? Perchè li vuole condividere, vuole che vengano visti e che da quella visione e testimonianza altri possano trarre, osservare, vedere, riconoscere le loro stesse emozioni, interiorità etc etc. Perchè altrimenti?

Qui è uguale, postiamo i nostri quadri di noi stessi o parti e aspetti di noi stessi, così che altri possano vederli, guardarli, studiarli, riconoscerci-si, etc etc. È la stessa identica cosa. Non esponiamo i nostri quadri per il giudizio e critica altrui (anche se ciò può accadere) li esponiamo per l'anima altrui ed il suo riconoscimento altrui. Il pittore che espone i suoi quadri non opera un atto di fiducia, fiducia in che, di che cosa? del prossimo e giudizio altrui? ma per carità, ma chissene frega del giudizio altrui, quello è proprio un altro piano su cui non stiamo operando e manovrando. Lui espone per se stesso, per dare voce e visibilità a se stesso, immagine di se stesso, non per essere giudicato ma solo per essere visto, vedere, visione.

Sono piani e contesti diversi, perfavore non mischiamoli che non centrano nulla l'uno con l'altro. Cristo è morto in croce per un atto di amore e di apertura di cuore, lo stesso non può dirsi di chi ce l'ha messo e piantato i chiodi, ma questo non toglie cosa fece e non cambia chi fosse cristo.
Questo di cui parli forse è un "traguardo". Forse stai parlando di un ideale. Quando si sarà Cristi, si avrà il cuore aperto ovunque e comunque.
Per il momento, quale semplice essere umano come altri, e quale ricercatore in cammino, la mia esperienza è esattamente come l'ho descritta. Il dialogo avviene dove c'è possibilità, dove entrambi (o più) i dialoganti abbiano la stessa disposizione di cuore.

Non so da dove ti provenga la certezza che gli altri non c'entrino un fico secco.
Se parli di sacra e pura emanazione, forse non è a me o ad altri qui presenti che dovresti rivolgerti.
Se invece si parla di semplice comunicazione o dialogo, la comunicazione avviene se c'è un ricettore.

Sicuramente la mia esperienza è limitata, per quello che posso mettere sul piatto, come dici, c'è proprio questo: il dialogo/apertura è possibile dove si trovi nell'interlocutore la medesima apertura.
I Cristi sono un altro discorso, non ho l'ambizione di emularli.
Nel mio piatto c'è questo e questo ho mostrato. Se ci si aspettava ci fosse di meglio, tipo un cuore sempre aperto e disponibile (ma perché?), spiace deludere.

Parlando di artisti e quadri, gli artisti che preferisco guarda caso sono quelli postumi e chi non ha vissuto da artista pur essendolo stato, senza esposizioni. Infatti non è l'esposizione a fare di un artista un artista. Anzi.

Mauro
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da Mauro » 15/05/2017, 20:03

Fedro ha scritto: Comunque essere spietati è un conto, autogiudicarsi è altro
E invece intendevo esattamente "sono spietato nel giudicarmi".
Ok?

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cannaminor
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da cannaminor » 15/05/2017, 21:46

scriba ha scritto: Questo di cui parli forse è un "traguardo". Forse stai parlando di un ideale. Quando si sarà Cristi, si avrà il cuore aperto ovunque e comunque.
Per il momento, quale semplice essere umano come altri, e quale ricercatore in cammino, la mia esperienza è esattamente come l'ho descritta. Il dialogo avviene dove c'è possibilità, dove entrambi (o più) i dialoganti abbiano la stessa disposizione di cuore.
Per quanto riguarda la "misura" di un Cristo, certo che è un traguardo, ma io lo intendevo, al di là della misura, quale metodo, quale percorso.
Sono due approcci molto diversi, e diversi sono poi i risultati. Un conto è far dipendere ogni cosa dall'altro da noi, nello specifico, la nostra apertura di cuore dalla predisposizione altrui o meno, altro discorso e altro modo e altro risultato il farlo dipendere (se dipendere proprio deve) da noi e solo da noi.

Io non riesco a capire perchè la mia apertura di cuore deve dipendere dall'interlocutore che ho davanti, dalle sue disposizioni e\o aperture di cuore di cui lui\lei è capace o meno. Cristo (sempre per trovare ulteriori menzioni) diceva di amare i nemici, che ad amare gli amici erano capaci tutti, e non lo diceva bada bene a dei "cristi" lui simili, a dei tagliatori di traguardo già tagliato come lui, ma lo diceva a chiunque fosse in grado e capace di intendere, a chi ne avesse voluto seguire l'esempio ed il cammino. Se al termine amare e amore si significa comprendere, apertura di cuore, essere capaci di amare, di aprire il cuore, etc, di amare il prossimo nostro come se stessi, tutto ciò era ed è progetto e programma, esercizio e pratica quanto mai attuale di tutti e per tutti e non solo di coloro già arrivati al traguardo.
scriba ha scritto: Non so da dove ti provenga la certezza che gli altri non c'entrino un fico secco.
Se parli di sacra e pura emanazione, forse non è a me o ad altri qui presenti che dovresti rivolgerti.
Se invece si parla di semplice comunicazione o dialogo, la comunicazione avviene se c'è un ricettore.
Gli altri non centrano un fico secco per quanto riguarda ciò che (io) sono, per tutto il resto gli altri e relativo mondo di relazione ci sono al pari mio e quindi strumenti e opzioni di scambio, condivisione, dialogo, etc. Poi uno può leggere il mondo come sacra emanazione di dio (inclusi e includenti noi stessi in tale emanazione), ogni visione è lecita e rispettabile, certo che per dialogare occorrono due persone, nello specifico, se la cosa deve riguardarmi, una delle due ho da essere io. Però se ciò che sto per dire può essere compreso, la mia comprensione del mondo, ovvero dell'altro da me, di tutto l'altro da me, non dipende dalla reciproca apertura e comprensione del mondo di me. Io posso comprendere il mondo e non per questo il mondo, o sue parti necessariamente comprendono me. Cioè la mia comprensione del mondo non dipende dall'altrui comprensione di me, le due non debbono necessariamente essere paritarie e sullo stesso piano. Il "ricettore" può anche essere scarso o nullo e non per questo io non comprendo e non lo comprendo.

scriba ha scritto: Sicuramente la mia esperienza è limitata, per quello che posso mettere sul piatto, come dici, c'è proprio questo: il dialogo/apertura è possibile dove si trovi nell'interlocutore la medesima apertura.
I Cristi sono un altro discorso, non ho l'ambizione di emularli.
Nel mio piatto c'è questo e questo ho mostrato. Se ci si aspettava ci fosse di meglio, tipo un cuore sempre aperto e disponibile (ma perché?), spiace deludere.
Non la vedo così, ognuno mette ciò che è e l'apertura che è in grado di mettere, sempre che la voglia mettere.
Che la tua esperienza sia limitata o meno (giudizio, pregiudizio?) quella è e quella hai da mettere se la vuoi mettere.
Nessuno ti obbliga a farlo, ma se decidi di farlo quella hai e non quella di un altro\a. Se vuoi condividere hai te stessa da condividere o pensi di poter condividere qualcos'altro o qualcun'altro che non sia te? Riguardo ai giudizi tuoi o altrui, come già detto credo sia meglio in partenza lasciarli fuori, non sono loro che ci interessano, ma i fatti, le visioni, le immagini e testimonianze, nude e crude di ciò che si è.

latriplice
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da latriplice » 15/05/2017, 23:17

La stessa ha scritto:

Vedi, latriplice, in questa esperienza del variegato mondo della 'ricerca spirituale' un dato è risultato certo, potremmo dire scientificamente certo: chi si dice illuminato, maestro e similaria non lo è.
Coloro invece che lo sono, non lo dicono non per peccare di presunzione ma per la vergogna dovuta all'implicita ammissione di essere stati degli ignoranti per tutto il tempo della loro esistenza terrena. Una vergogna ed una bestemmia nei propri confronti di portata così colossale per la sua ovvietà e lampante evidenza da infilare la coda in mezzo le gambe e correre a nascondersi.

In fondo che cosa hanno realizzato? Che sono l' ORDINARIA consapevolezza testimone, la "luce" in presenza della quale le esperienze mondane inclusi i vari samadhi hanno luogo. E che quest'ultime dipendono da quella. Mica un gran affare. ;)

E non lo erano stati per tutto il tempo questa consapevolezza? E chi non è questa consapevolezza?

Pertanto non è una esperienza speciale e non è speciale colui che lo realizza come volete far credere.

Perché è scientificamente certo: l'esperienza dipende dalla consapevolezza,

come è scientificamente certo che è il cane che scodinzola la coda e non viceversa.

Ma tu ed il gruppo che rappresenti pensate che sia una esperienza unica e speciale come è speciale colui che non ne parla. Ma non ne parla per la ragione illustrata di cui sopra.

Quindi smettetela di far scodinzolare il cane dalla coda.

Capito la metafora?

Il Vedanta è una scienza esatta dello Spirito che rimette le cose al loro posto come si propone l'auto-indagine di cui è promotrice.


Un illuminato :D

oops, troppa luce 8-)

scriba
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Re: Seva e xuto, considerazioni.

Messaggio da scriba » 15/05/2017, 23:30

cannaminor ha scritto:
15/05/2017, 21:46

Per quanto riguarda la "misura" di un Cristo, certo che è un traguardo, ma io lo intendevo, al di là della misura, quale metodo, quale percorso.
Sono due approcci molto diversi, e diversi sono poi i risultati. Un conto è far dipendere ogni cosa dall'altro da noi, nello specifico, la nostra apertura di cuore dalla predisposizione altrui o meno, altro discorso e altro modo e altro risultato il farlo dipendere (se dipendere proprio deve) da noi e solo da noi.
Su questo concordo.
Non si dovrebbe modificare se stessi in funzione degli altri. Però si può decidere come mostrarsi in funzione del contesto.
Nudi ci si mostra con i più intimi e non per strada, sarebbe da manicomio.
cannaminor ha scritto:
15/05/2017, 21:46

Io non riesco a capire perchè la mia apertura di cuore deve dipendere dall'interlocutore che ho davanti, dalle sue disposizioni e\o aperture di cuore di cui lui\lei è capace o meno. Cristo (sempre per trovare ulteriori menzioni) diceva di amare i nemici, che ad amare gli amici erano capaci tutti, e non lo diceva bada bene a dei "cristi" lui simili, a dei tagliatori di traguardo già tagliato come lui, ma lo diceva a chiunque fosse in grado e capace di intendere, a chi ne avesse voluto seguire l'esempio ed il cammino. Se al termine amare e amore si significa comprendere, apertura di cuore, essere capaci di amare, di aprire il cuore, etc, di amare il prossimo nostro come se stessi, tutto ciò era ed è progetto e programma, esercizio e pratica quanto mai attuale di tutti e per tutti e non solo di coloro già arrivati al traguardo.
Cristo diceva anche "io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe". Non credo che non amasse i lupi, ma un conto è amare e un conto essere stupidi. Puoi anche comprendere il lupo, capire che il suo istinto è divorare la pecora, ma se sei pecora forse è meglio starne alla larga.
Se poi sei pronto al martirio, bela pure in mezzo a un branco di lupi, nessuno te lo impedisce.

Dal mio punto di vista, il discorso che fai c'entra poco con l'apertura o meno del cuore. Quella è una condizione in cui si è oppure no, e da cui si può scegliere di schermarsi oppure no.

cannaminor ha scritto:
15/05/2017, 21:46
scriba ha scritto: Non so da dove ti provenga la certezza che gli altri non c'entrino un fico secco.
Se parli di sacra e pura emanazione, forse non è a me o ad altri qui presenti che dovresti rivolgerti.
Se invece si parla di semplice comunicazione o dialogo, la comunicazione avviene se c'è un ricettore.
Gli altri non centrano un fico secco per quanto riguarda ciò che (io) sono, per tutto il resto gli altri e relativo mondo di relazione ci sono al pari mio e quindi strumenti e opzioni di scambio, condivisione, dialogo, etc. Poi uno può leggere il mondo come sacra emanazione di dio (inclusi e includenti noi stessi in tale emanazione), ogni visione è lecita e rispettabile, certo che per dialogare occorrono due persone, nello specifico, se la cosa deve riguardarmi, una delle due ho da essere io. Però se ciò che sto per dire può essere compreso, la mia comprensione del mondo, ovvero dell'altro da me, di tutto l'altro da me, non dipende dalla reciproca apertura e comprensione del mondo di me. Io posso comprendere il mondo e non per questo il mondo, o sue parti necessariamente comprendono me. Cioè la mia comprensione del mondo non dipende dall'altrui comprensione di me, le due non debbono necessariamente essere paritarie e sullo stesso piano. Il "ricettore" può anche essere scarso o nullo e non per questo io non comprendo e non lo comprendo.
Non vedo dove ho detto il contrario.
cannaminor ha scritto:
15/05/2017, 21:46
scriba ha scritto: Sicuramente la mia esperienza è limitata, per quello che posso mettere sul piatto, come dici, c'è proprio questo: il dialogo/apertura è possibile dove si trovi nell'interlocutore la medesima apertura.
I Cristi sono un altro discorso, non ho l'ambizione di emularli.
Nel mio piatto c'è questo e questo ho mostrato. Se ci si aspettava ci fosse di meglio, tipo un cuore sempre aperto e disponibile (ma perché?), spiace deludere.
Non la vedo così, ognuno mette ciò che è e l'apertura che è in grado di mettere, sempre che la voglia mettere.
Che la tua esperienza sia limitata o meno (giudizio, pregiudizio?) quella è e quella hai da mettere se la vuoi mettere.
Nessuno ti obbliga a farlo, ma se decidi di farlo quella hai e non quella di un altro\a. Se vuoi condividere hai te stessa da condividere o pensi di poter condividere qualcos'altro o qualcun'altro che non sia te? Riguardo ai giudizi tuoi o altrui, come già detto credo sia meglio in partenza lasciarli fuori, non sono loro che ci interessano, ma i fatti, le visioni, le immagini e testimonianze, nude e crude di ciò che si è.
Concordo.

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