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Le prove di Giobbe

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cielo
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Le prove di Giobbe

Messaggio da cielo » 25/02/2017, 14:02

Premessa:
Aspirando al puf del sabato pomeriggio, stavo guardando il replay di uno sceneggiato dove ci sono paesaggi montani spettacolari e un attore dal mio punto di vista di notevole bellezza e prestanza che contribuisce a tenere desto l'anelito a mantenermi in forma e a vincere pigrizia e ozio. Solo che lui ha la fortuna di cavalcare nelle praterie italiche, facendo l'attore (ed è retribuito) io purtroppo no, vado in bus e in auto o a piedi e l'attrice a volte la faccio volontariamente, gratiṣ.
Cmq, a un certo punto l'attore recupera il libro di una sua amica: "La Sacra Bibbia", apre a caso e becca il capitolo: "le prove di Giobbe".
Parte il manas: Giobbe, paienza, prove.
Ci sta, devo scoprire che fece Giobbe.

Pescato il capitolo decido di condividerlo subito qui, per un'eventuale riflessione o condivisione sulla "pazienza" (che danni non ne fa, forse) e poi così sono costretta a leggerlo.
La chiosa di commento la faccio alla fine, se mi viene qualcosa altrimenti mi sento "libera".

PROLOGO

Satana mette Giobbe alla prova

[1]C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male.

[2]Gli erano nati sette figli e tre figlie;
[3]possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.

[4]Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.

[5]Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.

[6]Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.

[7]Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa».

[8]Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male».

[9]Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla?

[10]Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.
[11]Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!».
[12]Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.

[13]Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, [14]un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, [15]quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[16]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[17]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[18]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, [19]quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[20]Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò [21]e disse:

«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».

[22]In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

Commento:
sono rimasta annichilita. Manca il seguito. Poi lo leggo e commento in modo più dignitoso.
Pesante satana: "Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!».

Ma si becca una bella risposta: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non [lo] stender la mano su di lui».
E Satana si allontanò dal Signore.

Un insegnamento a non fare troppo affidamento sul pensare di poter direzionare il karma se non nel limitato ambito del nostro quotidiano, cercando di essere "alieni dal male", oltre che "purificare"?

Chissà che parola c'era in originale nella Bibbia, o forse alieno era di uso comune, come termine, ai tempi di Giobbe?
Chiedo scusa, ma la mia mente è sbarazzina, rimasta scema abbastanza, si sofferma su delle vere stupidaggini. Tipo quando uno mangia lo zucchero filato o il cannolo siciliano pur sapendo che si produrrà ulteriore glucosio e trigliceridi. Viaggia per i fatti suoi, marina la scuola.

Mauro
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Re: Le prove di Giobbe

Messaggio da Mauro » 25/02/2017, 14:51

viewtopic.php?f=16&t=112


"Ricordati dunque che se reputerai per libere, quelle cose che sono per natura schiave, e per proprie quelle che sono di altri, ti capiterà di trovare ora un ostacolo, ora un altro, di essere afflitto, turbato, di dolerti degli uomini e degli Dei. Se invece stimerai tuo ciò che é tuo veramente, e capirai quali sono le cose che non sono in tuo potere, mai nessuno ti potrà forzare, nessuno impedire, non ti lamenterai di nessuno, non incolperai alcuno, non avrai nessun nemico, nessuno ti nuocerà, perché nessuno in effetti ti potrà fare del male."

(1)

cielo
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Re: Le prove di Giobbe

Messaggio da cielo » 25/02/2017, 16:01

Mauro ha scritto:
25/02/2017, 14:51
viewtopic.php?f=16&t=112


"Ricordati dunque che se reputerai per libere, quelle cose che sono per natura schiave, e per proprie quelle che sono di altri, ti capiterà di trovare ora un ostacolo, ora un altro, di essere afflitto, turbato, di dolerti degli uomini e degli Dei. Se invece stimerai tuo ciò che é tuo veramente, e capirai quali sono le cose che non sono in tuo potere, mai nessuno ti potrà forzare, nessuno impedire, non ti lamenterai di nessuno, non incolperai alcuno, non avrai nessun nemico, nessuno ti nuocerà, perché nessuno in effetti ti potrà fare del male."

(1)

Epitteto si ispirava a Giobbe?
(domanda di ignorante).

Stavo leggendo il seguito, mi sono soffermata sul quinto capitolo. Ci sono alcuni passaggi da ascoltare e riflettere.
Conosco poco l'antico Testamento, ed è un'opportunità per leggere qualcosina. E' sorprendente come parole tanto "vecchie" siano vive.

Le pene generate dall'uomo che volano in alto come le scintille del fuoco è ispirante.

Immagine

Giobbe - Capitolo 5

[1]Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
[2]Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
[3]Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
[4]I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
[5]l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
[6]Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
[7]ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
[8]Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
[9]a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
[10]che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.

[11]Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
[12]rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
[13]coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
[14]Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
[15]mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
[16]C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
[17]Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
[18]perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.

(...)

[27]Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.

cielo
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Re: Le prove di Giobbe

Messaggio da cielo » 25/02/2017, 18:53

Questo ultimo brano è tratto dal Capitolo 28.
Il canto di dolore di Giobbe si sta a poco a poco trasformando nel riconoscimento e nella Lode all'Ordine divno: Ṛṭa.


Immagine

4. Elogio della sapienza

La sapienza inaccessibile all'uomo

[12]Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?

[13]L'uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.

[14]L'abisso dice: «Non è in me!»
e il mare dice: «Neppure presso di me!».

[15]Non si scambia con l'oro più scelto,
né per comprarla si pesa l'argento.

[16]Non si acquista con l'oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.

[17]Non la pareggia l'oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.

[18]Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.

[19]Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
con l'oro puro non si può scambiare a peso.

[20]Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?

[21]E' nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.

[22]L'abisso e la morte dicono:
«Con gli orecchi ne udimmo la fama».

[23]Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,

[24]perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.

[25]Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,

[26]quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;

[27]allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno

[28]e disse all'uomo:
«Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza».

cielo
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Re: Le prove di Giobbe

Messaggio da cielo » 25/02/2017, 19:50

In questo viaggio nel mondo di Giobbe, che non conocevo per nulla, a parte "la pazienza di Giobbe" , mi soffermo sul finale:

«Ecco, temere Dio, questo è sapienza e schivare il male, questo è intelligenza».

Mi piacerebbe scambiare qualche considerazione sul "timor di Dio", se mi chiedessero risponderei che l'ho provato, una volta dal vero e una volta in sogno.
Terrificante in entrambi i casi.
Nell'induismo c'è la mediazione tra Dio e l'uomo che è il guru.
Il guru che cresce con l'istruzione sacra (gli śastra) il discente, severo, ma capace anche di risvegliare in lui l'anelito d'amore, attraverso l'amore stesso.
L'Amore per Dio, o per il Sè, in una visione vedanta.

Spesso i due principi, il Maestro e l'Isthadevata (la forma d'elezione del Divino) sono formulati nello stesso ente.
Il Guru non è solo una porta e un tramite alla Luce (gu-ru: colui che conduce alla luce), è il Divino stesso.
Il guru conduce al Sè, ma a volte è l'Isthadevata a condurci al Maestro.
La differenza tra Isthadevata e Maestro è che con il secondo è possibile un contatto diretto. Lo stesso Principio manifestato attraverso un accesso vicino, accessibile, di cui solitamente non si ha timore. Ma queste sono solo considerazioni personali.

Mi piacerebbe ascoltare le vostre esperienze eventuali di sperimentazione del timor di Dio, la Bibbia è molto cruda, rappresenta Dio con attributi "forti", irato, soprattutto con l'uomo, Dio che ti lascia senza protezione, solo, ricoperto di piaghe, anche se avevi creduto di comportarti "dharmicamente" direbbe un indù.
Eppure pare di vederli questi antichi, ai tempi in cui si viveva almeno un 300 anni (i tempi di Rama? Treta yuga) ma si era sottoposti a dure prove dalla terra ancora in formazione, carestie, opulenza e poi siccità, malattie terribili (e senza antibiotici), bestie feroci, guerre tribali.
Alla fine Giobbe se la cava, Dio reintegra la sua fortuna:
[10]Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto.
Per cui Giobbe si riprese, fece sette figli e tre figlie e aveva mandrie di pecore, cammelli, buoi e asine.
Poi, esaurita la spinta da capofamiglia, visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni.
Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.
Ci credo! Che vita! Ecco la pazienza, mi sa.


Sul timor di Dio lascio uno stralcio tratto dai pitagorici. Lo sperimentai incontrando lo sguardo diretto di Sai Baba (2000).

Non avevo esperienza di viaggi ed era la seconda volta che prendevo l'aereo (la prima fu in italia, da città a città) ma per tutto il viaggio ebbi la sensazione che stavo andando a casa, soprattutto quando atterrai a Puttaparthi, fu un'estasi di gioia, come se finalmente fossi al posto giusto nel momento giusto.
Nella pienezza di quella protezione che mi aveva sostenuto per anni.
Ero piena di preoccupazioni su tutto (cibo, malattie, allergie, location, soldi, comunicazioni con l'italia, altri devoti, masse fanatiche...) e andò tutto benissimo e liscio come l'olio da subito.
Stetti benissimo, mi ammalai solo mezza giornata e feci esattamente quello che la "voce" mi disse (digiunare e bere solo acqua di cocco per 24 ore), sganciata dal gruppo originario di viaggio mi muovevo spesso sola nell'asram e trovavo tutto l'aiuto necessario anche per fare un po' la "turista".
Così scroprii giardini, templi, il museo delle religioni, i capannoni delle donne indiane, le fabbriche degli incensi e i laboratori di cucito, i medici ayurvedici in pensione a fare seva al supermercato, i banchi della frutta e dei fiori appena fuori le porte di Ganesha.
Un'ospitalità squisita.

La prima volta che vidi dal vero Sai Baba che usciva dalle sue stanze ero in seconda fila (vicinissima) e la mia mente pensò:
"Cavolo! E' esattamente come nei video!"
Ebbi l'idea di vedere un lieve sorriso divertito sul suo volto.
Fu un pensiero che ancora oggi mi fa ridere, così privo di "poesia" come fu, così "basso" e poco ispirato spiritualmente.
Eppure era vero, non c'era molta differenza tra vederlo in video, in sogno o da vivo lì, a casa sua.
La forma che si muove "fluttuando".

Poi furono molti i momenti di contatto sporadico (nessuna intervista), il sentire la presenza, il trovarmi invitata in prima fila per gustarmi meglio il darshan e una volta ebbi uno sguardo diretto che letteralmente incenerì per un attimo quell'io agghindato che si trovava lì a fare la "devota".
La Potenza, un qualcosa che disintegra l'umano fino a terrorizzare il corpo che drizza tutti i peli per il brivido incontenibile che lo percorre.
Un super voltaggio elettrico per una lampadina da abajour.

Oltre la forma, la Potenza, la Pienezza, lo Spirito immortale.
Difficile usare le parole per descrivere queste esperienze.

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