«Mi viene in mente una vecchia barzelletta. Un ubriaco, di notte, si mette a cercare una chiave sotto un lampione. Arriva un tale che lo aiuta ma, non trovando nulla, gli chiede se è proprio sicuro di aver perso lì la chiave. L’ubriaco risponde: No, non sono affatto sicuro, ma è qui che c’è luce».
(citato da Giorgio Parisi in "La chiave, la luce e l’ubriaco" - pensiero del giorno - 3 gennaio 2022)
Osservo come nella ricerca di una pacifica interazione tra persone si vada cercando una sorta di "ordine" che consenta, attraverso la conoscenza e l'apertura (non giudicante) alle esperienze dell'altro, una vita più armoniosa e felice, dove prevalga l'ordine invece che il caos. Ma nella normalità le esperienze dell'altro hanno ricadute anche su di noi (non sempre piacevoli), e viceversa.
E poi la vita è sempre così piena di sorprese e l'apertura dovrebbe essere davvero, non per finta, anche perchè ciò che per uno è ordine, per l'altro potrebbe essere caos e il tentativo di "migliorare" l'altro per adeguarlo alla nostra visione di ordine resta sempre forte. Eppure l'altro, appena visto è già mutato, proprio come noi.
Una chiave ci è stata fornita, e speriamo che sia ancora in tasca:
"Attraverso lʼamore possiamo fare nostre le esperienze degli altri; ampliando così lʼazione vitale."
Ampliamento della propria azione vitale? Cosa vuol dire? Stare meglio insieme, lavorare in sinergia, raggiungere il risultato atteso? Il mio proposito sarà uguale o simile al tuo? E' da scoprire.
Spesso il proposito condiviso è di mettere ordine nel caos, di trovare la chiave che apra. Se siamo in più a cercare, più probabilità avremo di trovare.
Nella ricerca, anche del sè: "ogni aspetto che viene chiarito può aiutare a comprenderne altri", dice giustamente lo scienziato.
Dice Parisi: «Gli scienziati fanno le cose che riescono a fare. Quando si accorgono di disporre dei mezzi per studiare qualcosa, che fino a quel momento era stato trascurato, allora s’impegnano per quella strada».
Nell'ambito spirituale è necessaria l'autoindagine, attraverso quella potremo riconoscere nell'altro lo stesso limite, l'errare, la debolezza che ci fa soffrire e ci incatena al mondo privi di consapevolezza della sua inconsistenza di fondo, dell'instabilità dei fenomeni. Il vecchio detto: "oggi piove, domani c'è il sole".
Lo scienziato dello spirito ci dice di "fare nostre le esperienze degli altri". Come si fa, come si procede?
Discriminazione e distacco che non negano apertura e riconoscimento dell'"uguaglianza" di fondo che unisce tutte le perle della collana in un unico filo (l'atma, dice il vedanta)?
L'ubriaco però non ha grande discriminazione e distacco e fa prevalere la necessità: mi serve la chiave e la vado cercando come posso e dove posso.
Cerco lì (nella relazione, nel gruppo, nel fuori) la chiave perchè è lì che c'è luce: l'altro è sempre un'opportunità di pervenire al non-altro, visto che tutto è Uno, nell'essenza. Ma occorre sperimentarlo, dirlo non basta. E di solito all'altro si accolla la colpa di mantenere il caos, di "non capire".
A volte c'è l'idea di credere di sapere dove si sta andando, cosa si sta cercando, ma potrebbe essere ancora una proiezione del desiderio che afferma le proprie preferenze di "ordine" invece che affrontare il caos interiore, quell'oscillare intorno alle "idee" di cui percepiamo la verità di fondo.
Cercare la chiave "al buio", in quella presenza che accoglie luce e buio come inevitabili nel mondo duale, dove c'è ancora un io che incontra altri io ed è condizionato dal caos che si genera stando in un mondo in continuo, inevitabile mutamento.
Ordine o caos non dipendono dall'uno o dall'altro: è proprio questo che dovremmo cercare di realizzare.
Comprendere il caos e l’ordine.
Uno non esiste senza l’altro.
Chissà perchè mi è capitato di intravedere sotto il lampione questo sutra della Gita:
18. Colui che vede il non agire (principio immobile) nell'agire (movimento apparenza) e l'agire nel non agire, quegli è il più savio fra gli uomini, è uno che ha realizzato lo yoga, che ha tutto compiuto.
(Bhagavad Gītā, capitolo IV, edizioni Aśram Vidyā).
PS: un augurio di una buona ricerca della chiave nel 2022