il "memorandum" di Cielo sulle regole della stanza "pensiero del giorno" l'avevo inteso come risposta al mio post

E cmq, grazie e scusa, vi ringrazio perchè "nella foga dell'approdo al forum" non avevo letto attentamente le indicazioni e credevo che sì, si dovessero citare esaustivamentele fonti ma non "avevo trattenuto" il fatto che fossero bene accette delle considerazioni in merito (anche e soprattutto se le fonti non sono facilmente reperibili).
In merito al post da me pubblicato:
La citazione pubblicata ovviamente si riferisce al consiglio di sviluppare la capacità di lasciare andare, di essere presenti a se stessi momento per momento, lasciando andare tutto ciò che non ci appartiene, non identificandoci, non identificando e soprattutto non trattenendo nulla di ciò a cui diamo nome e che ha forma e che crediamo erroneamente sia realtà univoca ed assoluta.
Qs frase di Ajahn Chah l'ho copiata da un libro, probabilmente:
Insegnamenti di Ajahn Chah
tradotta da Roberto Paciocco
Ed. Amaravati publication
purtroppo l'unica copia che ho trovato in cartaceo si trova al monastero buddhista (theravada) Santacittarama (dove l'ho letta, forse).
Non riesco a leggere libri "via video", non riesco a concentrarmi e ho bisogno del fruscio della carta e di scarabocchiarci sopra per poterci tornare velocemente quando voglio/ne ho bisogno.
Il testo (che ho scaricato ma non letto) lo trovate in versione ebook qui:
https://santacittarama.altervista.org/ebook/ebooks.htm
è un buon link dove ci sono diversi ebook; troverete (oltre a tematiche proprie della religione buddhista che personalmente non mi interessa molto) discorsi e molto altro sul cammino/dottrina del Buddha, che, a mio parere, rientra pienamente "nelle dottrine della Tradizione".
Ajahn Chah
Ajahn Chah era un monaco della tradizione theravada, la tradizione dei monaci della foresta tailandese, la corrente più vicina agli insegnamenti dell'ordine monacale istituito dal Buddha.
Ajahn Chah, dopo aver interrotto gli studi tradizionali (durati anni) come bhikkhu (monaco), decise di praticare gli insegnamenti del Buddha errando, come monaco mendicante, tra foreste e piccoli villaggi praticando una vita austera e meditativa. Dopo alcuni anni incontrò il Maestro di meditazione Ajahn Mun Bhuridatta (secondo alcuni un liberato/realizzato in vita) che gli indicò (come il Buddha stesso) una vita austera e lunghi periodi di pratica ascetica in luoghi isolati.
Ajhan Chah divenne suo discepolo comprendendo, grazie a lui, la semplicità del cammino del Buddha, continuo' così a praticare errando tra villaggi e foreste per sviluppare e rendere stabile la disciplina...
Dopo anni Ajahn Chan fondò una comunità monastica dedita alla "pratica ascetica della tradizione della foresta" riportando il focus sulla continuità della pratica stessa più che sugli studi (che rimangono comunque l'imprenscindibile base ed ispirazione per poter comprendere la dottrina e praticare rettamente).
Premettendo che la mia mente, come già largamente esposto/mostrato nella simpatica conversazione con Mauro "Yudhishthira e il cane", in questi mesi è prevalentemente "governata da qualità tamasiche" e proprio in quanto tali fallaci ed ottuse, non mi ritrovo in questa citazione.
Provo a spiegarmi: affermando che l'ignoranza è infinita, la mia mente pensa che ciò equivalga a dire che non c'è possibile liberazione dall'ignoranza, perchè essa è appunto: infinita.
La mia mente riesce a concepire la possibilità di una Conoscenza infinita appartenente al piano divino/sacro ma non puo' e non vuole concepire un'ignoranza infinita.
Se l'ignoranza fosse infinita, la Conoscenza sarebbe preclusa all'essere umano, saremmo perduti.
Anch'io in questo leggo una visione dualistica: l'uomo è altro da Dio.
Diversa, per me, è la "consapevolezza dell'ignoranza" citata da Mauro che la mia mente non identifica con il nichilismo dell'investire di una qualità/stato assoluta/o come l'infinito l'ignoranza, e che, a mio avviso, non puo' appartenerle.
Così come sento diversamente anche la citazione "sii nulla e fai spazio solo a Dio" di Fedro,
che, per me, non coincide con il presunto assolutismo dell'ignoranza umana.
Lì dove c'è un'assoluta ignoranza umana non puo' esserci Conoscenza divina, l'una preclude l'altra.
Per quanto mi riguarda "sii nulla e fai solo spazio a Dio" esprime proprio il concetto contrario, utilizzando le stesse parole di Fedro:
"allo svuotarsi dell'uno, si manifesta l'altro (Essere)
che per me vuol dire, dissolta ogni sovrapposizione/errore/coagulo/l'ignoranza (che puo' esser dissolta proprio in quanto finita) si manifesta l'Essere che è Conoscenza divina/sacro.
E la possibilità di raggiungere questo stadio mentre si è ancora in questo mondo con una forma umana è una potenzialità che credo appartenga ad ogni essere umano ed è ciò che mi da la forza di continuare a cercare di percorrere questo cammino nonostante tutta la confusione, gli errori e l'ignoranza (mi auguro, finita) che mi porto dietro.