cielo ha scritto: ↑20/04/2017, 13:49gli ambiti della Tradizione: Grandi misteri (dedicati a kama-moksha: desiderio per la liberazione) e i Piccoli misteri (dharma-artha: raggiungimento del benessere (gli scopi) attraverso il dharma).
Prima si costruisce (nel mondo di Cesare: piccoli misteri), ma poi per accedere ai grandi misteri, occorre costruire armonicamente, trasformando sè stessi attraverso i riti e le precrizioni e poi distruggendo tutte le adesioni a ciò che è stato costruito per scoprire di non essere l'artefice.
Vediamo anche come, in linea generale, i piccoli misteri possiamo considerarli propri alle prime due caste e ai primi due asrama (la vita nel mondo), i grandi alle ultime due caste e ai successivi asrama (la vita oltre il mondo). Il sudra costruisce e il vaisya commercia, essi costruiscono il mondo. Lo ksatriya distrugge-muore. Il brahmano rinasce, ricrea.
E' un paio di giorni che elaboro numerose "vritti" (modificazioni mentali) riguardo a quanto scritto qui sopra che ha suscitato un'interpretazione di collegamento tra il nome portatore dell'istruzione nell'ambito dei Grandi misteri (Bodhananda) e il nome (Premadharma) destinato a veicolare un'istruzione sui Piccoli misteri, alle qualifiche di "casta" delle persone che hanno avuto l'opportunità di incontrare il portatore dei nomi in unico corpo. (VDT)
Questo è accaduto riguardo al fatto che i piccoli e grandi misteri vengono collegati alle caste e agli asrama (stadi della vita), quindi è più che logico che applicando la ragione a quanto scritto si possa dedurre una semplice equazione: Bodhananda per i VIP delle caste "alte" e Premadharma e Teano per gli altri sfigati venuti dopo (dopo di cosa, visto che l'istruzione è immanente in quanto depositata in ogni Cuore vivente, indipendentemente dal nome indossato in quel momento da chi l'ha liberamente donata a tutti gli incontrati, qui o là).
Dice benissimo Cannaminor: "Volendo tagliare molto all'ingrosso diciamo che Bodhananda era un nome prevalentemente advaitin, quantomeno jnana, mentre i successivi ricadevano più nell'ottica e nella veste bhakti-karma-raja yoga. Sono sfumature, note, prassi e modalità, anche perchè ogni cammino ha in sè e veste in sè tutte le componenti tradizionali, sebbene, specie agli inizi alcune o pure una sola solo predominanti rispetto alle altre."
Difatti, dice Raphael (retro copertina del libro Vita di Vivekananda dei Pitagorici): "Il realizzato advaitin non rimane in una condizione passiva e sterile, ma, per puro amore, si dona a coloro che bussano per Essere".
Dunque è il dono di questo puro amore che aiuta a crescere il viandante, fino a portarlo ad uno stato di coscienza in cui si "realizza il dono" e si E' in unione col donatore, sulla cima della vetta a cui ci ha condotto. Ma dipende da noi la salita che è sempre in solitaria, pur se in cordata e con la mappa nello zaino. Lo sguardo verso la cima è fondamentale e pure la fiducia nelle istruzioni a cui dovremmo attenerci durante il percorso in noi stessi e verso noi stessi.
Cercherò quindi di rettificare, con le mie limitate conoscenze-esperienze dell'istruzione ricevuta nella speranza che distrugga in primis la mia erranza che non ha saputo veicolare bene, ma solo copia- incollare un insegnamento ricevuto ed evidentemente non assimilato sufficientemente per poterlo condividere senza suscitare deduzioni indubbiamente logiche su quanto scritto.
Ognuno di noi ha delle predisposizioni naturali, dei talenti e queste predisposizoni - coloriture (varna significa colore) sono le famose caste che in India si sono consolidate in qualcosa di alquanto deteriore.
Queste caste sono: la casta dei così detti prestatori d'opera (i sudra), la casta dei commercianti, la casta dei guerrieri e la casta degli ierofanti, dei sacerdoti, dei bramini.
Trasportandole al giorno d'oggi, la casta dei sudra sono le persone che hanno la predisposizione per la manualità, per l'azione, per la fisicità del lavoro della materia, quindi hanno con la natura un rapporto estremamente fisico, di intensità, di tatto.
La seconda casta, che chiamano dei commercianti, sono le persone che hanno invece una predisposizione per la comunicazione, la socialità, lo scambio, il confronto: un movimento orizzontale verso gli altri come, ad esempio, i comunicatori, i venditori, gli intermediari.
Poi abbiamo la casta dei guerrieri. Qui ci sono coloro che dirigono gli altri, gli amministratori, i governanti. Sono le persone con una forte energia, che contemporaneamente stimolano in una direzione piuttosto che in un'altra, sviluppano nuovi progetti, nuove cose sempre nell'ambito delle interazione e dell'organizzazione di altri esseri umani.
Nella quarta casta ci sono le persone che tendono invece verso l'introversione, verso la contemplazione, verso l'interiorità e quindi sono più ritirate rispetto al rapporto con gli altri. (Sono i monaci, i rinuncianti, i preti, ma anche gli studiosi)
La cosa importante è notare in queste caste il ripetersi degli asrama cioè degli stati della vita: una prima fase in cui abbiamo un rapporto di fisicità col mondo (impariamo a camminare, a danzare, a cantare, a fare a botte e poi conosciamoil mondo sempre meglio andando a scuola e imparando il linguaggio, la storia, la matematica, la geografia e anche altro - valori umani, religione...-).
Poi c'è una seconda fase in cui abbandoniamo la parte fisica e ci spostiamo più verso la parte diciamo emotiva, del sentire (ci sposiamo, mettiamo su famiglia, o partiamo per un viaggio, ci impegnamo in una causa al servizio di un ideale); nella terza casta arriviamo a dirigere gli altri nella causalità delle cose (pericoloso in questa fase credersi gli artefici dei cambiamenti e abusare del "potere") ed infine, nella quarta casta, si comincia il ritiro, il riassorbimento: torniamo nell'interiorità e contempliamo.
Dunque pensarsi - credersi un guerriero o un brahmana solo perchè abbiamo incontrato Bopdhananda dieci anni fa a un seminario sulla Bhagavadgita è da fessi che più fessi non si può.
La domanda che dovremmo farci non è, secondo me, a quale casta appartengo, ma piuttosto "“io (soggetto che vuole praticare un cammino) in che posizione sono, che predisposizioni ho attualmente, in quale ruolo mi ha posto la Vita?”.
E a questa domanda possiamo rispondere soltanto cercando in noi stessi.
Bodhananda ha sempre ribadito che varna e asrama devono essere collegati al dharma, al karma, e alle situazioni familiari.
Se uno ha la predisposizione alla vita contemplativa, ma si trova in una famiglia di otto persone (allargata a nonni e nipotini, ad esempio) che fa? Pianta baracca e burattini e si ritira in Himalaya? Poteva farlo Terzani buon'anima, visto il karma che affrontava.