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Ancora su Madre Teresa

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Mauro
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Ancora su Madre Teresa

Messaggio da Mauro » 14/02/2017, 11:28

Ripropongo un articolo apparso sul Corriere della Sera qualche anno fa, che presenta quelli che definisce i "dubbi della fede" della Santa, ma che per me sono una prova della lucidità della esperienza vissuta dalla religiosa.
Temi che mi hanno molto colpito e che sono tornati alla ribalta in seguito alla sua canonizzazione.
Se Madre Teresa non fosse stata infarcita di cultura cattolica, avrebbe avuto gli stessi dubbi riguardo il suo "vuoto interiore"?
Possibile che gli anni di presenza in India non le abbiano fatto scoprire -come potrei dire- "l'altro coté" di quel buio? Sono affascinato dalle sue parole.
Secondo me Papa Francesco l' ha canonizzata proprio per questo.
Ripropongo l'articolo:

— Cristo, ripeteva, è ovunque: «Nei nostri cuori, nei poveri che incontriamo, nel sorriso che offriamo e in quello che riceviamo». Colui che non abbandona, che riempie ogni vuoto. Diceva sempre così, agli altri, rassicurando chi più dubitava. Ma per lei, Madre Teresa di Calcutta, Cristo era egli stesso il vuoto, «Gesù, l’Assente», colui che sempre tace. Per oltre metà della sua vita, un solo grido: «Mi hai respinto, mi hai gettato via, non voluta e non amata. Io chiamo, io mi aggrappo, io voglio, ma non c’è Alcuno che risponda. Nessuno, nessuno. Sola... Dov’è la mia Fede... Perfino quaggiù nel profondo, null’altro che vuoto e oscurità —Mio Dio—come fa male questa pena sconosciuta... Per che cosa mi tormento? Se non c’è alcun Dio non c’è neppure l’anima, e allora anche tu, Gesù, non sei vero... Io non ho alcuna Fede. Nessuna Fede, nessun amore, nessuno zelo. La salvezza delle anime non mi attrae, il Paradiso non significa nulla... Io non ho niente, neppure la realtà della presenza di Dio». E si riferiva alla presenza divina più misteriosa, quella nell’ostia consacrata dell’Eucaristia, il perno della fede cattolica: ne parlava così, lei che era conosciuta come la piccola donna con la fede più grande del mondo. Spiegava agli altri, Madre Teresa: «La mia anima è in uno stato di perfetta gioia e di pace». Ma quella stessa anima, nei suoi pensieri più intimi, e anche nei giorni in cui meritava con la sua fede il premio Nobel per la Pace, la descriveva poi come «un blocco di ghiaccio», abbandonata in una «terribile oscurità», «nell’aridità spirituale», fra «le torture della solitudine»: che però mai la piegarono fino a farle abbandonare la sua missione. Per oltre 50 anni, è stato così: non la fugace crisi spirituale, durata pochimesi, di cui già avevano parlato i biografi, rievocando anche l’esorcismo cui Madre Teresa era stata sottoposta da un sacerdote.Mamolto di più e di più profondo, un cammino di decenni sull’orlo del precipizio, simile alla «Notte oscura» di San Giovanni della Croce, o alla ricerca indomabile del «Deus absconditus», il Dio nascosto di Blaise Pascal. Tutto questo rivelano 60 lettere a vari confessori di Madre Teresa, come Michael van Peet o Joseph Neuner, ora raccolte in un libro che verrà pubblicato a settembre, con il titolo «Come be my light». Testi che qualcuno già paragona alle Confessioni di Sant’Agostino o ai tormenti di santa Teresa di Lisieux, che sul letto di morte mormorava: «Non credo alla vita eterna...».

«Per favore, distruggete quelle lettere», aveva chiesto un giorno la missionaria di Calcutta, che oggi è beata e presto sarà santa. Ma lo stesso «giudice» nominato dal Vaticano, cioè il reverendo Brian Kolodiejchuk postulatore della causa di canonizzazione, ha rivisto quei testi; e ha deciso che valesse la pena di correre il rischio dello «scandalo». Primo, perché si è ritenuto che ai lettori credenti, o anche no, sarà comunicato—più che la tentazione scorante del dubbio — il conforto di un esempio condiviso: del sapere cioè che anche una santa ha dovuto lottare tanto, e non si è arresa. Secondo, perché la stessa Madre Teresa, nelle sue lettere, indica la luce nel buio: se il Cristo senza peccato, sulla Croce, grida «Dio mio, perché mi hai abbandonato? », anche lei può e deve condividere la stessa pena, lei che scrive «Voglio amare Gesù come non è mai stato amato da nessuno finora», o «Se mai diventerò una santa, sarò di sicuro una santa dell’oscurità. Continuerò ad essere assente dal Paradiso, per dar luce a coloro che sono nell’oscurità sulla terra. Voglio soffrire per tutta l’eternità, se è possibile».

Tuttavia, la prova si dimostra durissima: «Il sorriso è una maschera, un mantello che copre il resto. Ho parlato come se il mio cuore fosse stato innamorato di Gesù, un amore tenero, personale; ma se lei (padre, ndr) fosse stato qui, avrebbe detto: che ipocrisia! ». «C’è un’oscurità terribile in me, come se ogni cosa fosse morta. Ed è stato più o meno così da quando ho cominciato il mio lavoro»; «sono nel tunnel... »; «mormoro le preghiere della Comunità emi sforzo per trarre da ogni parola la dolcezza che essa deve regalare, ma la mia preghiera di unione non esiste più, io non prego più». «Mi dica, padre, perché c’è tanta pena e tanto buio nel mio cuore?»; «quando cerco di elevare il mio pensiero al cielo, è così schiacciante il vuoto, che quegli stessi pensieri ritornano come pugnali acuminati e feriscono la mia anima. Mi vien detto che Dio mi ama. E tuttavia la realtà dell’oscurità, e del freddo e del vuoto, è così grande, che nulla tocca la mia anima. Che abbia fatto un errore, nell’arrendermi così ciecamente alla Chiamata del Sacro Cuore?». Troverà da sola la risposta, o una delle possibili risposte: «Sono giunta ad amare il buio—poiché credo adesso che sia parte, una piccolissimaparte, del buio e della sofferenza di Gesù sulla terra... Oggi sento davvero una gioia profonda —che Gesù non possa soffrire più oltre la sua agonia —ma che voglia soffrirla attraverso di me».

Luigi Offeddu

25 agosto 2007

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Re: Ancora su Madre Teresa

Messaggio da NowHere » 14/02/2017, 12:02

Ciao Mauro, queste parole di Teresa mi hanno fatto ricordare un libro molto profondo che lessi anni fa: "L'esperienza del non-sé" di Bernadette Roberts, (Ubaldini Astrolabio). Gianfranco Bertagni, nel suo sito In Quiete, l'ha riportato integralmente.
Secondo me una lettura ci sta ;)

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Re: Ancora su Madre Teresa

Messaggio da NowHere » 14/02/2017, 12:05

«E tuttavia, se c’è un aspetto del viaggio che vorrei veramente mettere in risalto questo è l’evidente necessità di venire infine a patti con quel nulla e quel vuoto dell’esistenza che a me sembrarono l’equivalente del vivere, una volta che mi trovai senza Dio o un qualche suo sostituto. Soltanto quando accadde questo, solo quando l’adattamento a una vita senza realtà ultima fu completo, quando non restò più né speranza né fede, solo quando dovetti finalmente accettare l’esistente, realizzai all’improvviso che l’esistente è la verità stessa e tutto ciò che È. Dovetti scoprire che è solo quando ogni singola idea ed esperienza interiore, conscia ed inconscia, si è estinta, completamente estinta, che la rivelazione della Verità diventa possibile.»

Da L'esperienza del non-sé, Bernadette Roberts,

Mauro
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Re: Ancora su Madre Teresa

Messaggio da Mauro » 15/02/2017, 18:04

Mamma mia, per ora mi sono soffermato al primo capitolo nel quale, se escludiamo il fatto che quel vuoto l'ho "visto" ma non "esperito", la testimonianza di Bernardette è così vivida e la riconosco profondamente!

Tempo fa descrissi un'altra situazione nella quale vado a trovarmi spesso e che Bernardetfe descrive anch'essa meravigliosamente: quella di "nominare" ogni azione, al fine di rimanere nel presente.
Provatelo: se nominate ogni azione che fate (esempio: prendo un pentolino, ci metto dell'acqua, accendo il gas, faccio bollire l'acqua, etc etc), il tempo di azione si dilata sempre di più, e tanto più si dilata quanto la descrizione dell'azione è minuziosa (alzo il braccio, apro lo sportello, afferro il pentolino, lo sfilo dalla mensola, lo metto sotto il rubinetto, alzo la manopola, faccio scorrere l'acqua, riempio il pentolino...), e così via fino a sentire anche il battito del vostro cuore in ogni istante che analizzate: il presente apparirà congelato.
(Io assimilai questa esperienza ad uno dei paradossi di Zenone, quello della impossibilità di moto da A a B allorchè si parcellizza l'atto del moto).

Poi la frase all'inizio del II capitolo: "quando non c’è sé personale, non c’è neppure Dio personale". Esattamente quello che volevo significare col fatto che Madre Teresa non avesse trovato Dio in quell'abisso: perchè nel Sè impersonale che è l'abisso, anche Dio è impersonale, quindi è naturale "non trovarlo".

cielo
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Re: Ancora su Madre Teresa

Messaggio da cielo » 15/02/2017, 21:04

Mauro ha scritto:
15/02/2017, 18:04
Mamma mia, per ora mi sono soffermato al primo capitolo nel quale, se escludiamo il fatto che quel vuoto l'ho "visto" ma non "esperito", la testimonianza di Bernardette è così vivida e la riconosco profondamente!

Tempo fa descrissi un'altra situazione nella quale vado a trovarmi spesso e che Bernardetfe descrive anch'essa meravigliosamente: quella di "nominare" ogni azione, al fine di rimanere nel presente.
Provatelo: se nominate ogni azione che fate (esempio: prendo un pentolino, ci metto dell'acqua, accendo il gas, faccio bollire l'acqua, etc etc), il tempo di azione si dilata sempre di più, e tanto più si dilata quanto la descrizione dell'azione è minuziosa (alzo il braccio, apro lo sportello, afferro il pentolino, lo sfilo dalla mensola, lo metto sotto il rubinetto, alzo la manopola, faccio scorrere l'acqua, riempio il pentolino...), e così via fino a sentire anche il battito del vostro cuore in ogni istante che analizzate: il presente apparirà congelato.
(Io assimilai questa esperienza ad uno dei paradossi di Zenone, quello della impossibilità di moto da A a B allorchè si parcellizza l'atto del moto).

Poi la frase all'inizio del II capitolo: "quando non c’è sé personale, non c’è neppure Dio personale". Esattamente quello che volevo significare col fatto che Madre Teresa non avesse trovato Dio in quell'abisso: perchè nel Sè impersonale che è l'abisso, anche Dio è impersonale, quindi è naturale "non trovarlo".


L'esperienza del non sè di Bernardette è un libro molto bello che a me ha dato molto coraggio.

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Re: Ancora su Madre Teresa

Messaggio da NowHere » 16/02/2017, 13:14

Mi fa molto piacere che abbia avuto una risonanza in voi come la ebbe in me... Senza l'io non può esserci nemmeno Dio; tuttavia:
Senza io = Sat-Cit-Ananda.

«I.: Tutto dipende dal potere di Dio. Anche queste conversazioni non potrebbero avvenire se Lui non volesse.
M.: Non c'è dubbio che tutto è opera di Dio, ma visto che non voglio nulla, che cosa può darmi o togliermi Dio? Ciò che è mio è mio, e mi apparteneva da prima che Dio fosse. Ovviamente è una cosa minima, giusto un puntolino: l'"io sono", il fatto che sono. Questo è il mio posto, che nessuno mi ha dato. La terra è mia; i raccolti, di Dio.
I.: Dio ha affittato la terra da voi?
M.: Dio è il mio devoto, ha fatto tutto questo per me.
I.: Non c'è alcun Dio fuori di voi?
M.: "Io sono" è la radice, Dio è l'albero. Chi sono io per adorarLo, e a che scopo?
I.: Siete allora sia il devoto che l'oggetto della devozione?
M.: Né l'uno né l'altro. Sono la devozione.»

Tratto da Io sono Quello, Nisargadatta Maharaj, Dialogo del 24 giugno 1970 © 1981 [il maiuscolo è mio]

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